Figlio mio, non dimenticare il mio
insegnamento,
e il tuo cuore custodisca i miei comandamenti,
perché ti procureranno lunghi giorni,
anni di vita e di prosperità.
Bontà e verità non ti abbandonino;
legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore;
troverai così grazia e buon senso
agli occhi di Dio e degli uomini.
Proverbi 3:1-4
1. LA LETTERA AGLI EFESINI
e il tuo cuore custodisca i miei comandamenti,
perché ti procureranno lunghi giorni,
anni di vita e di prosperità.
Bontà e verità non ti abbandonino;
legatele al collo, scrivile sulla tavola del tuo cuore;
troverai così grazia e buon senso
agli occhi di Dio e degli uomini.
Proverbi 3:1-4
1. LA LETTERA AGLI EFESINI
Efesini 1:1-2
Il libro degli Atti degli Apostoli (c.19) riporta che l'apostolo Paolo, durante il suo terzo viaggio missionario, raggiunse la città di Efeso. Qui egli trovò dei discepoli battezzati con il battesimo di Giovanni, ai quali predicò Cristo e impose le mani affinché potessero ricevere lo Spirito Santo. Paolo si fermò ad Efeso due anni e tre mesi intorno a metà degli anni 50 del I secolo.
Secondo la tradizione cristiana, la lettera agli Efesini fu scritta qualche anno più tardi, durante la prigionia di Paolo a Roma nel 60-62 d.C.:
E Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
Atti 28:30-31
In due diversi momenti della lettera infatti (3:1 e 4:1), Paolo si definisce "prigioniero di Cristo" o "del Signore". Non essendoci particolari crisi o motivi per cui scrivere questa missiva, essa sembrerebbe redatta con l'intento di riprendere quanto già detto nella lettera ai Colossesi, ampliando però alcuni aspetti, come per esempio l'ecclesiologia1. Alla fine della lettera (6:21), apprendiamo che il collaboratore Tichico era stato destinato a far recapitare il documento alla comunità di Efeso, in accordo con quanto leggiamo anche nella seconda lettera a Timoteo:
2Timoteo 4:12 Tichico l'ho mandato a Efeso.
La paternità paolina della lettera agli Efesini (assieme a quella ai Colossesi) non è mai stata messa in discussione fino a metà del XVIII secolo, quando iniziarono a sorgere una serie di obiezioni circa la sua autenticità2. Attualmente la questione rimane ancora aperta, dividendo di fatto i moderni esegeti tra coloro che sostengono la pseudoepigrafia della lettera e coloro che sostengono sia più probabile la sua autenticità3. Il presente studio si svilupperà allineandosi con quest'ultima posizione.
2. LA COMPLETA ARMATURA DI
DIO
Efesini 6:10-13
L'esortazione finale della lettera si compone di una prima parte di stampo apocalittico e piuttosto nuova (6:10-17) e di una seconda parte che invita a pregare (6:18-20), fortemente affine a Col. 4:2-44. Questa prima parte riguarda quella che Paolo chiama "la completa armatura di Dio", associabile probabilmente alle "armi della luce" da lui accennate nella lettera ai Romani (13:12). La vita cristiana è una vita di combattimento spirituale, in quanto immersa in un mondo di tenebre influenzato dalle forze spirituali della malvagità, e per restare in piedi dopo aver compiuto il proprio dovere è necessario vestire questa armatura. Questa consapevolezza e linea d'azione, sono fondamentali per il successo della missione cristiana. Nei versetti successivi a questo brano, vengono elencati i componenti di questa armatura, che riprendono l'immagine delle armi dei soldati romani5. Come apprendiamo dagli Atti stessi, la prigionia di Paolo a Roma consisteva in una forma di detenzione domiciliare: egli infatti viveva in una casa presa in affitto (28:30), convivendo con un soldato di guardia (28:16). Possiamo immaginare, se questa circostanza tradizionale di redazione fosse confermata, che proprio dalla costante presenza del soldato, l'apostolo possa aver preso ispirazione per la sua descrizione. Una descrizione semplice ed efficace degli aspetti spirituali da conoscere e vivere per combattere la guerra contro i malvagi esponenti spirituali di questo mondo di tenebre. Mentre i romani conquistavano e governavano territori immensi, l'apostolo Paolo pensava alla Chiesa, e a come istruire i credenti che conobbe ad Efeso ad un combattimento differente, un combattimento destinato a tutti coloro che hanno una cittadinanza non romana, ma celeste (Fil 3:20).
3. LA VERITA' PER
CINTURA
Efesini 6:14a State dunque saldi: prendete la
verità per cintura dei vostri fianchi [...]
I
componenti della completa armatura di Dio non rappresentano lo scopo ultimo della
vita cristiana, ma piuttosto gli strumenti necessari per restare in piedi
dopo aver compiuto tutto il proprio dovere. Ne consegue che è possibile cercare
di compiere il proprio dovere senza vivere questi aspetti spirituali, ma non si
sa se sia possibile restare in piedi dopo averlo compiuto. L'apostolo
Paolo era un uomo molto disciplinato, che viveva rigidamente per evitare di
essere squalificato dopo aver predicato a molti (1 Co 9:27), sapendo che ogni
sua caduta sarebbe stata utilizzata da Satana per distruggere lui, bestemmiare
Dio e scandalizzare la Chiesa. E tutto questo non era accettabile. Il suo
apostolato, ricevuto non per mezzo di uomini ma per mezzo di Gesù Cristo e Dio
Padre (Gal 1:1), necessitava di essere svolto in modo irreprensibile ed
efficiente per amore degli eletti, affinché anch'essi potessero conseguire la
salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna (2 Tim 2:10). La
risolutezza e il sacrificio necessari, erano paragonabili a quelli di un
soldato, un atleta o un lavoratore (2 Tim 2:4-6), ma se in questi casi quello
che faceva la differenza era la sola abnegazione dell'individuo, nel suo (e nel
nostro) caso questo aspetto doveva (e deve ancora oggi) essere vissuto per mezzo
della fede nella grazia di Dio, sostenuto dall'amore del Padre sparso nei cuori
mediante lo Spirito Santo (Ro 5:1-5), al fine di faticare non tanto con forze
umane ma con la grazia di Dio in sé (1 Co 15:10).
Con questa attitudine, egli raccomanda agli efesini di restare saldi, prendendo prima di tutto per i loro fianchi la cintura della verità. Questo è il primo strumento spirituale, la prima arma della luce che Paolo descrive. Nell'armatura romana, il cinturone sorreggeva il fodero del pugnale ed era ricoperto con placche di bronzo o stagno6. Analogamente, per ogni cristiano la verità è proprio ciò che sostiene ogni altro aspetto spirituale, essendone il presupposto fondamentale. La verità è ciò che divide la realtà dall'apparenza, ed è arrivata in modo completo grazie a Gesù Cristo (Gv 1:17). Egli è il Veritiero (Ap 3:14, 19:11), e durante tutto il suo ministero terreno (descritto nei vangeli) ha presentato le verità più profonde circa l'uomo, Dio, il regno di Dio ed il futuro ultimo di ogni cosa. Per questo, prima di insegnare, Gesù iniziava ogni frase con l'espressione "in verità", traduzione del termine ebraico "amen". La fede cristiana si appoggia quindi su Cristo stesso, come "via, verità e vita" (Gv 14:6) , e di conseguenza sui suoi insegnamenti, oltre che sulla sua morte e resurrezione. Gesù è la verità, le sue parole sono verità, e tanto lui quanto i suoi insegnamenti sostengono ogni credente proprio come il cinturone romano sosteneva le armi e le protezioni dei soldati al tempo dell'apostolo Paolo.
Sicuramente, la cintura della verità rappresenta anche l'attitudine di sincerità con cui deve vivere ogni cristiano. L'amore gioisce con la verità (1 Co 13:6), ed è impossibile camminare nell'amore di Dio e contemporaneamente essere bugiardi. La sincerità procura una coscienza pura, il primo requisito per il servizio cristiano, necessario per piacere a colui che scruta le reni e i cuori (Ap 2:23). Ma la sincerità non è solo un requisito importante per il Signore, infatti lo è anche per la Chiesa nel suo insieme, in quanto corpo di Cristo:
Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.
Efesini 4:25
Siamo membra gli uni degli altri, e mentire, sarebbe di danno reciproco. Siamo membra gli uni degli altri e per avanzare, per combattere questa guerra spirituale, è necessario essere uniti e compatti, proprio come le coorti romane.
Con questa attitudine, egli raccomanda agli efesini di restare saldi, prendendo prima di tutto per i loro fianchi la cintura della verità. Questo è il primo strumento spirituale, la prima arma della luce che Paolo descrive. Nell'armatura romana, il cinturone sorreggeva il fodero del pugnale ed era ricoperto con placche di bronzo o stagno6. Analogamente, per ogni cristiano la verità è proprio ciò che sostiene ogni altro aspetto spirituale, essendone il presupposto fondamentale. La verità è ciò che divide la realtà dall'apparenza, ed è arrivata in modo completo grazie a Gesù Cristo (Gv 1:17). Egli è il Veritiero (Ap 3:14, 19:11), e durante tutto il suo ministero terreno (descritto nei vangeli) ha presentato le verità più profonde circa l'uomo, Dio, il regno di Dio ed il futuro ultimo di ogni cosa. Per questo, prima di insegnare, Gesù iniziava ogni frase con l'espressione "in verità", traduzione del termine ebraico "amen". La fede cristiana si appoggia quindi su Cristo stesso, come "via, verità e vita" (Gv 14:6) , e di conseguenza sui suoi insegnamenti, oltre che sulla sua morte e resurrezione. Gesù è la verità, le sue parole sono verità, e tanto lui quanto i suoi insegnamenti sostengono ogni credente proprio come il cinturone romano sosteneva le armi e le protezioni dei soldati al tempo dell'apostolo Paolo.
Sicuramente, la cintura della verità rappresenta anche l'attitudine di sincerità con cui deve vivere ogni cristiano. L'amore gioisce con la verità (1 Co 13:6), ed è impossibile camminare nell'amore di Dio e contemporaneamente essere bugiardi. La sincerità procura una coscienza pura, il primo requisito per il servizio cristiano, necessario per piacere a colui che scruta le reni e i cuori (Ap 2:23). Ma la sincerità non è solo un requisito importante per il Signore, infatti lo è anche per la Chiesa nel suo insieme, in quanto corpo di Cristo:
Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri.
Efesini 4:25
Siamo membra gli uni degli altri, e mentire, sarebbe di danno reciproco. Siamo membra gli uni degli altri e per avanzare, per combattere questa guerra spirituale, è necessario essere uniti e compatti, proprio come le coorti romane.
da Davide Galliani.com
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