per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

martedì 31 agosto 2010

Il narratore

C'era una volta un narratore. Viveva povero, ma senza preoccupazioni, felice di niente, con la testa sempre piena di sogni. Ma il mondo intorno gli pareva grigio, brutale, arido di cuore, malato d'anima. E ne soffriva.
Un mattino, mentre attraversava una piazza assolata, gli venne un'idea. "E se raccontassi loro delle storie? Potrei raccontare il sapore della bontà e dell'amore, li porterei sicuramente alla felicità". Salì su una panchina e cominciò a raccontare ad alta voce. Anziani, donne, bambini, si fermarono un attimo ad ascoltarlo, poi si voltarono e proseguirono per la loro strada.
Il narratore, ben sapendo che non si può cambiare il mondo in un giorno, non si scoraggiò. Il giorno dopo tornò nel medesimo luogo e di nuovo lanciò al vento le più commoventi parole del suo cuore. Nuovamente della gente si fermò, ma meno del giorno prima. Qualcuno rise di lui. Qualche altro lo trattò da pazzo. Ma lui continuò imperterrito a narrare.
Ostinato, tornò ogni giorno sulla piazza per parlare alla gente, offrire i suoi racconti d'amore e di meraviglie. Ma i curiosi si fecero rari, e ben presto si ritrovò a parlare solo alle nubi e alle ombre frettolose dei passanti che lo sfioravano appena. Ma non rinunciò.
Scoprì che non sapeva e non desiderava far altro che raccontare le sue storie, anche se non interessavano a nessuno. Cominciò a narrarle ad occhi chiusi, per il solo piacere di sentirle, senza preoccuparsi di essere ascoltato. La gente lo lasciò solo dietro le palpebre chiuse.
Passarono così degli anni. Una sera d'inverno, mentre raccontava una storia prodigiosa nel crepuscolo indifferente, sentì che qualcuno lo tirava per la manica. Apri gli occhi e vide un ragazzo. Il ragazzo gli fece una smorfia beffarda:
"Non vedi che nessuno ti ascolta, non ti ha mai ascoltato e non ti ascolterà mai? Perché diavolo vuoi perdere così il tuo tempo?".
"Amo i miei simili" rispose il narratore. "Per questo mi è venuto voglia di renderli felici". Il ragazzo ghignò: "Povero pazzo, lo sono diventati?".
"No" rispose il narratore, scuotendo la testa.
"Perché ti ostini allora?" domandò il ragazzo preso da una improvvisa compassione.
"Continuo a raccontare. E racconterò fino alla morte. Un tempo era per cambiare il mondo". Tacque, poi il suo sguardo si illuminò.
E disse ancora: "Oggi racconto perché il mondo non cambi me".

"Dio è dentro il nostro cuore per dirti che devi essere bravo" scrive una bambina nel quaderno di catechismo.
La catechista le domanda: "E se una bambina non lo ascolta?".
La bambina sgrana gli occhi e risponde tranquilla: "Oh, lui ripete".
Per questo ostinatamente, nonostante tutto, anche Dio continua a raccontare la sua storia.

Autore: Bruno Ferrero - Libro: A volte basta un Raggio di Sole

lunedì 30 agosto 2010

LA TENTAZIONE

La Tentazione

La tentazione è la forma più comune di cui si serve il demonio per esercitare la sua nefasta azione sul mondo.
Nessuno ne va esente, neppure i più grandi santi. L’anima sperimenta i suoi assalti in tutte le tappe della vita spirituale. Variano le forme, aumenta o diminuisce l’intensità, ma la realtà della tentazione rimane.
Anche Gesù volle essere tentato per insegnarci come vincere il nemico delle nostre anime.
E’ compito specifico del demonio quello di tentare, ma non tutte le tentazioni che assalgono l’uomo vengono dal demonio.Alcune traggono origine dalla propria concupiscenza, come dice l’apostolo San Giacomo "Ognuno è tentato dalle proprie concupiscenze, che lo attraggono e lo seducono" (Giac. 1, 14).
E’ fuor di dubbio, tuttavia, che molte tentazioni sono suscitate dal demonio, che invidia l’uomo e detesta Dio.
Lo attesta espressamente la divina rivelazione:
"Rivestitevi dell’armatura di Dio per poter resistere agli agguati del diavolo. Poiché non abbiamo noi da lottare contro la carne e il sangue ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni sparsi nell’aria" (Ef. 6,11-12)
E San Pietro paragona il demonio ad un leone ruggente che gira attorno cercando di divorarci (I Pietr. 5,8).
Non c’è una norma fissa o un segno chiaro che ci permetta di riconoscere quando una tentazione proviene dal demonio o da un’altra causa.
Tuttavia, quando essa è repentina, violenta e tenace, quando non esiste nessuna causa prossima o remota capace di suscitarla, quando turba profondamente l’anima e suggerisce il desiderio di cose straordinarie ed appariscenti, la si può ritenere come un intervento più o meno diretto del demonio.
Quando sentiamo insorgere in noi improvvisi sentimenti cattivi (rancori, risentimenti, invidie, moti sensuali, forti tendenze ad accentuare il nostro io) possiamo pensare che, oltre alla concupiscenza che è in noi, essi siano dovuti anche all’intervento del maligno, soprattutto quando sono improvvisi.
Il diavolo, molto più intelligente di noi, conosce bene qual è il nostro lato debole e su di esso innesta la sua azione malefica.
A coloro che non vivono una vita spirituale regolare ed intensa, il demonio prospetta il male direttamente, perché sa che con costoro basta poco per farli cadere.
Con coloro, invece, che sono più diligenti nel coltivare la vita interiore, egli cerca di circuire. Capisce, infatti, che, qualora proponesse il male apertamente, essi reagirebbero, e allora cerca di farli desistere dalle opere buone.
Così, ad esempio, nelle anime impegnate nella preghiera attiva e perseverante cercherà di inculcare disgusto per la preghiera stessa, in modo che esse siano stimolate ad abbandonarla e così ad indebolirsi progressivamente nello spirito.
A chi non riesce a superare i propri difetti il demonio procurerà di suggerire sentimenti di scoraggiamento, di demoralizzazione. Cercherà di convincerlo che è inutile insistere e che è tempo perso dedicarsi alla preghiera, alla frequenza ai Sacramenti, alle pratiche ascetiche.
Maria SS.ma così dice a Consuelo: "…...Il Signore odia il male, ma lo permette perché, in giustizia, deve lasciare che l’uomo scelga il proprio destino.
Il Signore scopre all’angelo custode alcune delle attitudini, dei difetti e delle inclinazioni che nel corso della vita avrà la creatura che si trova ancora nel seno materno affinché, conoscendolo, l’angelo possa prestare un servizio migliore al proprio protetto. Ma, come l’angelo conosce le inclinazioni della creatura, anche gli spiriti maligni le conoscono perché ne studiano molto attentamente il carattere o il modo di essere che renderà la creatura più propensa e vulnerabile ad alcuni vizi piuttosto che ad altri
".
Dio consente che siamo provati dai nostri nemici spirituali per offrirci l’occasione di maggiori meriti. Egli non permetterà mai che siamo tentati sopra le nostre forze "Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre il vostro potere, ma con la tentazione provvederà anche il buon esito dandovi il potere di sostenerla" (1 Cor. 10,13).
Sono innumerevoli i vantaggi della tentazione superata con l’aiuto di Dio.
Umilia satana, fa risplendere la gloria di Dio, purifica la nostra anima, ci riempie d’umiltà, pentimento e fiducia nell’aiuto divino; ci obbliga a star sempre vigili, a diffidare di noi stessi, sperando tutto da Dio, a mortificare i nostri gusti e capricci; stimola alla preghiera, aumenta la nostra esperienza e ci rende più circospetti e cauti nella lotta. A ragione afferma San Giacomo che è "beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta provato, riceverà la corona della vita che Dio ha promesso a coloro che lo amano" (Giac. 1,12)

Il tuo nome è scritto nel cuore degli uomini



Il tuo volto io cerco, Signore, nella luce del creato e il mio spirito si ricolma di gioia alla tua presenza. Dammi i tuoi occhi perché mi sazi del tuo sguardo, dammi il tuo pane perché non abbia più fame e la tua acqua perché non abbia più sete.
Quante cose cerchiamo nel mondo che ci consumano, ci turbano e ci portano alla rovina! Quante cose cerchiamo che non ci danno la gioia! Tu, Signore, sei la vita, non c'è altro respiro che non venga dal tuo Spirito. Benedetto il tuo santo nome che è scritto nel cuore degli uomini. Benedetto il tuo santo nome che è dipinto nell'anima dei giusti. Benedetto il tuo santo nome che rimane nella gioia di chi si apre alla tua misericordia.
Benedetto sei tu, Signore, che distribuisci pace e amore a tutti gli uomini. La tua parola tocca la profondità della nostra anima e ci trasforma. Abbiamo sete di te e veniamo alla tua fonte per bere l'acqua che risana.

domenica 29 agosto 2010

Vivo in grazia o nel peccato?

ore 22:55questa notte non ho il coraggio di volgere gli occhi al cielo per vedere se mi guardi e ti prendi cura di me e mi sorridi. Non ho il coraggio di niente, voglio solo guardarmi dentro e riflettere. Che cos'è la mia vita? Che cos' è la mia preghiera? Perché ti cerco? Che cosa voglio? Tu sei il mio Dio, come oso parlare con te? Tu mi hai dato la vita, mi hai fatto uomo, hai messo un' anima in me per continuare questa storia di amore col mio spirito. Quello
che dico e penso da dove viene? Se viene davvero dal tuo Spirito allora mol-tiplicherò le mie forze e lotterò sino alla fine.
Cos'è la mia vita? Non voglio la gloria, non cerco il successo, né il potere, né la ricchezza, né la fama. Io voglio fare la tua volontà, Signore, voglio glorificare il tuo santo nome, ma non so se quello che faccio ti è gradito. Sono nella verità o vivo nella menzogna senza saperlo? Vivo nella grazia o nel peccato? Toglimi questo dubbio che mi arrovella notte e giorno. Toglimi questo tormento dalla mente e dal cuore.
Fa' che possa vivere solo per amore tuo e lottare per la tua croce sino a morire.
Non voglio perdermi, non voglio addormentarmi nella fossa della morte. Non voglio ritrovarmi fra i carboni ardenti, voglio svegliarmi in quel prato fiorito di papaveri e di margherite, e correre-..', correre... senza mai fermarmi, dietro ai bambini e alle mamme sante del cielo.
Anche se sono un povero peccatore e non sono degno di stare nel tuo regno, spero nella tua misericordia, perché sono tuo figlio, mi hai concepito nel tuo seno, mi hai creato con amore e mi hai partorito con gioia. Per questo, solo per questo posso sperare che un giorno diventi un cittadino del cielo.

Questo mi basta

Signore, sto conoscendo l'aridità; è un vuoto che scava un pozzo profondo nell'anima mia, ma non c'è acqua e rimango assetato tutto il giorno. Ti prego, fa' scendere l'acqua dal tuo costato, perché mi travolga come un fiume in piena e mi riempia in abbondanza. Non lasciarmi ancora nel deserto, ho paura di non farcela. Non privarmi della tua grazia, non lasciarmi nel silenzio, voglio udire la tua voce e sentire il palpito del tuo respiro.
Voglio che entri nelle viscere dei miei pensieri e cambi il mio modo di ragionare, perché impari a riconoscere la tua parola e mi tenga lontano da ogni altra parola che mi stacca da te e mi lega al mondo.
Aiutami a capire quando mi parli e quando mi ascolti. Aiutami a sapere distinguere la tua voce da quella del mondo. Io voglio stare con te, non so come farò, ma so che tu vincerai il mio silenzio, l'aridità che mi opprime e questo vuoto che mi angoscia.
So che mi riempirai della tua grazia e mi dirai ancora che mi ami... questo mi basta.

Sei bella, anima mia. 14.08.2010

14.08.2010 Sei bella, anima mia.


Anima mia, anima bella, perché non sai apprezzare le bellezze che Io ho posto in te e di cui mi compiaccio? Perché sei così severa nel giudicare te stessa e non rifletti sulla Verità della Parola che conosci? Ancora una volta ti dico: perché ascolti l’accusatore, che ti accusa, invece di ascoltare Dio, che ti salva e ti benedice?

Comprendi bene: in te c’è sia il bene che il male e tu non riesci a vedere entrambi gli aspetti contemporaneamente. Soprattutto non sei capace di vedere come il tuo Dio opera incessantemente in te. Ci sono momenti in cui vedi il bene che c’è in te e te ne rallegri, ma il più delle volte sei incline a vedere il male, che ancora abita in te, ma che non ti appartiene e al quale non appartieni, e ti deprimi.

Per usare una similitudine si può dire che il male che abita in te è un residuo del passato, come un corpo estraneo al tuo essere, che Dio, nella sua Sapienza, farà scomparire con la gradualità che è necessaria.
Anche per le malattie fisiche i bravi medici non consigliano gli interventi chirurgici, se la malattia si può curare con i farmaci, preferendo sempre metodi non invasivi, anche se richiedono più tempo. Similmente il buon Dio ama curarti nel modo più dolce possibile, perché ti ama e vuole che tu abbia a soffrire solo lo stretto necessario.
Il tuo Dio è pieno di Tenerezza nei tuoi riguardi, perché ti ama ed è un Dio Compassionevole.

Quando hai accolto la Salvezza e hai dato al Signore il tuo “Eccomi”, incoronandoLo Re e Signore della tua vita, Lui ha accolto la tua preghiera e tu sei nato di nuovo alla vita di grazia. Da allora è cominciato un processo di purificazione, o di guarigione dell’anima tua: è un processo lento, che dura tutta la vita terrena. Sta’ certo che il tuo Dio porterà a compimento in te quanto ha iniziato e ricorda che Dio è Fedele e non lascia mai le cose a metà.

Continua il cammino intrapreso con buona volontà, con perseveranza, facendo quanto ti è possibile per piacere al tuo Dio. Ascolta e osserva la Parola e abbandonati all’azione creatrice dello Spirito Santo che, infallibilmente, porterà a compimento l’opera di santificazione in te.
Tu sii perseverante nel tuo impegno cristiano e non temere, perché niente e nessuno ti può separare dall’Amore di Cristo. Il nemico è stato vinto e tu puoi ottenere ogni vittoria su di lui per mezzo della fede. Credi alla Parola che salva e vivi una vita di fede, incurante delle vanità del mondo, ma sempre in cerca della Volontà del tuo Dio.

Anima mia, sei bella come sei oggi, per un numero infinto di oggi, fino a che l’opera di Dio in te sarà completata. Non ho detto forse che tu sei come creta ed Io come il Vasaio?
Dovrebbe importare alla creta quanto tempo impiega il Vasaio per fare il suo vaso?
Dovrebbe preoccuparsi forse la creta in quale tipo di vaso sarà trasformata?

La creta deve semplicemente essere quello che è: l’opera di trasformazione non è competenza sua, ma del Vasaio, che sa bene quello che fa e da ogni creta sa trarre dei vasi nobili e belli.
Ora tu sei nelle mani del Vasaio che ti lavora e, se  ti vedi brutta, è perché non sei ancora un vaso finito, ma per Lui sei bella oggi nello stato in cui ti trovi.
Pazienta, dunque, e credi che il tuo Dio farà di te un capolavoro di perfezione.

Oggi per il tuo Dio sei bella come sei. Ogni giorno sei bella come sei, perché il tuo Dio è il Tempo Presente della Vita e tu vivi per Lui. Similmente, una mela sull’albero ad agosto è perfetta così com’è, cioè acerba, ma a settembre avrà raggiunto la maturazione e sarà perfetta come frutto maturo.

Anima mia, quello che ho detto per te, lo dico per tutti quelli che mi accolgono come Signore.

Ti amo come sei, anche tu ama te stessa come sei e ama il prossimo tuo allo stesso modo.

                                                                                      Dio, tuo Padre

venerdì 27 agosto 2010

Madre Teresa di Calcutta (1910 - 1997 ) -breve storia

          

      " Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù".

      Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l'amore assetato di Gesù per l'umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. "Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri". Era un'anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: "saziare la Sua sete di amore e per le anime". 

      Questa luminosa messaggera dell'amore di Dio nacque il 26 agosto 1910 a Skopje, città situata al punto d'incrocio della storia dei Balcani. La più piccola dei cinque figli di Nikola e Drane Bojaxhiu, fu battezzata Gonxha Agnes, ricevette la Prima Comunione all'età di cinque anni e mezzo e fu cresimata nel novembre 1916. Dal giorno della Prima Comunione l'amore per le anime entrò nel suo cuore. L'improvvisa morte del padre, avvenuta quando Agnes aveva circa otto anni, lasciò la famiglia in difficoltà finanziarie. Drane allevò i figli con fermezza e amore, influenzando notevolmente il carattere e la vocazione della figlia. La formazione religiosa di Gonxha fu rafforzata ulteriormente dalla vivace parrocchia gesuita del Sacro Cuore, in cui era attivamente impegnata. 

      All'età di diciotto anni, mossa dal desiderio di diventare missionaria, Gonxha lasciò la sua casa nel settembre 1928, per entrare nell'Istituto della Beata Vergine Maria, conosciuto come "le Suore di Loreto", in Irlanda. Lì ricevette il nome di suor Mary Teresa, come Santa Teresa di Lisieux. In dicembre partì per l'India, arrivando a Calcutta il 6 gennaio 1929. Dopo la Professione dei voti temporanei nel maggio 1931, Suor Teresa venne mandata presso la comunità di Loreto a Entally e insegnò nella scuola  per ragazze, St. Mary. Il 24 maggio 1937 suor Teresa fece la Professione dei voti perpetui, divenendo, come lei stessa disse: "la sposa di Gesù" per "tutta l'eternità". Da quel giorno fu sempre chiamata Madre Teresa. Continuò a insegnare a St. Mary e nel 1944 divenne la direttrice della scuola. Persona di profonda preghiera e amore intenso per le consorelle e per le sue allieve, Madre Teresa trascorse i venti anni della sua vita a "Loreto" con grande felicità. Conosciuta per la sua carità, per la generosità e il coraggio, per la propensione al duro lavoro e per l'attitudine naturale all'organizzazione, visse la sua consacrazione a Gesù, tra le consorelle, con fedeltà e gioia. 

      Il 10 settembre 1946, durante il viaggio in treno da Calcutta a Darjeeling per il ritiro annuale, Madre Teresa ricevette l'"ispirazione", la sua "chiamata nella chiamata". Quel giorno, in che modo non lo raccontò mai, la sete di Gesù per amore e per le anime si impossessò del suo cuore, e il desiderio ardente di saziare la Sua sete divenne il cardine della sua esistenza. Nel corso delle settimane e dei mesi successivi, per mezzo di locuzioni e visioni interiori, Gesù le rivelò il desiderio del suo Cuore per "vittime d'amore" che avrebbero "irradiato il suo amore sulle anime." "Vieni, sii la mia luce", la pregò. "Non posso andare da solo" Le rivelò la sua sofferenza nel vedere l'incuria verso i poveri, il suo dolore per non essere conosciuto da loro e il suo ardente desiderio per il loro amore. Gesù chiese a Madre Teresa di fondare una comunità religiosa, le Missionarie della Carità, dedite al servizio dei più poveri tra i poveri. Circa due anni di discernimento e verifiche trascorsero prima che Madre Teresa ottenesse il permesso di cominciare la sua nuova missione. Il 17 agosto 1948, indossò per la prima volta il sari bianco bordato d'azzurro e oltrepassò il cancello del suo amato convento di "Loreto" per entrare nel mondo dei poveri. 

      Dopo un breve corso con le Suore Mediche Missionarie a Patna, Madre Teresa rientrò a Calcutta e trovò un alloggio temporaneo presso le Piccole Sorelle dei Poveri. Il 21 dicembre andò per la prima volta nei sobborghi: visitò famiglie, lavò le ferite di alcuni bambini, si prese cura di un uomo anziano che giaceva ammalato sulla strada e di una donna che stava morendo di fame e di tubercolosi. Iniziava ogni giornata con Gesù nell'Eucaristia e usciva con la corona del Rosario tra le mani, per cercare e servire Lui in coloro che sono "non voluti, non amati, non curati". Alcuni mesi più tardi si unirono a lei, l'una dopo l'altra, alcune sue ex allieve. 

      Il 7 ottobre 1950 la nuova Congregazione delle Missionarie della Carità veniva riconosciuta ufficialmente nell'Arcidiocesi di Calcutta. Agli inizi del 1960 Madre Teresa iniziò a inviare le sue sorelle in altre parti dell'India. Il Diritto Pontificio concesso alla Congregazione dal Papa Paolo VI nel febbraio 1965 la incoraggiò ad aprire una casa di missione in Venezuela. Ad essa seguirono subito altre fondazioni a Roma e in Tanzania e, successivamente, in tutti i continenti. A cominciare dal 1980 fino al 1990, Madre Teresa aprì case di missione in quasi tutti i paesi comunisti, inclusa l'ex Unione Sovietica, l'Albania e Cuba.

      Per rispondere meglio alle necessità dei poveri, sia fisiche, sia spirituali, Madre Teresa fondò nel 1963 i Fratelli Missionari della Carità; nel 1976 il ramo contemplativo delle sorelle, nel 1979 i Fratelli contemplativi, e nel 1984 i Padri Missionari della Carità. Tuttavia la sua ispirazione non si limitò soltanto alle vocazioni religiose. Formò i Collaboratori di Madre Teresa e i Collaboratori Ammalati e Sofferenti, persone di diverse confessioni di fede e nazionalità con cui condivise il suo spirito di preghiera, semplicità, sacrificio e il suo apostolato di umili opere d'amore. Questo spirito successivamente portò alla fondazione dei Missionari della Carità Laici. In risposta alla richiesta di molti sacerdoti, nel 1991 Madre Teresa dette vita anche al Movimento Corpus Christi per Sacerdoti come una "piccola via per la santità" per coloro che desideravano condividere il suo carisma e spirito.

      In questi anni di rapida espansione della sua missione, il mondo cominciò a rivolgere l'attenzione verso Madre Teresa e l'opera che aveva avviato. Numerose onorificenze, a cominciare dal Premio indiano Padmashri nel 1962 e dal rilevante Premio Nobel per la Pace nel 1979, dettero onore alla sua opera, mentre i media cominciarono a seguire le sue attività con interesse sempre più crescente. Tutto ricevette, sia i riconoscimenti sia le attenzioni, "per la gloria di Dio e in nome dei poveri".

      L'intera vita e l'opera di Madre Teresa offrirono testimonianza della gioia di amare, della grandezza e della dignità di ogni essere umano, del valore delle piccole cose fatte fedelmente e con amore, e dell'incomparabile valore dell'amicizia con Dio. Ma vi fu un altro aspetto eroico di questa grande donna di cui si venne a conoscenza solo dopo la sua morte. Nascosta agli occhi di tutti, nascosta persino a coloro che le stettero più vicino, la sua vita interiore fu contrassegnata dall'esperienza di una profonda, dolorosa e permanente sensazione di essere separata da Dio, addirittura rifiutata da Lui, assieme a un crescente desiderio di Lui. Chiamò la sua prova interiore: "l'oscurità". La "dolorosa notte" della sua anima, che ebbe inizio intorno al periodo in cui aveva cominciato il suo apostolato con i poveri e perdurò tutta la vita, condusse Madre Teresa a un'unione ancora più profonda con Dio. Attraverso l'oscurità partecipò misticamente alla sete di Gesù, al suo desiderio, doloroso e ardente, di amore, e condivise la desolazione interiore dei poveri. 

      Durante gli ultimi anni della sua vita, nonostante i crescenti seri problemi di salute, Madre Teresa continuò a guidare la sua Congregazione e a rispondere alle necessità dei poveri e della Chiesa. Nel 1997 le suore di Madre Teresa erano circa 4.000, presenti nelle 610 case di missione sparse in 123 paesi del mondo. Nel marzo 1997 benedisse la neo-eletta nuova Superiora Generale delle Missionarie della Carità e fece ancora un viaggio all'estero. Dopo avere incontrato il Papa Giovanni Paolo II per l'ultima volta, rientrò a Calcutta e trascorse le ultime settimane di vita ricevendo visitatori e istruendo le consorelle. Il 5 settembre 1997 la vita terrena di Madre Teresa giunse al termine. Le fu dato l'onore dei funerali di Stato da parte del Governo indiano e il suo corpo fu seppellito nella Casa Madre delle Missionarie della Carità. La sua tomba divenne ben presto luogo di pellegrinaggi e di preghiera per gente di ogni credo, poveri e ricchi, senza distinzione alcuna. Madre Teresa ci lascia un testamento di fede incrollabile, speranza invincibile e straordinaria carità. La sua risposta alla richiesta di Gesù: "Vieni, sii la mia luce", la rese Missionaria della Carità, "Madre per i poveri", simbolo di compassione per il mondo e testimone vivente dell'amore assetato di Dio.

      Meno di due anni dopo la sua morte, a causa della diffusa fama di santità e delle grazie ottenute per sua intercessione, il Papa Giovanni Paolo II permise l'apertura della Causa di Canonizzazione. Il 20 dicembre 2002 approvò i decreti sulle sue virtù eroiche e sui miracoli. 
        
omelia di Giovanni Paolo II
   
       

  





     

giovedì 26 agosto 2010

La Gioia di Gesù


“Chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo intimo"
Giovanni  7,38

 

La gioia: dono e conquista
La gioia è un dono, ma, nello stesso tempo, è una conquista.
E' semplicità di riflessi, è apertura con stupore al mistero divino. La gioia è la vita dell’uomo, creato a immagine del Creatore, ma va preservata e coltivata, come perla preziosa.
Se accogliamo Gesù, è Lui la fonte della nostra gioia e della pace. Gesù è il tutto che dà valore al mio nulla e lo esalta gratuitamente. Questa gioia non dipende dall’esterno, ma nasce dal cuore, nonostante ogni contrarietà, condizione materiale, economica, sociale e politica.


Andare incontro al Sole
“Puoi girare il mondo, fare mille esperienze, avere tante cose, ma se non cerchi il Signore, la gioia ti sfugge sempre, come sabbia tra le mani  o, come quando, girando le spalle al sole, rincorri la tua ombra... e non la raggiungerai mai, ma si sposterà sempre più in là. Quando ti volti verso il sole, la tua ombra ti seguirà.”
E' un piccolissimo esempio, che ci può far riflettere. Se tu cerchi la gioia per la gioia e volti le spalle al Sole della giustizia, al Signore, questa ti sfuggirà sempre.
Se, invece, cercherai e andrai incontro al Sole della giustizia, il Signore, la gioia ti seguirà.
Questa è l’esperienza di tanti che prima avevano impostato la loro vita nella ricerca spasmodica di una gioia, che non arrivava mai, finchè hanno scoperto e incontrato il Signore e, andando incontro a Lui, la gioia non li ha più abbandonati, anche nei momenti più difficili e drammatici della loro vita. 
Salmo 37, 4: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore.

Gesù: il segreto della nostra vita
Si può partire da qualsiasi punto disperato e diverso, ma, alla fine, si ritorna verso il centro e al cuore delle cose. Si giunge all’incontro con Gesù. Se questo incontro non avviene, è come se si volesse costruire un grattacielo con sabbia e polvere, come se si volesse attraversare l’oceano a nuoto, confidando solo sulle proprie forze. Gesù è il segreto della nostra vita, è Lui la gioia.
Cerca il Signore, il suo regno, la Sua volontà, i sacramenti (L'eucarestia), ama la Sua Parola, meditala, pregala, custodiscila nel tuo cuore, vivila ogni momento, invoca il Signore  nei momenti tristi e drammatici, ma anche quando devi fare qualche scelta. Loda il Signore in ogni momento e ringraziaLo per i doni innumerevoli, frutti del suo Amore. Vedrai che la gioia ti seguirà come l’ombra segue chi va verso il Sole. 
“Cerca Lui e troverai te stesso. E sarai saziato. Il tuo cuore esulterà di gioia...”
Isaia 61, 10: “Io gioisco nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia.”


Gioire pienamente
Io gioisco nel Signore pienamente, perché si possono avere attimi di gioia, momenti di felicità anche lontani dal Signore, ma solo in Lui si può gioire pienamente, in pienezza, ricolmi della sua Presenza: tutto in te sarà trasfigurato dalla Sua gioia.
La gioia invaderà il tuo Amore, la tua mente, le tue emozioni, la tua memoria, anche il tuo corpo, in modo profondo e duraturo. Non sarà un’emozione fugace, ma un’esperienza continua. Se sarai con il Signore, la gioia non ti lascerà, anche nel dolore, nella lotta, nella malattia.


Testimonianza
Questa è la mia esperienza. Si può gioire anche nel dolore: questo è frutto della presenza del Signore nella nostra vita. 2 Corinzi 7, 4: “Sono pervaso di gioia in ogni tribolazione” Sembra assurdo, invece è così. La gioia può coesistere con forti dolori morali, anche nei momenti difficili, come la morte di una persona cara, come nel mio caso.



Gesù è stato la mia forza per farmi andare avanti e non fermarmi. La preghiera e l’adorazione sono state le mie prime armi, che mi hanno aiutata a combattere lo stato penoso in cui mi trovavo. La grazia del Signore è scesa su di me in modo pieno. Il mio cuore ha sperimentato una pace piena, una gioia, una serenità difficile da spiegare; mi sentivo leggera, libera da ogni peso. Ho avuto la certezza di vivere affianco a Gesù, che prega e intercede per me e la mia famiglia. Ho voluto condividere con voi questa testimonianza, perché possa essere di aiuto ad altre persone che si ostinano a rinchiudersi nel loro dolore. La grazia del Signore è più grande di ogni dolore.

Il Cristiano è testimone della gioia
Il Cristiano è testimone della gioia di Dio, perché Dio gli fa sperimentare questa gioia anche in mezzo alle tribolazioni più grandi. “Sono pervaso dalle tribolazioni più grandi” dice Paolo; è proprio vero. Grazie alla presenza dello Spirito Santo, noi possiamo sovrabbondare di gioia in ogni tribolazione. Quando lo Spirito di Dio viene a vivere in noi, acquisiamo il potenziale per rallegrarci, anche quando le cose vanno male. Certamente i tempi duri arriveranno. Gesù ha detto a coloro che lo seguivano: “Nel mondo avrete tribolazioni” Giovanni 16, 33. L’apostolo Paolo ha scritto: “Del resto, tutti quelli che vogliono vivere pienamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.” 2 Timoteo 3, 12

La gioia è una scelta
Possiamo restare felici anche in mezzo alle circostanze avverse. Dopo tutto, quale è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Morire? Per un Cristiano la morte non è la fine della vita, ma l’inizio della vita in Cielo, alla presenza di Dio.
In ogni situazione, abbiamo il potenziale per la gioia. La gioia è una scelta. Puoi scegliere di gioire oggi oppure puoi scegliere di deprimerti, facendo deprimere ogni malcapitata anima vicino a te. E' una scelta possibile, perché lo Spirito Santo, la fonte di ogni gioia, vive in ogni credente.

“Il vostro dolore si tramuterà in gioia”
Quando i discepoli erano pieni di dolore all’idea della morte imminente di Gesù sulla Croce, Gesù ha detto loro: “Il vostro dolore si tramuterà in gioia.” Questo si è dimostrato vero, quando lo hanno salutato nel suo corpo risorto.
Tutti noi sperimentiamo, a volte, tragedie e situazioni difficili. Come ha fatto Gesù con i discepoli, così dobbiamo anche noi guardare oltre le circostanze contingenti, sapendo che il Signore è fedele e ci condurrà attraverso le nostre difficoltà.



I problemi temporanei, la gioia eterna
Nella vita cristiana i problemi sono solo temporanei, la nostra gioia eterna! Quella gioia eterna è già in noi grazie allo Spirito Santo.
La persona di fede impara a gioire anche nel mezzo delle situazioni più orribili, perché le circostanze non hanno cambiato Dio: il suo Amore per il credente e tutte le risorse della sua potenza sono a nostra disposizione; il Signore è sempre lo stesso, è più grande delle circostanze e ha il potere di cambiarle.

Gesù Cristo ci libera
Quando arriva Gesù Cristo, apre la porta della prigione, creata dalla mente, dalle paure e dalle abitudini. Gesù Cristo gira la chiave nella serratura e spalanca la porta. Dipende da noi muoverci ed uscire.
La gioia è il barometro della nostra fede. Quando continuiamo a gioire, continuiamo a credere. Più noi gioiamo e lodiamo il Signore, più rapidamente affermiamo la vittoria dello Spirito sui sentimenti e sulle relazioni negative dell’anima. Lo Spirito Santo usa le risorse dentro di noi e le libera attraverso la nostra anima, quindi  la sua vita si manifesta nel nostro corpo e fiumi di acqua viva possono uscire da noi, anche quando dobbiamo affrontare grandi problemi e dilemmi personali. Gesù ci vuole
 felici e pieni di gioia.

martedì 24 agosto 2010

Non temere

E' un nuovo giorno, il cielo è tutto ricamato di azzurro, un lieve venticello mi passa accanto, mi sfiora e mi porta il tuo sorriso, ma io ho ancora il cuore in pena, piango e mi dispero. Poi nella brezza del mattino trovo la frescura del tuo amore e gioisco per questo nuovo sole che mi ristora.

Io ti accolgo come un dono, unico e meraviglioso, perché sei un Dio giusto, buono e misericordioso.

Chi è come te, Signore, che scruti i cuori, li consoli nell'ora dell'afflizione, li difendi dagli assalti del nemico, li raduni da ogni parte e li guidi verso la strada santa, illuminata dalla grazia e benedetta dal tuo Spirito?

Chi è come te, Signore, che aspetta che il figlio ritorni e ti dica: "Padre, ho Peccato contro il cielo e contro di te, non sono degno del tuo amore" e tu gli vai incontro, lo abbracci, lo accogli nella tua casa e inviti tutti a fare festa.?"Figliolo, ti espongo a delle prove, ma solo perché ti dimentichi di me e non Preghi di vero cuore. Ti richiamo alla santità, perché per te ho tracciato un sentiero di purezza. Va per questa valle fiorita e ricamata di sole, giungerai ad un fiume, dove scorre acqua limpida e pura, lavati dal capo sino ai piedi e ti sentirai rinato, così riprenderai a camminare, finché troverai un sentiero stretto, sentirai il latrato dei cani e l'ululato dei lupi affamati, ma non temere. Sarai stanco, infreddolito, abbattuto, cadrai e ti rialzerai insanguinato, ma Io non lascerò che diventi pasto per i cani, per i lupi e gli uccelli rapaci. Quando crederai di essere in una strada senza uscita, alza gli occhi al cielo, vedrai il mio volto e sentirai la mia voce: "Figlio, non temere, sono Io. Ho messo alla prova la tua fede, perché spesso mi hai chiesto di farti santo. Ti ho fatto conoscere il deserto, ti ho fatto bere l'acqua che disseta, ti ho condotto in un sentiero pericoloso, ma tutto ho fatto per amore tuo. Ora finalmente sei mio ed Io sono tuo. Che bello ritrovarsi Padre e figlio abbracciati! Tante luci si accenderanno in cielo e verranno gli Angeli a prenderti con lo splendore degli occhi e il biancore delle ali".

Beati i poveri di spirito

I desideri terreni, infatti, sono come bevande gassose, dilatano lo stomaco ma non lo saziano; i desideri celesti, invece, sono come linfa benefica che si diffonde in tutte le fibre della vita e la fa fiorire.
Povero di spirito è chi è distaccato da tutto, pur possedendo, o chi, non avendo nulla, non desidera altro, e si acquieta nella vita, confidando in Dio solo.
Povero di spirito è chi non ha l’anima infarcita di sapienza umana, ma si apre con semplicità alla luce di Dio.
Povero di spirito è chi volontariamente abbandona i suoi beni, per abbracciarsi senza ostacoli al sommo Bene;
chi sopporta con pazienza la perdita dei beni;
chi tollera in pace la sopraffazione ingiusta, e spregia i beni che gli vengono rapiti;
chi rinuncia alle sue agiatezze per consolare i poveri, e diventa come acquedotto della carità, sempre pieno e sempre vuoto di acque.
Povero di spirito è soprattutto chi confida in Dio solo, e riguarda come nullità le cose presenti, fissando sempre gli occhi sulla dolce paternità del Signore, chi si crede nullità e non confida nelle proprie forze, ma fa appello alla bontà e alla misericordia di Dio.
Beati sono ancora i poveri di beni materiali che mutano la loro povertà in ricchezza spirituale, uniformandosi alla divina volontà e confidando nel Signore. La fiducia toglie l’angustia che provoca la povertà materiale, poiché Dio interviene sempre per soccorrere chi gli si abbandona, e rende non solo sopportabile ma beata la condizione di chi non ha niente. Questi, infatti, non è angariato dalle tasse, non teme i ladri, non ha preoccupazioni amministrative, non è circuito da quei troppo affettati ammiratori che sperano carpirgli le ricchezze; è povero di affetti terreni e ricco d’amore celeste; è operaio della vigna del Signore che vive alla giornata, ed è anche capace, in certi momenti, di godere più che i medesimi ricchi dei piccoli beni della vita. Il rammendarsi un abito lacero è per un povero una soddisfazione incomparabilmente superiore a quella di un ricco che rinnova un abito nuovo fra i molti che possiede; mettersi un indumento nuovo, mettere due scarpe che calzano meglio, fare un pranzetto in una festa, sono piccole ma sincere gioie della vita pellegrina, ignote ai ricchi, soffocati e annoiati dalla loro stessa abbondanza, purché siano condite con lo spirito, col ringraziamento e la gratitudine al Signore.
Beati i poveri di spirito anche per questo: essi guardano serenamente al passo supremo, non debbono distaccarsi da nulla, sono già spogli e aspirano al volo supremo nelle braccia di Dio. ³

don Dolindo

lunedì 23 agosto 2010

La sapienza dello Spirito
Una storia per te
Ha dato tutto quello che aveva
Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio. Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti.
Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri. «È per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?». Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: «Quanti soldi hai?». Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.
«Bastano? - disse con orgoglio - voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c'è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi».
L'uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l'astuccio. «Prendilo - disse alla bambina - portalo con attenzione».
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo. Un'ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò: "Questa collana è stata comprata qui?..." "Sì. signorina..." "E quanto è costata?... "I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me..." "Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo!..."
Il gioielliere prese l'astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza. "Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare...ha dato tutto quello che aveva...".

Terra Santa News (it) 20/08/2010

Madre Teresa di Calcutta

10:23   :  VIDEO


Ho sentito 

Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore
nella quiete perfetta dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell'unità di cuore e di mente
di un'assemblea di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia,
dove ti cerco e spesso ti trovo.

Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.

Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza
della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell'inspiegabile gioia
di coloro la cui vita è tormentata dal dolore.

Ma non sono riuscito a trovarti
nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica
ho lasciato passare inutilmente
il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata
dal grigiore della mia autocommiserazione.

Signore io credo. Ma tu aiuta la mia fede.
Madre Teresa di Calcutta

Il richiamo di Gesù a recuperare una vera religione

Il richiamo di Gesù

Spesso la religione mal vissuta diventa una gabbia che ci racchiude.

Anche chi ci guida, specie nell'ambito religioso (e di ogni religione) è sempre tentato dal proiettare in sè quello che Dio chiede di trasmettere in toto a tutti.

Questa legge istintiva del personalismo viaggia più potente e efficacemente che non quella del servizio e dell'ascolto di Dio.

Per cui, eccoli qua, gli scribi di oggi, in prima fila gente di Chiesa, e di Chiesa istituzionale intendiamo, che si fanno maestri di quello che non era, che racchiudono le leggi e nelle leggi, e loro chissà se le osservano anche solo con un dito.

Non solo l'ipocrisia, dice Gesù, diventa la maschera che impedisce loro di essere veri; anche agli altri viene impedito, da questi maestri dell'esteriorità, di fare un vero e proprio cammino di conversione.
Ciechi!
Ipocriti!
Figli della Geena!

Gesù non va sul sottile nell'educazione, e sconvolge quel sistema di scribi e farisei che giace anche sul nostro cuore, in attesa di soffocarlo.

IL RICHIAMO DI GESU' E' DI RECUPERARE UNA VERA RELIGIONE

"...CHE CHIUDETE IL REGNO DEI CIELI
DAVANTI AGLI UOMINI..."

Chiudere il Regno dei cieli agli uomini non è solo un'azione ipocrita dei farisei di allora, ma è anche la grande tentazione di chi opera come loro oggi: educatori, catechisti, operatori pastorali, uomini di chiesa, preti, vescovi, cardinali...e papi.

E' facile assecondare spesso con la scusa e la motivazione più santa questa azione scellerata: chiudere il Regno dei cieli, non in se stesso, ma davanti agli uomini.
Succede ogni volta che il nostro essere maestri ci fa essere "davanti" a quel Regno, non a servizio di esso, ma facendocene garanti e padroni, quasi delle guardie del corpo, che hanno privilegi e diritti di fronte alle altre semplici persone.
E così, proprio magari mentre stiamo parlando, predicando e insegnando il Regno, ecco che lo nascondiamo e lo chiudiamo agli altri, oltre che a noi stessi.
Chiudere il Regno significa aprire agli altri solo quello che siamo noi.
Il Regno si identifica, nel nostro messaggio, con noi stessi che ne facciamo parte, secondo noi, di diritto.

MA CHIUDENDOLO DAVANTI AGLI ALTRI, ESSO APPARIRA' DIETRO

don Luciano Sanvito

 

Signore Gesù, il nostro intimo ancora freme di spavento al ricordo di quel lamento funebre che intonasti sulla via tracciata dagli scribi e dai farisei ipocriti. Ohi! Non vogliamo udirlo un giorno dalla tua bocca per noi, quando finalmente ti contempleremo nella tua gloria. Ti preghiamo, Spirito Santo, illuminaci perché comprendiamo e accogliamo tutta quanta la novità del tuo vangelo, perché non scendiamo a compromessi con una religione fatta su misura della nostra meschinità, della nostra avarizia, della nostra angusta visione della vita. Padre nostro, è te che vogliamo conoscere, è te che vogliamo servire, è da te che vogliamo essere amati, perché tu solo sei colui che abita il tempio, colui che è assiso nel cielo, il Dio vivo e vero

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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