I desideri terreni, infatti, sono come bevande gassose, dilatano lo stomaco ma non lo saziano; i desideri celesti, invece, sono come linfa benefica che si diffonde in tutte le fibre della vita e la fa fiorire.
Povero di spirito è chi è distaccato da tutto, pur possedendo, o chi, non avendo nulla, non desidera altro, e si acquieta nella vita, confidando in Dio solo.
Povero di spirito è chi non ha l’anima infarcita di sapienza umana, ma si apre con semplicità alla luce di Dio.
Povero di spirito è chi volontariamente abbandona i suoi beni, per abbracciarsi senza ostacoli al sommo Bene;
chi sopporta con pazienza la perdita dei beni;
chi tollera in pace la sopraffazione ingiusta, e spregia i beni che gli vengono rapiti;
chi rinuncia alle sue agiatezze per consolare i poveri, e diventa come acquedotto della carità, sempre pieno e sempre vuoto di acque.
Povero di spirito è soprattutto chi confida in Dio solo, e riguarda come nullità le cose presenti, fissando sempre gli occhi sulla dolce paternità del Signore, chi si crede nullità e non confida nelle proprie forze, ma fa appello alla bontà e alla misericordia di Dio.
Beati sono ancora i poveri di beni materiali che mutano la loro povertà in ricchezza spirituale, uniformandosi alla divina volontà e confidando nel Signore. La fiducia toglie l’angustia che provoca la povertà materiale, poiché Dio interviene sempre per soccorrere chi gli si abbandona, e rende non solo sopportabile ma beata la condizione di chi non ha niente. Questi, infatti, non è angariato dalle tasse, non teme i ladri, non ha preoccupazioni amministrative, non è circuito da quei troppo affettati ammiratori che sperano carpirgli le ricchezze; è povero di affetti terreni e ricco d’amore celeste; è operaio della vigna del Signore che vive alla giornata, ed è anche capace, in certi momenti, di godere più che i medesimi ricchi dei piccoli beni della vita. Il rammendarsi un abito lacero è per un povero una soddisfazione incomparabilmente superiore a quella di un ricco che rinnova un abito nuovo fra i molti che possiede; mettersi un indumento nuovo, mettere due scarpe che calzano meglio, fare un pranzetto in una festa, sono piccole ma sincere gioie della vita pellegrina, ignote ai ricchi, soffocati e annoiati dalla loro stessa abbondanza, purché siano condite con lo spirito, col ringraziamento e la gratitudine al Signore.
Beati i poveri di spirito anche per questo: essi guardano serenamente al passo supremo, non debbono distaccarsi da nulla, sono già spogli e aspirano al volo supremo nelle braccia di Dio. ³
don Dolindo
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