per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

lunedì 28 febbraio 2011

Cristo ci ha portato la libertà

Gli uomini conoscevano Dio, ma « non gli hanno dato gloria come alloro creatore» (Rm 1,21) a causa della loro follia che impedì loro di comprendere la sua sapienza.

Siamo diventati stolti e per la nostra follia abbiamo compiuto ogni genere di male e Cristo si è rivestito di stoltezza per renderci sapienti mediante la sua stoltezza.

Siamo diventati poveri e a motivo della nostra povertà avevamo perduto ogni forza; per questo egli si fece povero per arricchirci di ogni sapienza e intelligenza mediante la sua povertà.

Non solo, prese anche la forma della nostra debolezza per confortarci con la sua debolezza. E « si è fatto obbediente al Padre in ogni cosa fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8) per dare a noi tutti la risurrezione, mediante la sua morte e per sconfiggere chi aveva potere sulla morte, cioè il diavolo.

Se veramente accoglieremo la libertà che ci ha portato con la sua venuta, saremo riconosciuti discepoli di Gesù e in lui riceveremo l'eredità divina.


Antonio abate, Lettera 5,3

sabato 26 febbraio 2011

Vangelo del giorno

Libro dell’Ecclesiastico 17,1-15.

Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa lo fa tornare di nuovo. Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo fissato, diede loro il dominio di quanto è sulla terra. Secondo la sua natura li rivestì di forza, e a sua immagine li formò. Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell'uomo, perché l'uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero. Li riempì di dottrina e d'intelligenza, e indicò loro anche il bene e il male. Pose lo sguardo nei loro cuori per mostrar loro la grandezza delle sue opere. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi contemplarono la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce. Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia!" e diede a ciascuno precetti verso il prossimo. Le loro vie sono sempre davanti a lui, non restano nascoste ai suoi occhi. Su ogni popolo mise un capo, ma Israele è la porzione del Signore. Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, i suoi occhi osservano sempre la loro condotta.

Salmi 103(102),13-14.15-16.17-18.

Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere.
Come l'erba sono i giorni dell'uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce.
Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli,
per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,13-16.

Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

Traduzione liturgica della Bibbia

Prima lettura della parola

La prima lettura di oggi esalta la grandezza dell'uomo:
"Secondo la sua natura il Signore li rivestì di forza e a sua immagine li formò... Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero, li riempì di dottrina e di intelligenza e indicò loro anche il bene e il male". E, ciò che è più prezioso: "Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti". Parla, evidentemente, dell'alleanza con Mosè e della legge delle due tavole. Quanto più possiamo ora ammirare la bontà divina, pensando all'alleanza nuova conclusa nel sangue di Cristo e alla legge nuova scritta nei nostri cuori, che ci fa vivere nello Spirito Santo da figli di Dio! Nel Vangelo, a quest'uomo così grande per i doni di Dio, Gesù ripete più volte l'invito a diventare "come un bambino": è la condizione per entrare nel regno del Padre. E per diventare "bambini" abbiamo una via: essere figli di Maria, che è stata piccola ed è stata contenta di esserlo: "il mio spirito esulta in Dio, perché ha guardato l'umiltà della sua serva". È difficile essere contenti dei propri limiti! Il segreto è essere umili e magnanimi, per questo Maria ha potuto parlare per sé di grandezza e di umiltà.
Maria è stata adulta nella fede, ha usato, come dice il Siracide, il discernimento per ragionare: all'Angelo annunciante ha fatto domande essenziali per risposte precise. Ed è stata piccola, docile e fiduciosa nell'abbandonarsi a Dio. Leggiamo ancora nel Siracide:
"Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere". E Maria nella visita ad Elisabetta ha cantato le lodi del Signore: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome".
Ringraziamo il Signore di averci dato in Maria un modello e una madre che ci aiuta a capire la necessità della piccolezza evangelica e a crescere in essa per ricevere le grazie divine.


Parola di DIO

martedì 22 febbraio 2011

Gesù non chiede di rinnegare "ciò che siamo", ma ciò che "siamo diventati"

San Paolo diceva, Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? (Rm 7,24). Parlava del suo corpo immerso e schiavo del pecccato. Abbiamo bisogno di dire di no al peccato? Certamente. Ce la facciamo sempre? No! Si sa. Non peccare che è rinnegare se stessi. Giusto? Se siamo un corpo di peccato dicendolo con San Paolo. - cosa vuol dire: Gesù non chiede di rinnegare "ciò che siamo", ma ciò che "siamo diventati" con il peccato.

Noi siamo immagine di Dio, siamo perciò qualcosa di "molto buono", come ebbe a dire Dio stesso, subito dopo aver creato l'uomo e la donna. Quello che dobbiamo rinnegare non è quello che ha fatto Dio, ma quello che facciamo noi, usando male della nostra libertà. In altre parole, le tendenze cattive, il peccato, tutte cose che sono come incrostazioni posteriori sovrapposte all'originale.



Questa è una grande verità. Noi siamo le prime vittime di noi stessi. Quando sappiamo di peccare e non lo rinneghiamo, siamo le prime vittime del male che vogliamo avere. E cosi arrivano come ospiti d’onore dello spirito, la tristezza, e il peso dello spirito, contrariamente alla leggerezza che provoca la presenza di Dio e il profumo del suo Santo Spirito. Per la lebbra del peccato, invece di essere nella gioia e nella felicita in Dio diventiamo “infedeltà a lui in persona” ed è brutto. Ci allontaniamo dalla fonte. E’ brutto perche non scappiamo via da questa lebbra perche il peccato ci parla da dentro di noi e ci accompagna. (Salmo 36,2).



Il peccato provoca la tristezza e soltanto Gesù ci può devolvere la gioia vera. Egli ci libera dal male, uccide la nostra lebbra e cambia il nostro cuore di pietra se glielo lasciamo fare dentro di noi.



Non disperiamo mai, nel peccato non disperiamo! Anche quando sembra impossibile il perdono, la disperazione è fonte di tristezza. Rinnova il tuo cuore sempre che il peccato si presenta e abbi fiducia nell’amore del nostro Papa celeste.

Il Signore ti benedica e ti custodisca,

don Tonino Lima.

Lavanda dei piedi

« Josefa, sposa e vittima del mio Cuore, ti parlerò della mia Passione, perché sia oggetto costante del tuo pensiero e perché essa apporti alle anime le confidenze del mio Cuore ». Nella Quaresima del 1923, Nostro Signore rivelò a Sorella Josefa Menèndez i sentimenti provati dal suo Cuore divino durante la sua Passione. Josefa riceveva in ginocchio le confidenze del Maestro, e mentre Egli parlava, scriveva. Con approvazione del Card. Pacelli, futuro Pio XII
Note: Lavanda dei piedi

22 febbraio 1923
« Comincerò a scoprirti i sentimenti che inon­davano il mio Cuore, mentre lavavo i piedi ai miei Apostoli.
« Li convocai tutti e dodici. Non volli escludere nessuno. Vi si trovava Giovanni, il discepolo predi­letto, e Giuda, che di lì a poco m'avrebbe consegnato ai miei nemici.
« Ti dirò perché volli riunirli tutti e perché inco­minciai a lavar loro i piedi:
« Li riunii tutti, perché era quello il momento in cui la mia Chiesa doveva presentarsi al mondo; e presto non vi sarebbe stato che un solo Pastore per tutte le greggi.
« Volevo anche insegnare alle anime che quantun­que cariche di peccati atroci; non le escludo dalle mie grazie, né le separo dalle anime più amate; vale a dire che riunisco le une alle altre nel mio Cuore, e che do loro le grazie di cui abbisognano.
« Ma qual dolore provai in quell'ora sapendo che l'infelice Giuda rappresentava tutte le anime che pur tante volte raccolte ai miei piedi, tante volte lavate nel mio Sangue, si sarebbero egualmente per­dute per sempre.
« Sì, in quel momento volli insegnare ai peccatori che non devono allontanarsi da me, neppure quando sono in peccato, pensando che non vi è più un ri­medio e che mai più saranno amati come prima di aver peccato. No, povere anime! Non sono questi i sentimenti di un Dio, che ha sparso tutto il suo Sangue per voi!...
« Venite tutti a Me e col mio Sangue tornerete candidi come la neve. Immergete i vostri peccati nell'acqua della mia Misericordia; nessuno sarà ca­pace di strappare dal mio Cuore l'Amore che vi porto!... ».

I tre figli

(Bruno Ferrero, Solo il vento lo sa)

Tre donne andarono alla fontana per attingere acqua. Presso la fontana, su una panca di pietra, sedeva un uomo anziano che le osservava in silenzio ed ascoltava i loro discorsi.
Le donne lodavano i rispettivi figli.
"Mio figlio", diceva la prima, "è così svelto ed agile che nessuno gli sta alla pari".
"Mio figlio", sosteneva la seconda, "canta come un usignolo. Non c'è nessuno al mondo che possa vantare una voce bella come la sua".
"E tu, che cosa dici di tuo figlio?", chiesero alla terza, che rimaneva in silenzio.
"Non so che cosa dire di mio figlio", rispose la donna. "E' un bravo ragazzo, come ce ne sono tanti. Non sa fare niente di speciale...".
Quando le anfore furono piene, le tre donne ripresero la via di casa. Il vecchio le seguì per un pezzo di strada. Le anfore erano pesanti, le braccia delle donne stentavano a reggerle.
Ad un certo punto si fermarono per far riposare le povere schiene doloranti.
Vennero loro incontro tre giovani. Il primo improvvisò uno spettacolo: appoggiava le mani a terra e faceva la ruota con i piedi per aria, poi inanellava un salto mortale dopo l'altro.
Le donne lo guardavano estasiate: "Che giovane abile!".
Il secondo giovane intonò una canzone. Aveva una voce splendida che ricamava armonie nell'aria come un usignolo.
Le donne lo ascoltavano con le lacrime agli occhi: "E' un angelo!".
Il terzo giovane si diresse verso sua madre, prese la pesante anfora e si mise a portarla, camminando accanto a lei.
Le donne si rivolsero al vecchio: "Allora che cosa dici dei nostri figli?".
"Figli?", esclamò meravigliato il vecchio. "Io ho visto un figlio solo!".

"Li riconoscerete dai loro frutti" (Matteo 7,16).










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lunedì 21 febbraio 2011

Signore, non so cosa domandarti.

Signore, non so cosa domandarti.
Tu però, conosci le mie necessità
perché tu mi ami più di me stesso.
Concedi a me, tuo servo, quanto non so chiederti.
Io non oso domandarti né croci né consolazioni.
Rimango solo in veglia davanti a te:
tu vedi ciò che ignoro.
Agisci secondo la tua misericordia!
Se vuoi, colpiscimi e guariscimi, atterrami e rialzami.
Io continuerò ad adorare la tua volontà
e davanti a te starò in silenzio.
A te mi consegno interamente:
non ho desideri, voglio solo che si compia il tuo volere.
Insegnami a pregare, anzi, prega tu stesso in me!

Filarete di Mosca

domenica 20 febbraio 2011

Le mani di Dio

Un maestro viaggiava con un discepolo incaricato di occuparsi del cammello. Una sera, arrivati a una locanda, il discepolo era talmente stanco che non legò l'animale.
"Mio Dio - pregò coricandosi - prenditi cura del cammello: te lo affido".
Il mattino dopo il cammello era sparito.
"Dov'è il cammello?", chiese il maestro.
"Non lo so", rispose il discepolo. "Devi chiederlo a Dio! Ieri sera ero così sfinito che gli ho affidato il nostro cammello. Non è certo colpa mia se è scappato o è stato rubato. Ho esplicitamente domandato a Dio di sorvegliarlo. "Lui il responsabile. Tu mi esorti sempre ad avere la massima fiducia in Dio, no?".
"Abbi la più grande fiducia in Dio, ma prima lega il tuo cammello", rispose il maestro. "Perché Dio non ha altre mani che le tue".

Davina

Aiutateci a salvare Letizia, questa bambina a cui vogliono mangiare le ossa

« Amate i vostri nemici »

Non c'è niente che ci spinga ad amare i nemici, cosa in cui consiste la perfezione dell'amore fraterno, quanto la dolce considerazione di quelle ammirabile pazienza per cui egli, « il più bello tra i figli dell'uomo » (Sal 44, 3) offrì il suo bel viso agli sputi dei malvagi. Lasciò velare dai malfattori quegli occhi, al cui cenno ogni cosa ubbidisce. Espose i suoi fianchi ai flagelli. Sottopose il capo, che fa tremare i Principati e le Potestà, alle punte acuminate delle spine. Abbandonò se stesso all'obbrobrio e agli insulti. Infine sopportò pazientememte la croce, i chiodi, la lancia il fiele e l'aceto, lui in tutto dolce, mite e clemente. Alla fine fu condotto via come una pecora al macello, e come un agnello se ne stette silenzioso davanti al tosatore e non aprì bocca (cfr. Is 53, 7).



Chi al sentire quella voce meravigliosa piena di dolcezza, piena di carità, piena di inalterabile pacatezza: « Padre, perdonali » non abbraccerebbe subito i suoi nemici con tutto l'affetto? « Padre », dice, « perdonali » (Lc 23, 34). Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità ad una siffatta preghiera?



Tuttavia egli aggiunse qualcosa. Gli sembrò poco pregare, volle anche scusare. « Padre, disse, perdonali, perché non sanno quello che fanno ». E invero sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori. Perciò: « Padre, perdonali ». Lo crocifiggono, ma non sanno chi crocifiggono... Lo ritengono un transgressore della legge, un presuntuoso che si fa Dio, lo stimano un seduttore del popolo. «Ma io ho nascosto da loro il mio volto, non riconobbero la mia maestà ». Perciò: « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno ».



Se l'uomo vuole amare se stesso di amore autentico non si lasci corrompere da nessun piacere della carne, rivolga ogni suo affetto alla dolcezza del pane eucaristico. Inoltre per riposare più perfettamente e soavemente nella gioia della carità fraterna, abbracci di vero amore anche i nemici. Perché questo fuoco divino non intiepidisca di fronte alle ingiustizie, guardi sempre con gli occhi della mente la pazienza e la pacatezza del suo amato Signore e Salvatore.

sabato 19 febbraio 2011

VANGELO DEL GIORNO

Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68



Venerdì 18 Febbraio 2011

Venerdì della VI settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Santo(i) del giorno : B. GIOVANNI DA FIESOLE - Fra Angelico -

Meditazione del giorno
San Francesco Saverio : Un grande missionario pronto a perdere la propria vita


Libro della Genesi 11,1-9.

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi essarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Salmi 33(32),10-11.12-13.14-15.

Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli.
Ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede.
Il Signore guarda dal cielo, egli vede tutti gli uomini.
Dal luogo della sua dimora scruta tutti gli abitanti della terra,
lui che, solo, ha plasmato il loro cuore e comprende tutte le loro opere.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 8,34-38.9,1.

Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».

Traduzione liturgica della Bibbia

(Gesù scaccia i demoni)

L’indemoniato geraseno (Mc, 5, 1-20)

[1]Intanto giunsero all’altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. [2]Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. [3]Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, [4]perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. [5]Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. [6]Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, [7]e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». [8]Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest’uomo!». [9]E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti». [10]E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.

[11]Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. [12]E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». [13]Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare. [14]I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.

[15]Giunti che furono da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. [16]Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. [17]Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. [18]Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. [19]Non glielo permise, ma gli disse: «Và nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato». [20]Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.




Ed ecco Gesù, egli non ha bisogno di amuleti, talismani e formule magiche per mettere in fuga il maligno, non pratica scongiuri e cerimonie speciali. Per vincerlo usa una sola arma: la sua parola.
Quest’arma è così potente che nessuno può resistervi. E’ questo che accade anche all’indemoniato del nostro racconto, o meglio alla “legione” di demoni che lo possiede.

Appena libero quel poveretto può tornare ad essere un uomo normale e libero di sè. Perchè scopo del demonio è rendere schiavo l’uomo, portandolo a compiere atti che vanno contro l’amore di Dio. La sua cacciata restituisce, invece, all’uomo la propria libertà così può ritornare padrone di se stesso.

Gesù definisce “satana” come colui che è “omicida fin dal principio”, perchè ha introdotto nel mondo la morte, inducendo il primo uomo a peccare. Egli invade l’uomo, lo devasta nel corpo e nello spirito rubandogli la sua libertà, non per farlo peccare (Gesù non considera mai gli indemoniati dei peccatori) ma per sfregiare l’opera di Dio che è l’uomo.

Operando in questo modo egli tende ad avere dominio sugli uomini per rubarli a Dio, ma questo racconto del Vangelo ci dimostra che Satana schierato contro Dio, non potrà mai vincere, perchè Dio è il più forte… Perchè l’amore vince sempre.





Loredana

Sulla tua parola

(fonte non specificata)
Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando la vita mi chiederà il conto dei miei errori
e non avrò altro porto dove andare
se non in quel piccolo orto del Getsemani
provando a rimanere sveglio accanto a te che preghi
e ti abbandoni fiducioso al progetto di tuo Padre.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando, dopo la fatica del giorno, non ci sarà il premio del riposo
e la consolazione della festa ma la notte resterà notte
e la luna sarà da un'altra parte ad illuminare il mondo.
E non avrò altra voce a farmi compagnia
se non la preghiera di un Uomo sulla croce.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando anche l'ultimo dei miei amici si rifiuterà
di rimanermi accanto e le parole dell'amicizia e dell'amore,
dell'accoglienza e del perdono non avranno più alcun valore.
E allora salirò sul sicomoro di Zaccheo e aspetterò che, passando,
tu mi dica che stai venendo a casa mia.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando i miei figli alzeranno il dito per giudicare
il poco che ho dato, il troppo poco che ho insegnato.
Allora ricorderò i giorni che, per mano, li ho portati nella tua casa,
le canzoni della messa stonate per la strada,
le mani intrecciate per il Padre nostro.

E dirò come Pietro che sono stanco
che avrei voglia mille volte di rinnegarti dietro un angolo
ma non posso...
Perché ti ho incontrato, sono finito nella tua rete
e ora, piccola, inutile maglia di rete,
non posso far altro che darti ragione...
rimanere in mare
e gettare le reti sulla tua parola.
Amen

Regala ciò che non hai...

Occupati dei guai, dei problemi
del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.

Alessandro Manzoni

giovedì 17 febbraio 2011

VANGELO DEL GIORNO

Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68



Giovedì 17 Febbraio 2011

Giovedì della VI settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Santo(i) del giorno : SETTE SANTI FONDATORI : Ordine dei Servi di Maria (O.S.M.)

Meditazione del giorno
San Cirillo di Gerusalemme : « E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire. »


Libro della Genesi 9,1-13.

Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello. Chi sparge il sangue dell'uomo dall'uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l'uomo. E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela". Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: "Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra". Dio disse: "Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra.

Salmi 102(101),16-18.19-21.29.22-23.

I popoli temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera del misero e non disprezza la sua supplica.
Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo darà lode al Signore.
Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte;
I figli dei tuoi servi avranno una dimora, resterà salda davanti a te la loro discendenza.
perché sia annunziato in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme,
quando si aduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 8,27-33.

Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti». Ma egli replicò: «E voi chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Traduzione liturgica della Bibbia

IL FRUTTO DEL SILENZIO E’ LA PREGHIERA.

Comincio sempre la mia preghiera in silenzio perché è nel silenzio del cuore che Dio parla.
Dio è amico del silenzio:
dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta non è quello che diciamo noi
ma quello che Egli dice a noi e attraverso di noi.

La preghiera alimenta l’anima:
essa sta all’ anima come il sangue sta al corpo
e porta più vicini a Dio.
Dona inoltre un cuore limpido e puro.
Un cuore limpido può vedere Dio può parlare a Dio e può vedere l’amore di Dio negli altri.
Quando hai un cuore limpido vuol dire che sei aperto e onesto con Dio
che non Gli stai nascondendo nulla e ciò consente a Lui di prendere da te quello che vuole. […]

Esiste un solo Dio ed Egli è il Dio di tutti. E’ importante dunque che ognuno venga considerato uguale davanti a Lui. Ho sempre detto che dovremmo aiutare un hindu a diventare un hindu migliore un musulmano migliore un cattolico a diventare un cattolico migliore.

MADRE TERESA

lunedì 14 febbraio 2011

Meditazione: “Dammi Signore un cuore nuovo e rinnovami nel Tuo amore”

Se cerchiamo seriamente di essere veri discepoli, portiamo, nutriamo nel cuore e non la facciamo scappare l’esperienza fatta dell’amore di Dio, cioè, l’esperienza ispirata dai sentimenti del cuore di Dio un giorno provati.

La costanza interiore è, in verità la forza che sostiene e mantiene l’esperienza autentica di fede, del culto a Dio e della sincerità nel rapporto con il prossimo, sia esso chi sia. Gesù chiede ai suoi discepoli infatti questa conquista e questo coraggio.

Il discepolo non può andare fuori binario e vivere nella superficialità, nelle cose esterne. Questo è possibile nella misura in cui il discepolo capisce che le cose che lo contaminano sono prima quelle che escono da dentro e non quelle che vengono dal di fuori, ha spiegato Gesù questo, chiamando a sé tutta quella moltitudine di gente che l’ascoltava.

Il messaggio di Gesù è quello del peccato dell’apparenza, dell’inganno che sono alla fine il comportamento dell’ipocrita. (Marco, 7,14-23).



È facile allontanarsi dalle cose e persone ritenute impure. Ed è contrariamente difficile mantenere la giusta distanza dalle cose e persone che hanno il potere di contaminare con cio che esce o che hanno nel loro cuore, contrari al volere di Dio. Vigilanza e discernimento allora sono due attitudini molto importanti!

– Senza di esse l’ipocrisia prende possesso del cuore e delle azioni umane. Non è raro trovare persone che vogliono essere fedeli e ci soffrono per questo, e che finiscono per nutrire dentro di se cattive intenzioni e pensieri ingannevoli.

Il discepolo si riguarda da questa mancanza di autenticità, che non lo fa assomigliare al suo Maestro. Il suo agire dovrebbe nascere da un cuore che cerca di essere puro, senza dolo ne cattiva intenzione per amare come Gesù in ogni situazione.

Noi siamo talmente abituati inconsciamente a vivere nell’inganno che pur di salvarci la faccia, diciamo una cosa per un’altra tante volte, parliamo sempre in generale o restiamo nel silenzio per non esporre ciò che abbiamo dentro.



Ecco l’ipocrisia di cui parla Gesù. Chi fa infatti il contrario si trova male e quindi “io mi difendo”. Essere veri discepoli, allora è imparare giorno dopo giorno a portare e nutrire nel cuore e non la farla scappare l’esperienza fatta dell’amore di Dio, cioè, l’esperienza ispirata dai sentimenti del cuore di Dio. Ogni tanto da discepoli che vogliamo essere, abbiamo bisogno di fare una ripulita del nostro interiore e scegliere il cammino dell’amore che riscatta, ricrea e ci riconcilia con Dio. Non lodiamo il Signore solo con le labbra e col cuore lontano da lui.



Preghiamo sempre cosi:



Gesù mite e umile di cuore,

fa diventare simile al tuo il mio cuore,

fammi vivere nel tuo amore

e nella riconciliazione con te!





don Tonino Lima

VANGELO DEL GIORNO

Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68



Lunedì 14 Febbraio 2011

Santi Cirillo monaco e Metodio vescovo, Patroni d'Europa, festa

Santo(i) del giorno : SS. CIRILLO e METODIO, Compatroni d'Europa (festa)

Meditazione del giorno
Giovanni Paolo II: Santi Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi


Atti degli Apostoli 13,46-49.

Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra". Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.

Salmi 117(116),1-2.

Alleluia. Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria;
perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,1-9.

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.

Traduzione liturgica della Bibbia

domenica 13 febbraio 2011

Signore, tu mi conosci

O Signore, tu mi conosci, «e io conoscerò te come tu conosci me(1Cor 13,12).
O forza della mia anima, entra in essa e rendila simile a te così da possederla senza macchia né ruga.
Questa è la mia speranza; per essa parlo e in essa trovo la gioia, ed è una gioia sana. Su altri beni di questa vita si dovrà piangere tanto meno quanto più si suole invece piangere per essi, e, viceversa, c'è tanto più da piangere quanto meno per essi si piange. «Tu hai amato la verità» (Sal 51,8) poiché chi opera la verità giunge alla luce; io voglio servire la verità con la confessione fatta nell'intimo del mio cuore.
E anche se non volessi confessarti nulla, che cosa di mio potrebbe rimanere nascosto a te, Signore, al cui sguardo si apre l'abisso dell'umana coscienza? Non potrei mai nascondermi a te:semmai nasconderei te a me! Ma ora il mio pianto dimostra quanto io dispiaccia a me stesso, e quanto invece tu risplenda e mi piaccia, quanto io ti ami e ti desideri, al punto da disprezzarmi e da respingermi per scegliere te.

Agostino d'Ippona, Le Confessioni 10,1-2

La legge è radicata nei nostri cuori

Ci sono dei precetti naturali della Legge che già conferiscono la giustizia; anche prima che la Legge fosse stata data a Mosè, degli uomini osservavano questi precetti, e sono stati giustificati dalla loro fede e sono stati graditi a Dio.

Questo è confermato dalle parole: «Fu detto agli antichi: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore». E ancora: «Fu detto: Non uccidere.

Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio» (Mt 5,21)... e così via. Tutti questi precetti non implicano né la contraddizione, né l'abolizione dei precetti precedenti, ma il loro compimento e la loro estensione. Come ha detto il Signore stesso:

«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli» (Mt 5,20).



In cosa consiste questo superare? Prima nel credere non più soltanto nel Padre, ma anche nel Figlio suo, ormai manifestato. Lui infatti conduce l'uomo all'unione con Dio.

Poi, nel fare, invece che dire senza fare perché loro «dicono e non fanno» (Mt 23,3), e nell'evitare non soltanto le opere cattive, ma anche il desiderarle.

Insegnando questo, non contraddiceva la Legge bensì compiva la Legge e radicava dentro di noi le prescrizioni della Legge...

Prescrivere di astenersi non solo dagli atti vietati dalla Legge, ma persino dal loro desiderio, non indica un atteggiamento che contraddice e abolisce la Legge; ma che la compie e la estende.

A nessuno ha comandato di essere empio.

PRIMA LETTURA (Sir 15,16-21)
A nessuno ha comandato di essere empio.

Dal libro del Siràcide

Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Parola di Dio

sabato 12 febbraio 2011

Cammino con Gesù... Piccola catechesi in attesa della Pasqua

)



Che cosa dice Pietro della Trasfigurazione
Un'altra testimonianza sulla Trasfigurazione la troviamo nelle lettere di San Pietro.



Oltre alle narrazioni dei vangeli sinottici, c’è un’altra testimonianza molto importante, riguardo la Trasfigurazione, ed è la testimonianza che ha lasciato lo stesso Pietro in una delle sue lettere.

“…Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni, [14]sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. [15]E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose.
[16]Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. [17]Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». [18]Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte”.

(seconda lettera di San Pietro: 1, 13-18)



Testimone di simile prodigio, Pietro non può che trasmettere ad altri la sua meravigliosa esperienza. Egli è rimasto deluso dall’annuncio di Gesù, riguardo la sua passione, ed è quindi con gioia che apprende che non finirà tutto, che il Signore risorgerà, così come è apparso sul monte Tabor, con le vesti di un candore sfolgorante. E che la sua resurrezione sarà l’anticipo della nostra.

La presenza di Dio è misteriosa ma reale, come quella di Gesù nella Trasfigurazione: ad occhi umani Gesù sembrava uomo come gli altri. Invece sul monte appare in tutta la sua gloria, per preparare gli apostoli ad essere forti di fronte al dolore della passione e alla morte.

Così la testimonianza di Pietro ha valore in quanto prepara tutti noi ad essere forti di fronte al dolore, ad avere fede e ” La fede” è questo: la luce e la forza di Dio in ogni situazione della nostra vita.

Gli apostoli di Gesù
« Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli. » (Luca 6,13)







[1]Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità.

[2]I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, [3]Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, [4]Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.

[5]Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:

«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; [6]rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. [7]E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. [8]Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. [9]Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, [10]né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.

[11]In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. [12]Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. [13]Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. [14]Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. [15]In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.

(Mt 10, 1-11)

Sono dodici e Gesù li sceglie personalmente, uno per uno. Sceglie quelli che, già sa, aderiraranno a Lui totalmente. Lasceranno la loro vita di sempre per seguirlo. Gesù ha bisogno dei discepoli per propagandare il suo messaggio,








“E ora andate!”. Gesù lancia gli apostoli nel mondo ad annunciare il Regno di Dio, devono andare da soli, senza di Lui. La strada che devono percorrere non è molta ma hanno paura, come reagirà la gente al loro annuncio? Questa domanda è ancora valida per tutti i messaggeri del Signore, per i sacerdoti che annunciano la Parola e per i laici impegnati nella stessa missione.

Certamente ci sarà, tra gli ascoltatori, chi accoglierà il messaggio, chi invece sarà indifferente ad esso e naturalmente non mancherà il rifiuto e l’odio dei “disturbati”.

E così si sparpagliano lungo le strade, saranno loro a diffondere nei villaggi della Palestina il messaggio lanciato dal loro Maestro. Non hanno nulla, non possono portare nè oro nè argento, nè bisaccia nè abito… Eppure vanno. Ricchi solo dei doni che gli ha fatto Gesù: il potere di guarire gli infermi, di scacciare i demoni, di risuscitare i morti.

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Buona domenica nel Signore

Loredana

VANGELO DEL GIORNO

Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68



Sabato 12 Febbraio 2011

Sabato della V settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Santo(i) del giorno : SS. MARTIRI DI ABITENE (Tunisia)

Meditazione del giorno
San Giovanni Crisostomo : Il nostro Pastore dà se stesso in cibo


Libro della Genesi 3,9-24.

Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. Il Signore Dio disse allora: "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!". Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita.

Salmi 90,2.3-4.5-6.12-13.

Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, Dio.
Tu fai ritornare l'uomo in polvere e dici: "Ritornate, figli dell'uomo".
Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte.
Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l'erba che germoglia al mattino:
al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca.
Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore.
Volgiti, Signore; fino a quando? Muoviti a pietà dei tuoi servi.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 8,1-10.

In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

Traduzione liturgica della Bibbia

INNO

L'aurora inonda il cielo
di una festa di luce
e riveste la terra
di meraviglia nuova.

Fugge l'ansia dai cuori,
s'accende la speranza:
emerge sopra il caos
un'iride di pace.

Così nel giorno ultimo
l'umanità in attesa
alzi il capo e contempli
l'avvento del Signore.

Sia gloria al Padre altissimo
e a Cristo l'unigenito,
sia lode al Santo Spirito
nei secoli dei secoli.

Amen

LETTURA BREVE 2Pt 1,10-11

Fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra elezione e la vostra vocazione. Se farete questo non inciamperete mai.
Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.

ORAZIONE

Risplenda sempre, o Padre, nei nostri cuori la luce del Figlio tuo risorto, perchè liberi dalle tenebre del peccato, possiamo giungere alla pienezza della sua gloria.
Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Lilly

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando verrà lui,

«Lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»

perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

(Giovanni 16,13)



Questa promessa di Gesù è molto incoraggiante. Ci fa comprendere che ancora molte cose ci sfuggono, che abbiamo uno sguardo parziale e condizionato sulla realtà, che ci rimane ancora molto da imparare...ma in tutto questo siamo sorretti e accompagnati dallo Spirito che nel tempo presente ci dà tutti gli aiuti sufficienti per compiere bene quello che Dio ci affida e che giorno per giorno sa come formarci e guidarci ad una comprensione più piena e sapiente della realtà.

L'unica cosa, indispensabile, che è lasciata a noi è il fidarci di Lui e l'essere il più possibile docili ai suoi inviti.



Buona giornata !

don Carlo

giovedì 10 febbraio 2011

Chi cerca Dio

– Chi cerca Dio sopra tutte le cose, non solo non si preoccupa del domani, ma neppure della vana stima che può venirgli dal prossimo. Si affida al Signore in tutto, e non ricerca che il suo giudizio divino, innanzi al quale le lodi umane svaporano spesso come nebbia innanzi al sole. A che cosa servono le lodi umane? Molte volte hanno il triste segreto di arrestarci sulla via della virtù, suscitando in noi la sopita fiamma dell'orgoglio, eccitano in noi le passioni, e specialmente la presunzione, e ci privano della soave unzione della grazia; spesso possono arrestare tutta la nostra vita spirituale, perché ci strappano dal nascondimento fecondo che fa prosperare la nostra anima nell'umiltà, come pianta nel suo terreno; togli la pianta dal suolo per far le lodi delle sue radici, e l'avrai disseccata.

Don Dolindo

La fede della donna sirofenicia

«Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri» (Mt 15,28). Sì, la donna sirofenicia possiede una grandissima fede. Pur non conoscendo né gli antichi profeti, né i recenti miracoli del Signore, né i suoi comandamenti né le sue promesse, anzi, respinta da lui, persevera nella sua domanda e non si stanca di bussare alla porta di colui che per fama gli era stato indicato come salvatore. Perciò la sua preghiera viene esaudita in modo visibile e immediato...



Quando uno di noi ha la coscienza macchiata dall'egoismo, dalla superbia, dalla vana gloria, dal disprezzo, dall'ira, dalla gelosia o da qualche altra passione, ha proprio, come quella donna di Canaan, «una figlia crudelmente tormentata da un demonio». Che corra dunque a supplicare il Signore affinché egli la guarisca... Che faccia questo con umile sottomissione; che non ritenga se stesso degno di condividere la sorte delle pecore di Israele, cioè delle anime pure, invece che giudichi se stesso indegno delle ricompense del cielo. La disperazione, tuttavia, non lo spinga ad allentare l'insistenza della sua preghiera, ma che il suo cuore abbia una fiducia incrollabile nell'immensa bontà del Signore. Infatti, colui che ha potuto fare dal ladrone un confessore della fede (Lc 23,39), dal persecutore un apostolo (Ac 9), e da pietre dei figli di Abramo (Mt 3,1), è anche capace di trasformare un cagnolino in una pecora di Isarele.

lunedì 7 febbraio 2011

Scritto nella Sabbia

Autore: Bruno Ferrero - Libro: C'è Qualcuno Lassù

I Maestri della legge e i farisei portarono davanti a Gesù una donna sorpresa in adulterio e strattonandola la misero in mezzo al gruppo. "Maestro, questa donna è stata sorpresa mentre tradiva suo marito. La legge di Mosè ci ordina di ucciderla a colpi di pietra. Tu che cosa ne dici?".

Volevano dei pretesti per accusarlo. Ma Gesù guardava in terra, e scriveva col dito nella sabbia.

Un tribunale ben strano! Il giudice scrive nella sabbia, e non rimarrà niente. Basterà il vento della sera e tutto sarà cancellato. Niente dossier o voluminosi codici. Gesù non sa che cosa siano.

Siccome insistevano alzò la testa e disse: "Chi tra di voi è senza peccati, scagli per primo una pietra contro di lei". E riprese a scarabocchiare nella sabbia. Ben presto la piazza fu vuota.

La donna rimase sola, in piedi. Gesù si alzò. Un semplice sguardo. Una semplice parola. "Nessuno ti ha condannata?". "Nessuno, Signore". "Neppure io ti condanno. Va', ma d'ora in poi non peccare più!".

Come il vento della sera, che cancella tutto.



Troveremo sempre gente che cercherò di farci credere che Dio è solo un poliziotto o una spia che ci sorveglia e ci tiene d'occhio giorno e notte al di sopra degli occhiali. Come se Dio scrivesse giorno e notte e annotasse tutto in un grande libro: i nostri errori e i nostri peccati, i nostri lati buoni e quelli cattivi...

Ma perché Dio deve essere sempre severo con noi o addirittura contro di noi? Perché Dio deve essere nostro nemico? E perché c'è chi vuole trasformare Dio in una specie di computer che conta e riconta? Dio non è una macchina! Volete una prova? L'unico libro dei conti di Gesù è la sabbia... Avete già perso qualcosa nella sabbia? Provate a ritrovarla!

La sabbia ingoia tutto, la sabbia dimentica tutto, la sabbia cancella tutto... Non rimane niente nella sabbia e tutto sparisce nella sabbia. Gesù scrive sulla sabbia. La donna accusata di peccato è davanti a lui. Gesù scrive nella sabbia perché per Gesù il peccato è già perdonato. Per Gesù il peccato si cancella come tutto ciò che è scritto sulla sabbia.

domenica 6 febbraio 2011

Donaci del tempo

O Dio, tu che hai del tempo per noi,
donaci del tempo per te.
Tu che tieni nelle tue mani ciò che è stato e ciò che sarà,
fa' che sappiamo raccogliere nelle nostre mani
i momenti dispersi della nostra vita.
Aiutaci a conservare il passato senza esserne immobilizzati,
a vivere rendendoti grazie e senza nostalgia,
a conservare fedeltà e non rigidità.
Libera il nostro passato da tutto ciò che è inutile
che ci schiaccia senza vivificarci,
che irrita il presente senza nutrirlo.

Donaci di restare ancorati al presente
senza esserne assorbiti,
di vivere con slancio e non a rimorchio,
di scegliere l'occasione favorevole
senza aggrapparci alle occasioni perdute,
di leggere i segni senza prenderli per oracoli.
Libera il nostro presente dalla febbre che agita
e dalla pigrizia che spegne ogni decisione.
Donaci il sapore del momento presente
e liberaci da ogni sogno illusorio.

Facci guardare al futuro,
senza bramare la sua illusione,
né temere la sua venuta; insegnaci a vegliare.
Libera il nostro avvenire da ogni preoccupazione inutile,
da ogni apprensione che ci ruba il tempo,
da tutti i calcoli che ci imprigionano.
Tu sei il Dio che mette il tempo
a disposizione della nostra memoria, delle nostre scelte,
della nostra speranza.

Joseph Rozie

La tua luce sorgerà come l’aurora.

PRIMA LETTURA (Is 58,7-10)


Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Non consiste forse
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».

Parola di Dio

V Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A

Domenica 06 Febbraio 2011



Santo(i) del giorno : SS. PAOLO MIKI e Compagni, Martiri in Giappone (memoria)

Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta : « Risplenda la vostra luce davanti agli uomini »


Libro di Isaia 58,7-10.

Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.

Salmi 112(111),4-5.6-7.8-9.

Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto.
Felice l'uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno: Il giusto sarà sempre ricordato.
Non temerà annunzio di sventura, saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme, finché trionferà dei suoi nemici.
Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza s'innalza nella gloria.


Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 2,1-5.

Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 5,13-16.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: " Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Traduzione liturgica della Bibbia

Splendete e illuminate

- 1) Siamo sale?


Sale della terra e luce del mondo! Ecco cosa il Signore ci chiede di essere in questo Vangelo.


C'è più che mai bisogno di luce, in un mondo dove sembra che l'uomo stia perdendo sempre più, non solo il lume della fede, ma addirittura quello della ragione; e se c'è una cosa che spaventa sono proprio le tenebre!

Da bambini, tutti abbiamo fatto l'esperienza dalla paura del buio; quando poi queste tenebre non sono solo assenza di luce esterna, ma ottenebrano addirittura la mente umana facendole compiere efferatezze innominabili, allora spaventano ancor molto di più!
E' dunque quanto mai urgente essere luce del mondo!

• 2) Siamo luce?

Ma per essere luce dobbiamo essere illuminati.

Si sente spesso dire a livello individuale: "La mia coscienza non mi rimprovera niente, per me non osservare questo o quel comandamento non è un male".

Oppure, a livello collettivo, si emanano leggi contro la vita, contro la famiglia, e si giustificano dicendo che chi le fa', trova che siano un bene per la società. Ma la coscienza va illuminata!

L'uomo deve saper riconoscere il bene oggettivo dal male oggettivo. Oggettivamente parlando il pesce marcio puzza, se poi a qualcuno piace questo odore, ciò non toglie che è sempre puzzolente.

Dobbiamo ritrovare, sia a livello individuale che collettivo, la sanità di giudizio che definisce male ciò che è male e bene ciò che è bene.

Chi poi ha il potere e il dovere di legiferare, deve a maggior ragione, avere la coscienza illuminata, se no è come un cieco che guida altri ciechi e tutti cadono nel pozzo.


- 3) Dove va messa la lucerna?

"Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il candelabro perché faccia luce a quanti sono nella casa".

C'è un tempo per rimanere nascosti e un tempo per risplendere, un tempo per tacere e un tempo per parlare.

Abbiamo visto domenica scorsa, che Gesù per primo, scoccata l'ora stabilita dal Padre, è uscito dal silenzio e ha proclamato la verità.

Il silenzio è necessario per percepire questa parola di verità che deve procedere dal Suo Spirito, e non dal nostro, ma una volta percepita, dev'essere annunciata.

Se vogliamo essere autentici cristiani, dobbiamo diventare come dei canali che trasmettano l'acqua viva della verità; ma la funzione del canale è appunto quella di lasciar scorrere l'acqua, non di bloccarla.

Dobbiamo dare agli altri il meglio di noi stessi, ma il meglio non siamo noi, è Lui, cioè quest'acqua viva che ci abita e che vuole comunicarsi e diffondersi ("il bene è diffusivo di sé").

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Già san Tommaso d'Aquino diceva che è più perfetto dare agli altri i frutti della propria contemplazione che contemplare soltanto, come è più perfetto illuminare che risplendere soltanto.
La contemplazione della verità, che non solo è luce, ma è la persona stessa di Cristo ("Io sono la via, la verità, la vita"), deve far nascere il bisogno di comunicarla questa verità, a quanti brancolano ancora nel buio dell'errore e magari della disperazione, e accendere così, tante fiammelle ancora spente e tanti cuori ancora assiderati nel gelo dell'assenza di Dio.


E così tanti nostri fratelli e sorelle, ancora pellegrini nella notte, troveranno quella luce e quel fuoco che Gesù è venuto a portare e che ora vuole comunicare loro attraverso di noi.


"Gloria a te o Cristo, luce di verità e sole di giustizia che sei venuto a dimorare nella tua Chiesa ed essa ne è stata illuminata; sei venuto nella tua creazione ed essa ne rifulge tutta quanta.

I peccatori si sono accostati a te e sono stati purificati; i ciechi t'hanno visto e i loro occhi si sono aperti; i morti hanno udito la tua voce e si sono levati e anche le anime tenebrose si sono accostate alla luce.

Tu sei il mattino splendente, la luce senza tramonto: si aprano gli occhi dei nostri cuori e il nostro sguardo non si stacchi mai dalla tua folgorante luce." (Liturgia orientale)

Wilma Chasseur

sabato 5 febbraio 2011

« Da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, Gesù vide molta folla »

Il Signore mi ha perdonato una moltitudine di peccati e mi ha dato di poter conoscere, per mezzo dello Spirito Santo, quanto egli amasse gli uomini. Il cielo intero si meraviglia dell'incarnazione del Signore : come lui, il Signore supremo, è venuto a salvare, noi peccatori, e ci ha acquisto con le sue sofferenze, il riposo eterno. La mia anima non vuole pensare a nessuna realtà terrena, ma è attirata là dove è il Signore. Dolci per il cuore sono le parole del Signore quando lo Spirito Santo concede all'animo di capirle.



Quando il Signore viveva sulla terra, molta folla lo seguiva ; lungo alcuni giorni, questi uomini non potevano staccarsi da lui, ma dimenticato il nutrimento della terra, erano affamati delle sue dolci parole. L'animo ama il Signore, e quanto lo impedisce di pensare a Dio lo affligge. E se, fin d'ora sulla terra, l'animo gusta così intensamente la dolcezza dello Spirito, quanto più grande ancora sarà la sua gioia lassù !



O Signore, quale grande amore hai dato alla tua creatura ! La mia anima non può dimenticare il tuo sguardo pacifico e mite.

San Pietro Apostolo testimone della Trasfigurazione di Cristo

La Trasfigurazione è una manifestazione eccezionale della presenza di Dio in Gesù.



Hanno visto ma non possono parlare perchè Gesù ha proibito loro di raccontare ad alcuno ciò di cui sono stati testimoni fino a quando il Figlio dell’uomo non sarà risuscitato.

Pietro, Giacomo e Giovanni sono stati prescelti come testimoni di un colloquio misterioso, ma vediamo nel dettaglio cosa è successo in Galilea, prima che la comitiva di Gesù partisse verso la Giudea per l’ultima Pasqua.

“…Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. [2]E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. [3]Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. [4]Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». [5]Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». [6]All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. [7]Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». [8]Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
Domanda su Elia. [9]E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.

(Mt 17, 1-9)



Gesù si trasfigura davanti ai suoi apostoli, la sua veste diventa bianchissima e candida come la luce, in questo modo egli vuole offrire ai discepoli un anticipo della sua risurrezione.

Infatti il bianco luminoso simboleggia il mondo divino. Bianca sarà anche la veste dell’angelo che annunzierà la risurrezione di Gesù. I discepoli rimangono inchiodati, estasiati da tanta bellezza al punto che Pietro suggerisce a Gesù di montare tre tende e rimanere lì. Ma Gesù li invita a scendere, a tornare alla vita di sempre. Perchè?

La “Trasfigurazione di Gesù anticipa la nostra “Trasfigurazione”, cioè il momento in cui noi saremo come Lui e con Lui. Il momento il cui lasceremo questo corpo materiale per unirci alla Luce che viene da Dio. Ma nel frattempo non possiamo esimerci dal vivere la nostra vita, una vita di servizio all’uomo, che è la via percorsa da Gesù. Una vita, la nostra, che incontra dolori e sofferenze, tentazioni e sconfitte, proprio come Gesù. Ma una vita che dobbiamo vivere con la certezza della “trasfigurazione ” finale.

Che cosa dice Pietro della Trasfigurazione
Un'altra testimonianza sulla Trasfigurazione la troviamo nelle lettere di San Pietro.







Oltre alle narrazioni dei vangeli sinottici, c’è un’altra testimonianza molto importante, riguardo la Trasfigurazione, ed è la testimonianza che ha lasciato lo stesso Pietro in una delle sue lettere.

“…Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni, [14]sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. [15]E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose.
[16]Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. [17]Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». [18]Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte”.

(seconda lettera di San Pietro: 1, 13-18)



Testimone di simile prodigio, Pietro non può che trasmettere ad altri la sua meravigliosa esperienza. Egli è rimasto deluso dall’annuncio di Gesù, riguardo la sua passione, ed è quindi con gioia che apprende che non finirà tutto, che il Signore risorgerà, così come è apparso sul monte Tabor, con le vesti di un candore sfolgorante. E che la sua resurrezione sarà l’anticipo della nostra.

La presenza di Dio è misteriosa ma reale, come quella di Gesù nella Trasfigurazione: ad occhi umani Gesù sembrava uomo come gli altri. Invece sul monte appare in tutta la sua gloria, per preparare gli apostoli ad essere forti di fronte al dolore della passione e alla morte.

Così la testimonianza di Pietro ha valore in quanto prepara tutti noi ad essere forti di fronte al dolore, ad avere fede e ” La fede” è questo: la luce e la forza di Dio in ogni situazione della nostra vita.


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Buona domenica nel Signore

Loredana

venerdì 4 febbraio 2011

La conversione e il peccato

Esistono due tipi di conversione: una conversione profonda e una superficiale.
La conversione profonda tocca tutto l'essere umano: il suo intelletto, la sua affettività, il suo volere, ecc. La conversione invece superficiale non tocca il centro dell'uomo, ma solo l'esteriorità, per cui è legata alla forma: luoghi, celebrazioni, euforia, per cui venendo a mancare queste cose, l'individuo si sentirà deluso e ingannato.
Succede che nei gruppi di preghiera o nei movimenti sorti dopo il Concilio, l'individuo scopra una realtà che nella Chiesa "ufficiale", non ha mai trovato: la gioiosa euforia della preghiera, la cordialità dei membri, l'accoglienza del presidente, ecc. Tutte cose che lasciano nell'individuo un desiderio di aderire e di cambiare vita.
Se a tutto ciò non segue una lunga catechizzazione con la relativa maturità della fede, l'individuo non persevererà, ma se a tutto ciò seguirà una volontà di approfondire e di accettare la fede nel Cristo della resurrezione e della croce (kenosi e gloria non possono essere distaccate), allora la conversione sarà autentica e duratura poiché è stata inserita nell'intimo del cuore dell'individuo e lo ha portato all'opzione fondamentale, opzione questa che è capace di far superare all'individuo ogni disperazione e ogni peccato, dandogli la forza anche del martirio.
In un convertito del genere il peccato non sarà mai tanto forte da estirpare l'opzione per Cristo, per cui, mi sembra che in tale persona non possa regnare il peccato che genera la morte, come afferma Giovanni nella sua I lettera: "Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio" (1Gv 3,9), e ancora: "Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita;...c'è però un peccato che conduce alla morte... Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte" (1Gv 5,16-17).
Cosa è dunque il peccato che conduce alla morte?
A me pare che si possa definirlo come il peccato che toglie l'opzione per Dio, cioè conduce la persona al disprezzo di Dio e del suo piano di amore la salvezza dell'uomo.
E' il peccato di autosufficienza che porta all'odio di Dio.
Sempre Giovanni ci aiuta a capire questa tremenda realtà: "Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato. Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio" (Gv 15,22-24).
Il peccato è dunque non credere in Cristo inviato dal Padre per la salvezza dell'uomo. Non è l'ateismo il peccato, ma il disprezzo, cioè l'odio per il piano di Dio. Colui che non crede che : "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16), disprezza Dio, non gliene importa niente. La fede non è credere in Dio, perché anche i demoni credono in Dio e tremano ( cfr Gc 2,19), ma credere significa accettare Dio, rivelato in Cristo, quale signore e salvatore della vita dell'uomo.
Possiamo anche dire che esistono due generi di peccato: uno dovuto alla fragilità umana, l'altro invece dovuto al cuore dell'uomo che non accetta Dio come suo signore. Questo peccato è il peccato contro lo Spirito Santo che non può essere rimesso, non perché Dio non voglia, ma perché l'uomo non vuole, questo peccato conduce alla morte, e alla morte eterna.
Il ladro pentito sulla croce ha riconosciuto la signoria di Gesù e ha ottenuto immediatamente non solo il perdono dei peccati, ma anche la remissione della pena, ed entrato lo stesso giorno in Paradiso col Signore, l'altro ladro, invece, non ha voluto riconoscere nel Crocifisso, il Messia Signore, e non ne sappiano la sorte che gli è toccata (cfr Lc 23, 39-43).
Se dunque confesseremo con la nostra bocca che Gesù è il Signore, e crederemo con il nostro cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, saremo salvi (cfr Rm 10,9).

Archimandrita Marco (Don Vincenzo)

mercoledì 2 febbraio 2011

" Tutto posso per la forza della preghiera. "

I santi e tanti cristiani convinti, ci insegnano che la forza della preghiera è capace di cambiare ogni cosa, ogni situazione. Abbiamo poi l’esempio di Santa Monica che si occupava della conversione della sua famiglia e pregava.
Per i santi infatti l’unico modo per cambiare le cose era attraverso la preghiera che opera miracoli.

Lei ha vissuto una vita pregando per la conversione del marito che era violento, scorbutico, pagano, e per la conversione del figlio più grande, Agostino.

La Storia testimonia che le sue molte preghiere, sofferenze e digiuni fatti e offerti a questo proposito hanno ottenuto il Battesimo del marito e la conversione del figlio.

Intercedeva per il figlio Agostino che era molto intelligente e per questo cercava di risolvere i suoi problemi e dubbi nella felicità delle cose che danno piacere, che portavano al piacere, al fare quello che per il momento gli procurava soddisfazione.

Aveva e faceva solo quello che si sentiva di fare.

Non ci credeva, e quindi non esisteva soddisfazione migliore e felicità, all’infuori di ciò che si sentiva di fare.

Le sue risposte le cercava in tutto meno che nella Chiesa e in Gesù. Per questo si era lasciato andare tra inganni, bugie e mezze verità della ragione umana.

Santa Monica non ha mai perso la speranza. Per trenta tre anni continuava a pregare, intercedeva per la loro conversione e alla fine, dice al figlio: “per un'unica cosa ho ancora il piacere di continuare a vivere: vederti cristiano prima di morire”. E per questo il vescovo Agostino anni dopo scriveva: “Lei mi ha generato nella carne perche vedessi la luce del tempo, mi ha generato nel cuore perche io nascessi alla luce eterna”.

“Tutto posso per la forza della preghiera”. Abbiamo bisogno di credere che Dio non dorme, Egli ascolta!. Forze nelle situazioni della nostra vita, ci sembra che egli dorma, è inganno, Egli è lì accanto, che sostiene, che gestisce e non ci lascia. Semmai siamo noi a perdere la fede in questa sua presenza. Non avere paura, anche quando il temporale sembra che farà danno … in certe situazioni. Abbiamo bisogno di più fede, chiediamogliela e buttiamoci in ginocchio con fiducia: Dillo a te stesso ogni giorno: Tutto posso per la forza della preghiera.

Il Signore ti benedica,

don Tonino Lima.

La creazione dell’uomo

Quanto all’uomo, Dio lo ha creato con le sue mani, prendendo della terra finissima e purissima e combinando con giusta misura la sua forza alla terra.

A tale scopo egli impresse la sua somiglianza alla sua creatura, perché essa riuscisse l’immagine di Dio anche nel suo aspetto esteriore. Infatti l’uomo creato è stato posto sulla terra per esservi l’immagine di Dio.

Per dargli la vita, Dio soffiò sul viso dell’uomo: «alito di vita» (Gn 2,7) che doveva renderlo simile a Lui nella sua anima e nel suo corpo.

L’uomo fu fatto libero, arbitro delle sue azioni e con ciò stesso destinato da Dio a comandare su tutte le cose che sono sulla terra. E questo mondo immenso è stato dato all’uomo come un regno provvisto di ogni cosa.

Ireneo di Lione, Esposizione della predicazione apostolica 11

martedì 1 febbraio 2011

VANGELO DEL GIORNO

Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68



Martedì 01 Febbraio 2011

Martedì della IV settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Santo(i) del giorno : B. ANDREA CARLO FERRARI, Cardinale, Arcivescovo di Milano, B. ANNA MICHELOTTI, Vergine e fondatrice, S. TRIFONE, Martire

Meditazione del giorno
Sant'Ambrogio : « Io dico a te, alzati ! »


Lettera agli Ebrei 12,1-4.

Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato

Salmi 22(21),26-27.28.30.31-32.

Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: "Viva il loro cuore per sempre".
Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere. E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: "Ecco l'opera del Signore!".


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 5,21-43.

Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male». Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

Traduzione liturgica della Bibbia

« Io dico a te, alzati ! »

Prima di risuscitare una morta, allo scopo di condurre alla fede, Gesù comincia col guarire la donna affetta da emorragia. Il flusso si è fermato per istruirci : quando Gesù si avvicina all'una, l'altra è già guarita. Nello stesso modo, celebriamo la risurrezione nel tempo del Signore, la quale seguì la sua Passione, allo scopo di credere nella nostra vita eterna...



I servi di Giàiro che vengono a dirgli : « non disturbare il Maestro » non credono nella risurrezione predetta nella Legge e compiuta nel Vangelo. Perciò Gesù prende con sè soltanto pochi testimoni della risurrezione che sta per compiersi : infatti non un gran numero ha creduto di primo acchito alla risurrezione. La folla deride Gesù quando egli dichiara : « La bambina non è morta, ma dorme ». Coloro che non credono lo deridano. Che piangano i loro morti, coloro che li credono morti. Per quanti hanno fede nella risurrezione, la morte non è vista come una fine ma come un riposo...



E Gesù, presa la mano della bambina, la guarì ; poi ordinò di darle da mangiare. Questo è una garanzia della vita, affinché non si possa credere che sia un'illusione, ma proprio la realtà. Beata colei la cui mano è tenuta dalla Sapienza ! Piaccia a Dio che anche la nostra venga tenuta, nelle nostre azioni. Che la giustizia tenga la mia mano ; che il Verbo di Dio la tenga ; Egli mi introduca dove egli dimora, distolga il mio spirito dall'errore, e così riconduca colui che egli ha salvato. Che ordini di darmi da mangiare : il pane del cielo è il Verbo di Dio. Questa Sapienza che ha deposto sull'altare il cibo del Corpo e del Sangue del Figlio di Dio ha dichiarato : « Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato per voi » ( Pr 9, 5).

ciao

per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere

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