Uno sguardo critico sulla nostra vita
La fine di un vecchio anno e l’inizio di
uno nuovo è tempo di bilanci, bilanci retrospettivi e prospettivi non solo
della nostra ditta, organizzazione o associazione, ma soprattutto della nostra
vita a livello personale. Uno sguardo critico sulla nostra vita è opportuno
sempre. Siamo stati all’altezza delle nostre o altrui aspettative? Facciamoci
il "classico", ma ben poco praticato "esame di coscienza"!
Credo che ci sia un bellissimo criterio
per giudicare la bontà della nostra vita, ed è quello di rispondere alla
domanda: "In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate quel
che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra
vita?". Rispondere a questa domanda vuol dire vedere se veramente vale la
pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo.
Il cristiano ha un unico criterio di fondo
per valutare sé stesso, ed è quello che mi sembra bene espresso da un versetto
della lettera dell’apostolo Paolo ai cristiani della città di Colosse. Esso
dice:
"Qualunque cosa facciate, in
parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio
Padre per mezzo di Lui" (Col.
3:17).
Il punto di riferimento della nostra vita
1. "Qualunque cosa facciate". L’intero campo della condotta umana viene qui
coperto da questa ingiunzione della Parola di Dio. "Qualunque cosa facciate,
in parole o in opere..." deve essere fatto, per chi si professa
cristiano, in un certo modo, deve avere un preciso punto di
riferimento.
Se da una parte gli animali vivono secondo
ciò che detta loro l’istinto, l’istinto proprio della loro specie, ogni essere
umano vive (pensa, parla, agisce) secondo diversi modelli di vita imposti
variamente dalla propria cultura, dai condizionamenti che ha ricevuto, dalle
proprie scelte di fondo. Ogni essere umano ha dei punti di riferimento che
caratterizzano e determinano la sua vita. Come può essere descritta la
vostra vita personale? Che cosa vi si può leggere in essa? Qual è il fine
ultimo delle vostre parole ed azioni? A che cosa tendete? Qual è il metro con il quale misurate la vostra esistenza? Qual è l’obiettivo
della vostra vita? C’è chi vive in funzione esclusivamente del lavoro e del
guadagno; chi vive in funzione delle persone che ama o della sua famiglia; chi
della soddisfazione dei suoi piaceri. C’è chi vive adattandosi acriticamente ai
valori del "branco" a cui appartiene e da cui si guarda bene di
staccarsi per paura di esserne escluso...
Una scelta di vita
2. Qui l’Apostolo dà un’indicazione generale su quale debba essere il
punto di riferimento ultimo della vita del cristiano in ogni sua
espressione, in parole o in opere, cioè di tutto ciò che dice e fa, dei
suoi ragionamenti, pensieri e risoluzioni interiori, come pure delle parole
della sua bocca e le opere delle sue mani. Si, perché essere cristiano in
modo autentico è una precisa scelta di vita, una chiara presa di posizione,
un chiaro impegno che deve condizionare tutto il nostro modo d’essere.
3. Tutto quello che fa deve, per quanto possibile, essere compiuto, dice
il nostro testo, nel nome del Signore Gesù. Che cosa significa questo?
Qui c’è un chiaro riferimento all’impegno di vivere sotto l’autorità di Cristo,
impegno suggellato dal battesimo.
Nella prima lettera ai Corinzi l’Apostolo
Paolo fa una chiara distinzione fra il comportamento comune in questo mondo e
quello a cui il cristiano è stato chiamato. Dice: "Non sapete voi che
gli ingiusti non erediteranno il regno di dio? Non vi ingannate: né i
fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effemminati, né gli
omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori,
né i rapinatori, erediteranno il regno di Dio. Ora tali eravate alcuni di voi;
ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel
nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio" (1 Co.
6:9-11 ND). Il cristiano ha posto la totalità della sua vita sotto la signoria
di Cristo.
La guida più completa
Possiamo dire che questo comandamento ci
offra la guida più completa alla vita cristiana di quanto possa fare anche il
libro più voluminoso di casistica morale. In ogni situazione dubbia il credente
può trovare guida sicura chiedendosi: "Qual è in questo caso la cosa più
cristiana da fare? `Posso fare questo senza compromettere la mia confessione di
fede? Lo posso fare e dire ‘nel nome del Signore Gesù’"? Posso
"rubare" nel nome di Cristo? Posso ubriacarmi nel nome di Cristo?
Posso abusare della sessualità o ...tradire mia moglie nel nome di Cristo? E’
vero che noi siamo molto abili a trovare sempre una giustificazione per il
nostro comportamento, ma, oggettivamente, di fronte alla Persona di Cristo,
come effettivamente Lui è, di fronte a quanto oggettivamente ci dice la Parola
di Dio, il mio comportamento sarebbe giustificabile ed in linea con essa? Onorerebbe
Cristo?
Si, su di me è stato posto il nome di
Cristo, e fin ora non l’ho rinnegato. Ora, farei "una buona pubblicità"
a Cristo se facessi una certa cosa? Egli mi ha mostrato il Suo immenso amore
guadagnandomi, morendo in croce, la salvezza. Egli mi ha riscattato, mi ha
rivestito dell’abito della Sua santità. Quello che dico, penso, faccio, gli
porta onore e gloria, oppure vergogna? Gli altri, vedendo il mio comportamento,
io che mi dico cristiano, sono portati ad ammirare la persona e l’opera di Cristo
in me, oppure a bestemmiare Cristo, magari dicendo in cuor loro: "Se
quello è un cristiano, io non voglio avere nulla a che fare con Cristo e con la
chiesa"!
Un chiaro riferimento
"Qualunque cosa facciate, in
parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù". Questo è un punto di riferimento chiaro per la
nostra condotta. Non si tratta di "ispirarsi" vagamente a Dio nella
nostra vita. Questo potrebbe essere un principio astratto che lascia troppo
spazio all’interpretazione soggettiva. Dio definisce chi Egli sia e ciò che
Egli esige dalle Sue creature umane attraverso la Sua Parola rivelata, resa
Scrittura, ma soprattutto resa persona umana in Gesù Cristo. Egli deve essere
davvero, e non a parole, il Signore della nostra vita, cioè Colui a cui
dobbiamo ubbidienza. Gesù disse: "Perché mi chiamate: Signore, Signore!
e non fate quel che vi dico?" (Lu. 6:46).
Il metro di giudizio con il quale Dio
verificherà la nostra vita non saranno le nostre proprie idee ed
interpretazioni su quello che ci pare giusto; non verremo giudicati secondo la
nostra conformità a ciò che la società si aspetta da noi, né secondo quanto
affermato da politici, filosofi o leader religiosi a cui magari facciamo
riferimento. Un solo è il "nome di riferimento". Dice la Scrittura: "In
nessun altro è la salvezza; poiché non vi è sotto il cielo nessun altro nome
che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere
salvati" (At. 4:12), così non vi è accettazione della nostra persona
ed atti in altri nomi se non in quello abbiamo affidato la nostra vita. Egli è "Il
nome che è al di sopra di ogni nome" (Fl. 2:10).
Per questo, fare qualcosa in nome di
Cristo significa:
a. Far combaciare la nostra volontà
alla Sua. In ogni nostro desiderio
dobbiamo tenere in considerazione Lui e la Sua volontà. Gesù disse: "Quello
che chiederete nel mio nome, lo farò" (Gv. 14:13,14). Dobbiamo
domandarci: conoscendo il carattere di Cristo, quel che desidero l’avrebbe
potuto chiedere Lui? Sarebbe stato approvato da Cristo se Glielo avessi chiesto?
Avrebbe potuto Cristo intercedere per me, in questa cosa, presso il Padre?
Sarebbe stato ed è degno di Cristo?
Ad alcune richieste Gesù risponde
negativamente. Ad esempio, ad un certo punto la madre di due discepoli di Gesù,
Giacomo e Giovanni, chiede a Gesù un posto di particolare onore nel regno di
Dio: "Di’ che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro
alla tua sinistra, nel tuo regno" (Mt. 20:21). Questa donna chiede a
Gesù un privilegio per i suoi due figli. Queste ambizioni, a parte il fatto che
sono assurde, non sono in linea con lo spirito di Cristo, e quindi vengono
respinte. In linea con lo spirito di Gesù non è l’ambizione al potere, ma l’ambizione
a servire. Questa si che è una richiesta a Lui gradita. Gradita a Cristo è una
richiesta che ricalca i concetti contenuti nel Padre Nostro. Ecco una preghiera
che troverà certamente da Dio accoglienza.
b. Un’iniziativa da Lui avallata. Progettando e portando avanti iniziative ed opere
che Cristo volentieri sanzionerebbe con la Sua autorità. La Scrittura dice che
dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, per perseguire i Suoi
obiettivi ed azione, Egli è in mezzo a loro, e Dio lo avallerà e benedirà (Mt.
18:18-20). Dio benedirà un’opera di solidarietà sociale compiuta in nome di
Cristo? Una casa di accoglienza rifugiati? un centro sociale per giovani,
anziani, donne? Un progetto di visite e di studi biblici nelle case? La
richiesta di una guarigione in nome di Cristo? Certamente. Dio non sanzionerà
però, come è già avvenuto purtroppo nella storia, una guerra o una crociata in
Suo nome... una spesa superflua... qualcosa che solo apparentemente è in nome
di Cristo, ma che in realtà è per il nostro egoismo, tornaconto, ambizione
mondana, ecc. E’ vero che: "Se domandiamo qualche cosa secondo la Sua
volontà, egli ci esaudisce" (1 Gv. 5:14). La richiesta che Dio
benedica una nostra iniziativa è legittima, ma quest’iniziativa deve essere
conforme alla Sua volontà, che noi diligentemente esploreremo e terremo conto.
c. Seguire l’esempio di Cristo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo
significa poi esplicitamente seguire il Suo esempio. E’ scritto infatti: "Infatti
io vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come vi ho fatto io"
(Gv. 13:15), e ancora: "Chi dice di rimanere in lui, deve camminare
come egli camminò" (1 Gv. 2:6).
Noi siamo discepoli di Cristo. Essere
discepoli Suoi significa imparare da Lui. Gesù disse: "Prendete su di
voi il mio giogo ed imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore;
e voi troverete riposo alle anime vostre" (Mt. 11:29). Il nostro
carattere riflette il Suo?
Vivere in nome di Cristo e seguirlo
significa calcare le Sue orme rinnegando i nostri comodi sacrificando noi
stessi per Lui e per gli altri. Gesù disse: "Se uno vuol venire dietro
a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt. 16:24). Sono
pronto a rinunciare ai miei comodi e desideri per mettere i Suoi in primo
piano?
Vivere in nome di Cristo significa essere
impegnati seriamente a livello di etica e di moralità cristiana. Significa
"morire" a ciò che Dio considera peccato, e vivere la vita nuova che
Egli dona in Cristo. E’ scritto: "anche Cristo ha sofferto per voi,
lasciandovi un esempio, perché seguiate le Sue orme... affinché morti al
peccato, vivessimo per la giustizia" (1 Pi. 2:21-24).
d. Con la forza che Cristo dona. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo
significa trarre da Lui le energie e le capacità per realizzare ciò che Egli in
noi si prefigge. Ti sembra impossibile quello che Cristo chiede da te? Vi
sembra di essere carenti delle forze e delle risorse per compierlo? L’Apostolo
diceva: "Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica" (Fl.
4:13). Non siamo lasciati a noi stessi nel portare avanti ciò che Cristo ci
chiede. I cristiani, in tutto ciò che si prefiggono, chiedono a Lui la forza e
la sanzione. Dice la Scrittura: "Tu dunque, fortificati nella grazia
che è in Cristo Gesù" (2 Ti. 2:1).
Gli apostoli Pietro e Giovanni guariscono
un malato. Vengono arrestati chiedendo conto del loro operato e gli chiedono: "Con
quale potere o in nome di chi avete fatto questo?" e rispondono: "Nel
nome di Gesù Cristo, il nazareno (At. 4:7-10). Quello che fare, con quale
potere o in nome di chi lo fate?
La nostra vita deve essere talmente
determinata da Cristo che, come l’apostolo Paolo dobbiamo dire: "Per la
grazia di Dio io sono quello che sono" (1 Co. 15:10). Potete
ringraziare il Signore per ciò che avete conseguito nella vostra vita?
e. Cristo vive in me! Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo
significa vivere per fede in Lui. Questo deve giungere al livello tale da poter
dire: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma
Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede del
Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me (Ga. 2:20).
Il cristiano non mette al centro dell’attenzione
sé stesso, non pretende la propria autonomia, non si vanta delle proprie
realizzazioni e risorse. Sottopone la Sua vita a Cristo, anzi, la sua identità
quasi scompare rispetto a Cristo, sapendo che una vita veramente realizzata e
mancante di nulla di ciò che veramente conti è quella vissuta nella Sua
prospettiva. L’Apostolo dice: "La sua potenza divina ci ha donato tutto
ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha
chiamati con la Sua gloria e virtù" (2 Pi. 1:2,3).
f. ServirLo ed adorarLo. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo significa
consapevolmente servirLo ed adorarLo, secondo le Sue prescrizioni.
Consideravamo all’inizio che ogni essere umano vive con un punto di riferimento
ultimo. Qual è il nostro? I cristiani dicono: "Mentre tutti i popoli
camminano ciascuno nel nome del suo dio, noi camminiamo nel nome del Signore,
nostro Dio, per sempre" (Mi. 4:5).
Per questo ubbidiamo al comandamento che
dice: "Andate dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli" (Mt.
28:19,20). Per questo nostro punto di onore è perseverare ad apprendere da Lui,
come i primi cristiani, i quali "erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento
degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle
preghiere" (At. 2:42,43). A chi appartenete voi? Noi vogliamo
appartenere al Signore e non ne rimarremo delusi. "Il solido fondamento
di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: Il Signore conosce quelli che
sono suoi" (2 Ti. 2:19).
g. Perseguire la Sua causa. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo
significa perseguire la Sua causa ed obiettivi, anche a costo di sacrifici, ma
con la sicura speranza di una grande retribuzione. Gesù disse:"...e
chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli,
o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la
vita eterna" (Mt. 19:29).
Perseguire la causa di Cristo non è
facile. Come hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche noi. Cristo ci aveva
preavvertito: "Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi
uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome (Mt.
24:9; At. 9:16). Con la costanza e la persistenza, però, raggiungeremo l’obiettivo
prefissato perché Dio realizzerà infallibilmente le Sue promesse nonostante gli
avversari. Alle chiese dell’Apocalisse il Signore dice: "So che hai
costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei
stancato... tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me...
pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio
nome" (Ap. 2:3,13; 3:8).
h. Per la Sua gloria. Pensare, parlare ed agire in nome di Cristo
significa infine operare per il solo Suo onore e gloria. Questo è il tutto
della vita, una vita significativa ed eterna. "Tu sei la mia rocca e la
mia fortezza; per amor del tuo nome guidami e conducimi" (Sl. 31:3); "Sia
dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate
tutto alla gloria di Dio" (1 Co. 10:31); "Tu sei degno, o
Signore, e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza; perché tu
hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono" (Ap.
4:9-11). Viviamo noi per glorificare ed esaltare Dio in Cristo? Questo è lo
scopo per cui siamo stati creati e dove troveremo migliore realizzazione per
noi stessi.
Epilogo
4. Notate come termina il nostro versetto: "Qualunque cosa
facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù,
ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui".
La vita della creatura riconciliata con il
Suo Creatore e consapevole di chi è e di che cosa riceve nella vita e in
Cristo, è una vita impostata al senso di riconoscenza verso di Dio. Dicono i
cristiani riflessi nella lettera agli Ebrei: "Per mezzo di Gesù,
dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode; cioè il frutto di
labbra che confessano il suo nome" (Eb. 13:15), Si, l’importanza del
rendimento di grazie nella vita cristiana viene qui ancora sottolineata dall’Apostolo
quando dice che le nostre azioni devono essere sempre accompagnate dal
sacrificio di una grata lode, offerta tramite Cristo, l’unico Mediatore, tutte
le volte in cui ci avviciniamo a Dio con la preghiera. Il cristiano non si
dimentica di dire grazie a Dio e lo dimostra con le sue parole ed i fatti. Egli
si applica a ringraziare Dio Padre per mezzo di Lui. Per questo la
Scrittura ci esorta dicendo: "Ringraziate continuamente per ogni cosa
Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (Ef. 5:20), unico
nostro Mediatore.
La nostra valutazione
Ricordate la domanda che ci eravamo posti
all’inizio? "In nome di chi o di che cosa siete quello che siete e fate
quel che fate? Qual è il criterio ultimo con il quale valutate la vostra
vita?". Rispondere a questa domanda, dicevamo, vuol dire vedere se
veramente vale la pena di essere quel che siamo e di fare la vita che facciamo.
Un consuntivo della nostra vita non può ignorare questo. Sono persuaso che una
vita che valga veramente la pena di essere vissuta sia quella vissuta
coerentemente nella prospettiva del Signore Gesù Cristo. Se ci professiamo
cristiani ci applicheremo a far si che l’esortazione della Parola di Dio sia
vera per noi: "Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni
cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di Lui" (Col.
3:17). Così facendo potremo essere sicuri che la nostra vita non sarà stata
futile, vana, gettata via, vissuta per niente...
Paolo Castellina
« Insegnaci dunque a contar bene
i nostri giorni,
per acquistare un cuore saggio»
(Salmo 90:12)
Che il Signore vi benedica nel nuovo anno 2015
Che il Signore vi benedica nel nuovo anno 2015
http://consapevolinellaparola.blogspot.it/2014/12/in-nome-di-chi-o-di-che-cosa-fate-cio.html
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