per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

mercoledì 30 marzo 2016

La completa armatura di Dio (parte II) :La corazza della Giustizia

Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto;
per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti,
si caricherà egli stesso delle loro iniquità.  
Isaia 53:11 
 
 LA CORAZZA DELLA GIUSTIZIA


Efesini 6:14b [...] rivestitevi della corazza della giustizia [...]

Lo scorso studio introduttivo si è avvicinato alla lettera agli Efesini a partire dal contesto storico, e dalla circostanza che ha portato alla sua redazione. Ha inoltre approfondito il senso generale della completa armatura di Dio descritta da Paolo, riconoscendone l'ispirazione nell'immagine dell'armatura indossata dai soldati romani, soffermandosi in particolare sulla "verità per cintura". 

Dopo di essa, in questo brano Paolo introduce un altro componente di questa ideale armatura: la corazza della giustizia. Se il cinturone romano aveva prevalentemente uno scopo di sostegno, la corazza serviva invece per proteggere il busto e i delicati organi interni del soldato. Perforare la corazza significava quasi sicuramente uccidere il suo portatore, pertanto dalla sua solidità dipendeva davvero la vita o la morte durante la battaglia. Sicuramente le forze spirituali della malvagità cercano in ogni modo di violare questa protezione per vincere i credenti, e per questo motivo è necessario comprendere bene di chi sia questa giustizia e cosa sia in effetti. 

Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede.
Filippesi 3:7-9

L'apostolo Paolo considerava ogni merito religioso e umano come spazzatura al fine di guadagnare Cristo, ossia al fine di ricevere per fede la giustizia stessa del Signore. Paolo aveva ben compreso che la propria giustizia non sarebbe mai stata sufficiente ad elevarlo al livello richiesto da Dio, proprio per questo infatti era stato necessario il sacrificio di Cristo. Un sacrificio sostitutorio, per una giustizia altrui (ossia di Gesù Cristo) imputata (non impartita) grazie a questo presupposto "legale" ad ogni singolo credente. Questa verità dottrinale è stata riscoperta soprattutto da Lutero durante la Riforma Protestante. La corazza della giustizia dunque, è lo "stato di giustizia" che il Signore dona ad ogni suo figlio nel momento della conversione e nuova nascita. La corazza della giustizia è l'impenetrabile e perfetta giustizia di Cristo, la giustizia dell'unico uomo senza peccato, che ha vissuto sulla terra in ubbidienza al Padre fino alla morte di croce.

Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. 
1Pietro 3:18a

Con queste riflessioni, possiamo ora comprendere meglio il piano perfetto del Signore nel donare ai suoi figli tutti gli strumenti necessari per combattere il buon combattimento della fede e restare in piedi nel giorno malvagio, per riuscire ad arrivare in modo certo, infine, alla via della resurrezione aperta da Gesù. Per quanto le gerarchie demoniache cerchino di insinuare nei cristiani il pensiero di non essere sufficientemente santi o giusti per Dio - con la volontà di demolire la loro vita - la corazza della giustizia di Cristo posta a protezione del loro intimo essere (cuore, polmoni, etc.) non può che risultare impenetrabile e inviolabile sotto ogni punto di vista. Lo stato di giustizia dei cristiani è inattaccabile proprio perché non è loro ma di Gesù Cristo. 

In ogni cristiano, peccato e giustizia quindi coesistono, anche se il percorso di santificazione porta ad afferrare personalmente sempre di più, giorno dopo giorno, la realtà di giustizia imputata all'inizio.


E ora, figlioli, rimanete in lui [nel Figlio] affinché, quand'egli apparirà, possiamo aver fiducia e alla sua venuta non siamo costretti a ritirarci da lui, coperti di vergogna. Se sapete che egli è giusto, sappiate che anche tutti quelli che praticano la giustizia sono nati da lui.
1Giovanni 2:28,29 

Rimanendo in Cristo, siamo protetti dalla sua giustizia e sostenuti per far crescere in noi una giustizia simile, fino a raggiungere la sua perfetta statura, l'unità della fede, la piena conoscenza del Figlio di Dio  (Ef 4:13). Possiamo immaginare quindi una corazza ricevuta in dono, che rimane nostra, ma che nel tempo produce un ulteriore strato interno che si sviluppa fino a divenire una copia di quella originale. Se la sacralità dell'Antico Testamento portava alla morte di ciò che era impuro o profano, la santità di Cristo in questa nuova alleanza porta invece a divenire santo (ad essere fecondato, irradiato di santità) tutto ciò che originariamente non lo è. La santità di Dio e il suo amore, sono gli aspetti che portano a maturità e santità la Chiesa. Ricevendo amore, si cresce nell'amore; ricevendo giustizia, si cresce nella giustizia. Un principio spirituale perfetto e invincibile. 

CONCLUSIONE 

Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
Galati 3:27


Il primo componente della completa armatura di Dio, è la cintura della verità. La verità biblica è quella che definisce l'identità del cristiano, sorreggendo ogni altra realtà spirituale. La Verità però è anche la persona di Gesù Cristo, e in ultima analisi, l'attitudine di sincerità che sviluppa ogni figlio di Dio. In modo molto simile, la corazza della giustizia rappresenta prima di tutto la giustizia di Cristo imputata al credente, e in un secondo momento la giustizia che il credente sviluppa proprio perché resta in lui, crescendo a sua somiglianza. Rivestiti di Cristo, i credenti traggono da lui la potenza spirituale per crescere sempre di più, fino ad arrivare alla sua perfetta statura. Non possiamo che restare meravigliati di fronte alle perfette caratteristiche di questa "completa armatura". Un'armatura che non solo compie infallibilmente il proprio dovere, ma anche che fortifica il portatore, in modo sempre più saldo, per prepararlo alla vita eterna.

da davidegalliani.com  

lunedì 28 marzo 2016

La completa armatura di Dio (parte I) : la Verità per cintura

Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento,
e il tuo cuore custodisca i miei comandamenti, 

perché ti procureranno lunghi giorni,
anni di vita e di prosperità.

Bontà e verità non ti abbandonino;
legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore;
troverai così grazia e buon senso
agli occhi di Dio e degli uomini.

Proverbi 3:1-4 

1. LA LETTERA AGLI EFESINI 

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso e ai fedeli in Cristo Gesù. Grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo.
Efesini 1:1-2

Il libro degli Atti degli Apostoli (c.19) riporta che l'apostolo Paolo, durante il suo terzo viaggio missionario, raggiunse la città di Efeso. Qui egli trovò dei discepoli battezzati con il battesimo di Giovanni, ai quali predicò Cristo e impose le mani affinché potessero ricevere lo Spirito Santo. Paolo si fermò ad Efeso due anni e tre mesi intorno a metà degli anni 50 del I secolo.

Secondo la tradizione cristiana, la lettera agli Efesini fu scritta qualche anno più tardi, durante la prigionia di Paolo a Roma nel 60-62 d.C.:

E Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
Atti 28:30-31 

In due diversi momenti della lettera infatti (3:1 e 4:1), Paolo si definisce "prigioniero di Cristo" o "del Signore". Non essendoci particolari crisi o motivi per cui scrivere questa missiva, essa sembrerebbe redatta con l'intento di riprendere quanto già detto nella lettera ai Colossesi, ampliando però alcuni aspetti, come per esempio l'ecclesiologia1. Alla fine della lettera (6:21), apprendiamo che il collaboratore Tichico era stato destinato a far recapitare il documento alla comunità di Efeso, in accordo con quanto leggiamo anche nella seconda lettera a Timoteo:

2Timoteo 4:12 Tichico l'ho mandato a Efeso. 

La paternità paolina della lettera agli Efesini (assieme a quella ai Colossesi) non è mai stata messa in discussione fino a metà del XVIII secolo, quando iniziarono a sorgere una serie di obiezioni circa la sua autenticità2. Attualmente la questione rimane ancora aperta, dividendo di fatto i moderni esegeti tra coloro che sostengono la pseudoepigrafia della lettera e coloro che sostengono sia più probabile la sua autenticità3. Il presente studio si svilupperà allineandosi con quest'ultima posizione.  


2. LA COMPLETA ARMATURA DI DIO 

Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.
Efesini 6:10-13

L'esortazione finale della lettera si compone di una prima parte di stampo apocalittico e piuttosto nuova (6:10-17) e di una seconda parte che invita a pregare (6:18-20), fortemente affine a Col. 4:2-44. Questa prima parte riguarda quella che Paolo chiama "la completa armatura di Dio", associabile probabilmente alle "armi della luce" da lui accennate nella lettera ai Romani (13:12). La vita cristiana è una vita di combattimento spirituale, in quanto immersa in un mondo di tenebre influenzato dalle forze spirituali della malvagità, e per restare in piedi dopo aver compiuto il proprio dovere è necessario vestire questa armatura. Questa consapevolezza e linea d'azione, sono fondamentali per il successo della missione cristiana. Nei versetti successivi a questo brano, vengono elencati i componenti di questa armatura, che riprendono l'immagine delle armi dei soldati romani5. Come apprendiamo dagli Atti stessi, la prigionia di Paolo a Roma consisteva in una forma di detenzione domiciliare: egli infatti viveva in una casa presa in affitto (28:30), convivendo con un soldato di guardia (28:16). Possiamo immaginare, se questa circostanza tradizionale di redazione fosse confermata, che proprio dalla costante presenza del soldato, l'apostolo possa aver preso ispirazione per la sua descrizione. Una descrizione semplice ed efficace degli aspetti spirituali da conoscere e vivere per combattere la guerra contro i malvagi esponenti spirituali di questo mondo di tenebre. Mentre i romani conquistavano e governavano territori immensi, l'apostolo Paolo pensava alla Chiesa, e a come istruire i credenti che conobbe ad Efeso ad un combattimento differente, un combattimento destinato a tutti coloro che hanno una cittadinanza non romana, ma celeste (Fil 3:20). 


3. LA VERITA' PER CINTURA 

Efesini 6:14a State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi [...]


I componenti della completa armatura di Dio non rappresentano lo scopo ultimo della vita cristiana, ma piuttosto gli strumenti necessari per restare in piedi dopo aver compiuto tutto il proprio dovere. Ne consegue che è possibile cercare di compiere il proprio dovere senza vivere questi aspetti spirituali, ma non si sa se sia possibile restare in piedi dopo averlo compiuto. L'apostolo Paolo era un uomo molto disciplinato, che viveva rigidamente per evitare di essere squalificato dopo aver predicato a molti (1 Co 9:27), sapendo che ogni sua caduta sarebbe stata utilizzata da Satana per distruggere lui, bestemmiare Dio e scandalizzare la Chiesa. E tutto questo non era accettabile. Il suo apostolato, ricevuto non per mezzo di uomini ma per mezzo di Gesù Cristo e Dio Padre (Gal 1:1), necessitava di essere svolto in modo irreprensibile ed efficiente per amore degli eletti, affinché anch'essi potessero conseguire la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna (2 Tim 2:10). La risolutezza e il sacrificio necessari, erano paragonabili a quelli di un soldato, un atleta o un lavoratore (2 Tim 2:4-6), ma se in questi casi quello che faceva la differenza era la sola abnegazione dell'individuo, nel suo (e nel nostro) caso questo aspetto doveva (e deve ancora oggi) essere vissuto per mezzo della fede nella grazia di Dio, sostenuto dall'amore del Padre sparso nei cuori mediante lo Spirito Santo (Ro 5:1-5), al fine di faticare non tanto con forze umane ma con la grazia di Dio in sé (1 Co 15:10). 

Con questa attitudine, egli raccomanda agli efesini di restare saldi, prendendo prima di tutto per i loro fianchi la cintura della verità. Questo è il primo strumento spirituale, la prima arma della luce che Paolo descrive. Nell'armatura romana, il cinturone sorreggeva il fodero del pugnale ed era ricoperto con placche di bronzo o stagno6. Analogamente, per ogni cristiano la verità è proprio ciò che sostiene ogni altro aspetto spirituale, essendone il presupposto fondamentale. La verità è ciò che divide la realtà dall'apparenza, ed è arrivata in modo completo grazie a Gesù Cristo (Gv 1:17). Egli è il Veritiero (Ap 3:14, 19:11), e durante tutto il suo ministero terreno (descritto nei vangeli) ha presentato le verità più profonde circa l'uomo, Dio, il regno di Dio ed il futuro ultimo di ogni cosa. Per questo, prima di insegnare, Gesù iniziava ogni frase con l'espressione "in verità", traduzione del termine ebraico "amen". La fede cristiana si appoggia quindi su Cristo stesso, come "via, verità e vita" (Gv 14:6) , e di conseguenza sui suoi insegnamenti, oltre che sulla sua morte e resurrezione. Gesù è la verità, le sue parole sono verità, e tanto lui quanto i suoi insegnamenti sostengono ogni credente proprio come il cinturone romano sosteneva le armi e le protezioni dei soldati al tempo dell'apostolo Paolo. 

Sicuramente, la cintura della verità rappresenta anche l'attitudine di sincerità con cui deve vivere ogni cristiano. L'amore gioisce con la verità (1 Co 13:6), ed è impossibile camminare nell'amore di Dio e contemporaneamente essere bugiardi. La sincerità procura una coscienza pura, il primo requisito per il servizio cristiano, necessario per piacere a colui che scruta le reni e i cuori (Ap 2:23). Ma la sincerità non è solo un requisito importante per il Signore, infatti lo è anche per la Chiesa nel suo insieme, in quanto corpo di Cristo:

Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.
Efesini 4:25 

Siamo membra gli uni degli altri, e mentire, sarebbe di danno reciproco. Siamo membra gli uni degli altri e per avanzare, per combattere questa guerra spirituale, è necessario essere uniti e compatti, proprio come le coorti romane. 

da Davide Galliani.com

domenica 27 marzo 2016

Essere poveri in spirito, essere simili a Gesù

A un tratto, come egli usciva dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di lui come una colomba. Una voce venne dai cieli: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto».
Vangelo secondo Marco 1:10,11

1.LO SPIRITO SANTO: TERZA PERSONA DELLA TRINITA'



Nei primi cinque secoli del cristianesimo, i padri della Chiesa hanno contribuito con le loro riflessioni ed i loro insegnamenti alla sistematizzazione dottrinale del pensiero cristiano. Fin da subito, i libri di quello che sarebbe stato considerato Antico Testamento vennero riconosciuti come Parola di Dio, ma con il tempo questa considerazione incluse anche i Vangeli, le Lettere e l'Apocalisse che tutti noi possiamo trovare nel Nuovo Testamento, in qualsiasi Bibbia. Il processo di definizione del canone neotestamentario è durato centinaia di anni, svolgendosi parallelamente al processo di definizione della relazione esistente tra Dio Padre, e suo Figlio Gesù. Lo Spirito di Dio, ottenne in questi tempi una minore riflessione teologica: al Concilio di Nicea del 325 sarà protagonista all'interno del Credo qui formulato solamente della frase "crediamo nello Spirito Santo". Soltanto cinquantasei anni più tardi, tuttavia, per contrastare gli insegnamenti di Macedonio di Costantinopoli (che negava la divinità dello Spirito Santo, rielaborando le concezioni subordinazioniste ariane) il Concilio di Costantinopoli riprenderà in mano il precedente Credo aggiungendo una nuova sezione dedicata proprio allo Spirito Santo:

Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.1

Questa definizione traccerà definitivamente la linea di ortodossia su questo argomento, confermando la divinità dello Spirito, e portando l'intera Chiesa cristiana a fare un ulteriore passo in avanti verso il riconoscimento del Dio Uno e Trino rivelato nelle Sacre Scritture. 


2.BEATI I POVERI IN SPIRITO

Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.
Matteo 5:1-3

La prima frase di Gesù in quello che è conosciuto come "sermone sul monte", parla della beatitudine dei "poveri in spirito". I diretti ascoltatori potevano comprendere immediatamente quello a cui Gesù si riferiva, in quanto era già ben conosciuto il tema veterotestamentario dei "mansueti", ossia di coloro che umilmente si affidano a Dio anche quando questo affidamento porta all'oppressione e all'essere svantaggiati.2 Ne parlano in abbondanza i profeti e gli scritti con il termine ebraico 'anav, che significa appunto: povero, debole, afflitto, bisognoso. 

I mansueti saranno coloro che potranno stare al sicuro nel giorno escatologico del Signore:

Cercate il SIGNORE, voi tutti umili della terra,
che mettete in pratica i suoi precetti!
Cercate la giustizia, cercate l'umiltà!
Forse sarete messi al sicuro nel giorno dell'ira del SIGNORE.

Sofonia 2:3

I mansueti sono i principali destinatari del messaggio e del ministero di Gesù Cristo:

Lo spirito del Signore, di DIO, è su di me,
perché il SIGNORE mi ha unto per recare una buona notizia agli umili;
mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato,
per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi,
l'apertura del carcere ai prigionieri,
per proclamare l'anno di grazia del SIGNORE,
il giorno di vendetta del nostro Dio;
per consolare tutti quelli che sono afflitti;
per mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere,
olio di gioia invece di dolore,
il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto,
affinché siano chiamati querce di giustizia,
la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.
Isaia 61:1-3 (cfr. Lc 4:16-20)

I mansueti sono coloro che prendono coscienza di non essere autosufficienti e si pongono davanti al Signore per chiedere l'intervento della sua provvidenza in ogni ambito della vita:

Riponi la tua sorte nel SIGNORE;
confida in lui, ed egli agirà.
Salmi 37:5 

I mansueti, infine, compaiono anche negli scritti giudaici più tardi, nei Salmi di Salomone e nella letteratura di Qumran, identificando ancora una volta il popolo di Dio fedele e perseguitato, che alla fine sarà vendicato dal Signore.

Il regno dei cieli dunque appartiene ai poveri in spirito, ai mansueti, perché essi sono il popolo di Dio: sono coloro che vivono con una fede sincera, genuina e coerente con la loro condotta e la loro vita quotidiana. Essere poveri in spirito non significa aderire a un determinato codice morale oppure adempiere a determinati rituali religiosi, ma piuttosto coltivare una sincera devozione personale verso il Signore e preservarla in ogni momento della vita. Questa è la "vera Chiesa", una assemblea di persona chiamate da Dio che trovano in lui il centro della propria vita presente, e, di conseguenza, che riceveranno il futuro regno dei cieli. Essi sono beati, ossia così felici da essere invidiati, perché il loro premio è eterno, e il regno che gli appartiene non avrà mai fine. 

Sebbene questa descrizione possa apparire ad alcuni molto semplice, se non addirittura scontata, in realtà non è così. E non è stato così neanche per le prime generazioni di cristiani, che hanno vissuto con i racconti diretti della testimonianza dei dodici apostoli, e con le persone che loro stessi avevano stabilito come successori e responsabili nelle varie comunità. Abbiamo un esempio proprio nel Nuovo Testamento, all'interno dell'Apocalisse di Giovanni:
All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi:
Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio:
"Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!' Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo. Perciò io ti consiglio di comperare da me dell'oro purificato dal fuoco, per arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungerti gli occhi e vedere. Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.

Apocalisse 3:14-20


Questo messaggio di riprensione, è per noi qualcosa di incredibilmente prezioso. Immaginiamo di incamminarci per un sentiero di montagna, cercando di arrivare alla cima dove possiamo godere del bel panorama. Ebbene ad un certo punto dal sentiero principale si forma un bivio, dove nasce un sentiero secondario che sembra una scorciatoia per raggiungere più velocemente la nostra meta. Ecco, in questa immagine il presente brano si potrebbe raffigurare come un grosso cartello posto nel sentiero secondario che dice "PERICOLO DI MORTE, IL SENTIERO E' FRANOSO". Cambiando il nostro percorso verso questa strada alternativa, saremmo morti, precipitando a valle. Ma questo cartello ci ha avvisato che il sentiero che apparentemente è più agevole in realtà mette in pericolo di vita tutti coloro che lo percorrono. E così, con questa indicazione, possiamo restare nel sentiero principale e continuare la nostra faticosa - ma sicura - passeggiata verso la cima della montagna.

Non dobbiamo sottovalutare i pericolosi pensieri che prima o poi sorgono in ciascuno di noi: "ora che abbiamo un bel locale, per la vita della chiesa è tutto in discesa!", o "ho studiato per vent'anni e ora non ho più nulla da imparare spiritualmente", oppure "il Signore mi ha dato un ministero benedetto ed ora lo devo solo esercitare, non ho bisogno di null'altro", o ancora "è tutta la vita che la domenica vengo in chiesa, cosa mai potrà accadere di nuovo questa settimana?". Il Signore Gesù, nel suo messaggio alla chiesa di Laodicea, è straordinariamente lucido nel citare pensieri e frasi di questo tipo e denunciarli come ragionamenti deleteri e mortali. Quando una chiesa nel suo insieme crede di essersi arricchita, di non avere bisogno di nulla, ebbene questo è il momento in cui in realtà è miserabile, povera, cieca e nuda. E' l'opposto degli umili del regno dei cieli, è diventata così vanagloriosa e superba da allontanarsi dal resto del popolo di Dio in un autoisolamento che può portare soltanto alla cancrena e successivamente alla morte. Nella sua misericordia, il Signore ordina alla chiesa di ravvedersi e tornare a lui per comperare nuovamente ciò che è veramente importante: tornare, cioè, ad un sentimento di mansuetudine e di santa dipendenza da Dio! Tanto la ricchezza materiale quanto l'orgoglio travestito da ricchezza spirituale sono il banco di prova più duro per i santi del Signore. Quando è costantemente sazio, l'essere umano si insuperbisce innalzandosi sopra le altre persone e circostanze, sia consciamente che inconsciamente. Salomone, nella sua saggezza, ha trattato il tema con questa preghiera scritta:
Io ti ho chiesto due cose;
non me le rifiutare, prima che io muoia;
allontana da me vanità e parola bugiarda;
non darmi né povertà né ricchezze,
cibami del pane che mi è necessario,
perché io, una volta sazio, non ti rinneghi
e dica: «Chi è il SIGNORE?»
oppure, diventato povero, non rubi,
e profani il nome del mio Dio.

Proverbi 30:7-9   

L'uomo spirituale vive in modo sobrio ed equilibrato, è consapevole del grande inganno dell'orgoglio e combatte contro di esso per tutta la sua vita. Ma, in questo combattimento non è solo. Alla vigilia della passione di Cristo, il Signore rivolge queste parole particolari ai suoi discepoli, delle parole che hanno un enorme importanza per ciascuno di noi:

«Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi.
Giovanni 14:15-17
Come abbiamo letto precedentemente, il ministero terreno di Gesù si è svolto con lo scopo di portare una buona notizia agli umili, fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, liberare i prigionieri e consolare gli afflitti. Ma dopo aver ricevuto questa notizia, dopo essere stati fasciati, liberati e consolati, cosa devono fare i mansueti? Come devono vivere i figli di Dio, ora che il Signore Gesù è asceso alla destra del Padre? Sono forse stati restaurati da Cristo e poi lasciati a loro stessi? Siamo forse orfani anche ora, che siamo stati adottati dal Padre? No, non è così. I poveri in spirito sono stati consolati dall'opera di Cristo, esortati ad osservare i suoi comandamenti, ma sono sostenuti continuamente dallo Spirito di verità, dallo Spirito di Dio. Il Nuovo Testamento insegna innumerevoli aspetti del ministero dello Spirito Santo, e sono tutte realtà molto importanti da conoscere e vivere per ogni cristiano. Solo questo tema richiederebbe anni interi per essere affrontato nel modo dovuto. In questo limitato contesto però, ho scelto di approfondire prevalentemente tre particolari significati dell'azione dello Spirito Santo, presenti in una sequenza naturale e fisiologica nella magnifica esposizione che l'apostolo Paolo presenta nella sua lettera ai Romani, all'ottavo capitolo.

3.LO SPIRITO DELLA VITA

Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
Romani 8:1-4
[...]
Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Romani 8:10-11

In questo prezioso capitolo della Scrittura, l'apostolo Paolo parla dello Spirito di Dio prima di tutto con il nome di "Spirito di vita", proprio per sottolineare questo aspetto principale della sua azione nella vita dei credenti. Il sacrificio di Gesù Cristo ha provveduto una giustificazione forense a tutti i cristiani, e proprio in virtù di questa giustificazione si realizza la salvezza dei figli di Dio, che possono con questo presupposto essere vivificati dallo Spirito della vita, lo stesso Spirito che ha resuscitato Gesù dai morti. Il corpo attuale degli uomini e delle donne di Dio è ancora soggetto al peccato, alla malattia e alla morte, ma lo Spirito della vita è colui che può intervenire per offrire la liberazione dalla legge del peccato, portando ad una progressiva santificazione realizzata non per giustizia umana ma per azione divina. Lo Spirito Santo, aleggiava sulla superficie delle acque quando la terra era informe e vuota, come un'aquila che volteggia sopra i suoi piccini.4 Similmente, al presente lo Spirito Santo è la persona della divinità che abita nella Chiesa, offrendo la sua vita in modo continuo e costante, per rendere possibile l'impossibile. Se Gesù è la vite, il Padre è il vignaiolo e noi siamo i tralci (cfr. Gv 15), lo Spirito Santo può essere rappresentato dai rami di unione e dalla linfa che collega tutte le estremità della pianta facendo in modo che possa essere un unica realtà e non l'unione di più grappoli scollegati tra di loro, e di conseguenza morti. Per questo motivo, al Concilio di Calcedonia i vescovi presenti si sono accordati per esplicitare nella nuova formula del Credo l'espressione "Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita". Lo Spirito Santo è Dio e dà la vita, poiché egli è lo Spirito della vita. Senza lo Spirito Santo tutti i poveri in spirito rimarrebbero nella loro condizione di necessità, e non potrebbero essere invece soddisfatti con la potenza sovrannaturale della vita di Dio, in modo continuo e quotidiano.


4.LO SPIRITO DI ADOZIONE

Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne; perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete; infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui.
Romani 8:12-17


Dopo aver presentato lo Spirito Santo come lo Spirito della vita, l'apostolo Paolo passa velocemente ad un altro aspetto della sua azione, parlando in questo caso dello Spirito di adozione. Lo Spirito di Dio trasmette la vita in Cristo Gesù, permettendo la vittoria sulla legge del peccato e della morte, ma compie anche un'ulteriore opera strettamente legata a questa. Insieme alla vivificazione infatti, lo Spirito attesta agli uomini di essere diventati figli di Dio. Con la conversione il credente riceve la vita in Cristo attraverso lo Spirito, e per lo stesso Spirito riceve anche la consapevolezza nella propria coscienza di essere diventato un figlio di Dio, esattamente come Gesù. 

Grazie a questo secondo aspetto iniziamo a riconoscere un disegno e uno scopo ben preciso, una sequenza di interventi dello Spirito Santo atta a portare ogni singolo cristiano da una situazione di empietà, attraverso la conversione e la sua vita di fede fino ad una piena somiglianza con Gesù Cristo. Sappiamo infatti che la vita dei credenti ha lo scopo di arrivare alla perfetta statura di Cristo (Ef 4:13), e questo è possibile proprio camminando con lo Spirito Santo. Ecco quindi come ciascuno di noi per grazia immeritata può ricevere la vita spirituale necessaria per essere liberati dal peccato e la certezza sovrannaturale dell'essere figli di Dio proprio come Gesù Cristo è Figlio di Dio. La vita di Cristo e la figliolanza di Cristo vengono trasmessi ai credenti in modo sovrannaturale, come espressione della sovrana volontà di Dio di acquistarsi figli adottivi, un popolo consacrato formato da persone di ogni lingua, tribù e nazione. L'uomo naturale è separato da Dio e destinato alla morte, ma l'intervento del Signore con la rigenerazione spirituale porta alla condizione di mansuetudine necessaria per ricevere e vivere la sua vita e la sua paternità. E' un processo completo, è un processo spirituale, è un processo che l'uomo non si può procurare ma può solamente ricevere dalla grazia di Dio.           

5.LO SPIRITO CHE INTERCEDE

Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.
Romani 8:26,27

Oltre alla vita e alla figliolanza, il cristiano riceve però ancora qualcosa in più dallo Spirito Santo: riceve infatti anche l'intercessione. Il teologo riformato Karl Barth commenta questi versetti nel seguente modo:

Noi aspettiamo, ma soltanto perché aspettiamo Dio la nostra attesa non è vana. Noi guardiamo fuori, ma soltanto il fatto che siamo stati guardati prima ci distingue da coloro che guardano nel vuoto. Noi parliamo, ma soltanto il fatto che le nostre parole dicono quello che noi non possiamo dire distingue le nostre parole dalle vane ciance. E così noi preghiamo, ma il fatto che lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri che rimangono inespressi sulle nostre labbra, perché tradotti nel nostro linguaggio dovrebbero essere inni di giubilo dei quali non siamo capaci, distingue la nostra preghiera, i nostri sospiri, dai sospiri che non sono altro che debolezza.5 

Nello stesso modo in cui viviamo le altre realtà grazie allo Spirito, siamo aiutati nella nostra debolezza grazie all'intercessione dello Spirito Santo, che ancora una volta rende possibile e realizzato nella vita cristiana un ulteriore aspetto dell'identità e della statura di Cristo. La sua vita, la sua figliolanza e la sua fervente e incessante preghiera si realizza in questo modo in ciascuno di noi, rendendoci giorno dopo giorno sempre più simili a Gesù. Pochi versetti dopo infatti leggiamo:

Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.

Romani 8:34 

Cristo Gesù è alla destra del Padre e intercede per noi, mentre lo Spirito Santo intercede anch'egli in accordo, portando i figli di Dio a esprimere l'inesprimibile e unirsi spiritualmente con la pienezza dei pensieri e dei desideri di Dio. 

Lo scopo ultimo dei credenti di ogni tempo, è racchiuso in quella che viene conosciuta come preghiera sacerdotale di Gesù, nel vangelo secondo Giovanni:

Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. 
Giovanni 17:20,21   

"Anch'essi siano in noi": questa è la meta, la direzione, il senso della vita! Essere grazie a Cristo con Dio, uniti nella liberazione dal peccato, nella figliolanza, negli stessi desideri espressi incessantemente in preghiera. 


6.CONCLUSIONE 


I poveri in spirito, i mansueti, sono beati perché è loro il regno dei cieli. 
La vita eterna appartiene a tutti coloro che hanno accettato la salvezza di Gesù Cristo per grazia mediante la fede, e così facendo sono stati resi simili al Figlio dallo Spirito Santo. La vita, la figliolanza e l'intercessione del Cristo sono portati ai credenti per opera dello Spirito Santo, in virtù della giustificazione forense acquisita grazie al suo sacrificio. Nei pensieri del Signore, infatti, lo scopo della Chiesa militante è quello di crescere individualmente e collettivamente fino alla piena conoscenza (intellettuale ed esperienziale) di lui, ed essere finalmente quel popolo che Dio ha tanto desiderato per sé. Un popolo di figli, dove il Signore possa ravvisare una somiglianza in santità, in umiltà, in ubbidienza, in amore, in giustizia. La pienezza di Dio nella persona del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, si manifesta appieno proprio in questo processo di salvezza, in questo disegno che prende l'uomo nella sua miseria e nella sua ribellione per renderlo figlio adottivo e per condurlo attraverso l'esperienza fino ad una completa affinità con Gesù. Un'amore infinito, un'adozione esclusiva, una grazia unica, un desiderio di comunione che si estende da prima che il tempo fosse fino a quando il tempo non sarà più. Una testimonianza vivente ed eterna dell'immensa gloria dell'Onnipotente Dio. 

[...] per mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere,
olio di gioia invece di dolore,
il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto,
affinché siano chiamati querce di giustizia,
la piantagione del SIGNORE per mostrare la sua gloria.

Isaia 61:3 

da Davide Galliani. com

sabato 26 marzo 2016

Fedeli servitori di Gesù Cristo

A Timoteo, mio caro figlio, grazia, misericordia, pace da Dio Padre e da Cristo Gesù nostro Signore.
2Timoteo 1:2


1. INTRODUZIONE








La seconda lettera di Paolo a Timoteo inizia con l'introduzione di un nuovo elemento (assente nella precedente lettera) che ne sottolinea il carattere escatologico: l'espressione "secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù"1. Paolo si definisce apostolo per volontà di Dio secondo questa promessa, una promessa che costituisce il fondamento dell'intero Vangelo ed il suo stesso scopo di vita. Come egli stesso scrisse ai Corinzi, se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede (1 Co 15:13,14). Ma la fede cristiana e la predicazione degli apostoli trova invece la propria potenza proprio nell'annuncio della resurrezione di Cristo, e nella vita eterna che il Signore promette a tutti coloro che credono e dimorano in lui.

Addentrandoci nella lettera, possiamo trovare uno schema fondamentale articolato in tre passaggi: l'introduzione epistolare, il discorso di commiato (composto da due argomenti e una perorazione), ed infine la conclusione2. Entrando più nello specifico, l'introduzione comprende l'intero primo capitolo della lettera, il secondo capitolo invece tratta il primo argomento (la successione apostolica), il terzo capitolo tratta il secondo argomento (pericoli futuri), i primi otto versetti del quarto capitolo comprendono il discorso di commiato propriamente detto (la perorazione del discorso) e i versetti rimanenti vanno a costituire la conclusione finale3. Questa lettera mostra in modo speciale l'urgenza della trasmissione del deposito della fede, la necessità di lavorare duramente per preservare il Vangelo ricevuto, e poterlo affidare ad altri discepoli e ad altre generazioni di credenti. Queste transizioni così delicate sono trattate in special modo nel secondo capitolo, che, come abbiamo visto, affronta in modo specifico il tema della successione apostolica, fondamentale per il successo della missione cristiana attraverso il tempo e lo spazio, come risulta evidente anche dalla storia dei primi secoli del cristianesimo. Un argomento fondamentale per Timoteo, ma anche, sicuramente, di uguale importanza per ciascuno di noi.

2. PERSEVERA nella fatica

Tu dunque, figlio mio, fortìficati nella grazia che è in Cristo Gesù, e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri. Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. Uno che va alla guerra non s'immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. Allo stesso modo quando uno lotta come atleta non riceve la corona, se non ha lottato secondo le regole. Il lavoratore che fatica dev'essere il primo ad avere la sua parte dei frutti. Considera quel che dico, perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa. Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, della stirpe di Davide, secondo il mio vangelo, per il quale io soffro fino ad essere incatenato come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata. Ecco perché sopporto ogni cosa per amor degli eletti, affinché anch'essi conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è quest'affermazione: se siamo morti con lui, con lui anche vivremo; se abbiamo costanza, con lui anche regneremo; se lo rinnegheremo anch'egli ci rinnegherà; se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.  
2Timoteo 2:1-13

Questo brano specifico della lettera (che molto tempo dopo la sua redazione è stato codificato come il suo secondo capitolo) presenta da subito l'importante principio dell'insegnamento e del discepolato cristiano, la necessità di trasmettere le proprie esperienze di fede ad altre persone fedeli della comunità in modo da garantire stabilità, moltiplicazione e armonia nella chiesa. Dopo questa esortazione però, Paolo prosegue trattando in modo specifico il serio compito che spetta a Timoteo così come è spettato a lui per tutto il tempo del suo ministero. Egli descrive questo incarico usando tre immagini: quella di un buon soldato, di un atleta lottatore e di un lavoratore. La genuina vita cristiana non è una vita passiva, ma una vita piena di disciplina, allenamento e fatica. Una vita che ben conosce la sofferenza spirituale (Ro 8:23), emotiva (2 Tim 4:16) e a volte persino fisica (2 Co 11:25). Essere servitori di Gesù Cristo, comporta vivere con una concentrazione che non si lascia distrarre dai piaceri del mondo secolare, ma che si distingue per essere ligia al proprio dovere e alle regole stabilite, lavorando con fatica per molto tempo. L'aspetto in comune a queste tre immagini infatti è proprio quello della perseveranza: la perseveranza nella disciplina militare, negli allenamenti atletici e nel lavoro agricolo. I frutti duraturi dei discepoli del Signore (Gv 15:8) non maturano in poco tempo, né facilmente, ma al contrario possono crescere soltanto in un lungo periodo di tempo, nel quale l'operaio cristiano è chiamato a faticare con fede in ubbidienza alla Parola di Dio, anche se non si vedono da subito i risultati sperati. Naturalmente è importante fare regolarmente una sana autocritica, specchiarsi nella Scrittura per vedere se il proprio lavoro e il proprio carattere è conforme a quello auspicato; ma una volta assincerata la purezza delle proprie intenzioni e del proprio servizio, non bisogna lasciarsi scoraggiare e bisogna perseverare. Quello che conta, in quanto credenti, non è come iniziamo il nostro percorso di crescita spirituale, ma piuttosto come lo terminiamo. In questa stessa lettera, Paolo dirà: "ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede" (4:7). Questo è il suo commiato, ma dovrebbe arrivare ad essere lo stesso commiato di ogni cristiano, in particolar modo di ogni ministro di Dio.

Questa perseveranza nella fatica è da considerare, ricercando e chiedendo al Signore l'intelligenza necessaria per affrontare al meglio ogni singola situazione.

Oltre a tutto questo però, troviamo qui anche un'altra raccomandazione di grande importanza: ricordarsi di Gesù Cristo, risorto dai morti. Questo è contemporaneamente il soggetto e lo scopo del messaggio (e del servizio) cristiano, come anticipato nelle parole iniziali della lettera. Gesù Cristo è risorto dai morti, ed è per questo motivo che noi potremo risorgere! La prospettiva escatologica non è certo solo una bizzarra e lontana conseguenza del Vangelo, ma il cuore pulsante del Vangelo stesso, il motivo della predicazione e del ministero cristiano, il suo scopo finale! Ricordarsi costantemente questa verità significa comprendere sempre meglio il motivo della perseveranza nella propria fatica, il motivo del proprio servizio: affinché - oltre a noi - anche gli altri eletti conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Anche se in certi ambienti cristiani è comune l'espressione "passione per i perduti", ad indicare l'urgenza per l'evangelizzazione, essa in realtà non ha una corrispondenza biblica. Le Scritture, infatti, non parlano di passione per i perduti, parlano di amore per gli eletti. Il Signore non chiede di "raggiungere i perduti", ma chiede di raggiungere il suo popolo che ancora non lo conosce (Atti 18:10), sparso in tutte le nazioni, tribù, ceti sociali....Sparso in ogni luogo, fino all'estremità della terra. L'annuncio del vangelo - la chiamata - è per molti, e deve essere fatta a tutti, in tempo e fuori tempo; ma l'elezione, che conosce solo il Signore, è soltanto per pochi (Mt 22:14) ed è quella che costituisce il solido fondamento di Dio che vedremo in dettaglio nel prossimo capitolo. 

Se avremo costanza in tutto questo, contribuiremo all'edificazione della Chiesa, e arriveremo anche noi a regnare assieme al Signore. 


3. PRESERVA il tuo vaso

Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti a Dio che non facciano dispute di parole; esse non servono a niente e conducono alla rovina chi le ascolta. Sfòrzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità. Ma evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà e la loro parola andrà rodendo come fa la cancrena; tra questi sono Imeneo e Fileto, uomini che hanno deviato dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni. Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi», e «Si ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore». In una grande casa non ci sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile. Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona.
2Timoteo 2:14-21 

Dopo l'esortazione alla perseveranza nella propria fatica, l'apostolo Paolo cambia argomento e sollecita Timoteo a sforzarsi di presentare sé stesso davanti a Dio come un uomo approvato, mantenendosi puro dalle chiacchiere profane. Gli chiede inoltre di scongiurare la chiesa di non fare dispute di parole. Queste chiacchiere profane e queste dispute di parole non sono costituite dal ragionamento e dalla discussione sulla Parola di Dio con lo scopo di comprenderla e viverla meglio, ma da logiche ed argomentazioni che hanno come risultato quello di rinnegare le esplicite verità bibliche (che ai tempi di Paolo erano custodite nell'Antico Testamento e nell'insegnamento degli apostoli). Subito dopo, infatti, troviamo l'esempio di Imeneo e Fileto e del loro insegnamento sulla resurrezione già avvenuta. La resurrezione non era già avvenuta a tempo di Paolo, ma non è già avvenuta neanche al tempo presente, perché essa è riservata al momento del ritorno di Cristo:

Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno al suo turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza.
1Corinzi 15:22-24


In tutta la storia del cristianesimo ci sono state numerose filosofie e dottrine che hanno portato al rinnegamento di determinate evidenze bibliche. Il rinnegamento dell'umanità o della divinità di Cristo, della salvezza per grazia, della necessità di santificazione... Fino ad arrivare al rinnegamento della veridicità dei racconti biblici e dei miracoli dei vangeli, che incontriamo ai giorni nostri. Tutti questi falsi insegnamenti sono sorti all'interno della Chiesa principalmente grazie ad interpretazioni illegittime delle Scritture, all'influenza dei movimenti intellettuali secolari, a reazioni estreme sorte in opposizione ad altre eterodossie ed a presunte rivelazioni personali, arrivando a generare soltanto confusione e incredulità. Ma di fronte a tutte queste cose, si staglia la risoluta esortazione dell'apostolo: "evita le chiacchiere profane, sforzati di presentarti come uomo approvato". Le false dottrine sono sempre esistite e sempre esisteranno, proprio come coloro che si sforzano a sovvertire la fede dei credenti, ma in tutto questo resta fermo il solido fondamento di Dio sigillato con queste parole: "Il Signore conosce quelli che sono suoi, e si ritragga dall'iniquità chiunque pronuncia il nome del Signore". Al tempo di Elia, il Signore aveva riservato per sé stesso settemila uomini che non si erano piegati all'idolatria (1 Re 19:18), così come a partire dall'epoca apostolica egli si è riservato un residuo di Israele eletto per grazia (Ro 11:5), un residuo che ha potuto riconoscere Gesù Cristo. In modo analogo, anche nella Chiesa visibile vi è un numero di sinceri credenti conosciuti dal Signore, e un numero di persone che frequentano apparentemente qualche comunità cristiana ma senza aver realmente incontrato Dio e ubbidito alla sua voce. Il Signore conosce i suoi, ed i suoi si ritraggono dall'iniquità: questa certezza è sigillo della sua ferma volontà e sovranità, e garanzia per la sussistenza della Chiesa, invincibile anche per le porte dell'Ades (Mt 16:18). 

Se un servo di Cristo si conserva puro dalle false dottrine, dall'incredulità e da ogni specie di sincretismo, sarà un vaso utile al servizio del proprio padrone. Il ministero cristiano (che sia di apostolato, profetismo, evangelismo, pastorato o insegnamento) è genuino e utile al Signore soltanto se si conserva puro. Solo nella purezza e trasparenza della Parola di Dio, infatti, possiamo rendere un servizio utile a Dio con la nostra fatica, e contribuire all'avanzamento del Regno dei Cieli nella misura che ci viene affidata. Al contrario, chi si contamina con i falsi insegnamenti diventa inutile, e il proprio servizio diventa ignobile e vergognoso. Ecco quindi il senso dell'esortazione a tagliare rettamente la parola della verità. Questo è un vero e proprio banco di prova per ogni ministro di Dio, una condizione fondamentale per i ministri di ogni epoca e luogo. 



4. ISTRUISCI gli oppositori




Fuggi le passioni giovanili e ricerca la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro. Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese. Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.
2Timoteo 2:24-26

Dopo l'esortazione alla perseveranza nella fatica e l'appello alla purezza della verità, l'apostolo Paolo sollecita infine Timoteo a fuggire la passioni giovanili e ricercare la giustizia, la fede, l'amore, la pace con quelli che invocano il Signore con un cuore puro. Quest'ultima, di fatto, rappresenta il significato della vera unità cristiana. Un'unità che non riguarda una comunione di obiettivi, strategie, denominazione o preferenze musicali, ma una comunione nella stessa pura invocazione del Signore. Con credenti di questo tipo, ogni figlio di Dio è chiamato a ricercare e perseguire la pace e l'unità, essendo parte di un corpo solo, in comunione con un solo Spirito, sottomessi tutti ad un unico Signore attraverso lo stesso tipo di fede, a sua volta testimoniata con il medesimo battesimo (Ef 4:3-6). L'unità è dello Spirito, ma deve essere vincolata con la ricerca della pace. Per stringere questo vincolo di pace è necessario anche evitare le dispute insensate, ossia quelle dispute che non portano alla crescita spirituale ma accendono soltanto una insensata competitività. Le contese tra credenti non fanno onore a Dio, il servo del Signore infatti non deve litigare. Però, deve essere capace di insegnare pazientemente, e di istruire con mansuetudine gli oppositori. Questi oppositori probabilmente sono proprio coloro che rinnegano le evidenti verità bibliche, e che comportandosi in questo modo si rendono involontariamente (o volontariamente?) promotori della volontà del diavolo. Il termine greco utilizzato in questo contesto è diabolos, che significa calunniatore, falso accusatore, diffamatore4. Queste infatti sono alcune delle principali attività di Satana: calunniare, accusare falsamente e diffamare tanto i veri ministri di Dio quanto, ancor di più, la Bibbia stessa! Il primo presupposto del combattimento spirituale infatti è proprio quello di indossare la cintura della verità, in quanto la verità biblica è ciò che più disturba il diavolo, che viene da essa smascherato e reso inoffensivo. Ogni suo potere deriva dalle menzogne, dalla torbidità, dalla confusione; dove resta stabile e nitida la verità di Dio invece, tutto viene alla luce. Alla luce della verità, vi è ravvedimento per il peccato, vi è guarigione l'anima, vi è la piena azione dello Spirito Santo. Dove la verità viene meno invece, lo Spirito Santo è rattristato e le menzogne si propagano rodendo come la cancrena, cercando di portare morte in ogni luogo possibile. Questo è il laccio del diavolo, un laccio nel quale purtroppo cadono molti uomini in ogni generazione, come possiamo osservare nella storia della Chiesa e dell'umanità. Il ministero cristiano comprende dunque anche questa funzione di paziente insegnamento verso gli oppositori, pregando il Signore che possa concedere loro di ravvedersi. Non è questione di torto o ragione personale, è questione di verità o menzogna, vita o morte. Ricordiamoci che Paolo stesso è stato un feroce persecutore della Chiesa (1 Co 15:9), ma Dio gli ha dato la grazia di ricevere la rivelazione del Figlio e diventare un suo prezioso strumento (Gal 1:13-17). Il timore di Dio è quindi santificazione, allontanamento dall'iniquità, ma anche paziente insegnamento offerto agli oppositori, rimettendo a Dio il giudizio finale non senza, però, intervenire per proteggere il più possibile le comunità da scandali e peccati insistenti (1 Co 5). 

L'insegnamento della Parola di Dio rivolto ai credenti, è un'attività trattata in questo contesto nel primo paragrafo (2 Tim 2:1-13) in relazione alla perseveranza nella propria fatica. E' infatti un aspetto proprio del servizio cristiano e del lavoro svolto nella conduzione di una o più comunità. Il paziente insegnamento rivolto agli oppositori, invece, viene trattato alla fine di questo discorso, come servizio conseguente alla propria perseveranza e preservazione spirituale.


5. CONCLUSIONE

Nel secondo capitolo della seconda lettera a Timoteo, abbiamo potuto considerare delle fondamentali linee guida per ogni ministro di Dio ed ogni credente. Il servizio cristiano non è qualcosa di facile, è pieno di difficoltà, sfide, delusioni, incomprensioni, sofferenze, combattimenti spirituali; ma vi sono in ogni caso anche vittorie, soddisfazioni, gioie e crescite. L'esperienza della provvidenza di Dio che giunge in aiuto alla nostra debolezza, porta più che mai alla solida consapevolezza che non stiamo lavorando invano né da soli, e che lo stesso Signore che ci ha rivolto la chiamata al servizio interviene personalmente per sostenerci e renderci adatti al suo svolgimento. Ci sono e ci saranno sempre momenti di particolare risolutezza e momenti di scoraggiamento, ma il nostro impegno deve sempre essere quello di perseverare nell'opera, preservando la nostra purezza e istruendo chi si oppone alla verità del Signore. L'apostolo Paolo ha combattuto questo combattimento, ed ha finito la sua corsa riuscendo a serbare la fede. Ma oggi, nel 2015, i credenti della presente generazione che hanno raccolto questo stesso testimone devono continuare la loro corsa perseverando, preservandosi e istruendo, per raggiungere anch'essi il momento del commiato e lasciare alla nuova generazione che Dio chiamerà questo importante deposito. Tale è la natura e la missione della Chiesa, operante da due millenni e in vigilante attesa del ritorno del Signore.

da Davide Galliani.com 

venerdì 25 marzo 2016

Perfettamente conosciuti

Salmi 139:6 La conoscenza che hai di me è meravigliosa,
troppo alta perché io possa arrivarci.
  

 
1Corinzi 13:12 Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto.


Come afferma la Scrittura, ciascuno di noi è conosciuto dal Signore in modo perfetto e meraviglioso. Non c'è nessuno che ci conosca meglio di Lui, neanche noi stessi. Per questo motivo possiamo avvicinarci a Dio, stare alla sua presenza, e chiedergli di mostrarci parte di questa conoscenza che ha di noi. Questo è utile e buono per riconoscere i peccati che abbiamo commesso e ravvederci, ma anche per crescere nella nostra vera identità in Cristo. Questa attitudine, manifesta inoltre il rapporto di esclusività che ciascuno di noi ha con il Signore: ascoltare ciò che lo Spirito dice a noi personalmente, vivere questo aspetto di Dio che è solamente nostro. Come nel matrimonio ci sono degli aspetti della vita di coppia conosciuti dai parenti e dagli amici, ma altri aspetti conosciuti solo dai coniugi, allo stesso modo nella nostra relazione personale con il Signore ci sono aspetti conosciuti dalla società ma altri riservati per il tempo di intima preghiera.
 

Nella prima lettera ai Corinzi, c'è un tema che è predominante su tutti gli altri: il tema della crescita. Leggendo gli scritti paolini, traspare con chiarezza l'analisi di una realtà che è in via di sviluppo: un tempo eravamo prigionieri, ora siamo liberi, ma anche in questa libertà possiamo essere bambini in Cristo oppure uomini maturi cresciuti a sua immagine. Anche chi è maturo però sente una profonda sofferenza, perché al tempo presente non vive nella nuova creazione, non vive con un corpo di resurrezione. Solo nella nuova creazione infatti potremo essere liberi da ogni fardello e conoscere pienamente, come anche siamo stati perfettamente conosciuti. C'è dunque questo processo che porta dal mondo delle tenebre al regno del Figlio, e dall'immaturità nel regno del Figlio alla maturità. In questo processo, noi possiamo soltanto intravedere quello che sarà. Possiamo conoscere e profetizzare in parte, ma sappiamo che il Signore conosce già ora tutto pienamente. Noi infatti siamo stati perfettamente conosciuti (al passato!), siamo conosciuti con tutte le nostre debolezze e tutti i nostri punti forti, siamo conosciuti con il nostro carattere e con i cambiamenti che assumiamo mentre il tempo scorre e le esperienze si accumulano, siamo conosciuti nelle limitatezze del nostro corpo soggetto al peccato, e siamo conosciuti nella forma che raggiungeremo al tempo della completezza. Questa conoscenza di Dio non deve spaventarci, ma al contrario deve far crescere in noi la fede nell'azione e nella direzione del Signore nella nostra vita. La conoscenza che il Signore ha di noi è meravigliosa, è una conoscenza che non nasce da un' osservazione esterna ma piuttosto da una consapevolezza interna. Questa è l'onniscienza di Dio: una conoscenza di noi che Lui trova in lui e non in noi o in qualunque altro posto. Per conoscere meglio noi stessi, dunque, la cosa migliore non è quella di guardarci allo specchio, e neanche meditare su noi stessi, ma piuttosto portare il nostro cuore al Signore, e chiedere a Lui chi siamo, chi siamo davvero. Da questa intimità potremo comporre canti al Signore come ha fatto il salmista, potremo vedere le cose da una nuova prospettiva come ha fatto l'apostolo Paolo, potremo continuare a correre la corsa cristiana che ci è posta davanti con rinnovata forza....il tutto alla sola gloria del Suo Nome.

di Davide Galliani.com

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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