Pietro è la pietra?
Ciò che afferma la Scrittura a riguardo è molto chiaro ed evidente per chiunque abbia un minimo di intelligenza e un pensiero onesto. E' sempre stato evidente e chiaro anche per i cosiddetti “padri della chiesa” dei primi secoli.
<< “Sopra questa pietra” si deve così comprendere: su ciò che Pietro ha riconosciuto con le parole: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” e così Pietro, che trae il suo nome da quella pietra, rappresenta la persona della Chiesa che sarà costruita su quella pietra (la confessione di fede).
Infatti non gli è stato detto: “Tu sei la pietra”, ma: “Tu sei Pietro”, perché la pietra era il Cristo che fu confessato da Simone [cfr. Efesini 2,20; Pietro 2,4].
Noi siamo cristiani non petriani.
Cristo è il capo della Chiesa, il primogenito, Egli stesso ha il primato >>. Agostino d'Ippona.
<< Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare >>. Efesini 2,20
<< Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare >>. Efesini 2,20
Di seguito riporto quanto scrisse Ignazio Von Doellinger scienziato tedesco e più grande teologo della Chiesa cattolica del 19° secolo, condannato all'oblio dall'imperante gesuitismo italiano a causa della sua lotta contro l'infallibilità papale e l'immacolata concezione. Allo stesso modo scrissero il vescovo Kettler e il Langen (Das Vaticanische Dogma).
Negli scritti dei Padri, il senso delle note parole del Cristo riferentisi a S. Pietro, nessuno dei Padri di quel tempo spiegando esegeticamente i passi del vangelo sulla potenza trasmessa a Pietro (Matteo XVI 18, e Giov. XXI, 18) l'ha applicata ai vescovi di Roma quali successori di Pietro. Quanti Padri si sono occupati di questi passi! Pure, nessuno di quelli di cui possediamo tuttora i commentari, Origene, Crisostomo, Ilario, Agostino, Cirillo, Teodoreto, né quelli le spiegazioni dei quali sono raccolte nelle Catene hanno designato, sia pur con una sillaba, il primato di Roma come conseguenza della missione data a Pietro e delle promesse ch'egli aveva ricevuto. Neppur uno fra loro ha interpretato la <<pietra>> o fondamento sul quale Cristo vuol edificare la Chiesa come un'incarico particolarmente fornito a Pietro e, dopo di lui, trasmissibile ereditariamente; essi intendevano con ciò il Cristo stesso o la fede di Pietro confessata in Cristo: queste due idee si confondevano spesso nel loro spirito. Spesso altresì nel pensier loro, Pietro, come gli altri apostoli, era il <<fondamento>>; gli apostoli cioè tutti riuniti, rappresentavano le dodici pietre fondamentali della Chiesa. (Apocal. 21, 24).
Per quanto si riferisce alla concessione della potenza delle chiavi e del potere di legare e sciogliere, i Padri potevano tanto meno riconoscervi un privilegio o una sovranità qualsiasi attribuita ai vescovi romani in quanto che non consideravano (cosa che a prima vista sembrerà strana) una piena potenza attribuita prima a Pietro, poi a tutti gli altri apostoli con le stesse parole, come una grazia speciale accordata a Pietro ed ereditata esclusivamente dei vescovi romani.
Tutti, infine, consideravano il simbolo delle chiavi come assoluto sinonimo dell'espressione figurata << legare e sciogliere >> (Ciascun vescovo è janitor, deve custodire le << janua coeli >> e vegliare all' << ovile Christi >>: idea già espressa da Cipriano in tanti passi).
E' noto che il passo classico che deve servir di base all'edificio dell'infallibilità del papa è la parola del Cristo a Pietro: << Ho pregato per te affinché la tua fede non si affievolisca; tu dunque, quando sarai convertito, rafforza i tuoi fratelli >> (Luca, XXII, 32). Ma è chiaro che queste parole debbono riferirsi unicamente a Pietro e alla sua conversione dopo che ebbe rinnegato il Cristo. Si tratta infatti di una esortazione a convincere gli altri apostoli la cui fede nel Cristo ha ugualmente vacillato. Ci sembra dunque insensato voler trovare, là dove si tratta solamente della fede nella dignità messianica di Gesù, fede dapprima vacillante e che bisognava rafforzare, una promessa dell'infallibilità futura di una serie di papi, unicamente perché costoro hanno preso poi nella Chiesa romana il posto occupato in origine da Pietro. Una simile interpretazione non è stata data da nessuno degli antichi dottori della Chiesa fino alla fine del VII secolo.
Tutti e diciotto, senza eccezione videro in quelle parole una semplice preghiera del Cristo perché il suo apostolo non soccombesse alla pericolosa e imminente tentazione e non vi perdesse del tutto la sua fede.
L'antica teologia cattolica fa consistere il periodo dei padri della Chiesa nei primi secoli. La teologia dei gesuiti ritiene assurdo il pretendere che Cristo non siasi trovato nella chiesa altro che fino al 600. Quando la compagnia stava preparando la definizione dell'Immacolata Concezione, il gesuita Perrone ebbe il coraggio di dichiarare che la Bibbia ed i padri della Chiesa, in quanto fonti di fede, erano superflui: egli attribuiva un peso eguale a leggende, anche se apocrife, sì che la semplice autorità della Chiesa ed il sentimento momentaneo dei credenti potevano eventualmente bastare, poiché, secondo lui, questi due elementi dimostrano l'antichità di una tradizione divina od apostolica. In breve volger di tempo, la nuova scuola è arrivata a dire che tutt'al più non era affatto necessario qualche documento dell'antichità od anche che esisteva una << tradizione precedente >>. Il card. Her. Genrother, discepolo dei gesuiti, dice pure che anche scritti apocrifi potevano essere fonti della fede.
<<Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano>>. Luca 11,52
<<Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano>>. Luca 11,52
tratto da: Evangelo del Regno