per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

mercoledì 7 dicembre 2011

UN recupero possibile



Introduzione

Qualcuno ha osservato che è assolutamente stupefacente che Dio ancora voglia essere ben disposto verso un mondo che in realtà Lo nega, Lo odia, Lo disprezza, Lo fraintende, Lo sfigura; che Dio, nonostante tutto, ancora voglia far risuonare il messaggio del Suo evangelo, un messaggio di grazia e di amore, un'opportunità di umano riscatto. Ed è ancora più stupefacente che Dio vada ben oltre a tutto questo e di fatto applichi quell'evangelo ad innumerevoli persone in modo da ricuperarle a Sé e trasformarle.

Possiamo paragonare quello che Dio si propone con l'annuncio dell'evangelo come ad un'instancabile azione di ricupero di un'umanità che agli occhi dei più realisti pare davvero irrecuperabile, irreparabilmente perduta.

Se essere pazienti è una virtù di pochi, se già la pazienza di Giobbe è proverbiale, ancora più grande è quella di Dio verso di noi. Dice una bella espressione della Bibbia: Dio "è paziente con voi, perché vuole che nessuno di voi si perda, e che tutti abbiate la possibilità di cambiare vita", di giungere cioè al ravvedimento, alla conversione, affidando voi stessi consapevolmente al Salvatore Gesù Cristo.

L'apostolo Paolo, nel primo capitolo della sua lettera ai Romani si dichiara pronto ad annunciare l'evangelo di Gesù Cristo anche nella capitale dell'impero, a Roma. E' un'opportunità che aspetta con grande desiderio, perché anche le grandi masse di Roma -allo stesso modo come gli ebrei a cui si era rivolto finora- devono liberarsi dagli idolibugiardi e conoscere l'unica via che porta a Dio, e quindi alla salvezza: la persona e l'opera di Gesù Cristo. Non solo, ma Paolo desidera comunicare ai cristiani che già si trovano a Roma, ulteriori doni spirituali contenuti nel tesoro dell'evangelo, che ancora essi non conoscono.

Leggiamo dunque quanto si trova nella lettera ai Romani, al capitolo 1º dal v. 8 al v. 17 concentrandoci  soprattutto sui vv. 16 e 17 che mettono in evidenza il succo di quell'evangelo che anche qui ed ora ci raggiunge  con tutta la sua efficacia.

Mettiamo allora bene in evidenza le ultime frasi, che dicono: "Infatti io non mi vergogno dell'evangelo di Cristo, perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco. Perché la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà per fede" (Ro. 1:16,17).

Questo testo ci parla del contenuto e della forza del messaggio dell'Evangelo, poi in quale modo esso opera, ed infine come di esso si possa essere veramente fieri.

I. Il contenuto e la forza dell'evangelo

giustizia
L'apostolo Paolo è perfettamente cosciente di che cosa significa l'evangelo di Cristo per la vita di ogni essere umano, come pure della sua forza ed efficacia. Lo siamo altrettanto anche noi?

1. La giustizia di Dio. Egli dice che nell'evangelo si rivela la giustizia di Dio (17a). Che cosa significa?

(a) Salvati con i criteri che Dio ha posto. Giustizia è un attributo di Dio. Dio salva l'essere umano rispettando la giustizia, in modo coerente, cioè, con i principi di rettitudine che Egli stesso ha stabilito. Dio salva in modo conforme alla Sua santità, e non indipendentemente da essa.
Qualcuno suppone di aver diritto alla salvezza davanti a Dio sulla base di criteri molto personali.
"Sarò salvato da Dio", dice qualcuno, "perché non ho mai fatto male a nessuno e sono sempre stato in fondo una brava persona". Può darsi, ma corrisponde questo ai criteri di giustizia che Dio ha posto per poter essere salvati? Conosci i criteri di giustizia che Dio ha stabilito per la tua salvezza, e ti sei adeguato ad essi? Molti alla fine non riceveranno affatto quello che si aspettano perché, come dice la Scrittura: "ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria giustizia, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio" (Ro. 10:3).
Saremo salvati soltanto in base ai criteri che Dio ha posto, non in base ai nostri criteri, e se veramente confrontiamo la nostra vita con il modello di giustizia che Dio ha stabilito, nessuno di noi potrebbe essere salvato. Questa è un'umiliante scoperta che ciascuno di noi deve fare: riconoscersi peccatori davanti a Dio ed indegni del suo favore.
Dio però può salvare qualcuno non perché passi così semplicemente un colpo di spugna sulla nostra indegnità, ma perché ha mandato per noi un Salvatore, Gesù Cristo, il quale in nostra vece, in favore nostro, adempie Lui ogni giustizia e paga Lui il prezzo del nostro peccato.
L'annuncio cristiano è la buona notizia che Dio salva in conformità alla Sua giustizia nel fatto che Gesù ha adempiuto egli stesso quello che noi dovevamo essere e chiunque si affida a Lui, nella fede e nell'obbedienza, si vede attribuita -certo indegnamente- la giustizia che Cristo ha adempiuto. Questo è il piano della salvezza umana che l'evangelo ci rivela.

(b) Un giusto rapporto con Dio. Giustizia di Dio, però, è anche avere un giusto rapporto con Dio. Hai tu un giusto rapporto con Dio? Sei accettabile davanti a Dio perché sei come Lui desidera? Se non sei come Lui desidera non potrai in alcun modo essere salvato, perché nulla di sporco e di contaminato può stare alla presenza di Dio. Anche in questo caso dobbiamo a malincuore riconoscere di non essere in giusto rapporto con Dio.
Non disperare però, l'Evangelo ti annuncia la buona notizia che tu puoi avere un giusto rapporto con Dio. Come? L'evangelo dichiara che Dio riabilita davanti a sé tutti coloro che si affidano a Gesù Cristo. L'evangelo dichiara come Dio pone in giusta relazione con Sé stesso chi si affida a Gesù Cristo. Come un giudice che dichiara qualcuno innocente perché "non ha commesso il fatto", così chi riceve la giustizia di Cristo come un abito nuovo e smette i suoi "vecchi stracci", acquista per grazia di Dio un giusto rapporto con Lui. Troppo "semplice": questa però è la sapienza che sovranamente Dio rende pubblica mediante l'Evangelo.

(c) E' una rivelazione. Si tratta difatti di una rivelazione. La conoscenza di questi fatti non avrebbe mai potuto essere dedotta con lo studio della mente umana. Per Paolo era una rivelazione da parte di Dio, e Paolo a sua volta rivela questo al mondo. Anche tu hai bisogno di questa rivelazione. Per questo ricevere l'annuncio della Parola di Dio è essenziale. Da soli saremo sempre fuori strada.

E Dio non solo vuole rivelarci oggettivamente le inimmaginabili provvigioni della Sua grazia (nella Parola di Dio, scritta o predicata), ma anche ce le vuole comunicare al cuore, affinché ne facciamo profonda esperienza. Devi dirgli: "Signore, rivela la tua verità alla mia mente ed al mio cuore". Egli lo può fare.

2. La straordinaria efficacia dell'Evangelo. E se così ci viene rivelato lo straordinario contenuto dell'evangelo, Paolo ci vuole far conoscere quanto esso sia davvero potente ed efficace.

L'apostolo dice: "esso è potenza di Dio per la salvezza". Ci pensate? E' potenza, è qualcosa di estremamente efficace.
L'evangelo si è dimostrato potente nel vincere pregiudizi profondi. Non c'era uomo più pieno di pregiudizi che Paolo, non c'era uomo più religioso e al tempo stesso più perduto di Paolo perché la sua religione lo induceva a combattere Gesù, proprio l'unico mezzo di salvezza che fosse stato dato all'umanità. Hai dei pregiudizi contro Cristo e l'Evangelo? Iddio ti vuole liberare da essi.
L'evangelo si è dimostrato potente nella sua influenza sulla vita della gente. Incalliti criminali sono stati cambiati dall'Evangelo di Gesù Cristo. Laddove gli sforzi umani di riforma falliscono, là l'evangelo ha successo. Pensi di essere un caso irrecuperabile? Non lo è per l'evangelo di Gesù Cristo!
L'evangelo è potenza di Dio. Gli ebrei dicevano che era il potere di Satana, i pagani che era il potere del fanatismo, ma l'evangelo è autentica forza di Dio a nostra disposizione.
L'evangelo è Dio che ti può liberare dal potere del peccato sulla tua vita, Dio che ti può liberare dalla tua miseria morale e spirituale, Dio che ti può liberare dalle conseguenze del peccato: la giusta sentenza di Dio che ti condanna ad un'eterna separazione da Lui in sofferenze indicibili. Non è di moda parlare dell'inferno oggi. Dire che non esiste o che se esiste nessuno alla fine ci andrà è la più tragica delle menzogne che oggi ci vogliono far credere. Il Nuovo Testamento, però, e Gesù stesso, ha parlato dell'ira di Dio e dell'inferno statisticamente più di qualsiasi altro argomento, e scopo dell'Evangelo di Gesù Cristo è proprio salvarci da esso, non negandone l'esistenza o dicendoci che non ci andremo, ma indicandoci la strada proprio per non finirci, e giustamente, secondo l'inflessibile logica della giustizia di Dio.

II. L'evangelo opera mediante la fede

resa
In che modo però è possibile fare nostro lo straordinario contenuto di salvezza dell'evangelo e la sua straordinaria efficacia? La risposta che l'apostolo dà è sconcertante: attraverso la fede.

1. Totale abbandono. Paolo dice che l'evangelo è salvezza "di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco", cioè sia dell'ebreo come del non ebreo, sia del colto come dell'incolto, senza alcuna distinzione fra gli uomini. Chiunque ripone la sua più completa fiducia in Gesù Cristo, con una resa fiduciosa a Lui, con una ferma fiducia in Lui, in quello che ha detto e in quello che ha fatto.
Calvino diceva: "Sebbene la fede consideri Dio verace in tutto e per tutto, sia che ordini, proibisca, prometta, o minacci, e sebbene anche accolga con obbedienza i Suoi comandamenti, si attenga ai suoi di vieti e tema le sue minacce, tuttavia ha il suo fondamento nella promessa, si attiene ad essa ed ha in essa la sua meta. La vita che essa cerca in Dio non si trova né nei comandamenti né nelle minacce, bensì nella sola sua promessa di misericordia, anzi, nella promessa gratuita... Se non vogliamo dunque che la fede tremi e vacilli per ogni dove, dobbiamo fondarla su una promessa di salvezza offertaci volontariamente e con pura generosità dal Signore, piuttosto che in considerazione della nostra miseria che della nostra dignità"
Fede è totale rinuncia alle proprie pretese per tutto dipendere dalla misericordia di Dio. Non è fede in noi stessi, ma fede nella misericordia di Dio, una base veramente solida!

2. Tutto si gioca sulla fede. "la giustizia di Dio è rivelata in esso di fede in fede" dice l'apostolo Paolo. Il metodo di Dio inizia e finisce con la fede, perché essa è il mezzo, la mano tesa, attraverso la quale l'uomo fa propria l'efficacia salvifica dell'evangelo.
Hanno scritto sulla fede: Fede è afferrare Dio con il cuore. La fede ha due mani: con una si sveste della propria giustizia e la getta via, con l'altra indossa quella di Cristo. Alcuni sono sempre li a telegrafare in cielo affinché Dio mandi loro un cargo di benedizioni, ma stranamente non essi non si trovano mai alla banchina del porto per scaricare il cargo quando arriva. Quello che il denaro è per il mondo commerciale, così lo è la fede per il mondo spirituale.
Fede è abbandono fiducioso a Dio, significa permettergli che Egli operi in noi e ci trasformi, è ubbidire volentieri ciò che Dio.

La fede, però, non è propriamente parlando, una "condizione" di salvezza, come se la potenza dell'evangelo dipendesse dalla risposta umana, perché di fatto la capacità di credere è data mediante l'operazione di Dio nell'evangelo. Questo significa che quando l'evangelo viene predicato, la potenza di Dio è all'opera per la salvezza degli uomini.
La fede è un dono che dobbiamo chiedere a Dio perchè come persone "morte nei loro falli e nei loro peccati, siamo assolutamente incapaci di fede salvifica; proprio come i morti che giacciono nella tomba non possono contribuire in alcun modo alla loro risurrezione". "La giusta fede è cosa operata in noi dallo Spirito santo, la quale ci trasforma e ci dà una nuova natura... ci rinnova il cuore, la mente, la volontà, il desiderio, come pure ogni altro sentimento del cuore....

3. La storia della salvezza lo conferma. Infine, Paolo conferma quanto scrive dimostrando che il principio era valido anche sotto l'Antico Testamento. Dice infatti:"come sta scritto: Il giusto vivrà per fede". La persona cioè che è giusta e retta davanti a Dio, in quanto si è sottomessa ai criteri di giustizia che Dio ha stabilito, cioè la fede, avrà vita, cioè vivrà veramente, avrà una vita di qualità.
In questa citazione del profeta Abacuc si mette in contrasto l'invasore caldeo -la sua arrogante autosufficienza mostra che egli non è retto di cuore- con l'uomo 'giusto' che sarà salvato per la sua fede nella promessa della divina liberazione.

Così la fede dell'uomo che Dio approva e reputa giusto è l'opposto dello spirito arrogante che non considera Dio, un atteggiamento questo che solo invoca il Suo giudizio. La salvezza consiste sempre nel confidare nella giustizia di Dio che interviene nella storia.

III. Come ce ne potremmo mai vergognare?

vergogna
L'apostolo Paolo ha dunque ricevuto la rivelazione della giustizia di Dio per salvezza di chiunque crede: è qualcosa di straordinario che tutto il mondo deve sapere, e Paolo stesso va per il suo mondo con forza e con franchezza annunciando questo Evangelo e chiamando uomini e donne all'ubbidienza della fede. Paolo è fiero di questo messaggio ed è pronto ad annunziare l'evangelo di Cristo anche a Roma, la capitale, e così dice: "infatti io non mi vergogno dell'evangelo di Cristo". Io ho completa fiducia nell'evangelo, mi appoggio completamente su di esso con fiducia.

1. Giammai disillusi. La vergogna a cui Paolo si riferisce qui è quella che sorge quando ci si accorge di aver mal riposto la propria fiducia, di essere stati delusi per qualcosa che si è poi dimostrato vano, falso. Capita spesso di aver creduto ed appoggiato certe cose che poi si sono rivelate false e fallaci e ci siamo dovuti vergognare difronte agli altri per esserci sbagliati, per aver investito la nostra vita in una bolla di sapone. Con l'Evangelo di Gesù questo non è possibile: esso è pienamente soddisfacente per chi ha aderito ad esso senza riserve e in verità.
2. Che importa se il mondo ne ride? Paolo però è anche cosciente del fatto che l'evangelo è disprezzato da molti, ma lui non se ne vergogna. L'impopolarità di un Cristo crocefisso ha fatto si che molti lo modificassero per renderlo più accettabile al non credente. Rimuovere però lo scandalo della croce, la rende, questa si, inefficace. Un evangelo che non scandalizza è anche un evangelo impotente. Così l'evangelo viene ferito proprio nella casa dei suoi amici.
A Paolo, poi, nemmeno importava se i cristiani erano soprattutto fra gli strati più bassi della popolazione: sebbene fosse la religione di un carpentiere, che avesse dei pescatori come suoi messaggeri, Paolo sapeva che Dio aveva scelto proprio le cose che per il mondo non hanno valore, per svergognare il mondo. A Paolo non importava la scarsa cultura dei primi cristiani. I sapienti di questo mondo lo disprezzavano, ma l'istruito Paolo, l'universitario Paolo, aveva saputo deporre ai piedi di Cristo la sua sapienza. Nemmeno le persecuzioni lo scoraggiavano: per alcuni le persecuzioni da parte delle istituzioni ufficiali sono segno che si tratta di qualcosa di sbagliato. Per i primi cristiani però la verità non veniva misurata dalla sua accettabilità sociale, ma dalla sanzione divina.

Conclusione

strumento
E' veramente straordinario che Dio faccia ancora oggi risuonare per noi il Suo messaggio di salvezza in Gesù Cristo, e lo riproponga anche nella nostra generazione. Tutto meriteremmo, meno che il favore divino. E' però la rivelazione di un amore sconfinato che fa si che Dio stesso in Gesù Cristo prenda su di Sé la giustizia che non gli abbiamo reso, e il castigo che meritiamo, affinché mediante la fede, noi possiamo ricevere la salvezza, affinché in Gesù Cristo noi si possa essere veramente ricuperati davanti a Dio.

"Signore, sono come un ferro vecchio non più buono a nulla. Ricuperami Signore, come solo tu puoi fare. Ridonami lo splendore di un utensile nuovo e fiammante, un utensile per te perfettamente funzionante. Eccomi, Signore, non ho la forza nemmeno di sollevare verso di te il braccio della fede. Compi tu il miracolo della mia rigenerazione!". Di una grazia così grande, stupenda, come ci si potrebbe mai vergognare?

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