per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

domenica 29 aprile 2012

L' Intercessione, il dovere di ogni cristiano



"Fratelli, pregate per noi" (1 Tessalonicesi 5:25).

Se ci domandiamo perché c'è poco amore tra molti Cristiani, e per quale motivo proprio la caratteristica che dovrebbe far conoscere a tutti che siamo discepoli del santo Gesù, è quasi bandita dal mondo Cristiano, ci accorgeremo che, in gran parte, questo è dovuto al fatto di trascurare o di praticare con superficialità quella parte eccelsa della preghiera, l'INTERCESSIONE, cioè l'implorare la grazia e la misericordia di Dio per gli altri.
Alcuni dimenticano questo dovere di pregare per gli altri, perché essi raramente ricordano di pregare per se stessi. E anche coloro i quali pregano costantemente il loro Padre che è nei cieli, spesso sono così egoisti nelle loro richieste al trono della grazia, che spesso non estendono le loro suppliche al benessere dei loro fratelli Cristiani, come dovrebbero fare; e perciò mancano di raggiungere quella carità Cristiana, quell'amore non finto per i loro fratelli, al quale la loro sacra professione di fede li obbliga ad agognare, e senza la quale, quand'anche essi donassero tutti i loro beni per nutrire i poveri, e dessero i loro corpi a essere arsi, non gli gioverebbe a niente.
Stando così le cose, dalle parole del testo (sebbene originariamente inteso in senso più stretto) cercherò di dimostrare:

PRIMO, che è dovere di ogni Cristiano pregare per gli altri oltre che per se stesso.
SECONDO, per chi dovremmo pregare, e in che modo dobbiamo farlo.
TERZO, offrirò delle motivazioni per incitare tutti i Cristiani ad abbondare in questo gran dovere dell'intercessione.

1. Cercherò di dimostrare che è dovere di ogni Cristiano pregare per gli altri, oltre che per se stesso.
Ora, la preghiera è un dovere fondato sulla religione; gli stessi pagani non la trascurano mai, eppure molti cristiani tra di noi non lo fanno. La preghiera è un dovere così essenziale per la Cristianità, che possiamo facilmente accostare l'idea di un uomo che non respira più, a quella di un vero Cristiano che non ha lo spirito di preghiera e supplicazione. Perciò, non appena Paolo si convertì, "ecco, egli era in preghiera", dice l'Iddio Onnipotente (cfr. Atti 9:11). E così sarà per ogni figlio di Dio, non appena egli diventa tale, essendo la preghiera il grido naturale dell'anima nata di nuovo.
Poiché nel cuore di ogni vero credente c'è una celeste tendenza, una divina attrazione, che lo attira sensibilmente a parlare con Dio, così come una calamita attira un ago.
Una profonda coscienza della propria debolezza e della pienezza di Cristo, e un forte convincimento dello stato di corruzione della propria carne e della necessità della grazia rigenerante, non permettono ai veri credenti di trovare riposo senza gridare notte e giorno al loro Onnipotente Redentore, affinché l'immagine divina, che è stata perduta con Adamo, possa attraverso la Sua onnipotente mediazione e l'opera santificante del Suo benedetto Spirito, iniziare, essere portata avanti, e pienamente portata a compimento nelle loro anime e nei loro corpi.

Così fervidi, così insistenti, sono tutti i Cristiani sinceri nel pregare per sé; ma non avendo la stessa viva, durevole, e profonda percezione dei bisogni dei loro fratelli Cristiani, sono in gran parte negligenti e manchevoli nelle loro preghiere per essi. Mentre, se l'amore di Dio fosse sparso abbondantemente nei nostri cuori, e se amassimo il nostro prossimo nel modo in cui il Figlio di Dio nostro salvatore ha amato noi, e secondo il Suo comandamento ed esempio, non potremmo non essere tanto insistenti per il loro benessere spirituale e fisico quanto lo siamo per il nostro; e desiderare ardentemente e sforzarci affinché altri, come noi, possano condividere i benefici della morte e della passione di Gesù Cristo.
Nessuno pensi che questo è un inusuale grado di carità, o un livello troppo elevato di perfezione al quale nessuno può arrivare; poiché, se ci è stato comandato di "amare il nostro prossimo (cioè tutti gli uomini) come noi stessi" (cfr. Luca 10:27), e di "dare la nostra vita per i fratelli" (1 Giovanni 3:16), allora, è dovere di tutti pregare per il prossimo come per se stessi, e anche, con ogni possibile atto ed espressione d'amore e di affetto, in ogni momento, mostrare la propria prontezza a deporre la propria vita per i fratelli, se mai Dio si compiacesse di chiamarci a far questo.

Il nostro benedetto Salvatore, che ci ha "lasciato un esempio, affinché seguiamo le Sue orme" in ogni cosa, lo ha fatto in modo particolare in questo: in quella divina, perfetta e inimitabile preghiera (riportata nel capitolo 17 del vangelo di Giovanni) che Egli ha fatto poco prima della Sua passione, troviamo ben poche suppliche per Se stesso, e invece molte per il bene dei Suoi discepoli. E in quella forma perfetta che Egli si è compiaciuto di insegnarci, ci viene insegnato a dire, non MIO, ma "Padre NOSTRO", affinché ricordiamo sempre che, quando ci accostiamo al trono della grazia, dobbiamo pregare non solo per noi stessi, ma per tutti i nostri fratelli e sorelle in Cristo.
L'intercessione, dunque, è certamente un dovere che incombe su tutti i Cristiani.

2. Per chi dovremmo pregare, e in che modo dobbiamo farlo, è la prossima cosa che considereremo.
Innanzi tutto, la nostra intercessione dev'essere UNIVERSALE. "Esorto dunque, (dice l'Apostolo) prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini" (1 Timoteo 2:1). Poiché, come la grazia di Dio è sopra tutte le Sue opere, e come Gesù Cristo è morto per redimere gente di ogni nazione e di ogni lingua, così noi dobbiamo pregare che "tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità". Abbiamo molte promesse preziose nelle Sacre Scritture: che il vangelo sarà conosciuto nel mondo intero, che "la conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare", e perciò è nostro dovere non limitare le nostre supplicazioni alla nostra nazione, ma pregare che quelle nazioni che ora siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte, possano vedere la luce gloriosa del vangelo splendere su di esse, così come per noi. Ma non avete bisogno che alcun uomo vi insegni questo, dato a voi Dio, e Gesù Cristo stesso, ha insegnato a pregare che "le vie di Dio si conoscano sulla terra, e la Sua salvezza fra tutte le nazioni".

Oltre a pregare per tutti gli uomini, dovremmo, secondo l'insegnamento di Paolo, pregare per leAUTORITÁ; in particolare per chi ci governa, e per tutti coloro i quali hanno ricevuto autorità sotto di lui; affinché possiamo vivere in pace, in completa devozione ed onestà. Poiché, se consideriamo quanto è pesante l'incarico di governare, e quanto il benessere delle persone dipenda dallo zelo e dalla rettitudine di coloro che hanno autorità; se guardiamo ai molti pericoli e alle difficoltà cui i governatori sono esposti a causa della loro posizione, e alle continue tentazioni cui essi sono sottoposti, siano esse lussuria o condiscendenza verso se stessi; allora, non solo avremo pietà, ma pregheremo per loro: affinché Colui che preservò Ester, Davide e Giosia, conservandoli puri dal mondo, nella magnificenza di una corte, e dando successo ai loro progetti, preservi anche loro, santi e irreprensibili, e li faccia prosperare nelle opere delle loro mani.

Ma, come terza cosa, dovete pregare, in modo particolare, per coloro che "lo Spirito Santo ha costituito vescovi" su di voi. Questo è ciò che Paolo implora, più e più volte, alle chiese a cui scrive; egli dice nel testo: "Fratelli, pregate per noi"; e ancora, nella sua epistola agli Efesini: "pregando sempre, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo". E altrove, per esprimere il suo zelo in questa richiesta, e la grande importanza delle loro preghiere per lui, egli chiede alla chiesa di "combattere (o, secondo il significato della parola originale, 'essere in agonia') con lui nelle loro preghiere". E sicuramente, se il grande Paolo, che era un vaso scelto, favorito dal cielo, aveva bisogno delle preghiere insistenti dei suoi fratelli Cristiani, quanto più i comuni ministri del vangelo hanno bisogno dell'intercessione dei loro rispettivi greggi.

E non posso non insistere in maniera particolare su questo aspetto del vostro dovere, perché è un argomento di così grande importanza: infatti, sono persuaso che molti beni sono spesso impediti nelle vite di molti, a causa della loro mancanza di pregare per i loro MINISTRI; e li avrebbero ricevuti, se avessero pregato come dovrebbero. Per non parlare del fatto che le persone spesso si lamentano della mancanza di pastori diligenti e fedeli. Ma come può meritare buoni pastori, chi non prega Dio con fervore per averne?Se non preghiamo il Signore delle mèssi, possiamo forse aspettarci che Egli mandi altri operai nella Sua mèsse?
Inoltre, quale ingratitudine è non pregare per i vostri ministri! Essi vigilano e operano in parola e dottrina per voi, e per la vostra salvezza, e in cambio voi non pregherete per loro? Se qualcuno vi fa dei doni materiali, voi pensate che sia giusto, e vostro dovere, pregare per loro; e non dovreste ricordare nelle vostre preghiere, coloro i quali nutrono e si curano delle vostre anime? Considerate inoltre che, pregare per i vostri ministri, è una prova manifesta del fatto che credete, che sebbene Paolo abbia piantato, e Apollo abbia annaffiato, è Dio soltanto che ha fatto crescere. E vi accorgerete anche che questo è il modo migliore per promuovere il vostro stesso benessere; poiché Dio, in risposta alle vostre preghiere, potrà impartire ai vostri ministri una porzione doppia del Suo Santo Spirito, e dunque essi saranno in grado di ministrarvi secondo una maggiore conoscenza delle cose spirituali, e in grado di dividere rettamente la Parola della verità.

Se gli uomini osservassero sempre questo consiglio, e quando i loro ministri pregano Dio per loro, essi Lo implorassero umilmente di esaudire tutte le loro supplicazioni; o, quando i ministri parlano a loro in nome di Dio, pregassero che lo Spirito Santo possa cadere su tutti quelli che ascoltano la Parola; allora, vedremmo un effetto ben più visibile della loro dottrina, e un amore reciproco più grande tra i ministri e le loro pecore.Poiché le mani dei ministri sarebbero sostenute in alto per l'intercessione dei credenti, e i credenti non oserebbero mai diffamare o travisare quelli che sono i soggetti costanti delle loro preghiere.
Oltre ai nostri ministri, i NOSTRI AMICI devono avere un posto nella nostra intercessione; non dovremmo accontentarci di pregare in modo generico per loro, ma piuttosto dovremmo adattare le nostre preghiere alla loro particolare situazione. Quando Miriam fu colpita da Dio con la lebbra, Mosè gridò e disse: "Signore, guariscila". E quando un capo della sinagoga venne a chiedere aiuto a Gesù, per sua figlia, disse: "Mia figlia è morta or ora; ma vieni, posa la mano su di lei ed ella vivrà". Allo stesso modo, quando i nostri amici sono in circostanze dolorose, dobbiamo sforzarci di pregare per loro, con particolare attenzione alle loro circostanze.

Ad esempio, un amico è malato? Dovremmo pregare, che se è nella volontà di Dio, quella malattia non sia a morte; ma se così è, che Egli gli conceda la grazia di visitarlo, affinché, al termine di questa vita di dolore, egli possa vivere con Lui per l'eternità.
Un amico è in dubbio su una questione importante? Dovremmo esporre il suo caso davanti a Dio, come Mosè fece per le figlie di Selofedad, e pregò, che lo Spirito Santo di Dio potesse guidarlo in tutta la verità, e dargli tutte le opportune indicazioni.
È nel bisogno? Dovremmo pregare, che la sua fede non venga mai meno, e che al tempo stabilito da Dio, egli possa essere sollevato.
E in tutti gli altri casi, non dovremmo pregare per i nostri amici solo in generale, ma esporre le nostre supplicazioni per le loro particolari sofferenze e afflizioni; poiché, altrimenti, potremmo non chiedere mai ciò di cui i nostri amici necessitano maggiormente.
Abbiamo molti nobili esempi nelle Sacre Scritture del successo di questa particolare intercessione; ma nessuna è più notevole di quella del servo di Abraamo, nel libro della Genesi. Questo servo, essendo stato mandato a cercare una moglie per il figlio di Abraamo, Isacco, pregò in modo particolare per lui (cfr. Genesi 24:11 e seg.). E dal seguito della storia apprendiamo in che modo straordinario la sua preghiera fu esaudita.
Se ora i Cristiani pregassero per i loro amici nello stesso particolare modo, e con la stessa fede che il servo di Abraamo ebbe nel pregare per il suo padrone, essi, senza dubbio, riceverebbero in molte situazioni risposte visibili, e avrebbero molti motivi per cui benedire Dio per loro, come quel servo.
Ma, come dobbiamo intercedere per i nostri amici, allo stesso modo dobbiamo anche pregare per i NOSTRI NEMICI"Benedite coloro che vi maledicono, (dice Gesù Cristo) fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano" (Matteo 5:44). Questo comandamento Egli lo ha imposto nel modo più potente, mediante il Suo stesso esempio: nelle agonie e negli spasimi della morte, Egli pregò anche per i Suoi uccisori, "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!".
Questo, bisogna confessarlo, è un dovere difficile, eppure non è impraticabile, per quelli che hanno rinunciato alle cose di questa vita presente - sapendo che da un amore immoderato di esse sorge ogni inimicizia - e che, conoscendo i terribili giudizi che aspettano coloro che offendono i piccoli fanciulli in Cristo, possono, per una profonda pietà, e conoscenza del pericolo nel quale incorrono, pregare per quelli che fanno tali cose.
Infine, e in conclusione di questo paragrafo, dovremmo intercedere per tutti quelli che sono in qualunque modo AFFLITTI nella mente, nel corpo, o nelle loro condizioni di vita; per tutti quelli che chiedono, e hanno bisogno delle nostre preghiere, e per tutti quelli che non pregano per se stessi.
E, oh che tutti voi che mi ascoltate, voleste riservarvi un po' di tempo ogni giorno per il dovuto adempimento di questo indispensabile dovere! 

3. Per questo, procederò ora a mostrare i vantaggi, e offrire alcune considerazioni, per incitare tutti voi ad abbondare nella pratica quotidiana dell'intercessione.
E, innanzi tutto, desidero che i vostri cuori siano ripieni di amore gli uni per gli altri. Chi ogni giorno intercede di cuore presso il trono della grazia per tutta l'umanità, non può non essere in breve tempo ripieno di amore e carità verso tutti: ed esercitando frequentemente il suo amore in questa maniera, allargherà il suo cuore, e lo renderà partecipe della grande abbondanza d'amore che è in Cristo Gesù nostro Signore! Invidia, malizia, vendetta, e altri simili temperamenti infernali, non possono più albergare in seno a un benevolo intercessore; egli sarà pieno di gioia, pace, mitezza, pazienza, e di ogni altra grazia nello Spirito Santo. Portando frequentemente le necessità del suo prossimo in preghiera davanti a Dio, egli sarà toccato da un sentimento fraterno di intesa; si rallegrerà con chi è nella gioia, e piangerà con chi è nel dolore. Ogni benedizione concessa ad altri, anziché suscitare in lui invidia, sarà vista come risposta alla sua intercessione, e riempirà la sua anima di gioia inesprimibile e di gloria appieno.

Abbondate dunque in atti di intercessione generale e specifica; e quando sentite parlare degli sbagli del vostro prossimo, invece di raccontarli in giro, e di svergognarlo davanti agli altri, portateli in segreto davanti a Dio, e implorateLo di correggerlo e di aiutarlo. Quando sentite parlare di un noto peccatore, anziché di pensare che fareste bene ad adirarvi, supplicate Gesù Cristo di convertirlo, e di renderlo un monumento della Sua grazia gratuita; non potete immaginare quale benedetto cambiamento possa produrre nel vostro cuore questa pratica, e quanto più crescerete giorno per giorno nello spirito d'amore e di mitezza verso tutta l'umanità!

Ma ancora, per invogliarvi alla pratica costante di questo dovere dell'intercessione, considerate i molti esempi nelle Sacre Scritture, della sua potenza e della sua efficacia. Cose grandi ed eccelse vi sono descritte come effetti di questa divina occupazione. Ha fermato piaghe, ha aperto e chiuso i cieli; e ha frequentemente stornato l'ira di Dio dal Suo popolo. Come fu liberata la casa di Abimelec, per mezzo dell'intercessione di Abraamo, dalla malattia che Dio aveva mandato tra di loro! Quando "Fineas si alzò e s'interpose", quanto rapidamente cessò la piaga! Quando Daniele umiliò e afflisse l'anima sua, e intercedé per il popolo del Signore, quanto rapidamente fu mandato a lui un angelo per dirgli che la sua preghiera era stata ascoltata! E, per menzionare solo un altro esempio, come si lasciò vincere Dio dall'insistenza di Mosè, quando questi intercedé per il popolo idolatra!
Questo dimostra sufficientemente, direi quasi, l'onnipotenza dell'intercessione, e dimostra come possiamo, come Giacobbe, combattere con Dio, e mediante una santa violenza (cfr. Genesi 32:28; Matteo 11:12) prevalere per noi stessi e per gli altri. E senza dubbio è grazie a questa segreta e vittoriosa intercessione delle poche anime rette che ancora rimangono fra noi, che Dio risparmia ancora questa nazione miserabilmente peccatrice: poiché se non fosse per poche persone fedeli, come Mosè, rimaste a intercedere sulla breccia, saremmo presto distrutti, proprio come lo fu Sodoma, e ridotti in cenere come Gomorra.

Ma, per esortarvi ancora ad esercitare l'intercessione, considerate che, con ogni probabilità, essa è l'occupazione frequente anche dei santi glorificati: poiché sebbene sono stati liberati dal peso della carne, e restituiti alla gloriosa libertà dei figli di Dio, la loro felicità non può ancora essere completamente consumata fino alla risurrezione dell'ultimo giorno, quando tutti i loro fratelli saranno glorificati con loro; allora non possiamo non pensare quanto spesso essi insistano presso il nostro Padre celeste, affinché completi il numero dei Suoi eletti, e affretti la venuta del Suo regno. E dunque noi, che siamo sulla terra, vogliamo praticare questa divina occupazione, come fa quella gloriosa compagnia di spiriti di uomini retti resi perfetti per grazia?Non vogliamo intercedere frequentemente per la chiesa qui in terra, e chiedere con fervore di poter essere tutti uno, con la chiesa trionfante nei cieli, e come il santo Gesù e Suo Padre sono uno, poter anche noi essere resi perfetti nell'unità?
Per incitarvi in questo grande lavoro e opera d'amore, ricordate che è il lavoro incessante del nostro santo e sommamente esaltato Signore Gesù, che siede alla destra di Dio, ascoltare tutte le nostre preghiere, e intercedere continuamente per noi! Quindi chi è continuamente impegnato ad intercedere per gli altri, sta facendo sulla terra quello che l'eterno Figlio di Dio fa continuamente in cielo.
Immaginate dunque, quando elevate mani pure in preghiera gli uni per gli altri, di vedere i cieli aperti, e il Figlio di Dio in tutta la Sua gloria, come gran sacerdote della vostra salvezza, che intercede per voi mediante i perfetti meriti del Suo sacrificio davanti al trono del Suo celeste Padre! Unite allora le vostre intercessioni alle Sue, e implorateLo che possano, attraverso di Lui, salire come un incenso, ed essere ricevute come offerte di odor soave, accettevoli agli occhi di Dio! Ciò fortificherà la vostra fede, infondendo un santo fervore nelle vostre preghiere, e facendovi combattere con Dio, come fece Giacobbe, quando Lo vide faccia a faccia, e la sua vita fu risparmiata; come Abraamo, quando supplicò per Sodoma; e come Gesù Cristo stesso, per abbondare nell'amore, e in questa buona opera del pregare gli uni per gli altri. Sebbene miserabili, sebbene poveri come Lazzaro, sarete allora benefattori per tutta l'umanità; migliaia, e venti volte dieci migliaia, saranno benedetti a motivo di voi! E quando avrete impiegato alcuni anni in questa divina occupazione quaggiù, sarete trasportati in quel luogo gioioso, dove avete sempre desiderato poter essere; ed esaltati a sedere alla destra del nostro onnipotente e sempre vittorioso Intercessore, nel regno del Suo Padre celeste.
Comunque, non posso non insistere con voi in modo particolare su questo argomento ora, poiché voi tutti, tra i quali ho predicato, in tutta probabilità non mi vedrete più; dovrò andar via (credo, sotto la guida del santissimo Spirito di Dio) da voi, senza sapere cosa mi accadrà: ho dunque bisogno delle vostre più insistenti intercessioni, affinché niente possa smuovermi dal mio dovere, e affinché io possa non reputi la mia vita cara a me stesso, e possa finire la mia corsa con gioia, e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù, per testimoniare del vangelo della grazia di Dio!

Mentre sono stato qui, per quel che mi è dato sapere, non ho mancato di dichiararvi tutta la volontà di Dio; e sebbene la mia predicazione possa essere stata un odore di morte a morte per alcuni, io confido che sia anche stata un odore di vita a vita per altri; e pertanto spero sinceramente che costoro non mancheranno di ricordarmi nelle loro preghiere. Quanto a me, la molta benevolenza immeritata che ho ricevuto da voi, non mi permetterà di dimenticarvi: da luoghi profondi so che il mio grido arriverà a Dio; e mentre i venti e le tempeste si abbatteranno su di me, al Signore rivolgerò le mie supplicazioni per voi. Poiché è solo per un altro po', e "tutti compariremo davanti al tribunale di Cristo"; dove io dovrò dare un rigoroso resoconto della dottrina che ho predicato, e voi del vostro modo di condurvi sotto di essa.
O che in quel giorno io non debba essere chiamato a testimoniare contro qualcuno per la cui salvezza ho sinceramente, sebbene troppo debolmente, lavorato e desiderato!
È vero, sono stato censurato da alcuni con l'accusa di stare agendo secondo idee egoistiche e funeste; ma poco m'importa di essere giudicato dal giudizio degli uomini; credo che il mio occhio sia limpido; ma vi imploro, fratelli, per le grazie di Dio in Cristo Gesù, pregate che possa esserlo ancora di più! E che io possa crescere nella grazia della conoscenza e nell'amore di Dio attraverso Gesù Cristo nostro Signore.

E ora, fratelli, cos'altro vi dirò? Vorrei continuare il mio discorso ancora a lungo, poiché non potrò esprimere mai appieno il desiderio dell'anima mia verso di voi! Infine, dunque, fratelli, "tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama; se vi è qualche consolazione in Cristo, qualche comunione di Spirito", qualche speranza di apparire per il conforto l'uno dell'altro davanti al solenne tribunale di Gesù Cristo, "pensate alle cose che avete udito", e a quelle che i vostri pastori vi hanno proclamato, e che vi proclameranno; e continuate sotto il loro ministerio a "compiere la vostra salvezza con timore e tremore", affinché anche se io non dovessi vedervi mai più, o se Dio volesse compiacersi di chiamarmi a Sé in qualunque momento, io possa avere sempre la soddisfazione di sapere che i vostri discorsi sono tali, secondo il vangelo di Cristo.

Credo che patirei volentieri qualunque cosa, se potesse in qualche modo promuovere la salvezza delle vostre preziose e immortali anime; e vi imploro, come mia ultima richiesta, di "obbedire a quelli che hanno autorità su di voi nel Signore"; e di essere sempre pronti a prendervi cura del loro ministerio, come è vostro sacro dovere. Non pensate che io desideri essere esaltato a scapito di un altro; ma anzi, non abbiate nessuna persona in eccessiva ammirazione, ma stimate tutti i vostri ministri con lo stesso grande amore, che giustamente meritano a causa dell'opera loro.

E ora, fratelli, "vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l'eredità di tutti i santificati". Possa Dio ricompensarvi per tutte le vostre opere di fede, e ciò che avete compiuto per amore, e farvi abbondare sempre di più in ogni buona parola e opera verso tutti gli uomini. Possa Egli convertire tutti coloro che sono stati convinti, e risvegliare tutti quelli che sono morti nelle trasgressioni e nei peccati! Possa Egli confermare tutti quelli che stanno vacillando! E possiate voi tutti andare di gloria in gloria, fino ad arrivare alla misura della statura della pienezza di Cristo; e così possiate essere resi idonei a stare davanti a quel Dio,"nella cui presenza vi sono gioie a sazietà, e alla cui destra vi sono delizie in eterno!" Amen! Amen!

di George Whitefield

LA CONCUPISCENZA


2. La concupiscenza degli occhi

Dopo aver detto in senso generale: «Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo», l’apostolo Giovanni precisa: «Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo» (1 Giovanni 2:15-16).
È difficile fare una distinzione precisa fra questi elementi che attirano il credente nel mondo corrotto e contaminato dal peccato.
Tuttavia, sembra che la concupiscenza degli occhi sia provocata soprattutto da quegli oggetti che attirano lo sguardo e fanno desiderare di possedere ciò che Dio non ha dato; in un altro senso, è anche il voler attirare con una certa ostentazione gli sguardi degli altri su se stessi. La concupiscenza della carne, invece, spinge verso un oggetto esterno che infiamma i desideri e procura un piacere carnale. La superbia della vita, infine, eleva al di sopra di ciò che si è, e che si possiede, con lo scopo di dominare gli altri; è il contrario dell’umiltà che porta invece a scendere e ad abbassarsi.

2.1 L’attrazione dall’esterno attraverso gli occhi

Eva ne è l’esempio iniziale. All’incitamento del serpente ella «osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere» (Genesi 3:6).
Questa concupiscenza, una volta suscitata, la portò fino alla disubbidienza flagrante a un ordine ben conosciuto di Dio.
La concupiscenza degli occhi produce il desiderio di possedere le cose che Dio non ha dato oppure ha negato.
All’epoca della conquista di Gerico, l’Eterno aveva espressamente prescritto di non appropriarsi di nulla nel momento del saccheggio della città (Giosuè 6:18-19). Ma Acan vide fra le spoglie «un bel mantello di Scinear, duecento sicli d’argento e una sbarra d’oro»; li desiderò, li prese e li nascose nel centro della sua tenda. La concupiscenza è stata suscitata in lui dallo sguardo, che ha provocato il desiderio colpevole di prendere delle ricchezze che Dio non aveva voluto dare.
Il Nuovo Testamento chiama questa avidità di possedere «cupidigia» (Colossesi 3:5; Efesini 5:3), precisando anche che «l’avaro» è un idolatra (Efesini 5:5). Questo desiderio ardente di possedere sempre di più, la «pleonexia», è tradotto anche con avarizia (Luca 12:15).
Osservare con invidia quello che altri hanno suscita la gelosia e uno sfrenato bisogno di disporne. 1 Timoteo 6:9-10 mette in guardia contro «l’amore del denaro». Si vorrebbero avere i mezzi per soddisfare a ai «desideri insensati e funesti», alle concupiscenze suscitate nell’animo di chi vuole assolutamente ottenere le ricchezze che Dio non gli ha date.
Ghehazi, il servo di Eliseo, ritenne il suo padrone molto ingenuo per non aver accettato i doni di Naaman (2 Re 5:20-27); e vedendo il denaro, le vesti e l’oro che il generale dell’esercito siriano aveva portato con sé, la concupiscenza si accese in lui. Corse dietro al lebbroso guarito e con un racconto menzognero ottenne due talenti e due mute di vesti, che andò subito a nascondere nella sua casa. «È forse questo il momento di prendere... ?» lo rimprovera il profeta.
Anche Balaam aveva amato il «salario d’iniquità»: per del denaro avrebbe maledetto il popolo di Dio, ma l’Eterno cambiò la maledizione in benedizione (Numeri 22; 2 Pietro 2:15).
Per trenta denari d’argento Giuda, cedendo alla concupiscenza, vendette il suo Maestro!
Possedere dei beni materiali può essere una trappola, un ostacolo per entrare nel regno di Dio. Gesù disse: «È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». I discepoli si stupirono moltissimo e si domandarono chi potrà essere salvato. «Agli uomini — dice Gesù che li osserva — è impossibile, ma non a Dio» (Marco 10:24-27).
Senza dubbio «Dio ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo» (1 Timoteo 6:17), ma perché ne godiamo «con Lui» (Romani 8:32). Anzi, le risorse materiali donate dal Signore in misura più o meno grande ai suoi sono da amministrarsi per Lui; il Signore le chiama le cose piccole, le ricchezze ingiuste, quello che si ha ma che in realtà appartiene ad un Altro (Luca 16:1-12). Una buona amministrazione mostrerà che il discepolo fedele nelle cose piccole lo sarà anche in quelle grandi cioè nelle ricchezze spirituali, quelle vere, che resteranno sue per sempre.
Paolo indica a Timoteo l’impiego che i ricchi dovrebbero fare dei beni materiali che Dio ha loro assegnato: «di far del bene, d’arrichirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare» (1 Timoteo 6:18).
È necessaria tutta la potenza di Dio per essere guardati dalla concupiscenza degli occhi, che «accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio» (Luca 12:21). Per essere vittoriosi sul mondo, Dio ci ha dato la fede; non solo la fede iniziale, per la salvezza, ma la fede vivente di tutti i giorni: «Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (1 Giovanni 5:4).
Nella vita pratica, utilizzare il tempo necessario per fare le buone opere «che Dio ha precedentemente preparate» e per servire il Signore nel campo dell’Evangelo e fra i suoi, ci preserverà da cadute in numerose occasioni in cui la concupiscenza degli occhi ci potrebbe allontanare da Lui.

2.2 Attirare l’attenzione su di sé

La concupiscenza degli occhi si può anche tradurre nel bisogno di farsi notare, di mostrare di sé più di quanto non si sia in realtà; la vanità nell’abbigliamento, nell’acconciarsi, oppure una tale trasandatezza che è anch’essa uno sforzo per mettersi in evidenza.
Spesso si fa mostra di ciò che si possiede, come Ezechia durante la visita degli inviati del re di Babilonia (Isaia 39). In una famiglia di credenti quelli che entrano devono vedere «la luce» (Luca 8:16); devono entrare in una casa dove il Signore ha il suo posto, dove gli sposi sono uniti e i figli gioiosi e soprattutto allevati per Lui. Non dovrebbero constatare un lusso eccessivo, una ricerca di quello che è esteriore e che sembra messo li per attirare lo sguardo.
Questo bisogno di essere notati può prendere anche la forma di desiderio di onori, Paolo e Barnaba rifiutarono energicamente le offerte degli abitanti di Listra (Atti 14:11-18). Il re Erode, invece, si sentiva lusingato quando il popolo applaudiva ai suoi discorsi dicendo: «Voce di un dio e non di un uomo» (Atti 12:22).
Si può anche cercare di mettersi in evidenza facendo delle buone opere (Matteo 6:1-4), o con una conoscenza intellettuale della Parola che «gonfia» e non edifica (1 Corinzi 8:1); è facile citare una gran quantità ben ordinata di testi biblici senza che però gli uditori ne ricevano della benedizione, e solo per mostrare la propria conoscenza e per farsi valere.
Paolo che fu rapito fino al terzo cielo poteva ben gloriarsene ma se ne asteneva perché, diceva, «nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente da me» (2 Corinzi 12:6).
I Farisei allungavano le frange delle loro vesti e pregavano agli angoli delle strade affinché tutti constatassero la loro religiosità.
Nella vita sociale si cercherà di sembrare più intelligenti o più colti di altri sminuendo il prossimo e innalzando se stessi.
Ma «l’amore non invidia, non si vanta» ( 1 Corinzi 13:4). Ecco l’antidoto all’ostentazione: se si ama il Signore, se si amano i propri fratelli, si veglierà per mantenere la modestia, non attirando lo sguardo degli altri su se stessi ma orientandolo su Cristo solo.
Senza dubbio la concupiscenza della carne, e più ancora la superbia della vita, sono molto vicini alla concupiscenza degli occhi. Se si cerca di farsi valere è spesso per elevarsi; se si cerca di avere soddisfazione da quello che ha attirato lo sguardo, la carne è sempre implicata. Ma abbiamo cercato, tuttavia, di precisare i caratteri di ciascuno dei punti trattati da Giovanni al fine di rendere più sensibile la nostra coscienza e il nostro cuore.

3. La concupiscenza della carne

Sotto questo titolo vorremmo parlare non della «carne» in generale, cioè la nostra natura malvagia di cui è trattato specialmente negli scritti di Paolo, ma più in particolare dei «pensieri sregolati della natura umana».
La concupiscenza della carne viene dall’interno, come dice il Signore Gesù: «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; poiché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni... cupidigie» (Marco 7:20-21).
Questa concupiscenza entra in gioco quando i desideri naturali non sono regolari, normali, e ciò accade specialmente in due direzioni: nel campo sessuale e negli eccessi nel mangiare e nel bere, la golosità.

3.1 Le deviazioni sessuali

Parlando della resurrezione il Signore Gesù sottolinea che «alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli» (Matteo 22:30).
Nell’al di là la morte fisica non c’è più, quindi nemmeno la trasmissione della vita.
Sulla terra tutti i tipi di vita, vegetale, animale od umana, si trasmettono di generazione in generazione. Resta tuttavia una differenza notevole: le piante e gli animali si riproducono in determinati periodi; l’essere umano lo può fare coscientemente quando vuole.
Ma c’è di più: le creature che nasceranno dall’unione di un uomo e di una donna non sono soltanto degli essere terrestri, come un animale o una pianta, ma sono delle anime che esisteranno eternamente. Ecco il perché dell’estrema severità della Parola di Dio riguardo a tutte le deviazioni di questa facoltà di trasmettere la vita; la quale, però, esercitata nell’ambito della coppia, dell’uomo e della donna uniti nel Signore in «una carne sola» (Efesini 5:31), procura una profonda soddisfazione.
Tutti gli altri tipi di unione sono designati dalla Parola dal termine «fornicazione».
Il periodo che va dalla pubertà al matrimonio è difficile, e richiede una costante disciplina personale sotto lo sguardo del Signore e con la sua forza. Levitico 22:4-7 si rivolge alla famiglia di Aaronne, e mostra che l’incontinenza non era ammessa in Israele e rendeva impuri. Una purificazione era quindi necessaria; ma dopo il calare del sole il sacerdote era puro e poteva nuovamente mangiare delle cose sante.
Le relazioni fuori dal matrimonio di un uomo o di una donna sono condannate molto severamente nell’Antico Testamento, e più ancora nel Nuovo: «Il corpo non è per la fornicazione ma è per il Signore... Poiché siete stati comprati a caro prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (1 Corinzi 6:13-20); ma quanto dobbiamo essere riconoscenti che la Parola aggiunga: «e il Signore è per il corpo» (v. 13). Possiamo contare sulla sua forza, sulle sue risorse, per essere salvaguardati. Egli opera certamente con tutta la sua potenza anche se viviamo in un ambiente in cui la purezza delle relazioni, secondo ciò che dice la Parola, è diventata un’eccezione.
«L’adulterio», la relazione tra un uomo e una donna che già hanno una moglie e un marito, è ancora più grave. La violazione del principio di Esodo 20:14 è condannata con la morte in Levitico 20:10! «Uno si metterà forse del fuoco in petto senza che i suoi abiti si brucino? ... Così è di chi va dalla moglie del prossimo... Chi fa questo vuol rovinare sé stesso. Troverà ferite ed disonore, e la sua vergogna non sarà mai cancellata» (Proverbi 6:27-33).
Il Signore Gesù è ancora più severo perché guarda al cuore; dopo aver ricordato il comandamento della legge aggiunge: «Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Matteo 5:28)!
Levitico 18:22 qualifica come «cosa abominevole» le relazioni fra uomo ed uomo, e fra donna e donna; così anche Paolo in Romani 1:27. È una sregolatezza contro natura, un tipo di «fornicazione» (Colossesi 3:5).

3.2 Gli eccessi nel mangiare e nel bere

Nel deserto, il popolo d’Israele desiderava avere i cibi delle rive del Nilo (Esodo 16:3; Numeri 11:51); il pericolo era di voler tornare in Egitto, nel mondo, per soddisfare un piacere carnale.
1 Pietro 4:3-4 ricorda che, prima della loro conversione, alcuni credenti vivevano in questi eccessi.
Il credente è messo alla prova quando i suoi vecchi compagni o i suoi colleghi trovano «strano» che egli non si unisca a loro nei piaceri carnali. Ma un vero credente deve accettare di essere differente dalla gente del mondo!
Romani 13:13-14 insiste a questo riguardo: «Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno». Dopo aver stigmatizzato gli eccessi nel mangiare e nel bere, l’apostolo aggiunge: «Non abbiate cura della carne per soddifarne i desideri».
L’alcool era una piaga ai tempi dei nostri padri; e lo è anche oggi. Ad esso si è aggiunto l’uso degli stupefacenti, verso i quali tanti si lasciano trascinare senza, a volte, rendersene conto. Solo la sobrietà, la padronanza di sé, unite alla forza che Dio dà, potrà salvaguardarci: «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio» (1 Corinzi 10:31).

3.3 Le risorse divine

Davanti alla tentazione proveniente dall’esterno bisognava «resistere». Ma se si è esposti all’influenza della concupiscenza della carne si deve «fuggire» (2 Timoteo 2:22). Colossesi 3:5 dice di mortificare le nostre membra che sono sulla terra; la parola «mortificare» ha il significato di lasciar «morire», provocare una necrosi rifiutando di dare nutrimento. Che triste «nutrimento» raccogliamo dalle immagini che attirano i nostri sguardi, dalle letture, dai luoghi che frequentiamo! Quel libro, quella rivista, quell’illustrazione che sembrava non avessero fatto impressione sul momento, riapparirà più tardi nella nostra mente con tutta la loro nocività.
Il Signore Gesù stesso diceva: «Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te... E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te» (Matteo 5:29-30).
Per un credente «attratto e sedotto» dalla concupiscenza della carne (Giacomo 1:14), la risorsa indicata nella Parola di Dio è «tagliare» (Matteo 5:30)! È una decisione spesso molto dura, ma che cosa prevarrà nel nostro cuore? L’amore per il Signore o la soddisfazione di noi stessi? Pietro esorta il credente ad «astenersi dalle carnali concupiscenze, che danno l’assalto contro l’anima» (1 Pietro 2:11).
Quante occasioni di caduta potrebbero essere evitate se si facesse attenzione a non «entrare in tentazione»! Il valore di Sansone in Israele è stato molto sminuito dalla concupiscenza della carne alla quale ha così tanto ceduto.
La vita di Davide è stata oscurata sino alla fine a causa di un giorno di scarsa vigilanza, nel quale la concupiscenza, risvegliata da uno sguardo, ha portato disastrose conseguenze.
Occupare bene le proprie giornate e il tempo libero è un ottimo modo per prevenire questi disastri. Il primo posto deve essere dato alla Parola di Dio e alla preghiera, nutrimento e respiro dell’anima. E di quanti altri privilegi Dio cosparge la nostra strada, perché ne godiamo «con Lui»! Una sana occupazione dello spirito con uno scopo professionale o educativo, un momento di svago, di evasione nella natura, di esercizio fisico, costituiscono un aiuto che ci preserverà dal commettere errori e peccati.
La madre di Lemuel lasciò tre consigli al figlio (Proverbi 31:3) «Non dare il tuo vigore alle donne, non frequentare quelle che mandano in rovina i re. Non si addice ai re, o Lemuel, non si addice ai re bere del vino, né ai principi desiderare bevande alcoliche: che a volte, dopo aver bevuto, non dimentichino la legge... Apri la bocca in favore del muto, per sostenere la causa di tutti gli infelici; apri la tua bocca».
Non solo, dunque, esortazioni a non fare, ma anche una positiva: aprire la nostra bocca per far parte delle ricchezze che il Signore Gesù ci ha donate. Apri la tua bocca per chi non conosce Dio e non sa parlargli. Apri la bocca per quelli che sono derelitti e abbandonati. Apri la bocca per spandere l’Evangelo della grazia. Consacra del tempo al servizio del Signore, nella sua dipendenza e per amore di Lui; potrai portare alla salvezza delle anime e, nel frattempo, sarai preservato dal commettere peccati.

Georges Andrè

venerdì 27 aprile 2012

Tu credi che c'è un solo Dio e fai bene, anche i demoni ci credono e tremano



"Fratelli miei,
considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compie appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti.

Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberamente senza rinfacciare, e gli sarà donata. Ma chieda con fede, senza aver alcun dubbio; perché chi dubita è simile a un’onda di mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Non pensi già quel tale di ricevere nulla dal Signore, essendo uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie.

Ora il fratello di umile condizione si glori della sua elevazione; e il ricco, della sua umiliazione, perché passerà come un fiore d'erba. Il sole si leva col suo calore ardente e fa seccare l’erba, e il fiore cade, e la bellezza della sua apparenza perisce; così anche il ricco appassirà nelle sue imprese.

Beato l’uomo che sostiene la prova; perché, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che Lo amano. Nessuno, quand’è tentato, dica: -Io son tentato da Dio-; perché Dio non può esser tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno; ma ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca. Poi la concupiscenza avendo concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quand’è compiuto, produce la morte.

Non errate, fratelli miei diletti; ogni donazione buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto, discendendo dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di cambiamento. Egli ci ha di sua volontà generati mediante la Parola di verità, affinché siamo in un certo modo le primizie delle sue creature.

Questo lo sapete, fratelli miei diletti; ma sia ogni uomo pronto ad ascoltare, tardo a parlare, lento all’ira; perché l’ira dell’uomo non mette in opera la giustizia di Dio. Perciò, deposta ogni lordura e residuo di malizia, ricevete con mansuetudine la Parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre.

Ma siate facitori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi. Perché, se uno è uditore della Parola e non facitore, è simile a un uomo che guarda il suo naturale viso in uno specchio; e quando s’è guardato se ne va, e subito dimentica come era. Ma chi riguarda bene dentro la legge perfetta, che è la legge della libertà, e persevera, questi, non essendo un uditore dimentichevole ma facitore dell’opera, sarà beato nel suo operare.


Se uno pensa di essere religioso, e non tiene a freno la sua lingua ma seduce il cuor suo, la religione di quel tale è vana. La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.

Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signore Gesù Cristo, il Signore della gloria, sia scevra da riguardi personali: perché, se nella vostra assemblea entra un uomo con un anello d’oro, vestito splendidamente, e vi entra pure un povero vestito malamente, e voi avete riguardo a quello che veste splendidamente e gli dite: -Tu, siedi qui in un posto onorevole-; e al povero dite: -Tu, stattene là in piedi, o siedi ai piedi del mio sgabello-, non fate voi una differenza nella vostra mente, e non diventate giudici dai pensieri malvagi?

Ascoltate, fratelli miei diletti: Iddio non ha scelto quelli che sono poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del Regno che ha promesso a coloro che l’amano? Ma voi avete disprezzato il povero!
Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e che vi traggono ai tribunali? Non sono essi quelli che bestemmiano il buon nome che è stato invocato su di voi?

Certo, se adempite la legge reale, secondo che dice la Scrittura: Ama il tuo prossimo come te stesso, fate bene; ma se avete dei riguardi personali, voi commettete un peccato essendo dalla legge convinti quali trasgressori. Poiché chiunque avrà osservato tutta la legge, e avrà fallito in un sol punto, si rende colpevole su tutti i punti. Poiché Colui che ha detto: -Non commettere adulterio-, ha detto anche: -Non uccidere-. Ora, se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei diventato trasgressore della legge.


Parlate e operate come dovendo esser giudicati da una legge di libertà. Perché il giudizio è senza misericordia per colui che non ha usato misericordia: la misericordia trionfa sul giudizio.

Che giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella sono nudi e mancanti del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: -Andatevene in pace, scaldatevi e satollatevi-; ma non date loro le cose necessarie al corpo, che giova? Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: -Tu hai la fede, ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede-.

Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano.
Ma vuoi tu, o uomo vano, riconoscere che la fede senza le opere non ha valore?
Abramo, nostro padre, non fu giustificato per le opere quando offrì il suo figliolo Isacco sull’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta; e così fu adempiuta la Scrittura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia; e fu chiamato amico di Dio.
Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto. Parimenti, Raab, la meretrice, non fu anche lei giustificata per le opere quando accolse i messaggeri e li mandò via per un altro cammino?


Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

Fratelli miei, non siate molti a fare da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio.Poiché tutti falliamo in molte cose.

Se uno non falla nel parlare, esso è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo.
Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi guidiamo anche tutto quanto il loro corpo.
Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e siano sospinte da forti venti, sono dirette da un piccolissimo timone, dovunque vuole il comando di chi le governa. Così anche la lingua è un piccolo membro, e si vanta di grandi cose. 
Vedete un piccolo fuoco, che gran foresta incendia! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e infiamma la ruota della vita, ed è infiammata dalla geenna.


Ogni sorta di fiere e d’uccelli, di rettili e di animali marini si doma, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male senza posa, è piena di mortifero veleno. Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che son fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca procede benedizione e maledizione.
Fratelli miei, non dev’essere così. La fonte getta essa dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può, fratelli miei, un fico fare olive, o una vite fichi? Neppure può una fonte salata dare acqua dolce.


Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere in mansuetudine di sapienza.
Ma se avete nel cuor vostro dell’invidia amara e uno spirito di contenzione, non vi gloriate e non mentite contro la verità. Questa non è la sapienza che scende dall’alto, anzi questa è terrena, carnale, diabolica. Poiché dove sono invidia e contenzione, vi è disordine ed ogni cattiva azione.
Ma la sapienza che è da alto, prima è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia.

Ora il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che s’adoperano alla pace.
Da dove vengono le guerre e le contese fra voi? Non è da questo? cioè dalle vostre voluttà che guerreggiano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere; voi contendete e guerreggiate; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri.

O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio.
Ovvero pensate voi che la Scrittura dichiari invano che lo Spirito che Egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia?
Ma Egli dà maggior grazia; perciò la Scrittura dice: Iddio resiste ai superbi e dà grazia agli umili. Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio, ed Egli si avvicinerà a voi.

Nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! Siate afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegrezza in mestizia! Umiliatevi nel cospetto del Signore, ed Egli vi innalzerà.

Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli. Chi parla contro un fratello, o giudica il suo fratello, parla contro la legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei un osservatore della legge, ma un giudice. Uno soltanto è il legislatore e il giudice, Colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?

Ed ora a voi che dite: -Oggi o domani andremo nella tal città e vi staremo un anno, e trafficheremo, e guadagneremo-; mentre non sapete quel che avverrà domani! Che cos’è la vita vostra? Poiché siete un vapore che appare per un po’ di tempo e poi svanisce. Invece di dire: -Se piace al Signore, saremo in vita e faremo questo o quest’altro-. Ma ora vi vantate con le vostre millanterie. Ogni simile vanto è cattivo.

Colui dunque che sa fare il bene, e non lo fa, commette peccato.

A voi ora, o ricchi; piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso!
Le vostre ricchezze sono marcite, e le vostre vesti son rose dalle tignole. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro a voi, e divorerà le vostre carni come un fuoco.
Avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto i vostri campi, e del quale li avete frodati, grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti.

Voi siete vissuti sulla terra nelle delizie e vi siete dati ai piaceri; avete pasciuto i vostri cuori in giorno di strage. Avete condannato, avete ucciso il giusto; egli non vi resiste.

Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Ecco, l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate anche voi pazienti; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.

Fratelli, non mormorate gli uni contro gli altri, onde non siate giudicati; ecco, il Giudice è alla porta. 

Prendete, fratelli, per esempio di sofferenza e di pazienza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sofferto con costanza. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e avete veduto la fine riserbatagli dal Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.


Ma, innanzi tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra, né con altro giuramento; ma sia il vostro sì, un semplice sì, e il vostro no, un semplice no, affinché non cadiate sotto giudizio.

C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Salmeggi.
C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su di lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e se ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi.
Confessate dunque i falli gli uni agli altri, e pregate gli uni per gli altri onde siate guariti; molto può la supplicazione del giusto, fatta con efficacia.
 
Elia era un uomo sottoposto alle stesse passioni come noi, e pregò ardentemente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.


Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e uno lo converte, sappia colui che chi converte un peccatore dall’errore della sua via salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati."

Amici, questa è la lettera di "Giacomo, servitore di Dio e del Signor Gesù Cristo" che ha indirizzato tale scritto "alle dodici tribù che sono nella dispersione". Pace.

martedì 24 aprile 2012

La vera dottrina di Dio



“Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s'attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla” (I Timoteo 6:3).

Molti credenti recitano a memoria la solita frase ad effetto: “credi nel Signore Gesù e sarai salvato”; costoro dimenticano però che anche i demoni credono, ma non per questo sono salvati (Giacomo 2:19).
Credere in Dio e nel suo Figlio Gesù è il principio della vita cristiana; la vita in Cristo Gesù si manifesta in ogni cristiano mediante l’operare per la fede nella Parola e il seguire la dottrina e i giusti insegnamenti del nostro Signore Gesù.
Ognuno di noi ha una responsabilità dinanzi a Dio sia della sua condotta nella chiesa per per ogni suo dono che ha ricevuto dallo Spirito Santo per l’edificazione della Chiesa di Dio.

Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha IddioChi dimora nella dottrina  ha il Padre e il Figliuolo” (II Giovanni 1:9).
Qui abbiamo una scrittura che con certezza ci dice che chi non si attiene all’insegnamento della Parola di Dio, che è la Bibbia, non ha lo Spirito di Dio e non appartiene a Lui.
Perciò, dobbiamo avere una sana comprensione della Parola di Dio e dei suoi insegnamenti.
La dottrina che il cristiano segue è importante. Vediamo cosa dice in proposito la Parola di Dio. “E Gesù rispose loro e disse: La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato”. (Giovanni 7:16)
È di vitale importanza, dunque, per ognuno di noi conoscere la sana e vera dottrina di Dio.
La Parola di Dio invita
  • chi insegna a:

nutrirsi della sana dottrina: “Rappresentando queste cose ai fratelli, tu sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito delle parole della fede e della buona dottrina che hai imparata” (I timoteo 4:6).

esporre le dottrine con sincerità: "Poiché noi non siamo come quei molti che adulterano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo". (II Corinzi 2:17).

tenersi attaccati fermamente alla sana dottrina: "Attieniti con fede e con l'amore che è in Cristo Gesù al modello delle sane parole che udisti da me" (II Timoteo 1:13); "attaccato alla fedele Parola quale gli è stata insegnata, onde sia capace d'esortare nella sana dottrina e di convincere i contradittori" (Tito 1:9).

esporre le cose conformi alla sana dottrina: “Ma tu esponi le cose che si convengono alla sana dottrina” (Tito 2:1).

  • chi ascolta a:

verificare cosa si predica nella propria chiesa piuttosto che del modo di insegnare: “Diceva loro ancora: «Badate a ciò che uditeCon la misura con la quale misurate sarete misurati pure voi; e a voi sarà dato anche di più; poiché a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha»” (Marco 4:24-25).

ubbidire alla Parola di Dio porta alla conoscenza di Dio: “Se uno vuol fare la volontà di Lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio” (Giovanni 7:17)

Ma quale è la sana dottrina di cui parla la scrittura? Cos' è la sana dottrina?
“Sana” è un’espressione vecchio stile. Negli scritti di Paolo a Timoteo e a Tito, “sana” significa affidabile, accurata o fedele. Si tratta di un’immagine che trae origine dal mondo della medicina e significa completo o in buona salute. In 1 Timoteo 1, leggiamo che la sana dottrina è modellata secondo il Vangelo ed è l’opposto dell’empietà e del peccato.
Paolo, in 1 Timoteo 6:3, in modo ancora più chiaro contrappone alle “false dottrine” “le“ sane parole del Signore nostro Gesù Cristo” e la “dottrina che è conforme alla pietà”. Così, nella sua seconda lettera a Timoteo, egli esorta Timoteo, dicendo: “Prendi come modello le sane parole che hai udite da me” (2 Timoteo 1:13). L’apostolo lo avverte che “verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie” (2 Timoteo 4:3).
La parola “dottrina” significa studio approfondito dell’insieme di cognizioni ovvero dei principi teorici fondamentali ed organici sui quali è basato un movimento; nel nostro caso una comunione di credenti il cui oggetto di studio è la Bibbia.
Ogni cristiano che si affida alla Parola di Dio che è la Bibbia e la pone a fondamento della sua fede, trova in essa la vera dottrina. Con l’aiuto dello Spirito Santo, il vero credente studia tutti i giorni la Bibbia per crescere nella conoscenza del Signore e per imparare quale è la Sua volontà allo scopo di mettere in pratica i comandamenti di Gesù.
Il mondo cristiano è diviso in una miriade di denominazioni a causa delle diverse dottrine inventate dagli uomini. Ma come dice Paolo la verità è che “c’è un solo Dio, un solo Signore Gesù Cristo e un solo Spirito Santo” (Efes 4:4) e quindi una sola dottrina e una sola chiesa.
Ripeto: “Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio” (2Giov 9).
Dunque, esiste la dottrina di Gesù Cristo. E Gesù è colui che ci ammaestra nella Sua dottrina se siamo veramente suoi discepoli (=scolari, alunni) con il desiderio di voler apprendere.
“Gesù rispose loro: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio”. (Giov 7:16-17).
La SANA DOTTRINA del Signore è fondamentale e chi non si attiene ad essa non appartiene a Lui: (1Tim 6:3-5) "Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, esso è gonfio e NON SA NULLA, ma langue intorno a dispute di parole dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni di uomini corrotti di mente e PRIVATI DELLA VERITA’, i quali stimano la pietà esser fonte di guadagno".
La sana dottrina significa anche NON essere un fornicatore (o idolatra) , un sodomita, un bugiardo, uno spergiuro, un’ipocrita, ecc. (1Tim 1:10)
Le scritture ci invitano a crescere nella conoscenza della Parola “affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore” (Efes 4:14).
In Ebrei al capitolo 6 viene spiegato come alcuni punti della dottrina siano fondamentali e nello stesso tempo chiarisce il concetto dell’apprendimento graduale per la crescita del credente: “perciò lasciando l’insegnamentoELEMENTARE intorno a Cristo, tendiamo a quello perfetto, e non stiamo a porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno”.
Io credo che questo sia il tempo a cui Paolo si riferiva quando scrisse:
(2Tim 4:3) “Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla Verità e si volgeranno alle favole”.
Perciò dobbiamo stare attenti a ciò che ascoltiamo e che cosa insegniamo e fare tesoro di ciò che la Parola di Dio ci dice.
La giusta e sana dottrina la troviamo solo nella Parola di Dio ed essa mette in guardia tutti noi dalla falsa dottrina di tanti presunti cristiani che sono all’interno della chiesa  nel mondo.

DIO ODIA LA FALSA DOTTRINA

Cristo stesso ha avvertito la chiesa contro la dottrina di Jezebel. "Tu permetti a quella donna Jezebel, che si dice profetessa, di insegnare e sedurre i miei servi inducendoli a fornicare e a mangiare cose sacrificate agli idoli" (Apocalisse 2:20).
La parola greca usata qui per Jezebel è un sinonimo di falso dottore. Questa donna rappresenta chiaramente la falsa dottrina; infatti, Gesù lo precisa più avanti "...a quanti non hanno questa dottrina..." (Apocalisse 2:24).
Ma quale è questa falsa dottrina che seduce e inganna molti figli di Dio?
Parlando di questa seduzione, il noto pastore evangelista David Wilkerson nel 1988 scrisse:
Il marchio di un cristiano sedotto è il fatto che si fa "trasportare" da insegnamenti nuovi, diversi e strani. La Bibbia avverte: "Non lasciatevi trasportare qua e là da varie e strane dottrine" (Ebrei 13:9). Non lasciatevi trascinare al guinzaglio da un posto all'altro. Non sta parlando di chi di tanto in tanto si reca a sentire la predicazione di un vero uomo di Dio che predica Cristo e il pentimento. Sta invece riferendosi a chi corre di luogo in luogo, di seminario in raduno, di chiesa in chiesa, da una riunione di guarigione all'altra, verso presunti battesimi spirituali,  senza aver messo le radici. Le loro orecchie sono pronte a recepire sempre qualcosa di nuovo, qualcosa di sensazionale, qualcosa di divertente, qualcosa di piacevole alla carne.… bighelloni, foglie secche trasportate da venti di dottrine. Queste persone non ritornano una seconda volta perché ci rifiutiamo di coccolarle e di accoglierle. Vogliono essere approvate e non riprovate. Perciò se ne ritornano dai loro insegnanti - gli adulatori, i felici propugnatori del "pensiero positivo". Somigliano agli ateniesi che "non avevano passatempo migliore che quello di dire o ascoltare qualche novità" (Atti 17:21). Paolo avvertiva Timoteo: "Non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie" (2 Timoteo 4:3).
Il marchio di un credente maturo è il rifiuto di essere "trasportati da ogni vento di dottrina" (Efesini 4:14). Questi credenti non posso venire manipolati da alcun insegnante. Non hanno bisogno di correre qua e là perché stanno crescendo in Cristo. Si stanno saziando di erba verde. Hanno circonciso i loro orecchi, e provano ogni insegnante, ogni dottrina, per vedere se è conforme alla santità di Cristo. Riescono a discernere le false dottrine, e hanno repulsione per qualsiasi insegnamento strano e nuovo. Hanno imparato da Cristo. Non si appoggeranno a musica, amici, personalità miracoli, o lingue strane, ma saranno condotti da una fame per la pura Parola.
Nel mondo ci sono moltitudini di pastori, di insegnanti e di evangelisti, che sono completamente sotto il giogo della dottrina di Jezebel.
Credo che il successo spirituale di una congregazione consista nell’attenersi alla sana dottrina di Cristo.
Ogni membro della chiesa deve avere fiducia nell’insegnante, è vero, ma soprattutto deve esaminare la parola che viene insegnata e, se è da Dio, la deve accettare altrimenti esprimere un rifiuto della dottrina se non è di Cristo.
La sana dottrina di Cristo non è il pensiero dell’uomo, il sentimento dell’uomo che spesso (anzi sempre) tende ad allontanarsi dalla verità adottando la Parola di Dio alle sue esigenze ed emozioni.
Le divisioni della Chiesa di Dio sono nate e nascono da questo principio che consiste all’adattamento della Parola di Dio alle esigenze ed emozioni dell’uomo.
In altri termini, alcuni "maestri" della parola prendono alcune scritture – quelle che fanno al caso loro – e le stabiliscono a fondamento e giustificazione della propria dottrina, e come spesso accade, altri "maestri" usano le stesse parole per contraddire quella dottrina e confermare la propria. E così via all’infinito.
Perché questi predicatori sono in errore? Cosa c’è che non va? Perché questa confusione?
La verità è che questi predicatori non studiano la Parola di Dio allo scopo di fare la Sua volontà, ma la studiano come adattare la scrittura alla propria volontà maestri secondo le loro proprie voglie” come dice Paolo in Timoteo 4:3.
Fratelli, conformiamoci alla Parola di Dio che è la Bibbia: questo è l’insegnamento di Dio.
Teniamo sempre a mente che Dio è sempre lo stesso (Ebrei 13:8), in Lui non c’è mutamento; la sua legge, i suoi comandamenti, i suoi precetti, la sua Parola sono sempre gli stessi.
Siamo invitati da Dio a studiare, da bravi discepoli, la sua Parola ma solo perchè tramite essa si possa comprendere quale sia  la Sua volontà per ognuno di noi.

LE DOTTRINE DEVONO ESSERE PROVATE CON LE SACRE SCRITTURE
" Ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata. Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna già da tempo è all'opera e la loro rovina non si farà aspettare. "(2 Pietro 2:1-3)"
Stiamo attenti a cosa insegniamo e a cosa ascoltiamo specialmente nella chiesa; Dio vuole che noi abbiamo ildiscernimento giusto degli spiriti: Diletti, non crediate ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio; perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo” (I Giovanni 4:1).

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

contatori

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
Alla ricerca di me stesso con l'aiuto di Gesù

Badge di Facebook