per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

mercoledì 22 giugno 2011

Portare frutto


 
Lo scopo di una vita cristiana

Qual è lo scopo di una vita cristiana? È conoscere Dio e Suo Figlio Gesù Cristo e portare frutti. Nel vangelo secondo Giovanni, Gesù ha detto:

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo, affinché qualunque cosa chiediate al Padre nel mio nome, egli ve la dia.”(
Giovanni 15:16)
Anche Paolo ha detto in (Romani 7:4):
“Così dunque, fratelli miei, anche voi siete morti alla legge mediante il corpo di Cristo per appartenere ad un altro, che è risuscitato dai morti, affinché portiamo frutti a Dio.”

 
Nella parabola del seminatore Gesù parla di quattro categorie tra coloro che ascoltano la Parola. Nella seconda e nella terza categoria ci sono quelli che sono diventati infruttuosi, mentre nell’ ultima, in quella degna di lode, c’è colui “che ode la parola, la comprende e porta frutto; e produce uno il cento, un altro il sessanta e un altro il trenta per uno.”(Matteo 13:23).
Dio desiderava non solo che i cristiani credessero ma anche che cambiassero. Per Dio conta  anche la nostra produttività. Lasciatemi ripetere questo: Dio non vuole vedervi semplicemente passare nella vita. Dio vi ha creati come una creatura unica, Vi ha fatto dei doni, sì proprio a voi, in modo unico, e vi ha incaricati di fare una cosa: andare e portare frutti. Presto vedremo come si fa a portare frutti, ma tenete in mente queste parole. Dio ha fatto dei doni ad ogni Suo figlio, dal più giovane al più vecchio, dal più povero al più ricco, dall’analfabeta a quello più istruito, ha dato loro doni unici e desidera che portino molti frutti. Ecco cosa ha detto il Signore in: 


(Giovanni 15,8)“In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto”
e
“Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore … Ogni tralcio che porta frutto, lo pota affinché ne porti ancora di più.”(
Giovanni 15:1-2)


Il Padre gioisce quando i Suoi figli producono frutti. Vediamo come si preoccupa di potare e di pulire quelli che portano frutti, affinché ne portino ancora di più! Il Padre non vuole avere solo tralci … ma vuole avere tralci fruttuosi, tralci ABBONDANTEMENTE fruttuosi, tralci che danno frutti al massimo della loro capacità. Oggi molti cristiani vivono completamente nell’ozio e aspettano che qualcun altro “porti avanti lo spettacolo” per loro. Aspettano “un professionista”, dato che loro non sono … “professionisti”. Ma Pietro e gli altri – la maggior parte di loro pescatori – del primo secolo non erano “professionisti” in questo senso. Non si erano laureati e nemmeno ne avevano bisogno! L’unica qualifica che avevano era quella nella pesca! Ci sono poi altri che, sebbene abbiano creduto, non mostrano alcun cambiamento nella loro vita. Ma la vita cristiana senza cambiamento, la vita cristiana senza frutti è un ossimoro. E con questo non voglio dire che i cristiani appassionati, zelanti verso Dio e la Sua Parola, non commettano errori. Al contrario, li fanno! Ma i cristiani appassionati negano la chiamata delle masse, che dice “seguite la corrente … è sufficiente andare la domenica in chiesa, sedersi a un banco, cantare le canzoni e ascoltare i sermoni, poi andate via e dimenticate tutto fino alla domenica successiva”. I cristiani appassionati non scendono a compromessi. Non si accontentano di poco. Guardano Dio e vogliono crescere in Lui. Vogliono avvicinarsi sempre più a Lui e a Suo Figlio. Vogliono manifestare il più possibile Cristo nelle loro vite. I cristiani appassionati hanno passione per i frutti e visione per Cristo. E la notizia è che Dio vuole che voi siate uno di loro. Vuole che siate CRISTIANI APPASSIONATI, o per dirlo in modo diverso, cristiani con passione per Dio. Caldi, non tiepidi (Apocalisse 3:15). Vuole che siate un tralcio fruttuoso, che germoglia e porta frutti al massimo delle sue capacità. È questo lo scopo della vita cristiana.

Frutti: di cosa si tratta?


 
Volendo usare parole semplici, direi che il frutto è una vita cambiata, una vita incentrata su Cristo, una vita in cui non siamo più noi che viviamo, ma è Cristo che vive in noi (cfr. Galati 2:19-20). Una vita che cerca di soddisfare Dio piuttosto che se stessi o gli altri. Una vita il cui tema centrale, attenzione e priorità, è Dio. Vediamo cosa dicono le Scritture:
(Galati 5:22-25)“Ma il frutto dello Spirito è: amore gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. Contro tali cose non vi è legge. Ora quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze. Se viviamo per lo Spirito, camminiamo altresì per lo Spirito.”
Con spirito si intende l’uomo nuovo, Cristo in noi. Vivendo secondo l’uomo nuovo possiamo portare i frutti sopra citati, il carattere che l’uomo nuovo, Cristo, ha. E in (Efesini 2:10) leggiamo:
“Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo.”
Dio ha già preparato le buone opere, perché le compiamo; ha già fatto doni unici a ciascuno di noi, come un albero piantato e destinato a produrre frutti. Tutto quello che dobbiamo fare è compiere quello che Dio ha già preparato. Se lo facciamo, renderemo felice il Padre e porteremo frutti. Anche (1 Pietro 4:7-11) ci dice:
“Or la fine di tutte le cose è vicina; siate dunque sobri e vigilanti per dedicarvi alle preghiere, avendo prima di tutto un intenso amore gli uni per gli altri, perché «l’amore coprirà una moltitudine di peccati». Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare. Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; chi fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.”
Ci sono varie cose che questo passo ci insegna di “essere”. Siate sobri e vigilanti per dedicarvi alle preghiere. Abbiate un intenso amore gli uni per gli altri. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare. Inoltre, dobbiamo notare che è scritto che ciascuno di noi ha ricevuto un dono da Dio. Dio ha fatto un dono unico a ciascuno dei Suoi figli. Come ciascuna parte del corpo è unica e posizionata lì con una funzione specifica, così è anche per ciascuno di noi: siamo stati posizionati da Dio nel corpo di Cristo, la chiesa, e abbiamo ricevuto un dono unico per svolgere una funzione specifica in essa (cfr. 1 Corinzi 12:12-27). E quello che Pietro ci dice qui è semplicemente una cosa: FUNZIONE! Dio non ha fatto doni solo ad alcuni individui; non ha fatto doni solo al pastore o al sacerdote. Questo passo non si riferisce a un gruppo specifico di persone all’interno della comunità cristiana. Al contrario, si riferisce a tutti i cristiani, compresi noi! Notiamo che è scritto anche “ciascuno metta al servizio degli altri”. Questo dono non è stato dato per farvi essere inattivi! È stato dato per metterlo al servizio degli altri. Io sono al tuo servizio, tu sei al mio servizio. Oggi usiamo le parole “essere al servizio” riferendoci a qualcuno che ha un ruolo nel clero. Così si dice che il pastore o il sacerdote di una  comunità locale dei credenti “è al servizio”. È lui l’unico che può essere al servizio, mentre tutti gli altri che non sono pastori o sacerdoti o che non hanno un ruolo nel clero devono essere amministrati, e non possano mai mettersi al servizio degli altri? Questa è l’idea che, implicitamente o esplicitamente, sembra risiedere in molte menti. Bene, la notizia è che questa non è un’idea proveniente da Dio e nemmeno è un’idea sostenuta dalle Scritture! L’idea promossa dalle Scritture è la seguente: ognuno di noi ha ricevuto un dono unico da Dio ed ha un posto unico nel corpo di Cristo. Non ci sono cose come clero e laici nelle Scritture. 

Come ci dicono le Scritture, tutti noi siamo sacerdoti di Dio. Vediamo come lo spiega meravigliosamente Pietro:
(1 Pietro 2:9) “Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce”
e

(1 Pietro 2:5) “anche voi, come pietre viventi, siete edificati per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.”
Ci si aspetta, quindi,  che ciascuno di noi metta al servizio degli altri il suo dono. Quello che ci dice 1 Pietro 4:7-11 è di impegnarci con il dono che Dio ci ha dato. Di concentrarci sul nostro dono e metterlo in pratica. Non è questione di avere o no un “servizio”, perché lo abbiamo! È un fatto! E Pietro ci dice di impegnarci, di mettere il nostro dono al servizio degli altri.


Tuttavia, nonostante abbiamo detto cosa si intende per frutti, e nonostante possa sembrare che impegnandoci porteremo frutti, questo non è il quadro completo. Impegnarci con i nostri doni presuppone una relazione viva con il Signore Gesù Cristo. Come leggiamo in :
(Filippesi 1:9-11) “E per questo prego che il vostro amore abbondi sempre di più in conoscenza e in ogni discernimento, affinché discerniate le cose eccellenti e possiate essere puri e senza macchia per il giorno di Cristo ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, alla gloria e lode di Dio.”
I frutti di giustizia “si hanno per mezzo di Gesù Cristo”, non per mezzo del nostro potere. Inoltre, il loro risultato è la gloria e la lode di Dio.
Portare frutti presuppone che dimoriamo nella Vite. E noi non siamo la Vite. Cristo lo è! Noi siamo i tralci. È impossibile che un tralcio produca frutti se non dimora nella vite. Ed è così anche per noi. È la nostra unione con Cristo che può fare in modo che noi, i tralci, possiamo portare frutti. I tralci in questo caso non sono altro che un modo con cui la vite può portare frutti. Poiché dimoriamo in Cristo, Egli sarà manifestato attraverso di noi; la Vite vivrà attraverso di noi e porterà frutti. Mettersi al servizio e compiere le buone opere che Dio ha preparato per noi presuppone, quindi, una relazione appassionata con il Signore Gesù Cristo, che vogliamo rendere felice. L’attenzione non è tanto sulle opere stesse, ma in Cristo, e attraverso la nostra unione con Cristo, dato che dimoriamo in Cristo, “per mezzo di Gesù Cristo” si hanno i frutti, come è scritto in Filippesi.




Andiamo avanti precisando che Cristo ha parlato dei falsi profeti ed ha detto che li riconosceremo dai loro frutti.
(Matteo 7:15-20)“Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l’albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti.”
La Parola parla di falsi profeti (Matteo 7:15), falsi cristi (Matteo 24:24), falsi apostoli (2 Corinzi 11:13), falsi fratelli (Galati 2:4, 2 Corinzi 11:20), falsi dottori (2 Pietro 2:1), operai fraudolenti (2 Corinzi 11:13). C’è qualcosa da cui riconoscere persone come queste, e sono i frutti! E i buoni frutti possono venire solo “per mezzo di Gesù Cristo”. Qualunque altro albero, anche se parla di Dio o persino di Cristo, può produrre soltanto frutti falsi.

Vorrei quindi incoraggiarvi, a cercare Dio con tutto il vostro cuore; a cercare appassionatamente di crescere nella vostra relazione con il nostro Signore vivente e a impegnarvi in tutto quello che Lui ha preparato per voi. Il frutto dello spirito, è chiamato così perché l’albero è lo Spirito, la nuova natura, Cristo in noi. Dimorate in Cristo perché colui che dimora in Cristo e Cristo in lui possono portare solo una cosa: molti frutti!

 
Frutti: la potatura


 
Non me ne intendo di giardinaggio, ma a scuola ho imparato questo: che affinché una pianta produca frutti, di tanto in tanto deve essere potata. Ma questa non è una definizione completa. Controllando in Internet, ho trovato la seguente definizione da Wikipedia:
“La potatura consiste in una gamma di interventi atti a modificare il modo naturale di vegetare e di fruttificare di una pianta. La potatura si propone di modificare la pianta per raggiungere una serie di obiettivi: dare alla pianta una forma idonea all’utilizzazione ottimale della luce (ma anche per facilitare le operazioni colturali); accelerazione dello sviluppo dei giovani alberi per raggiungere al più presto lo scheletro definitivo e l’entrata in produzione; raggiungimento di un equilibrio chioma/radici e fase vegetativa/fase riproduttiva, per una produzione alta, costante, di qualità; far sì che le piante si adattino alla fertilità agronomica; estendere il ciclo produttivo nelle piante senescenti.”

 
Ogni pianta ha bisogno di potatura. Ogni pianta ha bisogno di un agricoltore che la poti e che la farà crescere nel modo desiderato; che si prenderà cura della sua salute, che rimuoverà le parti malate e la pulirà in modo che porti più frutti. Ed è così anche per noi che siamo i tralci della Vite che è il Signore Gesù Cristo. Anche noi abbiamo bisogno di potatura, e indovinate una cosa: anche noi abbiamo un agricoltore che si prende cura di noi ! Giovanni 15
:1-2 ci dice:
“Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie via; ma ogni tralcio che porta frutto, lo pota affinché ne porti ancora di più”.
È il Padre che si occupa della potatura. Ricordate, la potatura è una necessità, un imperativo! Non possiamo crescere senza! E fortunatamente abbiamo qualcuno che se ne occupa: nostro Padre. Egli osserva come un agricoltore buono e attento e poi interviene, dirigendo la nostra crescita, eliminando gli ostacoli e pulendoci, affinché possiamo portare più frutti!  Produciamo frutti poiché dimoriamo in Cristo, e di farci produrre più frutti, fino al massimo delle capacità, è un lavoro di cui si occupa il Padre, potandoci. Il nostro compito è dimorare nella Vite mentre il compito del Padre è occuparsi della potatura che è necessaria per aumentare la nostra produttività.


Credo che Ebrei 12:11 ci dica la stessa cosa ma con parole diverse. Leggiamo:
“Ogni correzione infatti, sul momento, non sembra essere motivo di gioia ma di tristezza; dopo però rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati esercitati per mezzo suo.”
Qui l’autore parla di correzione e dice che ogni correzione, sul momento, non sembra essere motivo di gioia. Al contrario, è motivo di tristezza! Credo che lo stesso accada con la potatura. Quando un agricoltore pota, deve tagliare dei pezzi della pianta. Deve rimuovere le parti morte, le parti che tolgono vita alla pianta senza essere utili. Potare significa che qualcosa deve essere tagliato! Qualcosa che era normale e che non è più normale. L’agricoltore è intervenuto e lo ha tagliato. Correggere è qualcosa del genere, no? Noi correggiamo i nostri figli e potiamo le nostre piante. Entrambe le cose vengono fatte con lo stesso scopo: rendere i figli migliori, rendere le piante più fruttuose. E quando Dio corregge i Suoi figli, sul momento può sembrare doloroso, ma per quelli che apprendono una lezione ci sarà una sola cosa: più FRUTTI, pacifici frutti della giustizia, come Ebrei ci dice. Dopo tutto Dio lo deve fare, perché è un compito che un Padre che ama i suoi figli deve fare. E Dio ci ama molto profondamente. La lezione quindi è che, come le piante hanno agricoltori che si occupano della loro potatura, affinché portino più frutti, così anche noi abbiamo un Padre  che si occupa della nostra potatura affinché, dimorando in Cristo, portiamo ancora più frutti.

 
Frutti: priorità e infruttuosità



Come abbiamo visto, produrre molti frutti porta molta gloria a Dio. Per far questo abbiamo bisogno, come abbiamo visto nelle Scritture, di dimorare nella Vite, cioè di dimorare nel Signore Gesù Cristo. Abbiamo bisogno di desiderare appassionatamente una relazione profonda con Lui e di desiderare di soddisfare e rendere felici Lui e il Padre. Se questo è lo scopo, l’impresa della nostra vita, allora daremo molti frutti. Ma ovviamente questo significa che Dio e il suo ordine del giorno devono avere la massima priorità nella nostra vita. In altre parole: la sola cosa che mette a rischio la nostra produttività è il pericolo di distrarci dalla Vite, da Cristo, concentrandoci su altre cose. Come Gesù ha detto in;
(Matteo 6:24-34)“Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro; oppure sarà fedele all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio e a mammona. Perciò io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Osservate gli uccelli del cielo: essi non seminano non mietono e non raccolgono in granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi, con la sua sollecitudine, può aggiungere alla sua statura un solo cubito? Perché siete in ansietà intorno al vestire? Considerate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico, che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito come uno di loro. Ora se Dio riveste in questa maniera l’erba dei campi, che oggi è e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà voi o uomini di poca fede? Non siate dunque in ansietà, dicendo: Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo? Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose, il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose. Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Non siate dunque in ansietà del domani, perché il domani si prenderà cura per conto suo. Basta a ciascun giorno il suo affanno»”.


Sono i non credenti, che si preoccupano di cosa mangiare, di cosa bere o di cosa vestirsi. Ma questo non dovrebbe accadere a noi. Per noi la prima cosa, la massima priorità, la cosa che dovremmo mettere prima di tutte, è il regno di Dio e la Sua giustizia.
Oggi più che mai ci sono centinaia di cose che richiedono la nostra attenzione e il nostro tempo. Ora più che mai ci vengono offerte centinaia di scelte. Non c’è mai stata un’epoca in cui un individuo avesse così tante scelte. Possiamo accendere la TV e scegliere fra centinaia di canali. Possiamo andare a comprare un DVD e scegliere fra centinaia di film. Possiamo navigare in Internet e passare il tempo scegliendo fra migliaia di siti web. Non c’è mai stata un’epoca in cui un individuo avesse così tante scelte in così tante cose che poteva seguire liberamente. Ma per quanto queste cose siano positive, combattono per avere un posto primario nel nostro tempo. Combattono per un posto nella nostra lista di priorità; combattono per un posto in noi. Adoro navigare in Internet e cercare nei vari siti le cose che mi piacciono. Ma se dedico molto tempo a questa attività, allora il mio tempo con Dio sarà quasi nullo. Devo tenere queste cose sotto controllo perché la mia attività principale, la mia attività realmente importante, è servire Dio e soltanto Dio. Ora, in questa epoca delle tante scelte, più che mai dobbiamo tenere presente qual è la nostra massima priorità, lo scopo della nostra vita. E questo è non è altro che portare molti frutti alla gloria del Padre. Nient’altro che conoscere Dio e avere un’amicizia con la Vite, Cristo, e per mezzo di Lui portare i frutti alla gloria del Padre. E questo non è cambiato, è uguale a 2000 anni fa.

Prima di chiudere, vorrei dire un’altra cosa a riguardo: nella parabola del seminatore, ecco cosa ha detto Gesù sulla terza categoria che ascolta la Parola:

“Ascoltate! Ecco, il seminatore uscì a seminare. Or avvenne che mentre seminava, una parte del seme … cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.”(
Marco 4:3-4, 7)
 
Ed ecco la spiegazione:

“Il seminatore è colui che semina la parola. … Quelli invece che ricevono il seme fra le spine, sono coloro che odono la parola; ma le sollecitudini di questo mondo, l’inganno delle ricchezze e le cupidigie delle altre cose, che sopravvengono, soffocano la parola e questa rimane infruttuosa.”(
Marco 4:14, 18-19)
 

La Parola è stata seminata ma è diventata come una pianta sterile, infruttuosa. Perché? Perché sono sopraggiunte altre cose e sono diventate la priorità. Quali erano queste altre cose? Le sollecitudini di questo mondo, l’inganno delle ricchezze e quello che è comunemente chiamato cupidigia delle altre cose. Queste non sono altro che distrazioni che tolgono i frutti, e in questo caso li hanno tolti completamente! Alla fine tutti dobbiamo decidere: chi vogliamo servire in questa vita? Che cosa vogliamo fare della nostra vita? Vogliamo passare la nostra vita nelle distrazioni infruttuose, in ciò che il mondo e “i non credenti” cercano, oppure vogliamo che le nostre vite portino frutti, molti frutti alla gloria di Dio? Qual è la vostra scelta? 
Io ho scelto questa seconda possibilità.
Liberamente riadattato da internet, by Ruth

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