per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

mercoledì 22 aprile 2015

L'Amore di Dio nei nostri cuori

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato. 
Romani 5:1-5 

I primi anni del cristianesimo sono stati anni di tensione, nei quali portare a maturità la comprensione degli insegnamenti di Cristo e la loro applicazione nelle molte questioni che sorgevano all'interno delle chiese, soprattutto nel problema che sorgeva tra la comunione dei credenti di origine ebraica con quelli di origine gentile, ma anche tra i credenti di entrambe le estrazioni con i giudei che ancora non riconoscevano Gesù come Messia. Dio si era rivelato prima di tutto al popolo ebraico, ed in un primo momento non era chiara la relazione tra questa "primogenitura" e il popolo credente che stava nascendo al di fuori di questa grande famiglia abramitica. La lettera che Paolo scrisse alla comunità cristiana di Roma affronta in modo completo proprio questi temi, e lo fa dall'inizio, chiarendo immediatamente che tutti, Giudei e Greci, sono ugualmente sottoposti al peccato, ma entrambi sono anche giustificati gratuitamente per la grazia di Dio mediante la redenzione in Cristo Gesù. Per tutto il genere umano quindi, vi è un'unica strada per la salvezza eterna, rappresentata non dalla legge di Mosè ma piuttosto dalla grazia di Dio mediante la redenzione in Gesù Cristo.  

Nell'argomentazione dell'apostolo, tutta questa esposizione si appoggia su un punto particolare che troviamo al quarto capitolo: «Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia». Questa citazione del libro di Genesi (15:6) rappresenta infatti una vera e propria prova del fatto che anche nel tempo dell'antico patto la fede era sufficiente agli occhi di Dio per essere accreditata come giustizia. Il termine tradotto con messo in conto, nell'originale greco è riportato con il verbo logizomai, ed esprime proprio quel paradosso esistente tra l'atto interiore di credere e la computazione matematica di questo atto come giustizia personale. Abraamo credette e questo gli fu calcolato come giustizia. Ma allo stesso modo anche noi, sia che siamo di etnia ebraica o meno, possiamo credere, e questa nostra fede può essere a noi computata come atto come giustizia. Questa meravigliosa realtà spirituale è stata un fondamento della riforma protestante, e della relativa dottrina della giustificazione.

Avendo assodato questa salvezza comune disponibile mediante la fede, a questo punto l'apostolo Paolo sposta l'attenzione alle conseguenze di questo verdetto giuridico: per questo motivo, infatti, noi ora abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo. Questo è il cuore del Vangelo, questo è il motivo per cui ogni singolo credente ha potuto essere riconciliato con il Padre e ricevere il suo amore. Nei primi cinque versetti dei quinto capitolo della lettera, vengono descritte la pace e l'amore di Dio Padre, rese accessibili mediante Dio Figlio, grazie a Dio Spirito Santo. In due sole frasi, appaiono con splendida chiarezza l'armonia e la cooperazione delle persone della divinità nella manifestazione della salvezza del genere umano. Lo Spirito Santo sparge nei nostri cuori l'amore di Dio, lo stesso amore che ha portato il Figlio a morire sulla croce al posto dell'umanità, caricandosi dei nostri peccati e delle nostre iniquità (Is 53). E' un disegno perfetto, un amore condiviso, un proposito comune, quello che ha portato il Dio biblico all'azione per la salvezza dell'uomo. In questa grazia, possiamo gloriarci persino delle afflizioni, sapendo che sono ben poca cosa rispetto al futuro peso eterno di gloria (2 Co 4:17). Ogni afflizione infatti produce pazienza, la pazienza esperienza e l'esperienza speranza. Ogni afflizione accresce l'essere interiore e spirituale, fortificandoci e rendendoci sempre più simili a Cristo. Ogni afflizione ci unisce alle afflizioni che ha vissuto Cristo, unendoci però anche alla potenza della sua resurrezione. Per questo motivo, niente e nessuno può separarci dall'amore di Dio (Ro 8). Tanto la sofferenza quanto la gioia, nelle mani del Signore sono utilizzate per la crescita dei suoi figli, per la loro maturazione e per il loro avvicinamento al suo cuore. Nulla può separarci dall'amore di Dio, perché questo amore permea il creato e regna sovrano sopra ogni luogo, età e circostanza. E' un governo invisibile, spesso nascosto, e a volte compreso solo molto tempo dopo i singoli avvenimenti delle nostre vite. E' un governo che prende il disordine e la distruzione nati dai peccati dell'uomo e li lavora per convertirli in ordine e crescita nella vita delle persone. E' un governo soprannaturale, che agisce a volte in modo istantaneo, a volte in modo lento e progressivo. Per quanto poco possiamo capire di questo governo però, lo avvertiamo in modo sensibile nei nostri stessi cuori, attraverso lo Spirito Santo. Un amore reale, tangibile, presente. Un amore che ci parla della presenza di Dio, conducendoci fuori dalle nostre paure per afferrare il destino che il Signore ha pensato per noi. Un amore che copre e perdona molti peccati, un amore che ci spinge ad amare le altre persone, anche quelle meno amabili. Un amore che non ha fine e che desidera ripristinare la nostra identità di figli, e riscattare la nostra immagine, come immagine del Padre. 

di Davide Galliani - www.davidegalliani.com

venerdì 10 aprile 2015

Prerogative dell'uomo o di Dio?

C'è qualcosa che fondamentalmente unisce ed affratella cattolicesimo, pentecostalismo, strati dell'evangelicalismo e il liberalismo (e/o neoliberalismo) teologico, per quanto diversi possano sembrare l'uno dall'altro.  C'è qualcosa che li accomuna e  li rende  alleati nella  loro strenua battaglia contro quello che chiamano "Calvinismo". E' l'elevata concezione che hanno dell'essere umano e delle sue "prerogative" ...alle quali sia Dio che gli angeli si devono piegare!

L'essere umano: il magnifico, di fronte al quale Dio si piega!

Ad affratellarli si tratta del fatto che fondamentalmente, in maggiore o minor misura, essi credono che l'essere umano sia signore e padrone del proprio destino, libero, autonomo, capace di giudicare, valutare oggettivamente e di scegliere.

Credono che l'essere umano possa trattare più o meno alla pari con Dio, anzi, che Dio sia, in qualche misura, al nostro servizio.

Credono che l'essere umano abbia diritto, possa pretendere da Dio, il Suo intervento e benedizioni, che l'essere umano possa vantare dei meriti presso di Lui e riceverne la "dovuta retribuzione".

Credono che Dio "non possa nulla" contro la libertà e le decisioni umane, decisioni e volontà che Egli sempre rispetterebbe, che Egli si debba piegare alle decisioni umane, che Egli possa essere frustrato nei Suoi propositi, limitato (o auto-limitante "in ossequio" alla libertà umana) nel Suo potere.

Credono che Dio offra la salvezza all'essere umano e che faccia di tutto per salvarlo ma che, di fronte al rifiuto di alcuni o di molti, Egli non possa che "allargare le braccia" deluso ed impotente. Credono che, al massimo, Dio possa "aiutare" o incoraggiare la scelta umana di accogliere il Salvatore Gesù Cristo, ma nulla di più, che Dio - bontà Sua - subentri  solo quando, per qualche motivo, uno "non ce la fa" da solo ad arrivare alla salvezza...

Quanto è grande, Dio drebbe, la dignità, la libertà, la nobiltà dell'essere umano! Non era forse Dio ammirato, estasiato,  quasi intimidito, dalla bellezza e grandezza dell'essere umano, dopo averlo creato?  Un tale "miracolo di perfezione" non può certo essere più toccato da Dio anche quando cade nel peccato e ...purtroppo  "si caccia nei guai!  Allora Dio, nel  Suo "amore" fa di tutto per ricuperarlo, per ristabilirlo, è disposto (visto che l'essere umano è così "grande", nobile ed importante) fino a far morire in croce Suo Figlio. "Se Dio è stato disposto a tanto", dicono, "l'essere umano proprio dev'essere gran cosa"! [riproduco qui certi ragionamenti che comunemente si sentono].

Dio è pronto, così, sempre a "perdonarlo" e gli dona "la possibilità" della riabilitazione. Qui "i nostri" si distinguono, i primi propongono una via di salvezza per la quale l'essere umano deve "arrancare", operando e meritando, salvo ricevere aiuti e raccomandazioni...  I secondi credono che la via della salvezza sia molto facile, "basta dire di sì a Cristo", dire una preghierina di accettazione. "Accettalo come Salvatore", ...poi "eventualmente", diventerà tuo Signore!. I terzi, invece, che più di tutti credono alla dignità, autonomia e libertà umana, invece, sono molto più generosi... Dio, "nel suo amore" salva tutti indistintamente, la Sua grazia è universale. "Se proprio" uno si ostina a respingerla, va beh, in quel caso ne resterà fuori, ma ...alla fine salverà anche lui! Tutti insieme appassionatamente!
"Se c'è un inferno è sicuramente vuoto", dicono, Dio è "amore", Dio "rispetta troppo" l'essere umano per mandare qualcuno all'inferno. Sarebbe troppo "umiliante" per il magnifico essere umano, il finirci! In realtà è solo uno spauracchio, uno spaventapasseri, che si può anche ignorare.

Il "Calvinismo" nemico numero uno dell'essere umano!

Come osano, dunque, questi "calvinisti" parlare della sovranità, maestà e signoria di Dio? Come osano parlare di peccato e dell'ira di Dio, della depravazione totale dell'essere umano. "Che visione lugubre, insana, morbosa ed umiliante dell'eccellenza umana!" Come osano parlare di giudizio e di condanna? E' l'uomo che giudica Dio, non viceversa! Come osano parlare di predestinazione? Solo alcuni salvati? Gli altri dove li mettiamo? Sono forse cacca? Come osano dire che Dio sia l'unico attore, l'unico a scegliere e determinare, l'unico a fare? Siamo forse dei burattini?

Come osano parlare di "sola scrittura", quando possiamo avvalerci di altre eminenti espressioni del pensiero umano, persino più interessanti e meglio organizzate?

Come osano parlare di "solo Cristo" quando cosi tanto possiamo fare noi stessi o altre figure religiose umane? Come osano parlare di "sola fede" quando "ben dobbiamo operare noi stessi"? Come osano parlare di "sola grazia"? Sarebbe insultante per i "meriti umani"? Come osano parlare di "solo a Dio la gloria"? E la gloria dell'uomo e della donna, dove la mettiamo?

Il "Calvinismo", così, diventa "un intollerabile attentato alla grandezza e alla dignità umana!", il "nemico dell'umanità" per eccellenza! A che cosa potrebbe portare se non ...a "bruciare Serveto"? Questo è ciò che ripetutamente si sente oggi in giro.

Soltanto umanismo!

Tutto questo è, però, solo il trionfo dell''Umanismo religioso, spacciato per cristianesimo biblico! E' antropocentrismo in maggiore o in minore grado, è una Bibbia riveduta e corretta (se la Bibbia ancora può avere importanza, e certamente non ce l'ha nel Liberalismo teologico, dove essa viene criticata e sottoposta ai giudizi dell'illuminata "erudizione" umana).

Ignoranti della storia del cristianesimo, tutto quanto abbiamo descritto non è altro che arminianesimo e pelagianesimo, ben note eresie che oggi sono spacciate per "ortodossia". Conoscere la storia non è importante, dicono, e certamente  "conviene" che i credenti rimangano ignoranti e "bevano" tutto ciò che loro vogliono dar loro da bere!

Giustamente oggi si dice che stiamo vivendo il periodo della "cattività arminiano-pelagiana" della chiesa, per la quale "i Calvinisti" sono considerati radicali eretici e gli Arminiani/Pelagiani come ortodossi.

Hanno buon gioco, quindi, coloro che appiccicano l'etichetta (per loro deteriore) di "Calvinismo" a coloro che, di fatto, sostengono l'autentica visione biblica teocentrica della realtà e, opponendosi all'ideologia dominante, che ben conviene all'orgoglio della carne umana, vorrebbe così piegare ed addomesticare il cristianesimo. Meglio sarebbe nessuna religione (o meglio la religione antropocentrica), ma "se proprio" vi piace la religione, ecco, vi forniamo noi una religione che non attenti alla "dignità" umana, dove sia Dio a piegarsi alle prerogative umane, quella "corretta" dall'Arminianesimo!

Scrolliamoci di dosso il giogo umanista!

Se ci interessa la verità (ma anche questo concetto oggi non è più di moda...) prendiamo coscienza, allora, di tutto questo e scrolliamoci di dosso il giogo del Pelagianesimo. Combattiamo per la fede una volta per sempre trasmessa ai santi, parliamo ed affermiamo dei diritti e delle prerogative di Dio!

Se questo è Calvinismo, com'è vero che il Calvinismo sostiene le prerogative di Dio e considera l'essere umano per quello che biblicamente è rivelato d'essere, allora siamo fieri di essere chiamati "Calvinisti", almeno Calvino onorava Dio e tutti quelli che abbiamo ora descritto lo disonorano, si prendono gioco di Lui, o comunque dipingono un immagine di Dio a proprio uso e consumo. Il loro non è il Dio di Abraamo, Isacco e Giacobbe e dei profeti, il Dio di Gesù Cristo, il Dio di Paolo, Pietro, Giovanni e gli altri Suoi apostoli. Il loro è un falso dio, un idolo.Noi che intendiamo rimanere fedele alla concezione biblica di Dio e dell'essere umano abbiamo la prerogativa (questa sì) di dire la verità. Molti hanno paura della parola "Calvinista", essa, però, semplicemente afferma l'Evangelo in modo sintetico e immediatamente comprensibile. I cinque "sola" del Protestantesimo storico ed i cinque punti della soteriologia calvinista possono essere contati con le nostre mani e le nostre dita, così da non dimenticarceli. E' importante che i cinque più cinque punti siano compresi e creduti. Se se ne abbandona uno, tutti gli altri ne rimangono commpromessi.
"...ed io oso arrivare a dire come Martin Lutero, in una delle sue forti affermazioni: 'Attribuire la salvezza, anche solo in minima parte, alla libera volontà umana, significa non sapere nulla della grazia e non avere imparato nulla rettamente su Gesù Cristo'. Può sembrare un'affermazione molto dura ed ingiusta, ma chi crede nel suo cuore che l'uomo possa, nella sua propria libera volontà, volgersi verso Dio, non può essere stato istruito da Dio, perché questo è uno dei principi di base che noi apprendiamo fin dal principio in cui Dio ha a che fare con noi personalmente, cioè che noi non abbiamo né volontà, né capacità, ma che è Lui a darcele entrambe. Egli è l'alfa e l'omega della salvezza umana" (dal sermone "Il libero arbitrio, una schiavitù " 1855, vedasi pure il classico di Martin Lutero sul "Servo Arbitrio").

"La dottrina della giustificazione stessa, come predicata da un Arminiano, non è altro che la dottrina della salvezza per opere...".

"La vecchia verità predicata da Calvino, predicata da Agostino, predicata da Paolo, è pure la verità che io debbo predicare oggi, altrimenti non sarei onesto con la mia coscienza e con Dio. Non ho alcun diritto a plasmare la verità a mio piacimento. Non posso e non voglio limare i lati taglienti di una dottrina. L'Evangelo di John Knox è il mio Evangelo. L'Evangelo che tuonava un tempo in Scozia deve risuonare pure oggi ancora in Inghilterra".

"Un uomo non viene salvato contro la sua volontà, ma è reso volenteroso dall'opera dello Spirito Santo. Una potente grazia alla quale egli non vuole resistere, entra nell'uomo, lo disarma, fa di lui una nuova creatura, ed egli viene salvato" (Sermoni, Vol. 10, p.309).
di Paolo Castellina

"In lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui nell'amore, avendoci predestinati ad essere adottati come suoi figli per mezzo di Gesú Cristo secondo il beneplacito della sua volontà
(Efesini 1:4-6)
 

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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