Una futile opposizione
Non
c’è nulla nella storia del mondo che sia più ostinatamente odiato,
osteggiato e votato alla distruzione del popolo di Dio nelle sue
espressioni prima ebraica e poi cristiana. ...e c'é persino chi li
critica quando "osano" difendersi! Le vittime di quest’odio si contano a
milioni e a tutt’oggi il solo fatto di identificarsi con il Nazareno
può condurre alla morte immediata e nel modo più crudele. La maggior
parte di questi martiri è disposto a rinunciare alla propria vita, ma
non rinnegherà mai Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore, e muore
invocando il Suo nome. Minacce di qualunque tipo non intimidiscono in
alcun modo i seguaci del Cristo che non solo perseguitati non
diminuiscono, ma aumentano! Confermano così quanto già diceva l’antico
Tertulliano: "Il sangue dei martiri è seme di cristiani".
Vana
e futile è l’ostinazione ad opporsi al Signore Gesù Cristo e a coloro
che Gli appartengono, qualunque sia il metodo che escogitano a quel
fine. A Giovanni, confinato sull’isola di Patmos a motivo della sua
fede, nel pure vano tentativo di impedire il suo ministero, il Signore
Gesù apparve rivolgendogli queste parole: “Non temere, io sono il
primo e l'ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i
secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades”
(Apocalisse 1:17-18).
Una presenza costante
Immaginatevi
un appello fatto nelle circostanze più diverse, in ogni ora e tempo.
Quando il Suo nome viene pronunciato, Egli non manca mai. Gesù, il
Cristo? Presente! Potremmo veramente dire che Egli è “il presente” per
eccellenza, così come Lui stesso ha rivelato, ha promesso e mantiene.
“Io sarò con voi”, dice Gesù ai Suoi discepoli prima di uscire
fisicamente dalla scena di questo mondo.
Come esplicitamente
ci rivela il prologo del vangelo secondo Giovanni, la Parola, anche
identificata come l’eterno Figlio di Dio, è una presenza costante
nell’Essere stesso di Dio come pure si rileva in vari momenti della
nostra storia.
La Parola era presente ed operante nell’atto
della Creazione e diventa uomo in Gesù di Nazareth. Benché fondamentali,
non si tratta, però, delle sole due espressioni dell’attiva presenza
della Parola di Dio. La troviamo in diversi episodi dell’Antico
Testamento nelle apparizioni rivelatorie di quel che va sotto il nome di
“Angelo del Signore”.
Il Cristo era pure presente quando il
patriarca Noè, “predicatore di giustizia”, denunciava il peccato della
sua generazione e la chiamava al ravvedimento. Allo stesso modo il
Cristo è presente quando l'Evangelo è annunciato oggi e vediamo che i
peccatori prendono coscienza dei loro peccati, li confessano e invocano
con fiducia la salvezza che viene loro annunciata nella persona e
nell'opera di Cristo. Cristo non solo è presente nell'annuncio della
Parola, ma è presente con il pane e il vino della Cena del Signore,
memoria efficace del Suo sacrificio sulla croce per la nostra
redenzione. Cristo è pure efficacemente presente con l'acqua del
Battesimo, quando esso suggella le promesse dell'Evangelo.
Il testo biblico
Cristo,
Parola di Dio, era presente, è presente e sarà presente, questo è ciò
di cui parla l'apostolo Pietro nel seguente testo biblico. In
particolare evidenza egli pone la presenza salvifica della Parola di Dio
al tempo di Noè e quella che si manifesta al momento del Battesimo, due
momenti che collega attraverso il segno dell'acqua. Leggiamolo ed
esaminiamolo punto per punto.
“(18) Anche Cristo ha
sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per
condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente
quanto allo spirito. (19) E in esso andò anche a predicare agli spiriti
trattenuti in carcere, (20) che una volta furono ribelli, quando la
pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca,
nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua.
(21) Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di
sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio).
Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, (22)
che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e
potenze gli sono sottoposti” (1 Pietro 3:18-22).
Presenza trans-temporale
La
prima affermazione che il testo fa è quella della sostanza
dell’Evangelo che noi annunciamo: il ministero e l’opera compiuta dal
Cristo ha valore ed efficacia trans-temporale. "Anche Cristo ha
sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per
condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente
quanto allo spirito" (18).
Quando Gesù di Nazareth,
il Cristo di Dio, è morto sulla croce, è avvenuto, una volta per
sempre, quel sacrificio attraverso il quale è stato espiato il peccato
di coloro che Dio ha destinato alla salvezza. E' su quella base che
essi possono essere condotti a Dio. Gesù, il Cristo, il Giusto per
eccellenza, ha preso su di sé la condanna, espiandola completamente per
loro, che essi, ingiusti, meritavano, e ne sono stati liberati. L'eterno
Figlio di Dio, dalla morte, però, non poteva essere trattenuto ed,
espiata quella pena, risorge dai morti nella potenza dello Spirito Santo
manifestandosi come il Vivente. In comunione con Lui, coloro che Gli
sono stati affidati, peccatori credenti di ogni tempo, tipo e paese,
condividono la Sua vittoria e saranno per sempre alla presenza di Dio.
Questa
è la sostanza stessa dell'annuncio dell'Evangelo cristiano: l'opera del
Cristo, insostituibile, unica nel suo genere, la cui efficacia
attraversa ogni tempo e paese. Ecco perché la fede cristiana non può
essere equiparabile ad alcuna religione o filosofia di vita. Chi lo
comprende sa che a quel livello, nessun "ecumenismo" è possibile. "Non
c'è nessun altro nome...".
Presenza sincronica
La
Parola di Dio, che precede il tempo, entra nel tempo in Gesù di
Nazareth, e opera efficacemente in maniera trans-temporale, opera pure
in maniera sincronica tanto da potersi dire che “andò a predicare” alla
generazione di Noè: “E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere”.
Il
Cristo non è mai rimasto inattivo: prima, durante, dopo il Suo
ministero palestinese Egli è Colui che va e che predica. E’ lo stesso
che denuncia il peccato, rivolge il suo appello al ravvedimento e
proclama la grazia a quell’antica umanità.
Ai tempi del patriarca Noè l'umanità si manifestava con gli stessi tratti di oggi: “La
malvagità degli uomini era grande sulla terra e ... il loro cuore
concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” (Genesi 6:5). Allora come oggi, aspirava alla libertà da Dio e da ogni vincolo morale, senza rendersi conto di essere “pieni di amarezza e prigionieri di iniquità” (Atti 8:23),
di fatto “trattenuti in carcere” e asserviti al peccato. La vera
libertà, infatti, è quella che si vive in comunione con Dio ed in
armonia con le Sue leggi, tutto il resto è schiavitù. Gesù dice: “In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8:34).
Di
fronte a tutto questo, né allora né oggi, Dio non è indifferente.
Inevitabilmente dal cielo Egli reagisce in conformità al Suo carattere.
Esprime la Sua giustizia manifestando la Sua giusta ira ed indignazione,
come pure la Sua misericordia, inviando la Sua Parola con l'appello al
ravvedimento ed alla salvezza portato dai Suoi servitori. L'Apostolo
scrive: “Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna
a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e
immortalità; ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa,
invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia” (Romani 2:6-8).
In
ogni epoca ed anche nelle peggiori fra le circostanze, per grazia, Dio
si riserva un popolo che gli sia fedele, che testimoni della verità e
denunci il male. E' così che Dio rende inescusabile il mondo che gli
è ribelle e che riceverà il Suo giusto castigo. In quella generazione
Iddio aveva manifestato la Sua grazia rendendo Noè e la sua famiglia
un’eccezione all’andazzo di quel mondo: “Noè trovò grazia agli occhi del SIGNORE. (…) Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio" (Genesi 6:5-9).
Amplifica tutto questo lo stesso Pietro, nella sua seconda epistola: "...
se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone,
Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di
empi; se condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra,
riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in
futuro sarebbero vissuti empiamente; e se salvò il giusto Lot che era
rattristato dalla condotta dissoluta di quegli uomini scellerati (quel
giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro,
si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro
opere inique), ciò vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla
prova e riservare gli ingiusti per la punizione nel giorno del giudizio;
e soprattutto quelli che vanno dietro alla carne nei suoi desideri
impuri e disprezzano l'autorità" (2 Pietro 2:4-10).
La
Parola di Dio non ha soltanto risuonato al tempo di Noè e di Lot. Il
diluvio universale e la distruzione di Sodoma e Gomorra servono per
ammonire quelli che in futuro sarebbero vissuti in modo empio, per
ammonire anche noi. La Parola di giudizio e di salvezza di Dio si era
manifestata loro non meno di quanto si manifesta oggi nella predicazione
fedele dell'Evangelo ed in essa si rende presente il Cristo. Cristo era “andato a predicare” e “viene a predicare” ancora oggi, rendendosi vivo ed efficace.
Presenza ed attesa
Cristo
è sempre presente, ma spesso la sua presenza non si manifesta evidente a
tutti perché “è in attesa”, come dice il versetto 20: “...che una
volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di
Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto,
furono salvate attraverso l'acqua”.
Della generazione
di Noè l’Apostolo mette prima di tutto in rilievo la sua ribellione. Si
tratta della ribellione a Dio ed alla Sua Legge che caratterizza la
condizione umana ed in cui persiste, nonostante i ripetuti giudizi di
Dio che si sono già abbattuti sull’umanità e che alla massa non hanno
insegnato nulla. L'apostolo Paolo così si esprime parlando di quando i
suoi interlocutori, per grazia di Dio, hanno desistito dalla loro
ribellione deponendo le armi: "Dio ha vivificato anche voi, voi
che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un
tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il
principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli
uomini ribelli. Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo,
secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della
carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli
altri" (Efesini 2:1-13).
Il testo proclama, poi, la
pazienza di Dio, quella che Egli esercitava “mentre si preparava
l’arca”, predicazione vivente della grazia di Dio. La pazienza di Dio,
però, giunge a termine, ha un limite, come deve avere un limite la pur
necessaria tolleranza del peccato che deve avere come unico fine il
“dare tempo” al ravvedimento. La pazienza di Dio dura fintanto che
l’arca di salvezza è completata e vi è entrato chi vi deve entrare, e
poi Dio ordina che le porte siano chiuse. Come dice Pietro stesso nella sua seconda epistola: "Il
Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono
alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma
che tutti giungano al ravvedimento" (2 Pietro 3:9). La pazienza di Dio è grande, ma peccatori impenitenti non entreranno nel regno di Dio (nessuno deve farsene illusione), “non eredireranno il regno di Dio”:
"Non v'ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri,
né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli
ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno
di Dio. Or tali eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma
siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del
Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Corinzi 6:10-11).
Quando
ci si scontra con ostinati cuori impenitenti, quando si è concesso
abbastanza tempo per riflettere e cambiare, anche la necessaria
tolleranza della disciplina cristiana deve avere un limite oltre il
quale non può andare senza trasformarsi in compiacenza ed ipocrisia. Gli
impenitenti devono essere consapevoli di accumulare “massa di ira” che
come quella che accumula un nuvolone nero pieno di pioggia che ad un
certo punto esplode in un temporale. Il giudizio di Dio è pure una
realtà che “esploderà” a suo tempo, e non vi sarà più la possibilità del
ravvedimento. “Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente,
ti accumuli un tesoro d'ira, per il giorno dell'ira e della
manifestazione del giusto giudizio di Dio” (Romani 2:5).
“Poche anime”, però, si rifugiano nell’arca e vi trovano salvezza. Il numero molto limitato dei salvati oggi “scandalizza” molte persone.
Vorrebbero poter dire, se “solo otto persone” su milioni hanno hanno
accolto la predicazione del giudizio e della grazia, vi deve essere
“qualcosa che non va” nella predicazione! “Proviamo a fare in un altro
modo! Cerchiamo di essere più tolleranti! Predichiamo un messaggio che
sia più accettabile alla massa della popolazione. Rendiamogli ‘più
facile’ la sua accoglienza, moderiamone i termini, magari molta più
gente ‘entrerà nell’arca’. Intanto, ‘ritardiamo il diluvio’, ‘non c’è
fretta’”. Convenientemente ci dimentichiamo troppo spesso quel che dice
Gesù: "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e
spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce
alla vita, e pochi sono quelli che la trovano" (Matteo 7:13-14).
Quelle
poche persone vengono salvate “attraverso l’acqua”. Perché Dio non ha
manifestato il Suo perdono indipendentemente dall’acqua del Suo
giudizio? Perché non perdona “e basta”? Perché è stato necessario che
Cristo Gesù morisse in croce perché questa salvezza potesse essere
realizzata? Perché Dio non solo è misericordioso, ma anche giusto. Non
sarebbe stato giusto se Egli avesse solo “passato un colpo di spugna”
sui nostri peccati. La Sua legge à una cosa seria e va rispettata,
come devono essere applicate le sanzioni che essa prevede per i suoi
trasgressori. Il giudizio di Dio deve cadere sul trasgressore. Esso
inevitabilmente cadrà su di te se non chiedi che valga per te
l’espiazione che Cristo ha compiuto sulla croce. Si potrebbe dire:
“Scegli: o il giudizio di Dio, quello che tu meriti, si abbatte su di
te, oppure si abbatte per te su Cristo e tu ne sarai liberato. Non vi
sono alternative: o te o Cristo. La salvezza è sempre “attraverso
l’acqua”, attraverso il giusto giudizio di Dio, e mai senza di esso.
Cristo è presente durante la paziente attesa di Dio ed è presente nell’espressione del giudizio di Dio.
Presenza nell’atto del Battesimo
La presenza del Cristo si manifesta poi nell’atto del Battesimo allorché la Parola, di cui è segno, lo accompagna. “Quest'acqua
era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal
corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva
anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo” (21).
L’acqua
del diluvio, espressione del giudizio di condanna che Dio esegue
sull’umanità ribelle di quel tempo, diventa simbolo del giudizio stesso
di Dio ed a sua volta del Battesimo cristiano.
L’acqua del
Diluvio universale purifica il mondo dall’empietà, così come un giorno
lo farà il fuoco eliminando i ribelli dalla faccia della terra.
Attraverso quell’acqua Noè e la sua famiglia vengono salvati dalla
grazia di Dio nel mezzo di salvezza che Dio ha loro provveduto, l’arca.
La lettera agli Ebrei dice: “Per fede Noè, divinamente avvertito
di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò un'arca per
la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu
fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede” (Ebrei 11:7).
Noè e la sua famiglia passano attraverso l’acqua del giudizio di Dio,
così come l’antico Israele era passato attraverso le acque del Mar Rosso
che si erano ritirate per lasciarli passare, ma in quelle stesse acque
annega Faraone ed il suo esercito. La salvezza e la vita di alcuni attraverso le acque che sono la condanna e la morte di altri.
L’acqua
del Battesimo cristiano, afferma Pietro, non ha a che fare con
l’eliminazione di sporcizia dal corpo. Essa è segno ed annuncio
dell’opera di Cristo che elimina la sporcizia morale e spirituale che ci
separa da Dio. Chi chiede il Battesimo invoca Dio che, in Cristo,
applichi alla vita sua e della sua famiglia l’efficacia purificatrice
della Sua opera affinché la loro coscienza morale e spirituale sia
ripulita dal peccato che la guasta, mettendola in grado così di
discernere ciò che è gradito a Dio e di viverlo giorno per giorno, da
quel momento in poi.
È così che il Battesimo diventa
significativo non solo per l’individuo che lo chiede, ma anche per
l’intero nostro nucleo familiare con tutti i suoi componenti. Quando il
Nuovo Testamento parla del Battesimo non si tratta tanto, infatti, di un
atto individualistico, ma include spesso l’intero nucleo familiare. Il
battesimo di famiglia è il tipo di battesimo che la Scrittura descrive
quando parla di coloro che dovrebbero essere battezzati. In Atti 16 la
famiglia sia di Lidia che del carceriere di Filippi furono battezzate da
Paolo (vv. 15, 33). Paolo parla in I Corinzi 1:16 di aver battezzato la
famiglia di Stefana. Noi leggiamo in Atti 10:48 del battesimo della
casa di Cornelio da parte di Pietro. Questo è il modello
neotestamentario del battesimo. Il battesimo di case e famiglie segue
dalla fede nel patto familiare di Dio: che Egli sovranamente,
graziosamente, ed immutabilmente promette la salvezza a famiglie e case,
promettendo di essere il Dio di credenti e dei loro figli (Genesi 17:7;
Atti 2:39). La pratica di battezzare famiglie o case, seguendo il
chiaro esempio della Scrittura stessa, ci ricorda il fatto che Dio
Stesso è una famiglia, Padre, Figlio, e Spirito Santo, e che Egli
magnifica la Sua grazia e rivela Se Stesso nel mandare la salvezza a
famiglie. Egli è, in verità, il Dio di famiglie (Salmo 107:41).
È
il Battesimo che “salva”? Alcuni pensano di sì e fanno riferimento
(mozzandolo) a ciò che dice Pietro in questo testo. Pietro però dice:
“Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo”. È
Gesù Cristo che salva, non il Battesimo. Gesù salva attraverso la
Sua opera efficace applicata dallo Spirito Santo ai credenti e che trova
nella Sua risurrezione il fondamento. Il Battesimo ne è l’espressione
simbolica in cui Cristo si compiace di manifestarsi allorché sia
accompagnato dall’annuncio dell’Evangelo. Il Battesimo di per sé stesso,
però, non ha alcuna sua potenza intrinseca che possa essere distaccato
dalla fede di chi lo riceve e dall’annuncio della Parola che lo
accompagna.
Che significa essere battezzati? Risponde molto bene la Confessione di fede elvetica che dice: “Essere
battezzato nel nome di Gesù Cristo non è altro infatti che essere
iscritto, introdotto e ricevuto nell’alleanza e nella famiglia, cioè
nell’eredità dei figli di Dio, ed essere anche chiamato fin d’ora con
il nome di Dio, cioè figlio di Dio, essendo stato purificato dalle
sozzure del peccato e dotato di diverse grazie di Dio per condurre una
vita nuova e innocente. Il battesimo quindi ci ricorda e ci rappresenta
al vivo questo grande beneficio di Dio e questa grazia inestimabile
fatta al genere umano. In effetti, noi nasciamo tutti con la macchia del
peccato e siamo figli dell’ira, ma Dio, che è ricco di misericordia
(Ef. 2:4), ci ripulisce e purifica gratuitamente dai nostri peccati
mediante il sangue del suo Figlio, adottandoci in lui per suoi figli, e
ci unisce a sé con una santa e sacra alleanza, arricchendoci di diversi
doni e grazie perché possiamo condurre una vita nuova (Ef. 1,:5). Ora
tutte queste cose vengono a noi assicurate dal battesimo. In esso, noi
siamo infatti interiormente rigenerati, purificati e rinnovati davanti a
Dio mediante lo Spirito Santo, ricevendo esteriormente un sigillo e
una testimonianza dei grandissimi doni ricevuti nell’acqua del
battesimo, mediante la quale ci vengono rappresentati e come posti
davanti agli occhi i grandissimi benefici del nostro Dio”.
Presenza alla destra di Dio
Il
coronamento della presenza del Cristo è rappresentato dall’Ascensione
di Cristo risorto alla destra della maestà di Dio. Pietro scrive: “...che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti” (22).
È così che il Cristo, l’eterna Parola di Dio, viene posto sul trono
accanto a Dio Padre, come autorità massima e impareggiabile. Il Cristo "svuotò
se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;
trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi
ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha
sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni
nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli,
sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il
Signore, alla gloria di Dio Padre" (Filippesi 2:7-11).
Egli
è l’eterno Re dei re e Signore dei Signori, il nostro Signore e
Salvatore a cui nessuno può essere pari. Là su quel trono Egli è
presente per noi. Il mondo potrà anche condannarci, ma abbiamo una
certezza, insieme a tutto il popolo di Dio: “Chi li condannerà?
Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla
destra di Dio e anche intercede per noi” (Romani 8:34). Egli ci
sostiene costantemente con la Sua intercessione. Non abbiamo più nulla
da temere, neanche di fronte alla sorte peggiore di cui potrebbero farci
oggetto la gente empia e ribelle di questo mondo, bugiardi ed
assassini. Possiamo portare con fierezza il nome di Cristo sulle nostre
labbra ed anche cantarlo in faccia ai nostri aguzzini. Come dice
l’apostolo Paolo: "È anche per questo motivo che soffro queste
cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e sono
convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel
giorno" (2 Timoteo 1:12).
di Paolo Castellina
"Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato."
(1Pietro 4:14)
"Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato."
(1Pietro 4:14)
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