per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

martedì 24 febbraio 2015

Cristo è presente!


Una futile opposizione

Non c’è nulla nella storia del mondo che sia più ostinatamente odiato, osteggiato e votato alla distruzione del popolo di Dio nelle sue espressioni prima ebraica e poi cristiana. ...e c'é persino chi li critica quando "osano" difendersi! Le vittime di quest’odio si contano a milioni e a tutt’oggi il solo fatto di identificarsi con il Nazareno può condurre alla morte immediata e nel modo più crudele. La maggior parte di questi martiri è disposto a rinunciare alla propria vita, ma non rinnegherà mai Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore, e muore invocando il Suo nome. Minacce di qualunque tipo non intimidiscono in alcun modo i seguaci del Cristo che non solo perseguitati non diminuiscono, ma aumentano! Confermano così quanto già diceva l’antico Tertulliano: "Il sangue dei martiri è seme di cristiani".
Vana e futile è l’ostinazione ad opporsi al Signore Gesù Cristo e a coloro che Gli appartengono, qualunque sia il metodo che escogitano a quel fine. A Giovanni, confinato sull’isola di Patmos a motivo della sua fede, nel pure vano tentativo di impedire il suo ministero, il Signore Gesù apparve rivolgendogli queste parole: “Non temere, io sono il primo e l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades” (Apocalisse 1:17-18).

Una presenza costante

Immaginatevi un appello fatto nelle circostanze più diverse, in ogni ora e tempo. Quando il Suo nome viene pronunciato, Egli non manca mai. Gesù, il Cristo? Presente! Potremmo veramente dire che Egli è “il presente” per eccellenza, così come Lui stesso ha rivelato, ha promesso e mantiene. “Io sarò con voi”, dice Gesù ai Suoi discepoli prima di uscire fisicamente dalla scena di questo mondo.
Come esplicitamente ci rivela il prologo del vangelo secondo Giovanni, la Parola, anche identificata come l’eterno Figlio di Dio, è una presenza costante nell’Essere stesso di Dio come pure si rileva in vari momenti della nostra storia.
La Parola era presente ed operante nell’atto della Creazione e diventa uomo in Gesù di Nazareth. Benché fondamentali, non si tratta, però, delle sole due espressioni dell’attiva presenza della Parola di Dio. La troviamo in diversi episodi dell’Antico Testamento nelle apparizioni rivelatorie di quel che va sotto il nome di “Angelo del Signore”.
Il Cristo era pure presente quando il patriarca Noè, “predicatore di giustizia”, denunciava il peccato della sua generazione e la chiamava al ravvedimento. Allo stesso modo il Cristo è presente quando l'Evangelo è annunciato oggi e vediamo che i peccatori prendono coscienza dei loro peccati, li confessano e invocano con fiducia la salvezza che viene loro annunciata nella persona e nell'opera di Cristo. Cristo non solo è presente nell'annuncio della Parola, ma è presente con il pane e il vino della Cena del Signore, memoria efficace del Suo sacrificio sulla croce per la nostra redenzione. Cristo è pure efficacemente presente con l'acqua del Battesimo, quando esso suggella le promesse dell'Evangelo.

Il testo biblico

Cristo, Parola di Dio, era presente, è presente e sarà presente, questo è ciò di cui parla l'apostolo Pietro nel seguente testo biblico. In particolare evidenza egli pone la presenza salvifica della Parola di Dio al tempo di Noè e quella che si manifesta al momento del Battesimo, due momenti che collega attraverso il segno dell'acqua. Leggiamolo ed esaminiamolo punto per punto.
“(18) Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito. (19) E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, (20) che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua. (21) Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, (22) che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti” (1 Pietro 3:18-22).

Presenza trans-temporale

La prima affermazione che il testo fa è quella della sostanza dell’Evangelo che noi annunciamo: il ministero e l’opera compiuta dal Cristo ha valore ed efficacia trans-temporale. "Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito" (18).
Quando Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio, è morto sulla croce, è avvenuto, una volta per sempre, quel sacrificio attraverso il quale è stato espiato il peccato di coloro che Dio ha destinato alla salvezza. E' su quella base che essi possono essere condotti a Dio. Gesù, il Cristo, il Giusto per eccellenza, ha preso su di sé la condanna, espiandola completamente per loro, che essi, ingiusti, meritavano, e ne sono stati liberati. L'eterno Figlio di Dio, dalla morte, però, non poteva essere trattenuto ed, espiata quella pena, risorge dai morti nella potenza dello Spirito Santo manifestandosi come il Vivente. In comunione con Lui, coloro che Gli sono stati affidati, peccatori credenti di ogni tempo, tipo e paese, condividono la Sua vittoria e saranno per sempre alla presenza di Dio.
Questa è la sostanza stessa dell'annuncio dell'Evangelo cristiano: l'opera del Cristo, insostituibile, unica nel suo genere, la cui efficacia attraversa ogni tempo e paese. Ecco perché la fede cristiana non può essere equiparabile ad alcuna religione o filosofia di vita. Chi lo comprende sa che a quel livello, nessun "ecumenismo" è possibile. "Non c'è nessun altro nome...".

Presenza sincronica

La Parola di Dio, che precede il tempo, entra nel tempo in Gesù di Nazareth, e opera efficacemente in maniera trans-temporale, opera pure in maniera sincronica tanto da potersi dire che “andò a predicare” alla generazione di Noè: “E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere”.
Il Cristo non è mai rimasto inattivo: prima, durante, dopo il Suo ministero palestinese Egli è Colui che va e che predica. E’ lo stesso che denuncia il peccato, rivolge il suo appello al ravvedimento e proclama la grazia a quell’antica umanità.
Ai tempi del patriarca Noè l'umanità si manifestava con gli stessi tratti di oggi: “La malvagità degli uomini era grande sulla terra e ... il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” (Genesi 6:5). Allora come oggi, aspirava alla libertà da Dio e da ogni vincolo morale, senza rendersi conto di essere “pieni di amarezza e prigionieri di iniquità” (Atti 8:23), di fatto “trattenuti in carcere” e asserviti al peccato. La vera libertà, infatti, è quella che si vive in comunione con Dio ed in armonia con le Sue leggi, tutto il resto è schiavitù. Gesù dice: “In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8:34).
Di fronte a tutto questo, né allora né oggi, Dio non è indifferente. Inevitabilmente dal cielo Egli reagisce in conformità al Suo carattere. Esprime la Sua giustizia manifestando la Sua giusta ira ed indignazione, come pure la Sua misericordia, inviando la Sua Parola con l'appello al ravvedimento ed alla salvezza portato dai Suoi servitori. L'Apostolo scrive: “Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia” (Romani 2:6-8).
In ogni epoca ed anche nelle peggiori fra le circostanze, per grazia, Dio si riserva un popolo che gli sia fedele, che testimoni della verità e denunci il male. E' così che Dio rende inescusabile il mondo che gli è ribelle e che riceverà il Suo giusto castigo. In quella generazione Iddio aveva manifestato la Sua grazia rendendo Noè e la sua famiglia un’eccezione all’andazzo di quel mondo: “Noè trovò grazia agli occhi del SIGNORE. (…) Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio" (Genesi 6:5-9).
Amplifica tutto questo lo stesso Pietro, nella sua seconda epistola: "... se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di empi; se condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro sarebbero vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro opere inique), ciò vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio; e soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri impuri e disprezzano l'autorità" (2 Pietro 2:4-10).
La Parola di Dio non ha soltanto risuonato al tempo di Noè e di Lot. Il diluvio universale e la distruzione di Sodoma e Gomorra servono per ammonire quelli che in futuro sarebbero vissuti in modo empio, per ammonire anche noi. La Parola di giudizio e di salvezza di Dio si era manifestata loro non meno di quanto si manifesta oggi nella predicazione fedele dell'Evangelo ed in essa si rende presente il Cristo. Cristo era “andato a predicare” e “viene a predicare” ancora oggi, rendendosi vivo ed efficace.

Presenza ed attesa

Cristo è sempre presente, ma spesso la sua presenza non si manifesta evidente a tutti perché “è in attesa”, come dice il versetto 20: “...che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua”.
Della generazione di Noè l’Apostolo mette prima di tutto in rilievo la sua ribellione. Si tratta della ribellione a Dio ed alla Sua Legge che caratterizza la condizione umana ed in cui persiste, nonostante i ripetuti giudizi di Dio che si sono già abbattuti sull’umanità e che alla massa non hanno insegnato nulla. L'apostolo Paolo così si esprime parlando di quando i suoi interlocutori, per grazia di Dio, hanno desistito dalla loro ribellione deponendo le armi: "Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri" (Efesini 2:1-13).
Il testo proclama, poi, la pazienza di Dio, quella che Egli esercitava “mentre si preparava l’arca”, predicazione vivente della grazia di Dio. La pazienza di Dio, però, giunge a termine, ha un limite, come deve avere un limite la pur necessaria tolleranza del peccato che deve avere come unico fine il “dare tempo” al ravvedimento. La pazienza di Dio dura fintanto che l’arca di salvezza è completata e vi è entrato chi vi deve entrare, e poi Dio ordina che le porte siano chiuse. Come dice Pietro stesso nella sua seconda epistola: "Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento" (2 Pietro 3:9). La pazienza di Dio è grande, ma peccatori impenitenti non entreranno nel regno di Dio (nessuno deve farsene illusione), “non eredireranno il regno di Dio”: "Non v'ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio. Or tali eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Corinzi 6:10-11).
Quando ci si scontra con ostinati cuori impenitenti, quando si è concesso abbastanza tempo per riflettere e cambiare, anche la necessaria tolleranza della disciplina cristiana deve avere un limite oltre il quale non può andare senza trasformarsi in compiacenza ed ipocrisia. Gli impenitenti devono essere consapevoli di accumulare “massa di ira” che come quella che accumula un nuvolone nero pieno di pioggia che ad un certo punto esplode in un temporale. Il giudizio di Dio è pure una realtà che “esploderà” a suo tempo, e non vi sarà più la possibilità del ravvedimento. “Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio” (Romani 2:5).
Poche anime”, però, si rifugiano nell’arca e vi trovano salvezza. Il numero molto limitato dei salvati oggi “scandalizza” molte persone. Vorrebbero poter dire, se “solo otto persone” su milioni hanno hanno accolto la predicazione del giudizio e della grazia, vi deve essere “qualcosa che non va” nella predicazione! “Proviamo a fare in un altro modo! Cerchiamo di essere più tolleranti! Predichiamo un messaggio che sia più accettabile alla massa della popolazione. Rendiamogli ‘più facile’ la sua accoglienza, moderiamone i termini, magari molta più gente ‘entrerà nell’arca’. Intanto, ‘ritardiamo il diluvio’, ‘non c’è fretta’”. Convenientemente ci dimentichiamo troppo spesso quel che dice Gesù: "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano" (Matteo 7:13-14).
Quelle poche persone vengono salvate “attraverso l’acqua”. Perché Dio non ha manifestato il Suo perdono indipendentemente dall’acqua del Suo giudizio? Perché non perdona “e basta”? Perché è stato necessario che Cristo Gesù morisse in croce perché questa salvezza potesse essere realizzata? Perché Dio non solo è misericordioso, ma anche giusto. Non sarebbe stato giusto se Egli avesse solo “passato un colpo di spugna” sui nostri peccati. La Sua legge à una cosa seria e va rispettata, come devono essere applicate le sanzioni che essa prevede per i suoi trasgressori. Il giudizio di Dio deve cadere sul trasgressore. Esso inevitabilmente cadrà su di te se non chiedi che valga per te l’espiazione che Cristo ha compiuto sulla croce. Si potrebbe dire: “Scegli: o il giudizio di Dio, quello che tu meriti, si abbatte su di te, oppure si abbatte per te su Cristo e tu ne sarai liberato. Non vi sono alternative: o te o Cristo. La salvezza è sempre “attraverso l’acqua”, attraverso il giusto giudizio di Dio, e mai senza di esso.
Cristo è presente durante la paziente attesa di Dio ed è presente nell’espressione del giudizio di Dio.

Presenza nell’atto del Battesimo

La presenza del Cristo si manifesta poi nell’atto del Battesimo allorché la Parola, di cui è segno, lo accompagna. “Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo” (21).
L’acqua del diluvio, espressione del giudizio di condanna che Dio esegue sull’umanità ribelle di quel tempo, diventa simbolo del giudizio stesso di Dio ed a sua volta del Battesimo cristiano.
L’acqua del Diluvio universale purifica il mondo dall’empietà, così come un giorno lo farà il fuoco eliminando i ribelli dalla faccia della terra. Attraverso quell’acqua Noè e la sua famiglia vengono salvati dalla grazia di Dio nel mezzo di salvezza che Dio ha loro provveduto, l’arca. La lettera agli Ebrei dice: “Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò un'arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede” (Ebrei 11:7). Noè e la sua famiglia passano attraverso l’acqua del giudizio di Dio, così come l’antico Israele era passato attraverso le acque del Mar Rosso che si erano ritirate per lasciarli passare, ma in quelle stesse acque annega Faraone ed il suo esercito. La salvezza e la vita di alcuni attraverso le acque che sono la condanna e la morte di altri.
L’acqua del Battesimo cristiano, afferma Pietro, non ha a che fare con l’eliminazione di sporcizia dal corpo. Essa è segno ed annuncio dell’opera di Cristo che elimina la sporcizia morale e spirituale che ci separa da Dio. Chi chiede il Battesimo invoca Dio che, in Cristo, applichi alla vita sua e della sua famiglia l’efficacia purificatrice della Sua opera affinché la loro coscienza morale e spirituale sia ripulita dal peccato che la guasta, mettendola in grado così di discernere ciò che è gradito a Dio e di viverlo giorno per giorno, da quel momento in poi.
È così che il Battesimo diventa significativo non solo per l’individuo che lo chiede, ma anche per l’intero nostro nucleo familiare con tutti i suoi componenti. Quando il Nuovo Testamento parla del Battesimo non si tratta tanto, infatti, di un atto individualistico, ma include spesso l’intero nucleo familiare. Il battesimo di famiglia è il tipo di battesimo che la Scrittura descrive quando parla di coloro che dovrebbero essere battezzati. In Atti 16 la famiglia sia di Lidia che del carceriere di Filippi furono battezzate da Paolo (vv. 15, 33). Paolo parla in I Corinzi 1:16 di aver battezzato la famiglia di Stefana. Noi leggiamo in Atti 10:48 del battesimo della casa di Cornelio da parte di Pietro. Questo è il modello neotestamentario del battesimo. Il battesimo di case e famiglie segue dalla fede nel patto familiare di Dio: che Egli sovranamente, graziosamente, ed immutabilmente promette la salvezza a famiglie e case, promettendo di essere il Dio di credenti e dei loro figli (Genesi 17:7; Atti 2:39). La pratica di battezzare famiglie o case, seguendo il chiaro esempio della Scrittura stessa, ci ricorda il fatto che Dio Stesso è una famiglia, Padre, Figlio, e Spirito Santo, e che Egli magnifica la Sua grazia e rivela Se Stesso nel mandare la salvezza a famiglie. Egli è, in verità, il Dio di famiglie (Salmo 107:41).
È il Battesimo che “salva”? Alcuni pensano di sì e fanno riferimento (mozzandolo) a ciò che dice Pietro in questo testo. Pietro però dice: “Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo”. È Gesù Cristo che salva, non il Battesimo. Gesù salva attraverso la Sua opera efficace applicata dallo Spirito Santo ai credenti e che trova nella Sua risurrezione il fondamento. Il Battesimo ne è l’espressione simbolica in cui Cristo si compiace di manifestarsi allorché sia accompagnato dall’annuncio dell’Evangelo. Il Battesimo di per sé stesso, però, non ha alcuna sua potenza intrinseca che possa essere distaccato dalla fede di chi lo riceve e dall’annuncio della Parola che lo accompagna.
Che significa essere battezzati? Risponde molto bene la Confessione di fede elvetica che dice: “Essere battezzato nel nome di Gesù Cristo non è altro infatti che essere iscritto, in­trodotto e ricevuto nell’alleanza e nella famiglia, cioè nell’ere­dità dei figli di Dio, ed essere anche chiamato fin d’ora con il nome di Dio, cioè figlio di Dio, essendo stato purificato dalle sozzure del peccato e dotato di diverse grazie di Dio per con­durre una vita nuova e innocente. Il battesimo quindi ci ri­corda e ci rappresenta al vivo questo grande beneficio di Dio e questa grazia inestimabile fatta al genere umano. In effetti, noi nasciamo tutti con la macchia del peccato e siamo figli dell’ira, ma Dio, che è ricco di misericordia (Ef. 2:4), ci ripuli­sce e purifica gratuitamente dai nostri peccati mediante il san­gue del suo Figlio, adottandoci in lui per suoi figli, e ci unisce a sé con una santa e sacra alleanza, arricchendoci di diversi doni e grazie perché possiamo condurre una vita nuova (Ef. 1,:5). Ora tutte queste cose vengono a noi assicurate dal bat­tesimo. In esso, noi siamo infatti interiormente rigenerati, pu­rificati e rinnovati davanti a Dio mediante lo Spirito Santo, ri­cevendo esteriormente un sigillo e una testimonianza dei grandissimi doni ricevuti nell’acqua del battesimo, mediante la quale ci vengono rappresentati e come posti davanti agli occhi i grandissimi benefici del nostro Dio”.

Presenza alla destra di Dio

Il coronamento della presenza del Cristo è rappresentato dall’Ascensione di Cristo risorto alla destra della maestà di Dio. Pietro scrive: “...che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti” (22). È così che il Cristo, l’eterna Parola di Dio, viene posto sul trono accanto a Dio Padre, come autorità massima e impareggiabile. Il Cristo "svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre" (Filippesi 2:7-11).
Egli è l’eterno Re dei re e Signore dei Signori, il nostro Signore e Salvatore a cui nessuno può essere pari. Là su quel trono Egli è presente per noi. Il mondo potrà anche condannarci, ma abbiamo una certezza, insieme a tutto il popolo di Dio: “Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi” (Romani 8:34). Egli ci sostiene costantemente con la Sua intercessione. Non abbiamo più nulla da temere, neanche di fronte alla sorte peggiore di cui potrebbero farci oggetto la gente empia e ribelle di questo mondo, bugiardi ed assassini. Possiamo portare con fierezza il nome di Cristo sulle nostre labbra ed anche cantarlo in faccia ai nostri aguzzini. Come dice l’apostolo Paolo: "È anche per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno" (2 Timoteo 1:12).
di Paolo Castellina


"Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato."
(1Pietro 4:14)
 

giovedì 19 febbraio 2015

Perchè Faraone si oppose alla partenza del popolo di Israele dall'Egitto?

Conoscere la risposta a questa domanda, ci fa comprendere chiaramente come Dio ha operato nel passato, e anche come Dio opera oggi, perché Iddio non è mutato, ma è sempre lo stesso.
Sta scritto:

«E l’Eterno disse a Mosè: ‘Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura di fare dinanzi a Faraone tutti i prodigi che t’ho dato potere di compiere; ma io gl’indurerò il cuore, ed egli non lascerà partire il popolo.» (Esodo 4:21)

L’Eterno parla a Mosè, e gli dice chiaramente che è LUI che avrebbe INDURATO il cuore di Faraone per non far partire il popolo.

«Poi l’Eterno disse a Mosè: ‘Levati di buon mattino, presentati a Faraone, e digli: Così dice l’Eterno, l’Iddio degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, perché mi serva; poiché questa volta manderò tutte le mie piaghe sul tuo cuore, sui tuoi servitori e sul tuo popolo, affinché tu conosca che non c’è nessuno simile a me su tutta la terra. Che se ora io avessi steso la mia mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato sterminato di sulla terra. Ma no; io t’ho lasciato sussistere per questo: per mostrarti la mia potenza, e perché il mio nome sia divulgato per tutta la terra. E ti opponi ancora al mio popolo per non lasciarlo andare?» (Esodo 9:13-17)


Questo è l’ordine che Dio diede a Mosè e le parole che avrebbe dovuto dire a Faraone, e così ha fatto. Ma queste parole che Mosè ha detto a Faraone, non annullano per nessuna ragione quello che Dio ha detto nel passo precedente a questo appena citato, anzi, comprendiamo chiaramente che Faraone non faceva partire il popolo d’Israele non per sua volontà, ma perché Iddio lo induriva.
Mosè aveva avuto l’ordine dall’Eterno di dire quelle parole, ma sapeva bene, perché Iddio glielo aveva già predetto, che non li avrebbe fatti uscire dall’Egitto in quanto Iddio AVEVA decretato che avrebbe INDURATO il cuore di Faraone per non farli uscire.
Ciò che abbiamo citato sopra delle Scritture sacre, viene preso ad esempio dall’apostolo Paolo, nel discorso che fa ai romani per spiegare e convincerli che Dio fa misericordia a chi vuole e indura chi vuole, e che non dipende né da chi VUOLE nè da chi corre, ma da Dio che fa misericordia, e lo fa in questa maniera:

«Poiché la Scrittura dice a Faraone: Appunto per questo io t’ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza, e perché il mio nome sia pubblicato per tutta la terra. Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole.» (Romani 9:17,18)

Faraone servì nell’opera di Dio affinché Egli si facesse un nome, e per farsi un nome Iddio doveva fare tutti quei segni e prodigi che poi sono avvenuti in Egitto, e solo dopo di ciò Faraone ha lasciato libero il popolo di Israele, nel momento in cui Iddio ha deciso di farlo.
Anche Salomone scrisse che i re dipendono da Dio, secondo quanto è scritto:

«Il cuore del re, nella mano dell’Eterno, è come un corso d’acqua; egli lo volge dovunque gli piace.» (Proverbi 21:1)

E di seguito leggiamo una ulteriore conferma che Dio opera e agisce nei cuori dei Re come Egli vuole e per lo scopo che vuole:

«Nel primo anno di Ciro, re di Persia, AFFINCHE’ S’ADEMPISSE LA PAROLA DELL’ETERNO pronunziata per bocca di Geremia, l’Eterno DESTO’ lo spirito di Ciro, re di Persia, il quale, a voce e per iscritto, fece pubblicare per tutto il suo regno quest’editto: ‘Così dice Ciro, re di Persia: L’Eterno, l’Iddio de’ cieli, m’ha dato tutti i regni della terra, ed egli m’ha comandato di edificargli una casa a Gerusalemme, ch’è in Giuda. Chiunque tra voi è del suo popolo, sia il suo Dio con lui, e salga a Gerusalemme, ch’è in Giuda, ed edifichi la casa dell’Eterno, dell’Iddio d’Israele, dell’Iddio ch’è a Gerusalemme. Tutti quelli che rimangono ancora del popolo dell’Eterno, in qualunque luogo dimorino, la gente del luogo li assista con argento, con oro, con doni in natura, bestiame, aggiungendovi offerte volontarie per la casa dell’Iddio ch’è a Gerusalemme’. » (Esdra 1:1-4)

È bene anche ricordare che anche ai giorni d’oggi Iddio opera nei cuori delle persone, infatti è scritto:

«poiché Dio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per la sua benevolenza.» (Filippesi 2:13)

Anche l’apostolo Giovanni nella rivelazione ricevuta da Gesù Cristo, ci fa sapere queste cose che dovranno avvenire:

«E le dieci corna che hai vedute e la bestia odieranno la meretrice e la renderanno desolata e nuda, e mangeranno le sue carni e la consumeranno col fuoco. Poiché Iddio HA MESSO IN CUOR LORO DI ESEGUIRE IL SUO DISEGNO e di avere un medesimo pensiero e di dare il loro regno alla bestia FINCHE’ LE PAROLE DI DIO SIANO ADEMPITE.» (Apocalisse 17:16,17)

Vedete, dunque, che Dio non muta, quello che Egli ha fatto con Faraone e con il re Ciro, lo fa anche ai giorni nostri e nel futuro con tutti gli uomini e con tutti i re della terra, per portare a compimento i suoi disegni.
Fratelli e sorelle nel Signore, che c’è da dire contro il Signore se Egli salva chi vuole e indura chi vuole? Che c’è da dire contro Iddio se Egli fa quello che vuole e l’uomo non può da sè stesso fare nulla?
A queste domande risponde l’apostolo Paolo con queste parole:

«Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa formata dirà essa a colui che la formò: Perché mi facesti così?
Il vasaio non ha egli potestà sull’argilla, da trarre dalla stessa massa un vaso per uso nobile, e un altro per uso ignobile?
E che v’è mai da replicare se Dio, volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta longanimità de’ vasi d’ira preparati per la perdizione, e se, per far conoscere le ricchezze della sua gloria verso de’ vasi di misericordia che avea già innanzi preparati per la gloria, li ha anche chiamati (parlo di noi) non soltanto fra i Giudei ma anche di fra i Gentili?» (Romani 9:20-24)

Cari nel Signore, Iddio ha fatto ogni cosa per uno scopo ben preciso, secondo il beneplacito della sua volontà, ed ha preso le sue decisioni già ab antico, e non si è consultato con nessuno, tantomeno la SUA VOLONTA’ è asservita a quella dell’uomo che è carne e polvere, che è un filo d’erba. Non possiamo dunque dire che se l’uomo non vuole, Dio non può fare nulla, perché è FALSO, è una cosa sbagliata, di conseguenza non dobbiamo dirlo. Ma piuttosto, diciamo che Dio è sovrano e regna su tutto il suo creato, ed Egli fa come gli piace.
Impariamo, dunque, a dare tutta la gloria a Dio e a non trattenerci nulla per noi, perché ciò non è da Dio e non è secondo verità.
Iddio ci ha scelti prima della fondazione del mondo e non per opere che Dio ha visto in noi, non per una prescienza, ma semplicemente ha tenuto conto del proponimento della SUA ELEZIONE. Egli avendoci eletti, ci ha pure chiamati, poi ci ha salvati e ci ha dato la vita eterna, seppure perseveriamo nella grazia di Dio sino alla fine.
A Dio siano la gloria, l’onore e la lode nei secoli dei secoli. Amen!
Giuseppe Piredda, scelto da Dio e salvato per grazia mediante la fede in Cristo Gesù.

tratto da: labuonastrada.wordpress.com

lunedì 9 febbraio 2015

Microchip sulla mano destra: marchio della bestia?


image (5)Una azienda di Stoccolma la Epicenter nell’ottica di una nuova strategia aziendale atta a migliorare le procedure di controllo, ha imposto ai propri dipendenti l’innesto di un microchip sotto pellesulla mano destra.Il chip, che permetterebbe di eliminare codici di accesso, di pin, password, ha le dimensioni di un chicco di riso e per inserirlo sotto pelle è sufficiente un piccolo intervento di pochi minuti.
La strategia aziendale ha suscitato polemiche tra i dipendenti, considerato che è una violazione palese della libertà personale quale diritto inviolabile dell’uomo.
Hannes Sjoblad, colui che ha fatto impiantare i chip ai suoi dipendenti, elogia i vantaggi del “gioiellino tecnologico” dichiarando: pensate che con il solo tocco dellamano tutte le porte si aprirebbero  non avremmo più bisogno di Pin, di  password  di codici d’accesso quant’altro, continua  “Vogliamo comprendere a fondo questa tecnologia prima che grandi aziende e governi vengano da noi e ci dicano che tutti dovrebbero essere chippati, il chip dell’ufficio delle imposte, il chip di Google e il chip di Facebook
A noi interessa valutare la notizia non da un punto di vista giuridico ovvero sotto il profilo del progresso tecnologico, ma alla luce della Parola di Dio cercando di porre in essere un interpretazione da cui trarre degli spunti di natura biblica utili al nostro essere cristiani.
Apocalisse 13:16-18
Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero unmarchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.
I versi dell’apocalisse sono tra quelli della Bibbia suscettibili di una molteplicità di interpretazioni talora contrastanti tra di loro, ma apprendendo la portata di tale notizia e rapportandola agli stessi versi, non possiamo non pensare che lo Spirito dell’anticristo è presente ed è all’opera in contrapposizione allo Spirito Santo.
L’avversario, il principe dell’aria, vuole soggiogare le menti, vuole esercitare la Sua potestà su coloro che sono spiritualmente deboli e che non hanno fatto di Cristo il loro Signore, ma dobbiamo stare attenti anche noi alle situazioni che si stanno evolvendo confermando la vicinanza dei tempi del ritorno di Cristo: “Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. (Matteo 24:42).
Il Signore ci possa illuminare col Suo Santo Spirito per non cadere negli inganni di satana che vuole portare in perdizione più anime possibili sapendo che il “suo destino” è nello stagno di fuoco insieme a tutti coloro che non avranno accettato Gesù Cristo come personale Salvatore.
Apocalisse 14:9-11
Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: «Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà il vino dell’ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome».
Alessandro Landolina – Notizievangeliche.com

L'ornamento di un vero cristiano


1068417_635420666611982839_11_768x432di Dale Crowley – Cristiani, lasciate che Cristo si serva di voi in modo tale da rispecchiare in voi la sua natura divina affinché tutti possano rendersi conto che la vostra vita è stata rinnovata, che la vostra vecchia natura peccaminosa è stata trasformata e che siete rivestiti della vostra nuova natura divina.
I Cristiani che hanno veramente offerto la loro vita a Cristo risorto, vivono una vita nuova ed abbondante e sono, come lo furono i primi seguaci di Cristo, dei testimoni viventi della risurrezione del loro Redentore. Una confessione fatta solo con la bocca non è sufficiente. La vita cristiana non ha senso se non rispecchia anche la risurrezione del Signore.
Solo un Cristiano che è veramente nato di nuovo può fare questa esperienza divina. Paolo rammentò ai credenti di Colosse che la loro vita cristiana avrebbe dovuto essere una vita completamente rinnovata in Cristo. L’apostolo diede loro un consiglio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo: “Se dunque voi siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio” (Colossesi 3:1).
La nascita spirituale che rinnova la persona avviene attraverso lo Spirito Santo. Affinché Cristo diventi visibile in una vita umana è necessario fare due cose: “spogliarsi” di ogni forma di peccato, e indossare il nuovo modo di vivere cristiano. E’ necessario prendere in considerazione tutti i punti negativi citati nella Bibbia, come pure tutte le istruzioni di carattere positivo.
Meditate sulle parole che si trovano al versetto 5: Fate dunque morire le vostre membra che son sulla terra… Dobbiamo far morire queste membra! Le vecchie abitudini peccaminose come fornicazione, impurità, lussuria, dobbiamo considerarle morte.
Leggiamo ancora questi versi in un’altra traduzione: “Perciò fate morire in voi gli atteggiamenti che sono propri di questo mondo: immoralità, passioni, impurità, desideri maligni e quella voglia sfrenata di possedere, che è un tipo di idolatria. Un tempo anche voi eravate così, quando la vostra vita era in mezzo a quei vizi. Adesso invece buttate via tutto: l’ira, le passioni, la cattiveria, le calunnie e le parole volgari.”
Questo significa che quando siamo nati di nuovo ed abbiamo ricevuto una nuova vita in Cristo, dobbiamo anche metter definitivamente da parte i peccati e i vizi del nostro vecchio io. Chi continua a coltivare pensieri impuri nel proprio cuore, chi si lascia trascinare dall’avidità e dalle cose carnali non potrà mai rispecchiare la persona di Cristo nella sua vita.
Se c’è amarezza oppure odio nel nostro cuore, se dalla nostra bocca escono parole cattive o poco pulite, non riusciremo mai a convincere gli altri che siamo seguaci di Gesù Cristo.  La nostra vita rinnovata sia la testimonianza della nostra fede.
Per riuscire a vivere in tal modo, dobbiamo prenderci cura dei valori che il nostro nuovo io deve riflettere. Dobbiamo metterci a disposizione dello Spirito Santo in modo tale da abituarci alla Sua presenza affinché la grazia divina si renda manifesta in noi al punto da convincere anche gli scettici del grande cambiamento che è avvenuto nella nostra persona. Tutti devono poter vedere che non viviamo più secondo i principi della nostra vecchia natura, ma secondo nuovi principi che abbiamo ricevuto nel momento in cui siamo nati di nuovo nel regno dei cieli.
Siamo invitati ad indossare questi principi divini. Ascoltiamo quello che ci dice la Parola di Dio: “Vestitevi dunque, come eletti di Dio, santi ed amati….” a questo punto veniamo invitati ad indossare gli abiti della giustizia divina. Se li portate, coloro che vi vedono sapranno che siete Cristiani.
Quali sono questi abiti? Innanzitutto dobbiamo rivestirci di tenera compassione (Colossesi 3:12). Questa espressione ha un significato molto profondo. Letteralmente essa significa che dobbiamo avere in noi l’amore di Dio, che cerca costantemente di raggiungere gli esseri umani.
Se voi amate le persone con lo stesso amore di Dio, non potrete mai provare disprezzo per alcuno. Se vi mettete nelle situazioni degli altri, rendendovi conto che Gesù è morto per ognuno di loro, così come è morto anche per voi stessi, se desiderate toccare il cuore di questa persona perché è Dio che lo desidera, dovrete anche lasciare da parte ogni traccia di cattiveria o di amarezza nei vostri rapporti umani. Deponete dunque questi sentimenti carnali e rivestitevi di tenera compassione.
Il secondo abito da indossare e quello della benignità. La benignità è amore in azione. Non sarete sgarbati o offensivi verso persone che amate. Se questa persona si comporta con voi in modo scorretto, potete passarci sopra e soprattutto non cercare di partire all’attacco usando le sue stesse armi. Non è necessario regolare ogni situazione facendo i conti immediatamente.
Se vi abituate a reagire in modo benigno e amichevole anche quando gli altri sono sgarbati o ingiusti con voi, non mancherete di raccogliere i frutti della vostra benignità. Pensate a quello che sarebbe il mondo se gli uomini avessero la benignità cristiana nel loro cuore! Questa visione di sogno può trasformarsi in realtà per me e per voi se decidiamo di reagire con benignità in ogni occasione indossando gli abiti che ci vengono offerti da Cristo.
Il prossimo abito nella lista è quello dell’umiltà – umiltà in Cristo. Uno dei peccati più gravi della vecchia natura umana è proprio la superbia. Quante persone oggigiorno sono superbe, caparbie e arroganti. Nel momento in cui avremo messo ordine nel nostro rapporto con Dio, il nostro spirito si farà umile. Lo spirito di Cristo ci aiuta a scendere dal nostro piedistallo.
La nostra nuova nascita ci procura anche un nuovo comportamento nei riguardi del nostro prossimo. Per la grazia che m’è stata data io dico quindi a ciascuno tra voi che non abbia di sè un concetto più alto di quel che deve avere, ma abbia di sè un concetto sobrio, secondo la misura della fede che Dio ha assegnato a ciascuno (Romani 12,3).
Quanto all’amor fraterno, siate pieni d’affezione gli uni per gli altri (v.10). Se ci comportiamo in questo modo come Cristiani dobbiamo anche indossare l’abito dell’umiltà.
Il prossimo abito di fattura divina è quello della dolcezza. Rivestitevi di dolcezza! Se siete circondati da gente superba che parla con odio, calunniando gli altri, non immischiatevi nei loro discorsi. La dolcezza era una delle caratteristiche di Cristo e, se la pratichiamo, possiamo far veder Cristo in noi a quelli che non lo conoscono. Il nostro comportamento cristiano viene cosi ’ messo in rilievo.
Seguendo la nostra lista siamo quindi invitati ad indossare l’abito della pazienza. Indossatelo! Pochi sono quelli che sono disposti ad attendere e a pregare!.
Mi sembra che tra tutti questi doni della grazia divina che sono a disposizione dei Cristiani, il dono della pazienza è proprio quello che dovrebbe essere maggiormente praticato. Abbiamo bisogno di tanta pazienza in questo tempo in cui tutto si muove in fretta, in mezzo a persecuzioni e preoccupazioni. Abbiamo anche bisogno di pazienza nei nostri rapporti umani, soprattutto con quelle persone che vediamo ogni giorno e con le quali i rapporti sono difficili.
La pazienza è una caratteristica dell’uomo rinnovato. Come le altre virtù, essa deve venir praticata. Il consiglio che ci viene dato in rapporto alla pazienza è di sopportarci gli uni gli altri.
Fate bene attenzione ora al prossimo abito da indossare, che è quello del perdono. …perdonandovi a vicenda come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. Nessuna cosa ostacolerà la vostra testimonianza cristiana maggiormente del mancato perdono verso coloro che vi hanno ingiustamente offeso o fatto del male.
Come il Signore ci ha perdonato così anche dobbiamo perdonare. Dobbiamo farlo  per amore di Cristo. Il perdono ci riempirà di una pace soprannaturale che ci aiuterà a comprendere come Cristo ha saputo perdonare coloro che gli hanno fatto del male. Se avete Gesù nel vostro cuore, potrete anche perdonare a chiunque ogni sorta di colpa commessa a vostro danno.
Sopra tutte queste cose, vestitevi della carità. Questo è per noi il punto culminante. “Sopra tutte queste cose, vestitevi della carità che è il vincolo della perfezione.”
Un’altra traduzione ci dice: “Al di sopra di tutto ci sia sempre l’amore, perché è soltanto l’amore che tiene perfettamente uniti.”
L’amore è la risposta a tutti i problemi che possiamo avere nei nostri rapporti con gli altri. L’amore farà crollare tutti i nostri preconcetti. Esso spegnerà in noi ogni rabbia, ogni cattiveria e farà svanire le cattive intenzioni e i desideri insensati. Ecco dunque le tre cose che contano, fede, speranza, amore. Ma la più grande di tutte è l’amore.
Non dobbiamo preoccuparci per il nostro comportamento se siamo pronti ad indossare questi abiti della giustizia divina e se pratichiamo l’amore di Cristo, che è il coronamento della legge di Dio. Ornati di questi doni della grazia potremo convincere ognuno della realtà della nostra fede cristiana.
In tal modo Cristo, risorto e vivente nei nostri cuori, nella nostra persona e nella nostra vita diventerà visibile in noi.

giovedì 5 febbraio 2015

messaggio per chi si è sviato

ascoltami: ti credi un convertito... ma non sei convertito affatto

Se pensi di essere convertito, perchè allora gozzovigli davanti alla TV? o al computer? o davanti al cibo? o in giro per strada, in attesa di qualche flirt, o al lavoro, sopraffatto dalla noia e dallo stress, e lasci che la tua mente girovaghi tra l'automobile che potresti rinnovare o i vestiti nuovi da mettere? queste cose passano, non possono attirarti così tanto, pensi che sono cose che ti soddisfano, ma in realtà ne sei schiavo, perchè dove si rifugia il tuo cuore, là è il tuo dio...

Che ne pensi di una bella vacanza succosa al mare oppure di una bella fresca in montagna, in un posto dove tutti ti invidieranno nel sapere che ci sei stato? ma certo, la natura è bella, ma sii sincero, lo fai per te e per dare gloria a Dio oppure te ne vanti raccontandolo in giro? queste cose sono vanità e le pensano e le fanno quelli del mondo...

dimmi dunque, dove stà la differenza tra te e uno del mondo?

Forse, la differenza è che quasi tutte le domeniche ti vai a rifugiare alla "casa" di Dio...
un buon cristiano non può certo mancare alle comuni adunanze, e come potrà mai dire di essere cristiano se poi non hai una comunità d'appoggio, per poter proclamare "Io faccio parte della CHIESA tal dei tali"
certo, bisogna pur far finta di seguire un qualche pastore ma soprattutto si deve cercare di non mancare a troppi culti...
e naturalmente durante la settimana è buona cosa diffondere un qualche messaggio cristiano su internet, tra un passatempo e l'altro...

ascoltami bene, potrai ingannare la tua mente tramite la tua carne, ma non certo Dio, certo non puoi ingannare lo Spirito con cui sei stato inondato quando credesti... ovviamente sempre che tu abbia creduto!

hai creduto al punto da rinnegare te stesso ed offrirti a Dio riconoscendolo come Colui che ti ha donato la vita che vivi? e non solo ti ha dato vita, ma ti ha offerto anche la Sua di vita, affinchè tu ne goda per l'eternità.

Dio c'è, ma è in te? Lo fai dimorare in te? O lo tieni lontano con il tuo orgoglio e i tuoi peccati?
Sei tu con Dio? Oppure vai a fargli visita la domenica mattina oltre a domandargli aiuto quando qualcosa va storto?
Sei in Lui? Costantemente? No... ecco perché: ti hanno detto che Egli viene a dimorare nel tuo cuoricino se lo accetti come personale Salvatore,
ma ti hanno ingannato, non basta per niente quello che ti hanno detto perchè Egli vuole essere riconosciuto innanzitutto come SIGNORE! Finché non avviene questo, non otterrai misericordia e salvezza. 

Rispondi sinceramente: E' Gesù il SIGNORE della tua vita? Lo fai essere PADRONE di te?
Sei disposto a fare ciò che LUI vuole che tu faccia? ANCHE DOMANI? anzi no, anche ADESSO?

Se la risposta è "no" o "non proprio" oppure "si forse, ma prima vorrei fare questo e quello..." allora amico, sappi

che NON SEI SALVATO.

Perché? Perché DEVI RAVVEDERTI, il tuo è uno stato di ribellione, e di pigrizia, e di orgoglio, e di attaccamento alla tua volontà, e ai tuoi piagnistei, e alle tue paure, e ai tuoi sogni... o peggio, di attaccamento ai tuoi piaceri.

- oh povero me, che ne sarà dei miei programmi, che ne sarà della mia reputazione, e dei miei compagni e amici, e la mia salute, e la mia abbronzatura, il fisico tonico... e che ne sarà mai dei miei soldi? mi tocca forse rinunciare a tutte le piacevolezze e al sano superfluo per aiutare qualcuno che sono venuto a conoscenza che ha veramente bisogno del necessario? ohi !! ohi !! -

e tu sei un credente. Ma credente in cosa, tu sei uno del mondo, che una volta a settimana si ricorda di Dio, con una mente protesa al mondo, il corpo ad un passo dall'inferno,

e un cuore INGANNATO.

Se non ti ravvedi perirai nei tuoi peccati. RAVVEDITI e chiedi a Dio come poterlo servire, affinché tu non renda vano il Suo amore per te.

Dovè il Suo volto? Lo vedi davanti ai tuoi occhi spirituali? Imprime la Sua presenza tutto il tuo essere? Hai pianto di fronte alla Sua Maestà e alla Sua Santità e Magnificenza e Perfezione? Non ti senti come mancare quando pensi a LUI?

Dov'è la tua bocca? Hai gridato al mondo l'inferno? Griderai mai a quelle anime prima che queste urlino in fondo al baratro eterno?
Se non hai gridato ancora a nessuno, non ti permettere mai più di dire che ami il tuo prossimo.

Satana ti imbottisce di sonnifero, e non te ne accorgi (difficile accorgersene nel dormiveglia)
egli ti ha convinto di PACATEZZA, in modo che arrivi troppo lentamente a chi stà annegando
egli vuole che tu aspiri alla DOLCEZZA, in modo che tu non possa essere il sale della terra
egli ti esorta al RISPETTO, in modo che tu non possa offendere qualcuno facendo presente il suo lurido peccato
egli ti spinge alla falsa UMILTA', in modo che tu non possa aspirare a cambiare qualcosa nel mondo
egli ti raccomanda il SENSO LOGICO, in modo che nessuno possa dirti di essere pazzo predicando la CROCE del Figlio di Dio
egli accarezza la tua STIMA, in modo che mai potrai soggiogarti a Dio dicendo "non più io, ma Gesù viva in me!"
egli pure è CONTRO il FANATISMO, per aiutarti a mascherare la tua mancanza di fede e la tua codardìa
egli elogia il PRAGMATISMO, in modo che tu possa sfoggiare parole d'amore anche ai porci (che sai già ti divoreranno comunque, ma intanto fai bella figura con il mondo)
egli ti affianca nell'augurare PACE nel MONDO, in modo che tu non possa impugnare la Spada dello Spirito.

Anche se una volta hai scelto Gesù perchè ti sembrava la cosa giusta da fare, o perchè vedevi in Lui l'unica àncora di salvezza dalle orrende situazioni che vivevi, o perchè ti è stato detto che quella preghierina che ti proponevano era capace di farti scampare l'inferno, sappi che se non ti ravvedi dei tuoi peccati, perirai con essi.

- ma il mio peccato è troppo piacevole da poterlo abbandonare -
vedi che sei un comune peccatore piuttosto che un figlio di Dio?
pensi più alla tua soddisfazione piuttosto che occuparti di chi ti circonda, di tua moglie, di tuo marito, dei tuoi figli, tutte persone che Egli ti ha affidato in primis.

- ma dài che sei esagerato! tu torni alla legge! e dovè la grazia di Dio? -
ma certo che torno alla Legge, ma è perché hai scambiato la libertà in Cristo in libertinaggio!! ILLUSO!
Il peccato, nessuno sà più cosa sia perchè nessuno più parla della Legge che lo mostra, e la Grazia sovrabbonda dove c'è la confessione di esso con l'intento di abbandonarlo, non certo dove viene lasciato pascere.

La parola santificazione è scomparsa dalle Chiese, e il timor di Dio è un optional,
ma lo Spirito di Dio ha detto: Impegnatevi a procacciare la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signorevigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio (Ebrei 12:14 e seguenti) e se lo dice Iddio, è bene porvi attenzione.
IMPEGNATI A PROCACCIARE LA SANTIFICAZIONE, se non lo fai, perirai per sempre.
Da solo non ti santificherai certo, sarà impossibile per te e per me e per chiuque altro, ma a Dio tutto è possibile, affidiamoci a LUI, ed Egli opererà nella Sua GRAZIA e IMMENSA POTENZA.

COMBATTI allora!! CHIEDI A DIO!
Non sai che essere cristiano vuol dire essere in una continua guerra? E non ti è stato detto che il peggior nostro nemico è proprio la nostra stessa carne? Se pensi di riuscire di tenerla a bada per non fargli soffocare il tuo spirito, sappi che comunque essa nel frattempo alimenta la tua tiepidezza, e sai bene che a motivo della tiepidezza molti saranno vomitati da Gesù.
Fa in modo che Egli non ti trovi tiepido, mai!

Se il tuo torpore ha prevalso, piegati e ravvediti di fronte a Dio, abbassati, pentiti e cerca il Suo perdono, immergiti nella Sua Parola, confessa la tua debolezza e fatti aiutare dai tuoi fratelli, e combatti con Dio! La corona è per chi entra nella battaglia, non certo per chi se ne stà a guardare inerme.

Se Dio ti dirà di aprir bocca, aprila, e proclama quello che Lui ha insegnato nella Sua PAROLA, senza perder tempo in considerazioni umane che non cambiano la vita a nessuno, ma proclama la Sua Verità! Annuncia la Sua Persona!
A prescindere che ti ascoltino o no, o se quello che dici piaccia o no a chi ascolta, non guardare ai numeri o ai consensi, ma servi il Signore come LUI vuole, e vedrai che Egli aprirà gli occhi e cambierà il cuore deiSuoi amati. Prima o poi, li aprirà, stanne certo.

La gioia e la potenza del Signore sia con tutti quelli che lo desiderano con tutto se stessi. Pace.

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ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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