“Forza, dai che ce la fai”! Quando l’incessante sforzo di un corridore, fa affiorare la stanchezza, non di rado capita che egli riceva un incoraggiamento a proseguire verso il traguardo. Così capita che l’atleta cerchi di affrontare il restante percorso, facendo appello alle ultime sue risorse psico – fisiche per tagliare l’anelato traguardo. Vorremmo tanto che fosse sempre così, ma in realtà la stanchezza, “sintomo di indebolimento fisico e psichico”, troppo spesso riesce ad invadere la vita di tutti gli esseri umani che, pur ricorrendo ai diversi espedienti risolutivi, non sempre ne trovano sollievo.
UNA STANCHEZZA INEVITABILE
La vita richiede un continuo impegno su diversi fronti, obiettivi diversi ci caratterizzano e anche se ci si vuole esimere, si è continuamente coinvolti; sembra proprio che siamo tutti presi dal vortice di mille faccende che inevitabilmente ci affaticano. Tuttavia, quando la fatica che ha prodotto stanchezza riesce anche a produrre delle soddisfazioni, l’entusiasmo aumenta, ma altresì spesso questo comporta un ulteriore indebolimento. Salomone a riguardo affermava: “Poi considerai tutte le opere che le mie mani avevano fatte, e la fatica che avevo provato a farle, ed ecco che tutto era vanità e un correr dietro al vento che non se ne trae alcun profitto sotto il sole” (Ecclesiaste 2:11).
I fattori che concorrono a determinare stanchezza sono tanti, non solo la fatica fisica, ma anche quella che ogni giorno viene dal relazionarci alle circostanze, alla gente, ai nostri impegni morali dai quali non possiamo fuggire, ma di cui dobbiamo trarre motivo di entusiasmo e non di avvilimento: “Val meglio una mano piena di riposo, che ambo le mani piene di travaglio e di corsa dietro al vento” (Ecclesiaste 4:6). Bisogna avere un obiettivo preciso, come l’Apostolo Paolo che poté dire “….queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando cosí, e ricordarsi delle parole del Signore Gesú, il quale disse: “Vi è piú gioia nel dare che nel ricevere”"(Atti 20:34,35).
I fattori che concorrono a determinare stanchezza sono tanti, non solo la fatica fisica, ma anche quella che ogni giorno viene dal relazionarci alle circostanze, alla gente, ai nostri impegni morali dai quali non possiamo fuggire, ma di cui dobbiamo trarre motivo di entusiasmo e non di avvilimento: “Val meglio una mano piena di riposo, che ambo le mani piene di travaglio e di corsa dietro al vento” (Ecclesiaste 4:6). Bisogna avere un obiettivo preciso, come l’Apostolo Paolo che poté dire “….queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando cosí, e ricordarsi delle parole del Signore Gesú, il quale disse: “Vi è piú gioia nel dare che nel ricevere”"(Atti 20:34,35).
UNA STANCHEZZA ESTENUANTE
Vi è sempre una corsa a tutti i palliativi che pubblicizzano una soluzione allo stress, si è attratti facilmente da “battage” che rivitalizzano lo stanco, subito dopo aver ingerito il piccolo bolo.Viviamo in un tempo dove, senza accorgercene, le energie sono spese continuamente non solo per il naturale lavoro, impegni secolari o sport, ma anche per molte sfide di carattere morale e spirituale, le quali creano ansie che spesso sfiniscono gli uomini, lasciando uno stato di stanchezza a cui non si trova riposo: “Poiché sappiamo che fino ad ora tutta la creazione geme insieme ed è in travaglio” (Romani 8:22). L’unico in grado di donare il vero riposo è Dio: Egli, amando tutti gli esseri umani, ascolta con l’intento di portare riposo ai cuori. “Il Signore disse: "Ho visto, ho visto l'afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni. Sono sceso per liberarlo…” (Esodo 3:7,8).
Quando circostanze avverse portano allo stremo delle forze è facile dire “non ce la faccio più”, ma fino a quanto non ci si rivolgerà all’unica Persona che non è mai stanca, non ci sarà nulla al mondo in grado di risollevarci dalla stanchezza morale e spirituale: “Non lo sai tu? non l'hai tu udito? L'Eterno è l'Iddio d'eternità, il creatore degli estremi confini della terra. Egli non s'affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile” (Isaia 40:2).Arriva sempre per ogni “Sansone” che vanta di grandi vittorie, il momento di una stanchezza dove solo il grido del cuore farà muovere Dio per aprire una fonte di vera forza: “Poi ebbe molta sete, invocò il Signore, e disse: "Tu hai concesso questa grande liberazione per mano del tuo servo; ora, dovrò forse morire di sete e cadere …..? Allora Dio fendé la roccia concava che è a Lechi e ne uscí dell'acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita….” (Giudici 15:18,19).
Quando circostanze avverse portano allo stremo delle forze è facile dire “non ce la faccio più”, ma fino a quanto non ci si rivolgerà all’unica Persona che non è mai stanca, non ci sarà nulla al mondo in grado di risollevarci dalla stanchezza morale e spirituale: “Non lo sai tu? non l'hai tu udito? L'Eterno è l'Iddio d'eternità, il creatore degli estremi confini della terra. Egli non s'affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile” (Isaia 40:2).Arriva sempre per ogni “Sansone” che vanta di grandi vittorie, il momento di una stanchezza dove solo il grido del cuore farà muovere Dio per aprire una fonte di vera forza: “Poi ebbe molta sete, invocò il Signore, e disse: "Tu hai concesso questa grande liberazione per mano del tuo servo; ora, dovrò forse morire di sete e cadere …..? Allora Dio fendé la roccia concava che è a Lechi e ne uscí dell'acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita….” (Giudici 15:18,19).
UN RIPOSO CONSOLANTE
Sottoposti a tensioni e per quanto sollevati da tecniche anti stress, rimarrà sempre uno stato d’angoscia nell’animo che non permetterà di realizzare un vero riposo. Vi è una bella storia biblica che racconta dell’intervento di tre uomini che vedendo spossato il Re Davide, in fuga da un suo detrattore, si disposero per dare a lui riposo: “Quando Davide fu giunto a Mahanaim,… Shobi,… Makir… e Barzillai,… portarono dei letti,….del miele, del burro, delle pecore e de' formaggi di vacca, per Davide e per la gente ch'era con lui, affinché mangiassero; perché dicevano: "Questa gente deve aver patito fame, stanchezza e sete nel deserto" (II Samuele 17:27-29). Questo mostra la disponibilità di Dio che è a conoscenza della fuga umana da ciò che vuol togliere pace, felicità, sicurezza e benedizione lasciando, piuttosto, una totale sensazione di spossatezza. Proprio come accadde al malcapitato della storia biblica del Samaritano, Dio vuole disporre il Suo soccorso a nostro favore: “Un uomo…s'imbatté in ladroni i quali, spogliatolo e feritolo, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto….. Ma un Samaritano … giunse presso a lui; e vedutolo, n'ebbe pietà;…e accostatosi, fasciò le sue piaghe….. (Luca 10:30-34). Dobbiamo sapere che questo Dio meraviglioso ci ha raggiunto nella persona di Gesù che, donando se stesso per noi, ha voluto tirarci fuori dalla stanchezza che opprime l’anima: “Perché, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi” (Romani 5:6).
Gesù non era cieco alle stanchezze dei suoi discepoli e, a noi come a loro cerca di far comprendere che, quando abbiamo bisogno di vero riposo, dobbiamo andare a Lui e parlarGli, attraverso le nostre preghiere, delle cose che ci stancano “Ed egli disse loro: Venitevene ora in disparte, in luogo solitario, e riposatevi un po'….” (Marco 6:31). Spesso le angosce, dopo momenti di svago, piacevoli serate tra amici, spumeggianti sorrisi tra baldorie spensieranti, ritornano galoppanti i pensieri, con il carico pressante di una stanchezza che solo Gesù può togliere dal nostro cuore; migliaia di persone, nella storia umana, hanno trovato nella fede in Lui la vera felicità e il vero riposo. Oggi il suo invito è anche per te; finalmente puoi trovare in Gesù un vero e consolante riposo: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
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