Salmi 139:6 La conoscenza che hai di me è
meravigliosa,
troppo alta perché io possa
arrivarci.
1Corinzi 13:12 Poiché ora vediamo come in uno
specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in
parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente
conosciuto.
Come
afferma la Scrittura, ciascuno di noi è conosciuto dal Signore in modo perfetto
e meraviglioso. Non c'è nessuno che ci conosca meglio di Lui, neanche noi
stessi. Per questo motivo possiamo avvicinarci a Dio, stare alla sua presenza, e
chiedergli di mostrarci parte di questa conoscenza che ha di noi. Questo è utile
e buono per riconoscere i peccati che abbiamo commesso e ravvederci, ma anche
per crescere nella nostra vera identità in Cristo. Questa attitudine, manifesta
inoltre il rapporto di esclusività che ciascuno di noi ha con il Signore:
ascoltare ciò che lo Spirito dice a noi personalmente, vivere questo aspetto di
Dio che è solamente nostro. Come nel matrimonio ci sono degli aspetti della vita
di coppia conosciuti dai parenti e dagli amici, ma altri aspetti conosciuti solo
dai coniugi, allo stesso modo nella nostra relazione personale con il Signore ci
sono aspetti conosciuti dalla società ma altri riservati per il tempo di intima
preghiera.
Nella
prima lettera ai Corinzi, c'è un tema che è predominante su tutti gli altri: il
tema della crescita. Leggendo gli scritti paolini, traspare con chiarezza
l'analisi di una realtà che è in via di sviluppo: un tempo eravamo prigionieri,
ora siamo liberi, ma anche in questa libertà possiamo essere bambini in Cristo
oppure uomini maturi cresciuti a sua immagine. Anche chi è maturo però sente una
profonda sofferenza, perché al tempo presente non vive nella nuova creazione,
non vive con un corpo di resurrezione. Solo nella nuova creazione infatti
potremo essere liberi da ogni fardello e conoscere pienamente, come anche siamo
stati perfettamente conosciuti. C'è dunque questo processo che porta dal mondo
delle tenebre al regno del Figlio, e dall'immaturità nel regno del Figlio alla
maturità. In questo processo, noi possiamo soltanto intravedere quello che sarà.
Possiamo conoscere e profetizzare in parte, ma sappiamo che il Signore conosce
già ora tutto pienamente. Noi infatti siamo stati perfettamente conosciuti
(al passato!), siamo conosciuti con tutte le nostre debolezze e tutti i
nostri punti forti, siamo conosciuti con il nostro carattere e con i cambiamenti
che assumiamo mentre il tempo scorre e le esperienze si accumulano, siamo
conosciuti nelle limitatezze del nostro corpo soggetto al peccato, e siamo
conosciuti nella forma che raggiungeremo al tempo della completezza. Questa
conoscenza di Dio non deve spaventarci, ma al contrario deve far crescere in noi
la fede nell'azione e nella direzione del Signore nella nostra vita. La
conoscenza che il Signore ha di noi è meravigliosa, è una conoscenza che non
nasce da un' osservazione esterna ma piuttosto da una consapevolezza interna.
Questa è l'onniscienza di Dio: una conoscenza di noi che Lui trova in lui
e non in noi o in qualunque altro posto. Per conoscere meglio noi stessi,
dunque, la cosa migliore non è quella di guardarci allo specchio, e neanche
meditare su noi stessi, ma piuttosto portare il nostro cuore al Signore, e
chiedere a Lui chi siamo, chi siamo davvero. Da questa intimità potremo
comporre canti al Signore come ha fatto il salmista, potremo vedere le cose da
una nuova prospettiva come ha fatto l'apostolo Paolo, potremo continuare a
correre la corsa cristiana che ci è posta davanti con rinnovata forza....il
tutto alla sola gloria del Suo Nome.
di Davide Galliani.com
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per capirci
Pagine
GIACOMO 1, 2-4
Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)
Emmanuel
venerdì 25 marzo 2016
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ciao
per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere
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