In che modo Dio ha volto il peccato dell’uomo a Sua gloria
Non sarebbe restato altro al mondo intero che andare alla rovina (Rom. 3:19). Ma Dio, essendo non solo giusto, ma anche misericordioso, aveva, secondo la sua infinita sapienza, stabilito dall’eternità una via per volgere tutti i mali alla Sua grande gloria e alla maggiore manifestazione della Sua infinita benevolenza (Rom. 3:21-25), verso coloro che Egli ha scelto dall’eternità per essere glorificati nella loro salvezza (Rom. 8:29; 9:23). E, d’altra parte, Egli ha volto il peccato dell’uomo alla manifestazione della Sua sovrana potenza e della Sua ira, mediante la giusta condanna dei vasi d’ira preparati per la distruzione (Rom. 9:22; Eso. 9:6).
Come ben dice S. Agostino: “Se tutti fossero salvati, il salario del peccato richiesto dalla giustizia sarebbe nascosto. Se nessuno fosse salvato, nessuno vedrebbe quale grazia Egli elargisce.”
Come ben dice S. Agostino: “Se tutti fossero salvati, il salario del peccato richiesto dalla giustizia sarebbe nascosto. Se nessuno fosse salvato, nessuno vedrebbe quale grazia Egli elargisce.”
Gesù Cristo è l’unico Mediatore scelto e promesso da Dio
Questa sola e unica via è il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con tutto ciò che da essa procede. Poco a poco questo fu promesso da Adamo a Giovanni Battista, fu pubblicato e predicato dai patriarchi e dai profeti, e fu anche tipizzato in vari modi sotto la Legge (Gen. 3:15; 12:3; 18:18; 22:18; Deu. 18:15-18; 2 Sam. 7:12; Rom. 1:2-3; ecc.) In questo modo, il Figlio fu pienamente incluso nei libri dell’Antico Testamento, così che gli uomini di quei tempi fossero salvati per fede in Gesù Cristo che doveva venire.
Le somiglianze e le differenze tra l’Antico e il Nuovo Testamento
Quindi, non vi fu mai e mai vi sarà che un solo patto di salvezza tra Dio e gli uomini (Ebr. 13:8; Rom. 3:25; 1 Tim. 2:5-6; 1 Cor. 10:1-11; Efe. 1:7-10; vedi l’intera Epistola agli Ebrei). La sostanza di questo patto è Gesù Cristo. Ma, riguardo alle circostanze, esistono due Testamenti o ‘Patti’. Ne abbiamo gli autentici titoli e contenuti, che chiamiamo ‘Sacra Scrittura’ e la ‘Parola di Dio’. Uno è chiamato ‘Vecchio’ e l’altro ‘Nuovo’ (Ger. 31:31, 32; Ebr. 8:6). Il secondo è molto migliore del primo, perché il primo dichiarava Gesù Cristo, ma da molto lontano, e nascosto dietro le ombre e le immagini che svanirono alla Sua venuta; Egli stesso è il Sole della Giustizia (Giovanni 4:23, 24).
Perché era necessario che Gesù Cristo fosse vero uomo nella natura, nel Suo corpo e nella Sua anima, ma privo di qualsiasi peccato
Era necessario che il Mediatore di questo patto e di questa riconciliazione fosse vero uomo, ma privo di qualsiasi macchia di peccato originale o di altro tipo, per le seguenti ragioni:
Primo, poiché Dio è veramente giusto e l’uomo è l’oggetto della Sua ira, a causa della corruzione naturale (1 Tim. 2:5; Gv. 1:14; Rom. 1:3; Gal. 4:4; Rom. 8:2-4; 1 Cor. 1:30), per poter riconciliare gli uomini con Dio era necessario che vi fosse un vero uomo nel quale le rovine causate da questa corruzione fossero totalmente riparate.
Secondo, l’uomo è obbligato ad adempiere tutta la giustizia che Dio esige da lui per poter essere glorificato (Mat. 3:15; Rom. 5:18; 2 Cor. 5:21). Era dunque necessario che vi fosse un uomo che adempisse perfettamente tutta la giustizia per poter compiacere Dio.
Terzo, tutti gli uomini sono ricoperti da un’infinità di peccati, tanto interni quanto esterni; questo è il motivo per cui essi sono soggetti alla maledizione di Dio (Rom. 3:23-26; Isa. 53: 11, ecc.). Era dunque necessario che vi fosse un uomo che potesse soddisfare la giustizia di Dio per poterlo placare.
Infine, nessun uomo corrotto sarebbe stato capace, in alcun modo, neppure di intraprendere la realizzazione della minima di queste azioni. Egli prima di tutto avrebbe avuto bisogno di un Redentore per sé stesso (Rom. 8:2; 2 Cor. 5:21; Ebr. 4:15; 1 Pie. 2:22; 3:18; 1 Gv. 2:1-2). Tanto era necessario per sé prima che egli potesse riscattare gli altri, o potesse fare alcuna cosa per compiacere o soddisfare Dio (Rom. 14:23; Ebr. 11:6). Era dunque necessario che il Mediatore e Redentore degli uomini fosse vero uomo nel suo corpo e nella sua anima, e che egli fosse, nondimeno, interamente puro e libero da ogni peccato.
Primo, poiché Dio è veramente giusto e l’uomo è l’oggetto della Sua ira, a causa della corruzione naturale (1 Tim. 2:5; Gv. 1:14; Rom. 1:3; Gal. 4:4; Rom. 8:2-4; 1 Cor. 1:30), per poter riconciliare gli uomini con Dio era necessario che vi fosse un vero uomo nel quale le rovine causate da questa corruzione fossero totalmente riparate.
Secondo, l’uomo è obbligato ad adempiere tutta la giustizia che Dio esige da lui per poter essere glorificato (Mat. 3:15; Rom. 5:18; 2 Cor. 5:21). Era dunque necessario che vi fosse un uomo che adempisse perfettamente tutta la giustizia per poter compiacere Dio.
Terzo, tutti gli uomini sono ricoperti da un’infinità di peccati, tanto interni quanto esterni; questo è il motivo per cui essi sono soggetti alla maledizione di Dio (Rom. 3:23-26; Isa. 53: 11, ecc.). Era dunque necessario che vi fosse un uomo che potesse soddisfare la giustizia di Dio per poterlo placare.
Infine, nessun uomo corrotto sarebbe stato capace, in alcun modo, neppure di intraprendere la realizzazione della minima di queste azioni. Egli prima di tutto avrebbe avuto bisogno di un Redentore per sé stesso (Rom. 8:2; 2 Cor. 5:21; Ebr. 4:15; 1 Pie. 2:22; 3:18; 1 Gv. 2:1-2). Tanto era necessario per sé prima che egli potesse riscattare gli altri, o potesse fare alcuna cosa per compiacere o soddisfare Dio (Rom. 14:23; Ebr. 11:6). Era dunque necessario che il Mediatore e Redentore degli uomini fosse vero uomo nel suo corpo e nella sua anima, e che egli fosse, nondimeno, interamente puro e libero da ogni peccato.
Perché era necessario che Gesù fosse vero Dio
Era necessario che questo stesso Mediatore fosse vero Dio e non solo un uomo (Gv. 1:14, ecc.); almeno per le seguenti ragioni:
Primo, se Egli non fosse stato vero Dio, non sarebbe stato affatto un Salvatore, ma avrebbe avuto bisogno Egli stesso di un Salvatore (Isa. 43:11; Os. 13:4; Ger. 17:5-8).
Secondo, era necessario, per la giustizia di Dio, che vi fosse una proporzione tra il crimine e la sua punizione. Il crimine è infinito, perché è commesso contro Colui la cui maestà è infinita. Quindi è necessario che vi sia qui una soddisfazione infinita; per la medesima ragione, era necessario che chi l’avesse realizzata come vero uomo fosse anch’egli infinito, come dire, vero Dio.
Terzo, essendo l’ira di Dio infinita, non esisteva alcuna forza umana o angelica nota che avrebbe potuto sopportare un tale peso senza esserne sopraffatta (Gv. 14:10, 12, 31; 16:32; 2 Cor. 5:19). Chi doveva vivere di nuovo, dopo aver conquistato il diavolo, il peccato, il mondo e la morte insieme all’ira di Dio, doveva quindi essere non solo un uomo perfetto, ma anche vero Dio.
Infine, per poter manifestare meglio questa illimitata bontà, Iddio non solo desiderava che la Sua grazia fosse pari al nostro crimine, ma voleva che dove il peccato abbondava, la grazia sovrabbondasse (Rom. 5:15-21). Per questa ragione, sebbene fosse creato ad immagine di Dio, il primo Adamo, autore del nostro peccato, era terreno, e la sua fragilità era ben visibile (1 Cor. 15:45-47). Gesù Cristo, al contrario, il secondo Adamo attraverso cui noi siamo salvati, pur essendo vero e perfetto uomo, è nondimeno il Signore dal Cielo, come dire, vero Dio. Perché, in sostanza, tutta la pienezza della deità abita in Lui (Col. 2:9). Se la disobbedienza di Adamo ci fece cadere, la giustizia di Gesù Cristo ci ha dato più sicurezza di quanta ne avessimo prima. Noi speriamo nella vita procurata da Gesù Cristo, migliore di quella che perdemmo in Adamo; tanto più quanto Gesù è superiore ad Adamo.
Primo, se Egli non fosse stato vero Dio, non sarebbe stato affatto un Salvatore, ma avrebbe avuto bisogno Egli stesso di un Salvatore (Isa. 43:11; Os. 13:4; Ger. 17:5-8).
Secondo, era necessario, per la giustizia di Dio, che vi fosse una proporzione tra il crimine e la sua punizione. Il crimine è infinito, perché è commesso contro Colui la cui maestà è infinita. Quindi è necessario che vi sia qui una soddisfazione infinita; per la medesima ragione, era necessario che chi l’avesse realizzata come vero uomo fosse anch’egli infinito, come dire, vero Dio.
Terzo, essendo l’ira di Dio infinita, non esisteva alcuna forza umana o angelica nota che avrebbe potuto sopportare un tale peso senza esserne sopraffatta (Gv. 14:10, 12, 31; 16:32; 2 Cor. 5:19). Chi doveva vivere di nuovo, dopo aver conquistato il diavolo, il peccato, il mondo e la morte insieme all’ira di Dio, doveva quindi essere non solo un uomo perfetto, ma anche vero Dio.
Infine, per poter manifestare meglio questa illimitata bontà, Iddio non solo desiderava che la Sua grazia fosse pari al nostro crimine, ma voleva che dove il peccato abbondava, la grazia sovrabbondasse (Rom. 5:15-21). Per questa ragione, sebbene fosse creato ad immagine di Dio, il primo Adamo, autore del nostro peccato, era terreno, e la sua fragilità era ben visibile (1 Cor. 15:45-47). Gesù Cristo, al contrario, il secondo Adamo attraverso cui noi siamo salvati, pur essendo vero e perfetto uomo, è nondimeno il Signore dal Cielo, come dire, vero Dio. Perché, in sostanza, tutta la pienezza della deità abita in Lui (Col. 2:9). Se la disobbedienza di Adamo ci fece cadere, la giustizia di Gesù Cristo ci ha dato più sicurezza di quanta ne avessimo prima. Noi speriamo nella vita procurata da Gesù Cristo, migliore di quella che perdemmo in Adamo; tanto più quanto Gesù è superiore ad Adamo.
Come il mistero della nostra salvezza è stato realizzato in Gesù Cristo
Di conseguenza noi confessiamo che, per adempiere il patto promesso agli antichi padri e predetto per bocca dei profeti (Isa. 7:14; Lu. 1:31, 35, 55, 70), il vero, unico ed eterno Figlio di Dio Padre (Rom. 1:3; Gv. 17:5; 16:28; Fil. 2:6-7) prese, nel tempo stabilito dal Padre, la forma di un servo. Essendo concepito nel seno della beata vergine Maria, per la potenza dello Spirito Santo, e senza alcun intervento dell’uomo (Mat. 1:20; Lu. 1:28, 35), Egli prese la natura umana con tutte le sue debolezze, eccetto il peccato (Ebr. 4:15; 5:2).
Le due nature, quella di Dio e quella di uomo, sono unite in una sola Persona dal momento della concepimento della carne di Cristo.
Noi confessiamo che, dal momento di questo concepimento, la Persona del Figlio è stata inseparabilmente unita alla natura umana (Mat. 1:20; Lu. 1:31, 32, 35, 42, 43). Non vi sono due Figli di Dio, o due Gesù Cristo; ma Uno solo è propriamente il Figlio di Dio, Gesù Cristo. In ogni momento le proprietà di ognuna delle due nature rimangono intere e distinte. Perché la divinità separata dall’umanità, o l’umanità disgiunta dalla divinità, o l’una confusa con l’altra, non ci sarebbero di alcun profitto.
Gesù Cristo è dunque vero Dio e vero uomo (Mat. 1:21-23; Lu. 1:35). Egli ha una vera anima umana, e un vero corpo umano formato dalla sostanza della vergine Maria, e per la potenza della Spirito Santo. In questo modo, egli fu concepito e nacque dalla vergine Maria, vergine, dico, prima e dopo la nascita. E tutto questo fu realizzato per la nostra redenzione.
Le due nature, quella di Dio e quella di uomo, sono unite in una sola Persona dal momento della concepimento della carne di Cristo.
Noi confessiamo che, dal momento di questo concepimento, la Persona del Figlio è stata inseparabilmente unita alla natura umana (Mat. 1:20; Lu. 1:31, 32, 35, 42, 43). Non vi sono due Figli di Dio, o due Gesù Cristo; ma Uno solo è propriamente il Figlio di Dio, Gesù Cristo. In ogni momento le proprietà di ognuna delle due nature rimangono intere e distinte. Perché la divinità separata dall’umanità, o l’umanità disgiunta dalla divinità, o l’una confusa con l’altra, non ci sarebbero di alcun profitto.
Gesù Cristo è dunque vero Dio e vero uomo (Mat. 1:21-23; Lu. 1:35). Egli ha una vera anima umana, e un vero corpo umano formato dalla sostanza della vergine Maria, e per la potenza della Spirito Santo. In questo modo, egli fu concepito e nacque dalla vergine Maria, vergine, dico, prima e dopo la nascita. E tutto questo fu realizzato per la nostra redenzione.
Sintesi della realizzazione della nostra salvezza in Gesù Cristo
Egli quindi discese sulla terra per attirarci in Cielo (Efe. 2:6). Dal momento del Suo concepimento fino alla Sua risurrezione, Egli portò la pena per i nostri peccati per alleviarci di essi (Mat. 11:28; 1 Pie. 2:24; 3:18; Isa. 53:11). Egli adempì perfettamente ad ogni giustizia in modo da coprire la nostra ingiustizia (Rom. 5:19; Mat. 3:15). Egli ci ha rivelato l’intera volontà di Dio Suo Padre, con le Sue parole e con l’esempio della Sua vita, in modo da mostrarci la vera via di salvezza (Gv. 15:15; At. 1:1-2).
Infine, per coronare la soddisfazione per i nostri peccati che Egli prese su di Sé (Isa. 53:4-5), Egli fu imprigionato perché noi fossimo liberati, fu condannato perché noi potessimo essere assolti. Egli soffrì infinito sdegno per poter porre noi al riparo da ogni vergogna. Fu inchiodato alla croce perché i nostri peccati fossero là inchiodati (Col. 2:14). Morì portando la maledizione che noi meritavamo, in modo da placare per sempre l’ira di Dio mediante il compimento del Suo unico sacrificio (Gal. 3:13; 2 Cor. 5:21; Ebr. 10:10,14). Fu rinchiuso nel sepolcro per mostrarci la verità della Sua morte, e per sconfiggere la morte proprio nella sua casa, come dire, sin nella tomba; non vi sperimentò alcuna corruzione, per dimostrare che, anche nella morte, egli aveva conquistato la morte (Atti 2:31). Fu risuscitato vittorioso affinché, essendo tutta la corruzione morta e sepolta, noi potessimo essere rinnovati nella nuova vita spirituale ed eterna (Rom. 6; e quasi ovunque in S. Paolo). Con questi mezzi, la prima morte non è più per noi una punizione per il peccato e l’ingresso nella seconda morte, ma, al contrario, è la fine della nostra corruzione e l’ingresso nella vita eterna. Per ultimo, dopo esser risorto e aver parlato per quaranta giorni qui giù per fornire la prova della Sua risurrezione (Atti 1:3, 9-11), Egli ascese visibilmente e realmente nell’alto dei cieli, dove siede alla destra di Dio Suo Padre (Gv. 14:2). Avendo preso possesso per noi del Suo regno eterno, Egli è per noi anche il solo Mediatore e Avvocato (1 Tim. 2:5; Ebr. 1:3; 9:24), e governa la Sua chiesa mediante il Suo Spirito Santo, finché il numero degli eletti di Dio, Suo Padre, sia completo (Mat. 28:20, ecc.).
Infine, per coronare la soddisfazione per i nostri peccati che Egli prese su di Sé (Isa. 53:4-5), Egli fu imprigionato perché noi fossimo liberati, fu condannato perché noi potessimo essere assolti. Egli soffrì infinito sdegno per poter porre noi al riparo da ogni vergogna. Fu inchiodato alla croce perché i nostri peccati fossero là inchiodati (Col. 2:14). Morì portando la maledizione che noi meritavamo, in modo da placare per sempre l’ira di Dio mediante il compimento del Suo unico sacrificio (Gal. 3:13; 2 Cor. 5:21; Ebr. 10:10,14). Fu rinchiuso nel sepolcro per mostrarci la verità della Sua morte, e per sconfiggere la morte proprio nella sua casa, come dire, sin nella tomba; non vi sperimentò alcuna corruzione, per dimostrare che, anche nella morte, egli aveva conquistato la morte (Atti 2:31). Fu risuscitato vittorioso affinché, essendo tutta la corruzione morta e sepolta, noi potessimo essere rinnovati nella nuova vita spirituale ed eterna (Rom. 6; e quasi ovunque in S. Paolo). Con questi mezzi, la prima morte non è più per noi una punizione per il peccato e l’ingresso nella seconda morte, ma, al contrario, è la fine della nostra corruzione e l’ingresso nella vita eterna. Per ultimo, dopo esser risorto e aver parlato per quaranta giorni qui giù per fornire la prova della Sua risurrezione (Atti 1:3, 9-11), Egli ascese visibilmente e realmente nell’alto dei cieli, dove siede alla destra di Dio Suo Padre (Gv. 14:2). Avendo preso possesso per noi del Suo regno eterno, Egli è per noi anche il solo Mediatore e Avvocato (1 Tim. 2:5; Ebr. 1:3; 9:24), e governa la Sua chiesa mediante il Suo Spirito Santo, finché il numero degli eletti di Dio, Suo Padre, sia completo (Mat. 28:20, ecc.).
In che modo Gesù Cristo, dopo essere andato in cielo, è nondimeno qui giù insieme ai Suoi
Noi comprendiamo che la glorificazione recò l’immortalità al corpo di Gesù Cristo, oltre alla gloria sovrana; ma questo non cambiò in alcun modo la natura del Suo vero corpo, un corpo confinato ad un solo spazio e dotato di limiti (Lu. 24:39; Gv. 20:25; Atti 1:3). Per questa ragione, Egli condusse in Cielo, da mezzo a noi, la Sua natura umana, il Suo vero corpo (Atti 1:9-11; 3:21). Là Egli resterà fino alla Sua venuta per giudicare i vivi e i morti.
Ma, riguardo all’efficacia del Suo Spirito Santo, come alla Sua Divinità, (mediante il quale noi siamo resi partecipi non solo di metà di Cristo, ma di Lui intero e di tutti i Suoi beni, come sarà detto a breve), noi riconosciamo che Egli è e sarà con i Suoi fino alla fine del mondo (Mat. 28:20; Gv. 16:13; Efe. 4:8). Questo è ciò che Gesù disse riguardo a sé, “Sempre avete i poveri con voi; ma me non mi avete sempre,” (Mat. 26:11); ancora, dopo la Sua ascensione, gli angeli dissero agli Apostoli: “Gesù, il quale è stato accolto in cielo d’appresso voi, verrà nella medesima maniera che voi l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11). E S. Pietro dice ai Giudei che il Cielo deve tenerlo accolto fino al tempo della restaurazione di tutte le cose (Atti 3:21). Per la stessa ragione, S. Agostino, seguendo la Scrittura, ha ben detto che è necessario guardarsi dall’enfatizzare la Divinità al punto tale da giungere a negare la verità del corpo; il corpo è in Dio, ma non è necessario trarre la conclusione che esso sia ovunque, come Dio è ovunque.
Ma, riguardo all’efficacia del Suo Spirito Santo, come alla Sua Divinità, (mediante il quale noi siamo resi partecipi non solo di metà di Cristo, ma di Lui intero e di tutti i Suoi beni, come sarà detto a breve), noi riconosciamo che Egli è e sarà con i Suoi fino alla fine del mondo (Mat. 28:20; Gv. 16:13; Efe. 4:8). Questo è ciò che Gesù disse riguardo a sé, “Sempre avete i poveri con voi; ma me non mi avete sempre,” (Mat. 26:11); ancora, dopo la Sua ascensione, gli angeli dissero agli Apostoli: “Gesù, il quale è stato accolto in cielo d’appresso voi, verrà nella medesima maniera che voi l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11). E S. Pietro dice ai Giudei che il Cielo deve tenerlo accolto fino al tempo della restaurazione di tutte le cose (Atti 3:21). Per la stessa ragione, S. Agostino, seguendo la Scrittura, ha ben detto che è necessario guardarsi dall’enfatizzare la Divinità al punto tale da giungere a negare la verità del corpo; il corpo è in Dio, ma non è necessario trarre la conclusione che esso sia ovunque, come Dio è ovunque.
Non può esistere alcun’altra vera religione
In questo mistero della nostra redenzione, incomprensibile dalla ragione umana, Iddio ha rivelato sé stesso come vero Dio, come dire, perfettamente giusto e perfettamente misericordioso.
Perfettamente giusto, primo, perché Egli ha punito tutti i nostri peccati con piena severità (Rom. 3:25; 2 Cor. 5:21), nella Persona di Colui che si rese garante e sicurezza al posto nostro, ovvero, in Gesù Cristo (1 Tim. 2:6; 1 Pie. 2:24). In secondo luogo, Egli ci riceve e ci riconosce come Suoi se siamo coperti e rivestiti con l’innocenza, la santificazione e la perfetta rettitudine di Gesù Cristo (2 Cor. 5:21; Rom. 5:19; Col. 2:14).
D’altra parte, Egli si è rivelato come perfettamente misericordioso, perché, pur trovando in noi solo motivo di condanna, Egli volle che Suo Figlio prendesse la nostra natura al fine di trovare in Lui il rimedio che placasse la Sua giustizia (Rom. 5:8; 1 Cor. 1:30). Comunicandolo liberamente a noi, con tutti i tesori che Egli possiede (Rom. 8:32), Egli ci rende partecipi della vita eterna, unicamente per la Sua bontà e misericordia, a condizione che noi ci affidiamo a Gesù Cristo per fede.
Ma, al contrario, qualunque religione che oppone all’ira di Dio qualunque cosa diversa dalla sola innocenza, rettitudine e soddisfazione di Gesù Cristo, ricevute per fede, priva Dio della Sua perfetta giustizia e della Sua misericordia. Per questa ragione, una simile religione deve essere considerata come falsa e ingannevole.
Perfettamente giusto, primo, perché Egli ha punito tutti i nostri peccati con piena severità (Rom. 3:25; 2 Cor. 5:21), nella Persona di Colui che si rese garante e sicurezza al posto nostro, ovvero, in Gesù Cristo (1 Tim. 2:6; 1 Pie. 2:24). In secondo luogo, Egli ci riceve e ci riconosce come Suoi se siamo coperti e rivestiti con l’innocenza, la santificazione e la perfetta rettitudine di Gesù Cristo (2 Cor. 5:21; Rom. 5:19; Col. 2:14).
D’altra parte, Egli si è rivelato come perfettamente misericordioso, perché, pur trovando in noi solo motivo di condanna, Egli volle che Suo Figlio prendesse la nostra natura al fine di trovare in Lui il rimedio che placasse la Sua giustizia (Rom. 5:8; 1 Cor. 1:30). Comunicandolo liberamente a noi, con tutti i tesori che Egli possiede (Rom. 8:32), Egli ci rende partecipi della vita eterna, unicamente per la Sua bontà e misericordia, a condizione che noi ci affidiamo a Gesù Cristo per fede.
Ma, al contrario, qualunque religione che oppone all’ira di Dio qualunque cosa diversa dalla sola innocenza, rettitudine e soddisfazione di Gesù Cristo, ricevute per fede, priva Dio della Sua perfetta giustizia e della Sua misericordia. Per questa ragione, una simile religione deve essere considerata come falsa e ingannevole.
Theodore Beza (1519–1605)
"Lui ha Dio preordinato per far l'espiazione mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare cosí la sua giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente commessi durante il tempo della pazienza di Dio"
"Lui ha Dio preordinato per far l'espiazione mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare cosí la sua giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente commessi durante il tempo della pazienza di Dio"
(Romani 3:25)
http://consapevolinellaparola.blogspot.it/2014/09/gesu-cristo-il-figlio-di-dio.html