per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

domenica 14 ottobre 2012

L'opportunità di una visione



Il messaggio contenuto nel capitolo 37 del libro di Ezechiele è la magnifica parola che Dio ha usato e che ancora oggi usa per infondere una visione di vita e di speranza a chi ha perduto ogni speranza; e dovunque Dio ha ritenuto di doverla ripresentare come un messaggio attuale, essa è stata sempre il preludio di miracoli straordinari.
La prima volta che questo messaggio venne lanciato, Dio voleva che fosse rivolto al popolo di Israele deportato in Babilonia affinché credesse alla promessa della loro prossima liberazione, ritorno e ristabilimento come nazione unita, prospera ed indipendente. Erano stati smembrati, dispersi a forza in un vasto impero, affinché perdessero la loro identità nazionale, culturale e religiosa, erano passati decenni dopo decenni, ed avevano perduto ogni speranza di ritornare ad essere quello che erano un tempo. Si dichiaravano sconfitti definitivamente. Ecco però la voce potente di un profeta di Dio che annuncia loro che niente e nessuno può ostacolare i propositi di Dio, che Dio non fallisce nell'adempimento delle Sue promesse, e che essi vedranno presto la loro prossima risurrezione miracolosa come popolo.
Ai più questo pareva assurdo ed impossibile, come pensare che fosse possibile rimettere insieme le ossa di coloro che sono morti da lungo tempo, far ricrescere su di esse la carne e i nervi, e rivederli saltare in piedi come veri uomini e donne pieni di vita. A Dio però nulla è impossibile, e quello che promette Egli realizza anche se a noi pare un sogno assurdo. Quanti sogni apparentemente assurdi, però, si sono realizzati! E quanto Dio aveva loro annunciato Egli l'avrebbe di fatto realizzato. La visione sarebbe diventata per il popolo un potente magnete che per dare loro forza, speranza ed azione.
Questo messaggio Dio lo ha usato molte volte per trasformare chiese di cristiani nominali in palese decadenza e prive di forza ed entusiasmo in un esercito di cristiani viventi e consacrati, strumento di opere potenti alla gloria di Dio. Si, perché il Signore può e vuole risvegliare a novità di vita quelle chiese che hanno perduto la loro vita spirituale e la capacità di essere effettivamente utili alla causa del loro Signore.
Dio ha usato molte volte il messaggio di Ezechiele per risvegliare uomini e donne che, come morti, sono privi di vita spirituale e totalmente ciechi di fronte ai danni umanamente irreparabili che il peccato produce sulla loro esistenza, totalmente ciechi di fronte alle terribili conseguenze del loro vivere senza Dio in questo mondo e del disperato loro bisogno del Salvatore Gesù Cristo.
Infine Dio ha usato molte volte il messaggio di Ezechiele per insegnare quello che fisicamente un giorno avverrà, per preciso proposito e promessa di Dio, al corpo di coloro che sono morti. No, coloro che sono morti non sono scomparsi per sempre, ma risorgeranno, anche se sembra impossibile, riprendendo la loro integrità fisica e spirituale, per essere giudicati e per avviarsi verso il loro destino eterno.
Quale aspetto del messaggio di Ezechiele, Dio vuole che tu riceva quest'oggi per rispondere alla situazione nella quale tu ora ti trovi? Esaminiamo gli aspetti di questo testo.

Una visione opportuna
tempi
Oggi è l'epoca della televisione. Molti passano davanti alla televisione parecchie ore ogni giorno. Televisione vuol dire "vedere lontano", e la televisione è senza dubbio uno strumento incomparabile che ci rende possibile vedere molto lontano. Certamente noi oggi, grazie anche alla televisione, abbiamo orizzonti molto più aperti delle precedenti generazioni.
Uno strumento tecnico come la televisione, però, non ci darà mai la possibilità di vedere la natura intima e nascosta delle cose, delle situazioni e delle persone, come pure le possibilità che per grazia di Dio sono aperte davanti a noi. La televisione può certamente farci prendere coscienza, quando evidentemente non è solo spettacolo, della grave situazione in cui si trova il nostro mondo, ma non potrà mai darci la visione di ciò che Dio si è proposto di fare per il futuro e del nostro ruolo in esso. Abbiamo bisogno di una visione che solo lo Spirito Santo di Dio può darci, Egli solo può essere per noi strumento di rivelazione. Abbiamo bisogno della verace parola di rivelazione che solo Dio può darci e che sola ci può interpretare e farci vedere con chiarezza passato, presente e futuro.
Ezechiele dice: "La mano dell'Eterno fu sopra di me, mi portò fuori nello Spirito dell'Eterno". Noi dobbiamo essere "portati fuori" dalle condizioni normali di visione che ci possono servire solo fino a un certo punto, per vedere le cose come veramente sono e soprattutto per vederle come Dio le vede.
E' tragica la condizione di un popolo senza visioni, senza ideali, apatico e insipido, senza obiettivi da raggiungere e verso i quali attivamente muoversi, obiettivi il cui esito è garantito dall'indefettibile promessa di Dio. Come vivete voi? Vivete voi "alla giornata", così come capita, rassegnati di stare al buio, temendo un futuro minaccioso oppure cullandovi in vane quanto incerte speranze? Lo Spirito Santo di Dio, spirito di rivelazione, può darvi una visione in grado di sostenervi e di impegnarvi costruttivamente, di darvi serenità ed entusiasmo nei propositi buoni e giusti di Dio. Per questo noi prestiamo attenzione alla Parola di Dio e vogliamo rimanere aperti al vivente Spirito di Dio.

Una scoperta opportuna
ossa secche
Ezechiele così viene deposto "in una valle che era piena di ossa". Cadaveri e ossa: è un'immagine terribile, un'immagine di totale desolazione, un popolo sconfitto, devastato, distrutto, un'immagine sconvolgente, un'immagine vista veramente dai soldati degli eserciti di liberazione che avevano messo piede per la prima volta nei lager nazisti alla fine della seconda guerra mondiale. E le ossa viste da Ezechiele "erano in grandissima quantità sulla superficie della valle... e molto secche".

E' la stessa sensazione di orrore che ti sorprende quando apri gli occhi per la prima volta sulla realtà della miseria materiale, morale e spirituale dell'umanità e comprendi che di questo mondo anche tu sei parte integrante, e forse corresponsabile.
Non è però solo il sentimento di orrore che ti sorprende quando "tocchi con mano" la malattia, la guerra, la morte, la tortura e le indicibili sofferenze che molta parte dell'umanità sperimenta giorno per giorno: questo, potremmo dire, è lontano da noi (ma poi neanche tanto, quando contempli le devastazioni fisiche, mentali, morali e spirituali prodotte per esempio dalla droga, dell'alcoolismo, dallo sfruttamento e dalla violenza sui bambini, dall'aborto...). E' anche l'orrore che ti sopravviene quando ti rendi conto per la prima volta della miseria morale e spirituale di tanta gente apparentemente benestante; quando ti accorgi che sotto l'immagine luccicante e sorridente di tante persone "di successo" c'è... quello che solo Gesù ha saputo descrivere quando diceva: "rassomigliate a sepolcri imbiancati, i quali di fuori appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putredine", belli di fuori, ma dentro "pieni di ipocrisia e di iniquità".
Si, ossa di morti imbiancate dall'indifferenza a Dio e alla Sua legge, in cui non c'è evidenza alcuna di vera vita, e di vita spirituale, rinsecchite dall'orgoglio, dalla mondanità, dall'indipendenza da Dio.
...E' l'orrenda visione che ti sopravviene soprattutto quando tutto questo panorama di morte lo vedi per la prima volta dentro di te, dentro la tua anima. ...una società che potrebbe in comunione con Dio vivere nella gioia e nella salute, individui che nel Salvatore Gesù Cristo potrebbero trovare tutto ciò di cui hanno bisogno, e anche chiese che lo sono solo di nome..., gusci vuoti ed inutili completamente inconsapevoli delle ricchezze di cui potrebbero godere se solo fossero fedeli ed obbedienti al loro conclamato Signore.
E' terrificante vedere "spettacoli" di questo genere, e lascia un segno indelebile sulla coscienza: per questo queste visioni sono salutari: esse portano lo spettatore non solo allo sgomento, ma anche all'umiliazione e soprattutto a reagire perché non si può far finta di niente, vivere come se niente fosse dopo aver visto tutto questo. Allora sono opportune delle domande!

Domande opportune
valle
Davanti ad una visione di questo genere il Signore ci fa una domanda, una domanda che anche noi spesso ci facciamo: "Figlio d'uomo, possono queste ossa rivivere?". Già, è una domanda che può solo venire a coloro i cui occhi sono stati aperti per vedere il terribile bisogno materiale, morale, e spirituale in cui si dibatte al presente la persona umana. Il cieco risponderebbe: "Ma quali ossa? Io non ne vedo di ossa! Le cose sembrano tranquille e pacifiche, la valle è così bella ed attraente!".

Vedere però questa triste situazione umana è veramente scoraggiante, e nell'impossibilità di trovare una risposta a queste domande molti si incamminano sulla strada del suicidio, lento od immediato che sia. Molti dicono: lasciamo che tutto vada alla malora... meglio non pensarci, meglio stordirci con quanto di meglio il nostro mondo offre per distrarci, evadere, renderci imbambolati e "felici" nell'incoscienza e nell'ignoranza. Queste domande però le dobbiamo fare affinché noi ne cerchiamo la risposta là dove si trovano affinché noi passiamo all'azione, altro che "non pensarci"!
Pensate alla responsabilità che incombe a coloro ai quali lo Spirito Santo ha aperto gli occhi! Gli occhi aperti sono una possibilità per passare all'azione, per lavorare, e trovare in Dio la risposta, e lavorare nella prospettiva che solo Dio ci dà significa lavorare con speranza autentica.
Se Dio ci ha dato di vedere il bisogno che c'è dentro di noi e negli altri, non intende Egli forse usarci per mobilitarci a prendere in Lui le misure necessarie per sovvenire ad esso?

Una risposta opportuna
croce
La risposta a questa domanda esiste. Dio ci ha fatto vedere questa situazione non per umiliarci ancora di più e per gettarci nella più nera disperazione. Ascoltate: "Figlio d'uomo, possono queste ossa rivivere?" Io risposi: "O Signore, o Eterno, tu lo sai". Ezechiele sembra rispondere sconsolato: "Signore, io non lo so proprio, perché umanamente a questa situazione non c'è risposta. Ma Tu, si, Tu potresti rispondere. Tu solo potresti darci una speranza. Solo tu potresti fare rivivere queste ossa!".

Non c'è risposta in questo mondo alla triste condizione umana, ma solo patetiche ed impotenti misure d'emergenza che nulla risolvono radicalmente. La scienza, l'arte, e tutte le filosofie di questo mondo non hanno rimedio alcuno che sia efficace contro i disastrosi effetti del peccato e contro il peccato stesso, nessun rimedio per un'anima morta nel peccato e rinsecchita nella sua iniquità. "O Signore, o Eterno, tu lo sai". L'unica salvezza possibile proviene dal Signore. E' bene in un tempo di crisi affidarci totalmente alla sapienza ed alla potenza del Signore. L'apostolo Pietro diceva: "Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi al tempo opportuno, gettando su di lui ogni vostra sollecitudine, perché egli ha cura di voi". Qual è la risposta che in Dio solo possiamo trovare?

Un rimedio opportuno

Il rimedio che Dio fornisce alla triste situazione umana viene rivelato quando è stato visto il bisogno, e soprattutto quando tutto l'amaro peso del bisogno umano è stato assaggiato. Il rimedio è duplice e traspare da due comandi che il Signore rivolge ad Ezechiele:
1. "Profetizza a queste ossa e di' loro: 'Ossa secche, ascoltate la parola dell'Eterno'". Ad Ezechiele viene comandato di profetizzare, cioè di predicare, di parlare alle ossa da parte di Dio, di annunciare loro la Parola della conversione e della fede, l'Evangelo, la buona notizia della grazia di Dio: una parola potente! Dice l'apostolo Paolo: "l'Evangelo di Cristo è la potenza di Dio, per la salvezza di chiunque crede". Si, l'Evangelo di Gesù Cristo -quando è stato annunciato e vissuto fedelmente- è sempre stato potenza di trasformazione, per individui, per società, per chiese infedeli ed addormentate!
Questo però è un curioso comando davvero! Come si può predicare "a dei morti": non ti ascolteranno! E' lo stesso pensiero che mi viene in testa quando sono li che predico la parola del Signore con convinzione e con forza, sicuro che questo è proprio ciò di cui i miei uditori avrebbero più bisogno, e ne vedi alcuni, distratti, che magari guardano dalla finestra, che sono tutti immersi in chissà quali loro pensieri estranei, o che sbuffano come se queste cose non interessassero loro! ...predicare a dei morti? predicare a dei sordi? Eppure è proprio questo che il predicatore deve fare per esplicito comando del Signore. Che senso ha? E' chiaro che questo sarebbe un esercizio inutile se nel contempo non ci fosse anche il secondo rimedio che Dio prescrive a Ezechiele:
2. "Profetizza allo Spirito, profetizza figlio d'uomo e di' allo Spirito: 'Così dice il Signore, l'Eterno: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi uccisi perché vivano". Si, Ezechiele riceve pure il comando di profetizzare allo Spirito, cioè di invocare in preghiera lo Spirito Santo, il quale solo può entrare in quelle ossa secche e ridare loro vita. "Così dice il Signore, l'Eterno, a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo Spirito, e voi rivivrete!""E' lo Spirito che vivifica!".
Se non si pregasse prima, durante, e dopo la predicazione dell'Evangelo affinché lo Spirito Santo intervenisse negli uditori con la Sua potenza di persuasione, il predicatore sarebbe veramente solo un poveretto che parla al vento. Ringraziando il Signore, però non è così, perché uomini e donne vengono pur tuttavia alla conversione a Gesù Cristo, comportamenti negativi ed immorali vengono trasformati. Perché? Perché lo Spirito Santo, onorato, glorificato, e invocato, è all'opera!

Un risultato opportuno
salvezza
Il risultato dell'applicazione di questo rimedio allo "ossa secche" era proprio come era stato predetto: "Così profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi, e ritornarono in vita, e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, grandissimo". Un'armata di uomini, rialzati dalla morte, pronti ad esercitare la vita appena ricevuta al servizio di Dio!
Nessuno così dica: "Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, e noi siamo perduti!"perché questo testo della Parola di Dio aveva avuto la potenza di seminare una gloriosa visione di risurrezione nell'antico popolo di Dio disperso ed umiliato a Babilonia e, tramite la predicazione e la potenza dello Spirito Santo,aveva avuto la virtù di instillare forza e speranza nel popolo, di riunirlo, di mobilitarlo, di portarlo al ravvedimento e ad una rinnovata fede, per renderlo così pronto quando Dio, secondo le Sue promesse, le avrebbe fedelmente, a suo tempo, portate a compimento.

Nessuno dica: La mia situazione è disperata e senza speranza, perché Dio in Gesù Cristo è pronto a guarirti, a perdonarti, a darti nuova vita! Egli dice: "Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù Cristo, nostro Signore!". Dio vuole proprio oggi darti una splendida visione di vittoria, un meraviglioso obiettivo verso il quale tendere fiduciosamente con tutto te stesso! Devi credere con tutto te stesso a questa visione di vittoria sul peccato e sulla morte, devi lasciare che questa visione positiva condizioni fin da ora tutta la tua vita, ed a quel punto arriverai, per grazia di Dio.
Se non vivi oggi nella prospettiva di vittoria che solo Dio ti può dare, tu condizionerai te stesso sempre di più nelle immagini negative e disperate che nutri nel tuo cuore, ed otterrai quello che temi, ed anche peggio.
Guai allora a nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere, guai a disperare della situazione personale, sociale, di chiesa, per quanto triste e mortificante possa essere. Bisogna abbracciare risolutamente la visione positiva di grazia e di vittoria che Dio ci propone, conformare ad essa la nostra esistenza, lasciarcene illuminare e, come l'antico popolo di Israele il Signore ci dice: "'Ecco, io aprirò i vostri sepolcri, vi farò uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, metterò su di voi il mio Spirito e voi vivrete; allora riconoscerete che io, l'Eterno, ho parlato e ho portato a compimento la cosa' dice l'Eterno".
tratto da: http://www.riforma.net/
Rielaborato da: Consapevoli nella Parola


 

"Perciò la Scrittura dice: «Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te»."
(Efesini 5:14)

martedì 9 ottobre 2012

Continui alti e bassi?



 

“Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità,

non rimane più alcun sacrificio per i peccati;

ma una terribile attesa del giudizio e l’ardore di un fuoco che divorerà i ribelli”.

Ebrei 10,26-27
Tanti credenti leggendo questi versetti si sono chiesti se stanno “peccando volontariamente”. Questi versetti dalla lettera agli Ebrei rappresentano la tipica “minaccia” che incontriamo, quando la nostra condotta di vita è tutt’altro che santa, quando ci rendiamo conto di cadere e inciampare regolarmente.
A questo punto sorge la domanda: quando diventa il mio cadere e inciampare regolarmente nel peccato troppo? Qual'è il limite prima che possiamo dire di “perseverare nel peccato” o di “peccare volontariamente”?

SALVATO EPPURE SEMPRE A TERRA

Vorrei lasciar parlare un personaggio ipotetico – chiamiamolo Francesco – che ci racconta la sua esperienza di vita, che potrebbe benissimo essere la nostra.
So di essere credente, ho confessato i miei peccati a Gesù Cristo e l’ho accettato come mio Signore e Salvatore. Il problema è che non sperimento la vittoria sul peccato nella mia vita. Mi trovo in una continua lotta con il peccato. Ogni tanto vinco io, altre volte vince lui.
Quando arriva la tentazione, la mia prima reazione è di resistere. Poi con una certa regolarità cedo e cado nel peccato. Dopo un momento di apparente piacere, seguono vergogna, rimorsi di coscienza, frustrazione, rabbia. Rabbia contro me stesso per essere caduto.
Poi dopo poco tempo riesco a uscire nuovamente dal fango, confesso il mio peccato e prendo la decisione di non ripeterlo più. Tutto torna a essere meraviglioso! Mi sento puro, posso nuovamente affrontare le sfide della vita, sto talmente bene, da credere che non cadrò più.
Poi Satana torna a colpirmi con doppia violenza. L’animale in me si risveglia, la pressione del peccato diventa insopportabile. Tutti i buoni propositi si dissolvono nel nulla e tutto riparte da capo. Quando poi il tempo passa, riesco a tornare ai piedi della croce.
Mi vergogno di chiedere di nuovo perdono per la stessa cosa. Ma che altro mi resta se non confidare nelle parole di 1a Giovanni 1,9: ‘Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità'.
Dopo l’ennesima caduta mi sono chiesto: sto continuando a peccare, quante volte devo ancora ripetere questo peccato, prima che posso dire di “peccare volontariamente”? Sto vivendo nel peccato? Ma allora non sono salvato! Eppure so che Cristo è la mia unica speranza. Non so più cosa pensare...
Dio mio, come potrò mai essere libero da questa causa di caduta? Credo di aver oramai consumato l’effetto di 1a Giovanni 1,9, ma che altro mi resta da fare?”

Forse ti riconosci in ciò che ha vissuto Francesco – io mi ci ritrovo pienamente! La grande domanda è: come può Francesco – e come possiamo noi – essere liberati dal potere, del peccato che vive in noi?

LE DUE NATURE IN NOI

Dobbiamo innanzitutto sapere che ogni credente ha due nature. Una è la vecchia, malvagia e corrotta natura, che abbiamo sin dalla nascita. L’altra è la nuova, pura e santa natura che abbiamo ricevuto al momento della conversione.
La vecchia natura è malvagia, come dice Paolo: “Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene” (Romani 7,18a). Perciò non dobbiamo essere sorpresi o delusi se non vi troviamo nulla di buono. Anche dopo anni di santificazione non sarà meglio di prima. La nostra vecchia natura è stata condannata alla croce e Dio desidera che noi la trattiamo come se fosse morta. La vecchia natura è come un corpo morto legato alla nostra schiena!
La nuova natura invece, è la vita che abbiamo in Cristo e di conseguenza è perfettamente buona e capace di fare solo il bene. È pura, generosa, giusta, amorevole e sincera. I suoi pensieri, desideri e azioni sono simili a quelli di Cristo.
Non è sorprendente se due nature così diverse si trovano in una continua lotta. È un conflitto che inizia al momento della conversione. Il giovane credente sperimenta una lotta interiore mai vista prima. La vecchia natura cerca di avere il sopravvento. È una dura lotta, che ci porta spesso a dubitare della nostra salvezza.
Ma è proprio questo conflitto a essere la dimostrazione della salvezza! E questo conflitto che inizia alla conversione, dura tutta la vita! Non finirà mai, se non alla morte o se Cristo torna prima per rapirci. Solo in quel preciso instante saremo definitivamente liberati dalla vecchia natura. Ogni credente si trova in questo conflitto.
La vecchia natura si nutre di tutto ciò che è impuro, mentre la nuova natura si nutre di ciò che è puro. La vecchia natura si nutre volentieri di tutto ciò che il mondo ha da offrire, cioè di piaceri. Mentre la nuova natura desidera essere nutrita dalla parola di Dio. L’aspetto centrale è: la natura che nutriamo, sarà quella che vincerà!
Chi afferma di essere senza peccato, non sa che cosa è veramente il peccato. È ogni azione, pensiero, parola, che non corrisponde alla perfezione assoluta di Dio (cfr. Romani 3,23). Addirittura il bene che non facciamo è peccato! (cfr. Giacomo 4,17).
Possiamo affermare, che ogni credente pecca. Ma non possiamo affermare che dobbiamo peccare. Questo non lo troviamo da nessuna parte nella Bibbia. Se diciamo di dover peccare, affermiamo che lo Spirito Santo non è abbastanza potente da darci la forza di resistere. Il problema siamo noi. Pecchiamo perché lo vogliamo!
Quando un credente pecca, non perde la sua salvezza, ma perde la gioia della salvezza. La comunione con Dio è disturbata, ma la relazione non è rotta. Chi ha affidato la propria vita a Gesù Cristo, è diventato un figlio di Dio e nulla potrà cambiare questo fatto. Finché il peccato non è confessato e perdonato, la comunione resta però disturbata.
Ognuno di noi ha certi peccati nei quali ricade sempre di nuovo. Sono quelle abitudini che sembrano avere il controllo sulla nostra vita e delle quali ci chiediamo se ne saremo mai liberati. Ma la Bibbia afferma che nessun peccato è più grande del potere di Dio.
La vittoria sul peccato non è però qualcosa che avviene una volta per tutte. Non credere che hai semplicemente bisogno di un incontro particolare con Dio, di una speciale “unzione dello Spirito Santo”, di dedicare per l’ennesima volta la tua vita a Dio o di chiedere a qualcuno d’importi le mani per essere liberato in modo definitivo da un tuo peccato. La liberazione è un processo da affrontare passo dopo passo.

PECCARE VOLONTARIAMENTE

Come accennato inizialmente, molti credenti soffrono di un’inutile paura di aver “peccato volontariamente” come descritto in Ebrei 10,26-27 e di essere condannati a perdere la salvezza.
Questi versetti erano però rivolti come serio avvertimento a quegli Ebrei che esteriormente erano entrati a far parte della chiesa di Cristo, confessando di essere cristiani, per poi rinnegare tutto e ritornare a praticare la religione di prima del Vecchio Patto, rifiutando così la salvezza per grazia che Gesù Cristo offriva loro. 
Nessun vero credente potrà mai commettere questo peccato! Anche oggi possono esserci persone che frequentano la chiesa, conoscono bene la parola di Dio, sanno chi è Gesù Cristo e che cosa ha fatto per loro. Sembrano essere per un certo periodo dei veri credenti, per poi abbandonare la chiesa e la salvezza che Cristo offre loro tornando a riprendersi in mano la propria vita.
Un altro passaggio che incute molta paura è in 1a Giovanni 3,6-9 dove l’apostolo scrive tra l’altro che “colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo”. Giovanni però parla di chi continua a peccare come d’abitudine. Un vero credente non può essere un “peccatore abituale”, pur peccando di tanto in tanto e sempre di nuovo.
Ma allora, dove sta il confine tra uno e l’altro? Fino a quando possiamo dire di peccare di tanto in tanto e quando invece diventiamo dei peccatori abituali? Devo deludervi, ma la Bibbia non risponde a questa domanda.
Se la Bibbia ci desse delle indicazioni in merito, sapete che cosa faremmo? Cercheremmo di sfruttare i limiti fino all’ultimo. Il fatto che la Bibbia taccia su quest’argomento, è un sano avvertimento a evitare completamente il peccato.
La nostra domanda non deve essere “fino a dove posso arrivare?”, bensì “come posso evitare il peccato?”. Ogni volta che cediamo a una tentazione, la probabilità che la volta dopo cediamo con più facilità, aumenta. D’altro canto, diventa sempre più facile resistere al peccato, se abbiamo già resistito una volta con successo. Ogni vittoria sul peccato ci facilita la prossima vittoria. Il resistere al peccato dovrebbe diventare abitudine nella nostra vita.
Non ci sono scorciatoie. Non riusciremo a sconfiggere il peccato semplicemente ritirandoci dal mondo. Possiamo anche fuggire dalle tentazioni del mondo, ma la nostra vecchia natura ci accompagnerà sempre nei nostri viaggi.
Non porta a nulla nemmeno l’introspezione, l’analisi interiore, perché in noi non troveremo nulla di buono. Attendere passivamente la vittoria non aiuta. Darsi per vinti nemmeno, sarebbe una sconfitta. Solo Dio può portarci alla vittoria e alla santificazione, ma non lo farà senza di noi.
La prossima volta vedremo quali aiuti concreti la Bibbia ci dà. Per oggi sono già soddisfatto se impari che anche un credente può peccare. Che non è un segno che hai perso la salvezza. Che Cristo ti aspetta sempre di nuovo con la sua disponibilità a perdonarti. Sapendo che Dio vuole aiutarci a sconfiggere il peccato ogni volta che bussa alla porta.
Se come Francesco ti senti confuso, abbattuto e senza speranza, sappi che ti offre oggi il perdono, anche se si tratta dell’ennesima volta che ti rivolgi a Lui. Se ti mostra che c’è qualcosa da cambiare nella tua vita, non rimandare e cerca aiuto, parlane con qualcuno e affronta le conseguenze. Dio vuole aiutarti a resistere al peccato! Amen.

lunedì 8 ottobre 2012

E noi siamo pronti per la tribolazione?



CORRIE TEN BOOM E IL RAPIMENTO DELLA CHIESA

Il mondo è insanabilmente malato e sul punto di morire. Il Medico per eccellenza ha già firmato il certificato di morte, ma ancora c’è molto da fare per i cristiani. Il loro compito è di essere fiumi d’acqua viva, canali di benedizione per coloro che sono ancora nel mondo e possono esserlo, perché sono dei Vincitori.
I cristiani sono ambasciatori per Cristo, dei rappresentanti dei cieli per questa generazione morente ed è a causa della loro presenza qui sulla terra che le cose cambieranno.
Mia sorella Betsy ed io eravamo nel campo di concentramento nazista a Ravensbruck, perché avevamo commesso il crimine di amare gli ebrei. Settecento di noi, provenienti da Olanda, Francia, Russia, Polonia e Belgio furono ammassati in una stanza che ne poteva contenere duecento: per quanto ne sapevo, Betsy e io eravamo le uniche due rappresentanti dei cieli lì dentro.
Probabilmente eravamo le sole rappresentanti di Dio in quel luogo d’odio, ma le cose, a causa della nostra presenza lì, cambiarono. Gesù disse: “Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo”. Anche noi, dobbiamo essere Vincitori, portando la luce di Gesù in un mondo pieno di tenebre e odio.
Talvolta prendo un grande spavento mentre leggo la Bibbia e, osservando questo mondo, vedo la tribolazione e le persecuzioni promesse dalla Bibbia avverarsi. Ora ti dico, però, se anche tu hai paura, che ho appena letto le ultime pagine e quindi posso gridare “Alleluia! Alleluia!” perché sono giunta a leggere queste parole di Gesù:
Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio”.
Questo è il futuro e la speranza di questo mondo: non che esso sopravviva, ma che noi siamo vincitori circondati da un mondo che sta morendo.
Betsy e io pregammo nel campo di concentramento che Dio la guarisse (Betsy), la quale era così debole e malata.
“Sì, il Signore mi guarirà”, Betsy disse con sicurezza. Morì il giorno dopo ed io non riuscivo a capire perché. Misero il suo gracile corpo sul pavimento, accanto a tutti gli altri cadaveri delle donne morte in quel giorno.
Fu difficile per me capire e credere che Dio avesse un proposito in tutto questo, tuttavia, a motivo della morte di Betsy, oggi giro il globo parlando alle persone di Gesù.
Ci sono alcuni tra noi che insegnano che non vi sarà alcuna tribolazione e che i cristiani la scamperanno; costoro sono i falsi maestri da cui Gesù ci aveva messo in guardia e che aveva detto si sarebbero manifestati negli ultimi tempi, la gran parte di essi, però, sa ben poco di quello che sta accadendo nel mondo.
Io ho visitato paesi in cui i santi stanno già soffrendo delle persecuzioni terribili. In Cina, è stato detto ai cristiani:
“Non vi preoccupate, sarete rapiti prima che giunga la tribolazione.
Poi è giunta una persecuzione terribile, milioni di cristiani sono stati torturati e uccisi. In seguito, ho sentito i predicatori cinesi dire, sconsolati:
“Abbiamo fallito. Avremmo dovuto rafforzare la Chiesa per la persecuzione, invece che dire che Gesù sarebbe tornato a rapirli. Bisogna dire alle persone come essere forti in tempo di persecuzione, come restare in piedi quando giunge la tribolazione: stare in piedi, non cadere”.
Sento di avere il mandato divino di dire alle persone di questo mondo che è possibile essere forti nel Signore Gesù Cristo. Noi ci stiamo preparando per la tribolazione, ma più del sessanta percento del Corpo di Cristo nel mondo è già entrato nella tribolazione e non potremo evitarla.
I prossimi siamo noi.
Poiché ho già sperimentato la prigione per Cristo, e avendo incontrato i pastori cinesi, ogni volta che leggo un passo biblico penso: “potrei usarlo in tempo di tribolazione”. Poi lo metto per iscritto e lo imparo a memoria.
Quando ero nel campo di concentramento, un luogo da cui è uscito vivo solo il venti percento delle donne detenute, cercavamo di tirarci su a vicenda dicendo: “niente sarà peggiore di oggi”. Poi ci rendevamo conto, però, che il giorno successivo poteva essere peggiore. In quel periodo, c’era un versetto biblico, che avevo imparato a memoria, e che mi dava grande speranza e gioia.
Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi”; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. (1 Pietro 3:14)
Allora mi sono ritrovata a asclamare: “Alleluia! A motivo della mia sofferenza, Gesù è glorificato!”
In America le chiese cantano “Fa che la congregazione scampi la tribolazione”, ma la tribolazione in Cina e Africa è già arrivata: solo in quest’ultimo anno, più di duecento mila cristiani sono stati uccisi in Africa. Ora cose come queste non finiscono mai nei giornali, perché causano problemi nei rapporti diplomatici. Ma ora lo so, ci sono passata e bisogna pensare a queste cose, quando ci mettiamo a tavola, nelle nostre belle case e con i nostri bei vestiti, per mangiare le nostre bistecche. Moltissimi membri del Corpo di Cristo sono torturati a morte proprio in questo momento, tuttavia noi viviamo pensando di dover scampare alla tribolazione.
Parecchi anni fa sono stata in Africa, in un paese in cui il nuovo governo era appena andato al potere. Durante la mia prima notte lì, era stato ordinato ad alcuni cristiani del posto di presentarsi alla stazione di polizia per farsi registrare, ma quando arrivarono, furono messi sotto arresto e, in quella stessa notte, giustiziati. Il giorno seguente, la stessa cosa accadde con altri cristiani e così, il terzo giorno. Tutti i cristiani nel distretto furono assassinati sistematicamente.
Il quarto giorno dovevo tenere un discorso in una piccola chiesa; i credenti arrivarono, erano spaventati e in piena agitazione. Durante tutto il culto si guardavano l’un l’altro e i loro occhi sembravano chiedere: “Sarà il mio vicino il prossimo a essere ammazzato? Sarò io il prossimo?”
Nella stanza faceva un caldo soffocante ed era piena d’insetti che penetravano dalle finestre senza zanzariera e vorticavano attorno alle lampadine scoperte, collocate sopra panche di legno disadorne. Raccontai loro una storia della mia infanzia.
“Quando ero una bambina,” dissi, “andai da mio padre e gli dissi: ‘Papà, io ho paura che non sarò mai forte abbastanza da essere un martire per Gesù Cristo’.
“Dimmi,” disse mio padre,
“Quando vai ad Amsterdam in treno, quando ti do i soldi per il biglietto?
Tre settimane prima?”
“No, papà, mi dai soldi per il biglietto poco prima di salire sul treno.”
“Esatto” disse mio padre “e così è con la forza di Dio. Il nostro padre nei cieli sa quando avrai bisogno della forza per essere martire per Gesù Cristo. Ti darà tutto ciò di cui hai bisogno – giusto in tempo…”
I miei amici americani facevano dei cenni e sorridevano.
All’improvviso uno spirito di gioia discese su quella chiesa e le persone cominciarono a cantare,
“In un dolce avvenire ci incontreremo su quella spiaggia incantevole.”
Più tardi quella settimana, metà dei membri della chiesa furono giustiziati. Venni a sapere in seguito che l’altra metà fu giustiziata alcuni mesi fa.
Una cosa, però, devo dirtela. Ero così contenta che il Signore mi avesse usato per incoraggiare quelle persone, perché a differenza di molti dei loro leader, io avevo la parola di Dio. Avevo letto la Bibbia e scoperto che Gesù aveva detto che non solo aveva vinto il mondo, ma che avrebbe dato la corona della vita a tutti coloro che erano rimasti fedeli fino alla fine.
Come possiamo noi essere pronti per la persecuzione?
Prima di tutto abbiamo bisogno di nutrirci della Parola di Dio, assimilarla e renderla parte del nostro essere. Ciò vorrà dire uno studio della Bibbia disciplinato ogni giorno, in cui non solo memorizziamo lunghi passaggi della Scrittura, ma applichiamo i principi nelle nostre vite.
In seguito è necessario sviluppare una relazione personale con Gesù Cristo. Non il Gesù di ieri, il Gesù della storia, ma il Gesù di oggi che ti cambia la vita, che è ancora vivo e che è seduto alla destra di Dio.
Dobbiamo essere ripieni di Spirito Santo e questo non è un comando opzionale della Bibbia: è assolutamente necessario. Quei discepoli non avrebbero mai potuto sostenere la persecuzione degli Ebrei e dei Romani, se non avessero atteso la Pentecoste. Ognuno di noi necessita la sua personale Pentecoste, il battesimo dello Spirito Santo, perché non saremo altrimenti mai in grado di resistere nella tribolazione senza di esso.
Nella persecuzione imminente, dobbiamo essere pronti a sostenerci l’un l’altro e a incoraggiarci.
Tuttavia non dobbiamo attendere l’inizio della tribolazione per iniziare. Il frutto dello Spirito deve essere la forza dominante della vita di ogni cristiano.
Molti hanno paura della tribolazione imminente, vogliono fuggire e anch’io provo un po’ di paura, quando penso che, dopo i miei ottant’anni, incluso il periodo nell’orribile campo di concentramento nazista, dovrò vivere anch’io la grande tribolazione.
Poi, però, mi metto a leggere la Bibbia e mi rallegro.
Quando sono debole, allora sono forte, dice la Bibbia. Betsy e io fummo prigioniere per il Signore, eravamo così deboli, ma avemmo la forza perché lo Spirito Santo era su di noi. La potente opera di fortificazione dello Spirito Santo ci ha aiutato a superarla. No, non avrai forza in te stesso, quando arriva la tribolazione, piuttosto sarai forte nella Sua potenza che non ti abbandonerà. Conosco il Signore da settantasei anni, e non una volta mi ha lasciato, o deluso.
Ecco, mi uccida pure! Oh, continuerò a sperare.
Perché so che a tutti quelli che vincono, egli darà la corona della vita. Alleluia!
 Corrie Ten Boom - da una lettera scritta nel 1974

Segni della fine



Introduzione

Ogni volta che, come è purtroppo la regola, nel nostro mondo scoppiano guerre, carestie, epidemie, oppure avvengono terremoti, molti cominciano a parlare di tutto ciò come di "segni" della prossima fine del mondo.
L'idea di una disastrosa fine del mondo in cui viviamo è radicata dentro di noi, e fa parte della nostra cultura. Sarebbe interessante scoprirne le motivazioni psicologiche e sociologiche, ma non lo possiamo fare ora.
Alimenta queste paure chi fa un gran parlare delle profezie (vere, presunte, o pretese) sia della Bibbia che di maghi ed astrologi del passato o di oggi.
Spesso queste profezie vengono strumentalizzate da chi vuole attirare la gente alla propria sétta o gruppo religioso che pretende essere l'unico strumento di salvezza, oppure da chi prende un perverso gusto a diffondere notizie allarmistiche.
Il meccanismo psicologico della sétta lo si può smascherare, ma più spesso chi diffonde notizie allarmistiche lo fa per attirare l'attenzione su di sé, per il gusto di sensazionalismo, per sadica rivalsa contro un mondo che non gli ha dato quello che pensa essergli dovuto, oppure per demoralizzare la gente e a farle credere inutile ogni concreto impegno a far si che tutto questo non avvenga.
E' riprovevole per me che si creda a maghi, chiaroveggenti ed astrologi, e dobbiamo condannare tutto questo con fermezza. Quello che mi preoccupa di più come cristiano, però, è che spesso si parli delle profezie della Bibbia solo per sentito dire, senza che in effetti queste profezie le si abbia di fatto lette ed interpretate correttamente.
La Bibbia, è vero, parla della fine di questo mondo e io lo accetto come rivelazione di Dio, ed è molto più realista la persona che la contempla come reale possibilità, piuttosto che sognare irrealizzabili utopie umanistiche, ma è importante sapere come la Bibbia ne parla, e perché e quale risposta o atteggiamento essa, parlandone, si aspetta da noi.
E' forse per terrorizzarci e per farci rinunciare ad ogni speranza ed impegno concreto, oppure per suscitare in noi una risposta positiva e costruttiva?
Vorrei oggi esaminare un discorso profetico di Gesù riportato al capitolo 24 di Matteo. E' un discorso che ritengo illuminante, in grado non solo di correggere concezioni falsate che possiamo avere, ma pure al fine di farci assumere, di fronte a tutta questa faccenda, un atteggiamento corretto e costruttivo.

Il contesto di Matteo 24
fine
Gesù sta per lasciare l'area del tempio quando i suoi discepoli richiamano con ammirazione ed orgoglio la sua attenzione sulla maestà degli edifici che lo compongono. Con grande loro sorpresa, però, Gesù predice loro che un giorno, di tutti quelli, non ne rimarrà più pietra su pietra, perché tutto verrà abbattuto. Gesù è il profeta per eccellenza perché è in costante comunione con Dio Padre e conosce i propositi che Dio ha stabilito per ogni cosa. In Gesù Iddio si compiace di comunicare una parte del segreto consiglio della Sua volontà a coloro che Egli sceglie di rivelarlo.
L'affermazione di Gesù sul tempio di Gerusalemme lascia i suoi discepoli sconvolti, perplessi, senza parole e, giunti sul monte degli Ulivi, essi non resistono alla tentazione di chiedere a Gesù di dare loro ulteriori spiegazioni su quanto ha loro rivelato e gli fanno così due domande:
(1) Quando avverranno queste cose?
(2) Quale sarà il segno della tua venuta [parousia] e della fine dell'età presente [synteleia tou aionos]?

Nella loro mente probabilmente essi associavano la distruzione di Gerusalemme con il ritorno preannunciato di Cristo nella gloria di Suo Padre, come pure la fine dei tempi, il compimento ultimo di questa epoca e il passaggio ad una nuova fase della realtà secondo i piani prestabiliti da Dio.
La distruzione di Gerusalemme, infatti, e del suo tempio, avverrà, come ribadito da Gesù, nell'anno 70 d.C.
Allora Gesù risponde non confondendo, ma mescolando gli avvenimenti ed i moniti dell'una come dell'altra situazione. Il discorso si muove così sulle seguenti linee:

1. Attenzione ai falsi allarmi!
rumori
Gesù ci mette prima di tutto in guardia contro dei segni apparenti ed ingannevoli della fine, ma che tali, almeno direttamente, non sono. Egli parla de:
a. La seduzione di falsi cristi e falsi profeti. Molti in futuro verranno e si approprieranno dell'autorità e del nome che spetta solo a Gesù, dicendo di essere il Messia che ritorna, e, ingannandoli, ne travieranno [planese] molti. Verranno molti falsi profeti [pseudoprophetes] e ne sedurranno molti, condurranno molti su strade sbagliate. Quanti ieri, oggi, ed anche domani, si presentano nel nome di Cristo, dicono di essere suoi unici rappresentanti, oppure Lui stesso di ritorno! E poi quanti falsi profeti attirano attenzione su di sé attraverso i mass-media. Rifiutiamo di ascoltarli e di farcene intimidire!
Sono anche i vv. 23 e 24 che ritornano su questo punto ammonendoci a non farci trascinare qui e là da questa gente, quand'anche facessero grandi segni e prodigi così convincenti che pure gli eletti sarebbero tentati di cascarci. Il ritorno di Cristo, però, sarà "come il lampo che esce da levante e si vede fino a ponente" [v.27], sarà cioè di straordinaria visibilità universale e non sarà limitato a "deserti" e luoghi privati.
b. La presenza di guerre, carestie e terremoti. Queste cose non devono turbarci [me throeisthe, non siate preoccupati, spaventati, allarmati] perché esse sono una purtroppo un dato purtroppo tipico [dei panta genesthai,una necessità] inerente all'ordine delle cose (la corruzione dell'animo umano, l'imprevidenza umana e l'instabilità della terra).
Queste cose non segnano necessariamente la fine [to telos] anche se ne sono funzionali.
Tutto questo, infatti, non è che il preannuncio, il principio [arché odînon], di una situazione più grave. La parola qui è la stessa di quella che si riferisce alle prime dolorose contrazioni di un parto. 

2. Gli eventi della fine sono altri
persecuzione
Gesù però non tace su quelli che costituiranno sicuri segni della fine. Sono di tipo diverso da quelli prima citati. Gesù parla di:
a. Persecuzioni "a cagione del mio nome". Non è mai stato facile essere cristiani in modo coerente, vivere, pensare, parlare ed agire come Cristo ha insegnato. Chi lo fa sa di andare incontro a difficoltà che possono essere anche gravi. Questa è la vera "croce" del cristiano. Negli ultimi tempi, però, pare dire Gesù, si assisterà ad una straordinaria recrudescenza di persecuzioni fatta di tribolazione, uccisioni, odio contro i cristiani che intendono essere coerenti nella parola e nei fatti con Cristo e la dottrina rivelata.
b. Apostasia . Molta gente abbandonerà la fede e le chiese. Molti "saranno scandalizzati", perderanno ogni fiducia nel cristianesimo, cominceranno, quel che è più grave, a non avere più fiducia e ad abbandonare Colui nel quale dovrebbero riporre fede ed obbedire: Gesù Cristo, le sue parole, le sue promesse, le sue azioni, il valore della sua opera. Molti cosiddetti cristiani si tradiranno e si odieranno a vicenda.
c. Aumento della iniquità. L'amore della maggioranza della gente si raffredderà a causa della crescente [plethuno il moltiplicarsi, l'incremento] illegalità (norme, principi e leggi ignorate, atteggiamenti sempre di più privi di scrupoli). La nostra civiltà è arrivata a redigere magnifici codici di condotta e di moralità personale, civile, di gruppo, magnifici ideali, ma essi verranno sempre di più ignorati. Ci sarà un ritorno alla barbarie, in presenza stessa di questi codici.
Un arabo in Occidente ha dichiarato con delusione: "Sono venuto in Occidente attirato dalla nobiltà e dal progresso delle idee morali e spirituali della vostra civiltà, ma voi nei fatti rinnegate tutto ciò che i vostri letterati e maestri hanno così mirabilmente teorizzato".
d. L'opportunità dell'Evangelo offerta a tutti. Un segno in positivo sarà però anche un altro. L'universale diffusione dell'Evangelo di Gesù Cristo. Gesù pare dire: quando il numero di coloro che Dio, nel suo insondabile giudizio, ha eletto a salvezza sarà completo e quando la verità sarà stata inequivocabilmente testimoniata a tutti, onde tutti siano resi inescusabili, allora verrà la fine. Il Vangelo di Gesù Cristo ha raggiunto oggi il mondo intero, ma non ancora tutti l'hanno udito, e molti non l'hanno ancora udito correttamente. Quest'epoca avrà fine quando l'opera di evangelizzazione sarà completata. 

 3. Un'esplosione fatale
corruzione
Gli eventi della fine non sarebbero così tanto dei fatti, ma l'aggravamento fatale di un'atmosfera spirituale sempre più corrotta, tanto che l'intera situazione al v. 28 viene definita "un carname", o "un cadavere" solo pronto per gli uccelli da preda, le aquile. E' l'esplodere di una pentola a pressione quando il vapore non trova più modo di liberarsi. Quando ormai scoppia una situazione non più contenibile, quando si è giunti al punto di non ritorno, quando si è fatto l'errore fatale che sconvolge definitivamente tutto il sistema. Quando la corruzione morale e spirituale dei più è diventata così grave che Dio è costretto a pronunziare il suo "adesso basta!".
La crisi che noi stiamo vivendo dovrebbe almeno insegnarci una lezione: si raccoglie quel che si semina, le contraddizioni di un mondo immerso nel peccato prima o poi scoppiano e dobbiamo pagare!
Questo mi pare possa essere intravisto nell'elemento del v. 15.
a. Gli eventi del 30 e del 70 d.C. Gesù parla del segno decisivo della "abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta in luogo santo". Si tratta dello "sconvolgente sacrilegio". In che cosa consiste? Il profeta Daniele parla della soppressione del Cristo di Dio, della profanazione del tempio e della cessazione dei sacrifici continui [Da. 9:26,27; 11:31; 12:11]. Questo è avvenuto, e questo è considerato il massimo dell'aberrazione.
Allora si comprende il perché Gesù dia istruzioni nei vv. 17-20 per poter essere pronti e mettersi in salvo contro questi avvenimenti che avranno poi luogo.
b. Gli eventi degli ultimi tempi.  Questo evento però è come la prefigurazione di qualcos'altro ancora distante nel futuro "una grande afflizione tale, che non v'è stata l'uguale dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà" [v.21]. Per quanto terribile questa "grande tribolazione" certo non poteva essere ciò che è avvenuto nel 70 d.C. e certamente, per quest'ultimo avvenimento servirebbe a poco "fuggire ai monti".
Interessante notare che a questo evento "nessuno scamperebbe" se, per amore di coloro che Dio ha eletto a salvezza "a cagione degli eletti"quei giorni saranno (da Dio) abbreviati.
Questa afflizione sarà seguita da sconvolgenti eventi cosmici (sole, luna, stelle "scrollate", v. 29), quindi qualcosa che va oltre la strumentalità umana (cataclismi cosmici ce ne sono sempre nell'universo ed anche la terra nella preistoria li ha già subiti, come confermano gli scienziati).
Allora "apparirà nel cielo il segno del Figliolo dell'uomo", e Cristo tornerà dal cielo con gran potenza e gloria, per radunare da tutto il mondo e prenderli con sé tutti gli eletti.

4. La risposta che Dio si attende da noi
bibbia
Davanti all'annuncio di tutto questo, qual è la risposta più convenevole che il Signore Gesù si attende da ciascuno di noi?
a. La certezza. Il primo insegnamento da trarre da tutto questo riguarda la sovranità e la fedeltà di Dio. "Io ve l'ho predetto", dice Gesù, io vi ho avvertiti. Il Dio santo, giusto e buono che Gesù annunzia ha fatto dei piani che verranno immancabilmente a compimento, sia in negativo, per le cose diciamo "brutte", sia in positivo rispetto al piano di salvezza che Dio, in questo quadro ha predisposti. "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" [v.35]. Gesù pare dirci: siete ammoniti, non fatevi illusioni, le cose stanno esattamente come ve l'ho dette, se volete salvarvi adottate le misure che io vi ho consigliato.
b. La vigilanza. Gesù pare dirci: "Tenete gli occhi bene aperti a quello che accade. Come le gemme degli alberi annunciano la primavera""così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è vicino, proprio alle porte" [v.33]. Notate che qui non dice "sappiate che la fine è vicina", come se questo fosse motivo di disperazione, ma "sappiate che Egli è vicino", cioè Gesù sta per tornare nella gloria come Salvatore di coloro che si sono affidati a Lui, e questo è motivo di grande gioia. Certo il ritorno di Gesù non sarà motivo di gioia per coloro che lo hanno ignorato o rifiutato, perché allora Egli tornerà come giusto loro giudice. Al v. 43 Gesù fa l'esempio del ladro di notte che viene inatteso. Il padrone di casa, però, si premunisce e vigila.
c. Perseveranza. Così abbiamo la perseveranza, già citata al v. 13. Sarà salvato chi, nonostante tutto questo avrà perseverato nella fede e nell'obbedienza verso il Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Perseveranza significa anche fedeltà nell'adempiere nonostante tutto, ai compiti che il Signore ci affida, nel testimoniare con coraggio comunione con Dio, pace, giustizia, rispetto per il creato. Questo aspetto è particolarmente sottolineato alla fine del capitolo dalla parabola del servitore fedele e prudente. Iddio ci ha affidato un compito da svolgere, e "Beato quel servitore che il padrone, arrivando, troverà così occupato"Chi però, dichiarandosi cristiano, e quindi servitore di Cristo, verrà trovato inadempiente ai suoi doveri, si vedrà assegnata alla fine "la sorte degli ipocriti".
d. Un giorno ed un'ora non rivelati. Interessante che Gesù ci inviti poi a non occuparci con troppa curiosità del giorno e dell'ora in cui tutto questo avverrà, perché è qualcosa che Dio non vuole rivelarci! Anzi, quel momento verrà quando meno ce lo aspettiamo! Altro che "segni premonitori! Quel giorno tutti allegramente ed irresponsabilmente "mangeranno e berranno", ma sarà come ai giorni di Noè"Di nulla si avvide la gente, finché venne il diluvio che portò via tutti quanti. Così avverrà alla venuta del Figliolo dell'uomo" [v. 39]. Solo Noè e la sua famiglia avevano prestato attenzione agli avvertimenti di Dio, ed avevano preso tutte le necessarie contromisure che Dio aveva per loro stabilito, e gli altri continuavano ignari a fare come se niente fosse. "Vegliate, dunque, perché non sapete, in qual giorno il vostro Signore sta per venire... state pronti; perché nell'ora che non pensate in Figliolo dell'uomo verrà".

Conclusione

Di fronte alle paure apocalittiche che accompagnano ogni crisi storica dell'umanità siamo chiamati ad un'atteggiamento realistico, lucido e costruttivo.
Attenzione ai falsi allarmi, dice Gesù: occhi aperti sui falsi cristi ed ai falsi profeti, a chi ti vuole manipolare facendo leva sulle tue paure. Per quanto riguarda poi guerre, carestie, terremoti, beh, purtroppo questa è una costante della condizione umana che dovrebbe farci solo prendere coscienza del nostro peccato e spingerci al ravvedimento.
La fine dei tempi, però, sarà caratterizzata dalle persecuzioni generalizzate contro chi è fedele a Cristo, dal tradimento della fede cristiana da parte dei più, dall'immoralità generalizzata, e dalla fine delle opportunità di ricevere salvezza tramite l'Evangelo di Cristo. La fine dei tempi sarà segnata dall'esplosioni delle contraddizioni create dall'uomo, da eventi cosmici, come pure dal ritorno di Cristo come Salvatore e come Giudice.
Infine di fronte a tutto ciò il giusto atteggiamento che siamo chiamati ad avere è quello della certezza della Parola di Dio, della vigilanza, della perseveranza, e dell'essere pronti, sempre.
Di fronte a questi ed altri avvenimenti sapremo mantenere e testimoniare il giusto atteggiamento di persone che vivono alla luce della verità rivelata, da loro ben conosciuta e vissuta con coerenza?
 di P. Castellina

"Quel che dico a voi, lo dico a tutti: “Vegliate”"
(Marco 13:37)

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

contatori

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
Alla ricerca di me stesso con l'aiuto di Gesù

Badge di Facebook