Cristo, tu sei
tutta la nostra speranza:
ogni grazia ci viene
per mezzo del tuo amore,
della tua morte e risurrezione.
Insegnaci, Signore, a pregare,
ad esprimere
nella preghiera di supplica
la nostra fiducia,
nella preghiera di ringraziamento
l’accoglienza dei tuoi doni.
Dacci tanta fiducia
e così grande gratitudine
da accogliere ogni momento
della nostra vita
come un invito e un’occasione d’essere
per il nostro prossimo
strumenti di pace,
segni di speranza.
Bernhard Haring
Portale di impronta cristiana.Messaggi da Gesù. Preghiere,video,pensieri e ricerche sulla Parola di Dio
per capirci
Pagine
GIACOMO 1, 2-4
Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)
Emmanuel
venerdì 31 dicembre 2010
VANGELO DEL GIORNO
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Venerdì 31 Dicembre 2010
VII giorno fra l'Ottava di Natale
Oggi la Chiesa celebra : IL TE DEUM LAUDAMUS
Santo(i) del giorno : S. SILVESTRO I, Papa (314-335), S. CATERINA Labourè, Vergine e veggente
Meditazione del giorno
Beato Guerrico d’Igny : « Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria »
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,18-21.
Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
Salmi 96(95),1-2.11-12.13.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,1-18.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Traduzione liturgica della Bibbia
Venerdì 31 Dicembre 2010
VII giorno fra l'Ottava di Natale
Oggi la Chiesa celebra : IL TE DEUM LAUDAMUS
Santo(i) del giorno : S. SILVESTRO I, Papa (314-335), S. CATERINA Labourè, Vergine e veggente
Meditazione del giorno
Beato Guerrico d’Igny : « Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria »
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,18-21.
Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete l'unzione ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.
Salmi 96(95),1-2.11-12.13.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
Gioiscano i cieli, esulti la terra, frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,1-18.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l'uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Traduzione liturgica della Bibbia
giovedì 30 dicembre 2010
VANGELO DEL GIORNO
Giovedì 30 Dicembre 2010
VI giorno fra l'Ottava di Natale
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,12-17.
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Salmi 96(95),7-8.9.10.
Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore in sacri ornamenti. Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra i popoli: "Il Signore regna!". Sorregge il mondo, perché non vacilli; giudica le nazioni con rettitudine.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,36-40.
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
Traduzione liturgica della Bibbia
VI giorno fra l'Ottava di Natale
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,12-17.
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati rimessi i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
Salmi 96(95),7-8.9.10.
Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore in sacri ornamenti. Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra i popoli: "Il Signore regna!". Sorregge il mondo, perché non vacilli; giudica le nazioni con rettitudine.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,36-40.
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
Traduzione liturgica della Bibbia
mercoledì 29 dicembre 2010
VANGELO DEL GIORNO
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Mercoledì 29 Dicembre 2010
V giorno fra l'Ottava di Natale
Santo(i) del giorno : S. TOMMASO BECKET, Vescovo e martire
Meditazione del giorno
Sant'Ignazio d'Antiochia : « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace »
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,3-11.
Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
Salmi 96(95),1-3.5-6.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla, ma il Signore ha fatto i cieli.
Maestà e bellezza sono davanti a lui, potenza e splendore nel suo santuario.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,22-35.
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
Traduzione liturgica della Bibbia
Mercoledì 29 Dicembre 2010
V giorno fra l'Ottava di Natale
Santo(i) del giorno : S. TOMMASO BECKET, Vescovo e martire
Meditazione del giorno
Sant'Ignazio d'Antiochia : « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace »
Prima lettera di san Giovanni apostolo 2,3-11.
Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: "Lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato. Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito. E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
Salmi 96(95),1-3.5-6.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla, ma il Signore ha fatto i cieli.
Maestà e bellezza sono davanti a lui, potenza e splendore nel suo santuario.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,22-35.
Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
Traduzione liturgica della Bibbia
« Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace »
Ora comincio a essere discepolo. Nessuna cosa visibile né invisibile m'impedisca di raggiungere Gesù Cristo... I più crudeli tormenti vengano su di me, purché io raggiunga Gesù Cristo ! A nulla mi servirebbero tutti i piaceri del mondo né i regni di quaggiù. È meglio per me morire in Cristo Gesù che regnare sino ai confini della terra. Lui cerco, che morì per noi ; lui voglio, che per noi è risorto.
Sto per essere generato di nuovo... Lasciatemi raggiungere la pura luce : là sarò veramente uomo. Lasciatemi essere imitatore della passione del mio Dio... Il mio amore è stato crocifisso, e non vi è più in me un fuoco di concupiscenza terrena, ma un'acqua viva che mormora in me e dall'intimo mi dice : « Vieni al Padre ! » Non gusto più il cibo corruttibile né i piaceri di questo mondo. Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo della stirpe di Davide ; ho sete del suo sangue, che è amore incorruttibile.
(S.Ignazio d'Antiochia-lettera ai Romani 5-7)
Sto per essere generato di nuovo... Lasciatemi raggiungere la pura luce : là sarò veramente uomo. Lasciatemi essere imitatore della passione del mio Dio... Il mio amore è stato crocifisso, e non vi è più in me un fuoco di concupiscenza terrena, ma un'acqua viva che mormora in me e dall'intimo mi dice : « Vieni al Padre ! » Non gusto più il cibo corruttibile né i piaceri di questo mondo. Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo della stirpe di Davide ; ho sete del suo sangue, che è amore incorruttibile.
(S.Ignazio d'Antiochia-lettera ai Romani 5-7)
martedì 28 dicembre 2010
VANGELO DEL GIORNO
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Lunedì 27 Dicembre 2010
San Giovanni, apostolo ed evangelista, festa
Santo(i) del giorno : S. GIOVANNI, Apostolo ed Evangelista
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] : « Sappiamo che la sua testimonianza è vera »
Prima lettera di san Giovanni apostolo 1,1-4.
Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
Salmi 97(96),1-2.5-6.11-12.
Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra.
I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria.
Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore.
Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,2-8.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Traduzione liturgica della Bibbia
Lunedì 27 Dicembre 2010
San Giovanni, apostolo ed evangelista, festa
Santo(i) del giorno : S. GIOVANNI, Apostolo ed Evangelista
Meditazione del giorno
Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] : « Sappiamo che la sua testimonianza è vera »
Prima lettera di san Giovanni apostolo 1,1-4.
Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
Salmi 97(96),1-2.5-6.11-12.
Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra.
I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria.
Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore.
Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,2-8.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Traduzione liturgica della Bibbia
“Davanti a Dio, tu sei un bambino”
Davanti a Dio, che è Eterno, tu sei un bambino più piccolo di quanto lo sia davanti a te un piccino di due anni. E, oltre a essere bambino, sei figlio di Dio. —Non dimenticarlo. (Cammino, 860)
Se ci pensate, è cosa ben diversa che cada un bambino o che cada un adulto. Per i bambini, la caduta generalmente è senza conseguenze: vanno in terra tanto spesso! E se poi sono lacrime, il padre dice: «Gli uomini non piangono». Così si chiude l'incidente, perché il piccolo s'impegna a fare contento suo padre.
(…) Se ci comportiamo come loro, gli inciampi e gli insuccessi — peraltro inevitabili — della vita interiore non sboccheranno mai nell'amarezza. Reagiremo col pentimento, ma senza sconforto, e col sorriso che sgorga, come acqua limpida, dalla gioia della nostra condizione di figli di Dio, figli del suo Amore di Padre, della sua grandezza, della sua sapienza infinita, della sua misericordia. Ho imparato, nei miei anni di servizio al Signore, ad essere figlio piccino di Dio. E' ciò che chiedo a voi: siate quasi modo geniti infantes, bambini che desiderano la parola di Dio, il pane di Dio, l'alimento di Dio, la fortezza di Dio, per comportarvi d'ora innanzi come veri cristiani.
(Amici di Dio, 146)
don Pino
Se ci pensate, è cosa ben diversa che cada un bambino o che cada un adulto. Per i bambini, la caduta generalmente è senza conseguenze: vanno in terra tanto spesso! E se poi sono lacrime, il padre dice: «Gli uomini non piangono». Così si chiude l'incidente, perché il piccolo s'impegna a fare contento suo padre.
(…) Se ci comportiamo come loro, gli inciampi e gli insuccessi — peraltro inevitabili — della vita interiore non sboccheranno mai nell'amarezza. Reagiremo col pentimento, ma senza sconforto, e col sorriso che sgorga, come acqua limpida, dalla gioia della nostra condizione di figli di Dio, figli del suo Amore di Padre, della sua grandezza, della sua sapienza infinita, della sua misericordia. Ho imparato, nei miei anni di servizio al Signore, ad essere figlio piccino di Dio. E' ciò che chiedo a voi: siate quasi modo geniti infantes, bambini che desiderano la parola di Dio, il pane di Dio, l'alimento di Dio, la fortezza di Dio, per comportarvi d'ora innanzi come veri cristiani.
(Amici di Dio, 146)
don Pino
Riflessione
Il pane che a voi sopravanza è il pane dell'affamato;
la tunica appesa al vostro armadio è la tunica di colui che è nudo;
le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo;
il denaro che voi tenete nascosto è il denaro del povero;
le opere di carità che voi non compite
sono altrettante ingiustizie che voi compite.
s.Basilio
la tunica appesa al vostro armadio è la tunica di colui che è nudo;
le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo;
il denaro che voi tenete nascosto è il denaro del povero;
le opere di carità che voi non compite
sono altrettante ingiustizie che voi compite.
s.Basilio
lunedì 27 dicembre 2010
Giovanni
Si celebra oggi l’amore di Cristo in uno dei suoi discepoli a lui più vicini. Gesù, che era diventato l’amico più caro di Giovanni e che aveva condiviso con lui le gioie più intense e i dolori più profondi, era quel Dio che, come diceva l’Antico Testamento, non si poteva guardare senza morire. Eppure, giorno dopo giorno, Giovanni aveva guardato Gesù e aveva visto in lui un Dio il cui sguardo e il cui contatto danno la vita. Aveva spesso sentito la sua voce, ascoltato i suoi insegnamenti e ricevuto, per suo tramite, parole provenienti dal cuore del Padre. Aveva mangiato e bevuto con lui, camminato al suo fianco per molti chilometri, spinto da un irresistibile amore, che l’avrebbe portato inevitabilmente non al successo, ma alla morte: eppure, in ogni istante, aveva saputo che era quello il vero cammino di vita.
Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo “che Gesù amava” correre con tutte le forze, spinto proprio da quest’amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Vede le bende e il sudario - oggetti della morte - abbandonati dal Signore della vita: le potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell’amore, spuntava l’alba della fede.
Nella lettura del Vangelo di oggi, vediamo il discepolo “che Gesù amava” correre con tutte le forze, spinto proprio da quest’amore, verso il luogo in cui il Signore aveva riposato dopo aver lottato con la morte. Vede le bende e il sudario - oggetti della morte - abbandonati dal Signore della vita: le potenze delle tenebre erano state vinte nella tomba vuota, e nel cuore di Giovanni, che nella risurrezione riconosceva il trionfo dell’amore, spuntava l’alba della fede.
domenica 26 dicembre 2010
Auguri scomodi
Carissimi,
non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi "Buon Natale" senza
darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover
rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come
indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda,
senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di
donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il
guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato
ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra
carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei
vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con
tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a
sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra
coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l'inceneritore
di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le
delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i
tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle
vostre luminarie , fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla
sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli
senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra
sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una
spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano
ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la
terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità
e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi
volete vedere "una gran luce" dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti
inutili.
I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge ", e
scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle
attese, il gaudio dell'abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l'unico
modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
don Tonino
non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi "Buon Natale" senza
darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover
rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come
indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda,
senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di
donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il
guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato
ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra
carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei
vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con
tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a
sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra
coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l'inceneritore
di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le
delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i
tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle
vostre luminarie , fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla
sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli
senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra
sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una
spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano
ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la
terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità
e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi
volete vedere "una gran luce" dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti
inutili.
I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge ", e
scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle
attese, il gaudio dell'abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l'unico
modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
don Tonino
sabato 25 dicembre 2010
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
SECONDA LETTURA (Eb 1,1-6)
Dalla lettera agli Ebrei
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Dalla lettera agli Ebrei
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Ho fatto visita a Gesù appena nato
Vengo da te in punta di piedi
Piccolino mio, ho paura di svegliarti.
È ancora notte fonda,
sono appena andati via i pastori.
La tua mamma è adagiata,
tanto stanca per il lungo viaggio
che quasi dorme e sorridendo
mi dice di farmi più vicino.
Mi chino sulla povera mangiatoia
e resto incantata a guardarti.
Giuseppe ha rimediato un po di legna,
ha acceso un fuoco li fuori
e porta dentro delle braci ardenti
per darti un po di caldo.
In un lato ci sono anche animali
che con il fiato mandano calore.
Maria ti ha avvolto nel suo mantello
e tu stai bene e ben coperto.
Vorrei farti una carezza ma non oso.
M'incanto ad ammirarati, sei tanto bello!!
Il più bello dei figli degl'uomini.
Ti muovi un poco e ti svegli.
Apri gli occhi, mi guardi a lungo
e con lo sguardo fisso, poi mi sorridi.
Tendi le braccine verso di me,
vuoi essere preso in braccio.
Maria acconsente con un cenno..
.....io ti sollevo!.
Tengo Dio-Figlio in braccio,
tenero e delicato
un piccolino appena nato.
Ti tengo dolcemente, tremo d'amore
e ho quasi paura di farti cadere.
Tu accosti a me la tua testina
e ti accoccoli poi tra mento e petto,
usi la mia gola come un nidino.... amore!
Vorrei tenerti così per sempre.
Tenerti così e non lasciarti mai.
Mi basterà una eternità
per darti tutto il mio amore?
graziella
Piccolino mio, ho paura di svegliarti.
È ancora notte fonda,
sono appena andati via i pastori.
La tua mamma è adagiata,
tanto stanca per il lungo viaggio
che quasi dorme e sorridendo
mi dice di farmi più vicino.
Mi chino sulla povera mangiatoia
e resto incantata a guardarti.
Giuseppe ha rimediato un po di legna,
ha acceso un fuoco li fuori
e porta dentro delle braci ardenti
per darti un po di caldo.
In un lato ci sono anche animali
che con il fiato mandano calore.
Maria ti ha avvolto nel suo mantello
e tu stai bene e ben coperto.
Vorrei farti una carezza ma non oso.
M'incanto ad ammirarati, sei tanto bello!!
Il più bello dei figli degl'uomini.
Ti muovi un poco e ti svegli.
Apri gli occhi, mi guardi a lungo
e con lo sguardo fisso, poi mi sorridi.
Tendi le braccine verso di me,
vuoi essere preso in braccio.
Maria acconsente con un cenno..
.....io ti sollevo!.
Tengo Dio-Figlio in braccio,
tenero e delicato
un piccolino appena nato.
Ti tengo dolcemente, tremo d'amore
e ho quasi paura di farti cadere.
Tu accosti a me la tua testina
e ti accoccoli poi tra mento e petto,
usi la mia gola come un nidino.... amore!
Vorrei tenerti così per sempre.
Tenerti così e non lasciarti mai.
Mi basterà una eternità
per darti tutto il mio amore?
graziella
venerdì 24 dicembre 2010
Bambino Gesù
Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
accarezza il malato e l'anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un
universale abbraccio di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri creati
dalla miseria e dalla disoccupazione,
dall'ignoranza e dall'indifferenza,
dalla discriminazione e dall'intolleranza.
Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei Tu il vero e unico Salvatore,
che l'umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace all'intera umanità,
vieni a vivere nel cuore di ogni uomo
e di ogni famiglia.
Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
(Preghiera di Giovanni Paolo II)
accarezza il malato e l'anziano!
Spingi gli uomini a deporre le armi
e a stringersi in un
universale abbraccio di pace!
Invita i popoli, misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri creati
dalla miseria e dalla disoccupazione,
dall'ignoranza e dall'indifferenza,
dalla discriminazione e dall'intolleranza.
Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi liberandoci dal peccato.
Sei Tu il vero e unico Salvatore,
che l'umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della Pace, dono di pace all'intera umanità,
vieni a vivere nel cuore di ogni uomo
e di ogni famiglia.
Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen.
(Preghiera di Giovanni Paolo II)
Preghiera
Egli, come creatore, ci ha donato all'inizio il vivere, mentre ci creava; rivelandosi a noi come Maestro ci insegnò a vivere bene; ci procurerà, come Dio, il vivere eternamente. (Clemente Alessandrino)
Signore, da Te provengo e verso di Te sono incamminato: donami una vita santa e misericordiosa verso me stesso e verso il prossimo, perché Tu mi hai usato misericordia, affinché un giorno possa cantare le Tue misericordie in eterno!
AMEN
Signore, da Te provengo e verso di Te sono incamminato: donami una vita santa e misericordiosa verso me stesso e verso il prossimo, perché Tu mi hai usato misericordia, affinché un giorno possa cantare le Tue misericordie in eterno!
AMEN
E' Natale
E' Natale ogni volta che sorridi
a un fratello e gli tieni la mano.
E' Natale ogni volta che rimani
in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che speri
con quelli che disperano.
E' Natale ogni volta che riconosci
con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze.
E' Natale ogni volta che permetti
al Signore di rinascere in te
e poi lo doni agli altri.
m.Teresa di Calcutta
a un fratello e gli tieni la mano.
E' Natale ogni volta che rimani
in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che speri
con quelli che disperano.
E' Natale ogni volta che riconosci
con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze.
E' Natale ogni volta che permetti
al Signore di rinascere in te
e poi lo doni agli altri.
m.Teresa di Calcutta
Buon Compleanno Gesù
Mi sento fortunato, caro Gesù, nel farti gli auguri di buon compleanno.
In ogni Natale Tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa…
E Ti lasciamo nell’angolo di un vago ricordo senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera!
Da duemila anni, ad ogni Natale noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua Nascita è anche la nostra nascita, la nascita della Speranza, la nascita dell’Amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà.
Però – quanto mi dispiace doverlo riconoscere! – il tuo Natale! Il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto di non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale!
Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo!
Ma la gente sa che la Luce sei Tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale? Queste domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione.
E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie assomigliano veramente a Betlemme? Si vede la stella cometa della testimonianza della vita abitata e trasformata dalla Tua Presenza?
Questi interrogativi non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo evitarli se vogliamo vivere un autentico Natale.
Dalle case e dai luoghi di divertimenti, in questi giorni, escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta? Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! Il piacere è il sollecito della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell’anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell’Amore puro.
Sarà questa la nostra gioia, sarà questo il nostro Natale? Gesù, come vorrei che fosse così!
Ma c’è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica. Tu sei nato povero. Tu hai scelto l’umiltà di una grotta e le braccia di Maria (la “poverella” amava chiamarla Francesco d’Assisi, un grande esperto del Natale vero!).
Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l’esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù! Questo sarebbe il regalo natalizio!
A questo punto io ti auguro ancora, con tutto il cuore, buon compleanno, Gesù!
Ma ho paura che la tua Festa non sia la nostra festa.
Cambiaci il cuore, o Gesù, affinché noi diventiamo Betlemme e gustiamo la gioia del tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con Francesco d’Assisi, con Papa Giovanni, con Maria Teresa di Calcutta e con tante anime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme.
Buon Natale a tutti… ma ora sapete di quale Natale intendo parlare.
Card. Angelo Comastri
In ogni Natale Tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa…
E Ti lasciamo nell’angolo di un vago ricordo senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera!
Da duemila anni, ad ogni Natale noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua Nascita è anche la nostra nascita, la nascita della Speranza, la nascita dell’Amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà.
Però – quanto mi dispiace doverlo riconoscere! – il tuo Natale! Il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto di non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale!
Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo!
Ma la gente sa che la Luce sei Tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale? Queste domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione.
E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie assomigliano veramente a Betlemme? Si vede la stella cometa della testimonianza della vita abitata e trasformata dalla Tua Presenza?
Questi interrogativi non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo evitarli se vogliamo vivere un autentico Natale.
Dalle case e dai luoghi di divertimenti, in questi giorni, escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta? Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! Il piacere è il sollecito della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell’anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell’Amore puro.
Sarà questa la nostra gioia, sarà questo il nostro Natale? Gesù, come vorrei che fosse così!
Ma c’è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica. Tu sei nato povero. Tu hai scelto l’umiltà di una grotta e le braccia di Maria (la “poverella” amava chiamarla Francesco d’Assisi, un grande esperto del Natale vero!).
Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l’esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù! Questo sarebbe il regalo natalizio!
A questo punto io ti auguro ancora, con tutto il cuore, buon compleanno, Gesù!
Ma ho paura che la tua Festa non sia la nostra festa.
Cambiaci il cuore, o Gesù, affinché noi diventiamo Betlemme e gustiamo la gioia del tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con Francesco d’Assisi, con Papa Giovanni, con Maria Teresa di Calcutta e con tante anime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme.
Buon Natale a tutti… ma ora sapete di quale Natale intendo parlare.
Card. Angelo Comastri
giovedì 23 dicembre 2010
Testi sulla preghiera.
PADRI DEL DESERTO
SAN NILO DEL SINAI
61. Se sei teologo, devi pregare nella verità; se preghi nella verità, sei teologo.
62. Quando la tua mente, in un ardente amore di Dio, esce, per così dire, a poco a poco dalla tua carne, e abbandona tutti i pensieri che vengono dai sensi, dalla memoria e dal temperamento, e si trova ricolma di sentimenti di adorazione e di gioia, allora puoi dire di essere giunto al confine della preghiera.
63. Lo Spirito Santo, compassionevole per le nostre insufficienze, viene in noi anche quando siamo tuttora impuri.
E’ contento di trovare la nostra mente sinceramente aperta verso di Lui, per stabilire in noi la sua dimora ed allontanare tutto il turbinio dei pensieri e delle immagini che ci avvolge, preparandoci così al desiderio della preghiera spirituale.
66. Se desideri raggiungere la realtà della preghiera, non compiere nulla che le sia contrario.
Dio verrà a te e accompagnerà il tuo cammino.
continua...
SAN NILO DEL SINAI
61. Se sei teologo, devi pregare nella verità; se preghi nella verità, sei teologo.
62. Quando la tua mente, in un ardente amore di Dio, esce, per così dire, a poco a poco dalla tua carne, e abbandona tutti i pensieri che vengono dai sensi, dalla memoria e dal temperamento, e si trova ricolma di sentimenti di adorazione e di gioia, allora puoi dire di essere giunto al confine della preghiera.
63. Lo Spirito Santo, compassionevole per le nostre insufficienze, viene in noi anche quando siamo tuttora impuri.
E’ contento di trovare la nostra mente sinceramente aperta verso di Lui, per stabilire in noi la sua dimora ed allontanare tutto il turbinio dei pensieri e delle immagini che ci avvolge, preparandoci così al desiderio della preghiera spirituale.
66. Se desideri raggiungere la realtà della preghiera, non compiere nulla che le sia contrario.
Dio verrà a te e accompagnerà il tuo cammino.
continua...
lunedì 20 dicembre 2010
Signore
Signore, fammi buon amico di tutti.
Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce lontano da Te,
a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami,
perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente,
con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall’egoismo,
perché Ti possa servire,
perché Ti possa amare,
perché Ti possa ascoltare
in ogni fratello
che mi fai incontrare.
Davina
Fa’ che la mia persona ispiri fiducia:
a chi soffre e si lamenta,
a chi cerca luce lontano da Te,
a chi vorrebbe cominciare e non sa come,
a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace.
Signore aiutami,
perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente,
con il cuore chiuso, con il passo affrettato.
Signore, aiutami ad accorgermi subito:
di quelli che mi stanno accanto,
di quelli che sono preoccupati e disorientati,
di quelli che soffrono senza mostrarlo,
di quelli che si sentono isolati senza volerlo.
Signore, dammi una sensibilità
che sappia andare incontro ai cuori.
Signore, liberami dall’egoismo,
perché Ti possa servire,
perché Ti possa amare,
perché Ti possa ascoltare
in ogni fratello
che mi fai incontrare.
Davina
Testi sulla preghiera.
PADRI DEL DESERTO
SAN NILO DEL SINAI
40. ‘ giusto domandare nella preghiera la purificazione per se stessi e per tutti gli uomini.
Tale è la preghiera degli angeli.
45. Quando preghi, tieni ben aperti gli occhi sulla tua memoria, perché invece di suggerirti i suoi ricordi, ti conservi alla presenza del tuo esercizio.
La mente, infatti, tende a lasciarsi saccheggiare dalla memoria quando è in orazione.
47. Il demonio è grandemente invidioso di colui che prega, usa molteplici astuzie per disturbarlo dal suo intento.
Agita la memoria e il pensiero delle più svariate cose; mette in azione tutte le passioni fisiche. Il suo scopo è di corrompere il vero progresso che l’uomo compie ascendendo, con la preghiera silenziosa, a Dio.
48. Quando il demonio scaltro non riesce ad alterare la preghiera dell’orante attento, desiste per breve spazio di tempo.
Terminata la preghiera, tenta la rivincita, provocando in lui l’irascibilità, cerca di distruggere la pace mentale raggiunta, oppure scatenandone la concupiscenza, si fa beffe del suo puro pensare.
continua...
SAN NILO DEL SINAI
40. ‘ giusto domandare nella preghiera la purificazione per se stessi e per tutti gli uomini.
Tale è la preghiera degli angeli.
45. Quando preghi, tieni ben aperti gli occhi sulla tua memoria, perché invece di suggerirti i suoi ricordi, ti conservi alla presenza del tuo esercizio.
La mente, infatti, tende a lasciarsi saccheggiare dalla memoria quando è in orazione.
47. Il demonio è grandemente invidioso di colui che prega, usa molteplici astuzie per disturbarlo dal suo intento.
Agita la memoria e il pensiero delle più svariate cose; mette in azione tutte le passioni fisiche. Il suo scopo è di corrompere il vero progresso che l’uomo compie ascendendo, con la preghiera silenziosa, a Dio.
48. Quando il demonio scaltro non riesce ad alterare la preghiera dell’orante attento, desiste per breve spazio di tempo.
Terminata la preghiera, tenta la rivincita, provocando in lui l’irascibilità, cerca di distruggere la pace mentale raggiunta, oppure scatenandone la concupiscenza, si fa beffe del suo puro pensare.
continua...
Da questo segno
Chiave di Davide, scettro della casa di Israele, tu apri e chiudi le porte del regno.
Vieni e strappaci dalle tenebre!
Chiedi un segno per te. Un segno dell’amore di Dio per noi e della sua venuta in Gesù
per salvarci. I segni spettacolari, i prodigi non sono sempre i più convincenti.
Dio ha scelto un segno, un povero segno che solo l’umile credente ha compreso:
quello dell’Annunciazione.
Non mediteremo mai a sufficienza l’episodio dell’Annunciazione.
Da questo segno, posto all’inizio dell’Incarnazione,
si rivela il vero volto di Dio e del suo Messia.
Ma, prima, Maria doveva accettare nella sua fede:
“Eccomi, sono la serva del Signore”.
Vieni e strappaci dalle tenebre!
Chiedi un segno per te. Un segno dell’amore di Dio per noi e della sua venuta in Gesù
per salvarci. I segni spettacolari, i prodigi non sono sempre i più convincenti.
Dio ha scelto un segno, un povero segno che solo l’umile credente ha compreso:
quello dell’Annunciazione.
Non mediteremo mai a sufficienza l’episodio dell’Annunciazione.
Da questo segno, posto all’inizio dell’Incarnazione,
si rivela il vero volto di Dio e del suo Messia.
Ma, prima, Maria doveva accettare nella sua fede:
“Eccomi, sono la serva del Signore”.
domenica 19 dicembre 2010
Il Natale del Poverello d'Assisi
Era il 25 Dicembre del 1223 ,Francesco mentre arrivava dalla visita al Sultano D’Egitto decise di fermarsi a Greggio.
Quando arrivo nella città cercò un piazzale per fare una capanna che rassomigliasse la grotta di Betlemme dove nacque Gesù , il suo cuore era pieno di tenerezza e con slancio lo mise atto con figure viventi. Incominciò a chiedere a tutti i pastori di Greccio di aiutarlo a costruire una stalla. La costruirono tutti insieme , poi cercarono un bue e poi un asinello da mettere tutte e due in un angolo cosi la stalla era pronta.
Visto che era la notte di Natale tutti gli abitanti di Greccio scesero in città a vedere , cosa stesse procedendo. Poi Francesco chiese a una coppia di mettersi nella stalla come se fossero San Giuseppe e Maria e in mezzo a loro mise una piccola culla fatta di paglia dove sarebbe collocato Gesù bambino. Quando fu tutto pronto Francesco incomincio a cantare il vangelo di natale: “In quei giorni l’imperatore Augusto decise di fare censimento di tutti i popoli del suo impero…”- E quando Francesco arrivò alla frase che Maria diede alla luce il suo figlio Gesù e che poi lo avvolse in un panno povero, accadde un miracolo:
nella culla di paglia arrivo Gesù bambino in carne e ossa in una luce splendente e bellissima per tutti i abitanti . Gesù era sceso tra tutti i poverelli con un sorriso splendente. Nacque così la bella e suggestiva tradizione del Presepio nel mondo cristiano in tutto il mondo , che sarà ripresa artisticamente dai più grandi maestri del mondo di tutti i tempi. E dalla devozione popolare lungo i secoli successivi, con l'apporto dell'opera di grandi artisti, tale da costituire un filone dell'arte a se, comprendenti orafi, scenografi, pittori, scultori, costumisti, architetti; il cui apice per magnificenza, realismo, suggestività, si ammira nel Presepe settecentesco napoletano e non solo ma di tutto il mondo, per questo regalo da S. Francesco a tutti noi.
DAVINA
Quando arrivo nella città cercò un piazzale per fare una capanna che rassomigliasse la grotta di Betlemme dove nacque Gesù , il suo cuore era pieno di tenerezza e con slancio lo mise atto con figure viventi. Incominciò a chiedere a tutti i pastori di Greccio di aiutarlo a costruire una stalla. La costruirono tutti insieme , poi cercarono un bue e poi un asinello da mettere tutte e due in un angolo cosi la stalla era pronta.
Visto che era la notte di Natale tutti gli abitanti di Greccio scesero in città a vedere , cosa stesse procedendo. Poi Francesco chiese a una coppia di mettersi nella stalla come se fossero San Giuseppe e Maria e in mezzo a loro mise una piccola culla fatta di paglia dove sarebbe collocato Gesù bambino. Quando fu tutto pronto Francesco incomincio a cantare il vangelo di natale: “In quei giorni l’imperatore Augusto decise di fare censimento di tutti i popoli del suo impero…”- E quando Francesco arrivò alla frase che Maria diede alla luce il suo figlio Gesù e che poi lo avvolse in un panno povero, accadde un miracolo:
nella culla di paglia arrivo Gesù bambino in carne e ossa in una luce splendente e bellissima per tutti i abitanti . Gesù era sceso tra tutti i poverelli con un sorriso splendente. Nacque così la bella e suggestiva tradizione del Presepio nel mondo cristiano in tutto il mondo , che sarà ripresa artisticamente dai più grandi maestri del mondo di tutti i tempi. E dalla devozione popolare lungo i secoli successivi, con l'apporto dell'opera di grandi artisti, tale da costituire un filone dell'arte a se, comprendenti orafi, scenografi, pittori, scultori, costumisti, architetti; il cui apice per magnificenza, realismo, suggestività, si ammira nel Presepe settecentesco napoletano e non solo ma di tutto il mondo, per questo regalo da S. Francesco a tutti noi.
DAVINA
IV d'Avvento
Meditazione del giorno
Leone XIII: « Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa »
Libro di Isaia 7,10-14.
Il Signore parlò ancora ad Acaz: "Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto". Ma Acaz rispose: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore". Allora Isaia disse: "Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
Salmi 24(23),1-2.3-4.5-6.
Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 1,1-7.
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome; e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 1,18-24.
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,
Traduzione liturgica della Bibbia
Leone XIII: « Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa »
Libro di Isaia 7,10-14.
Il Signore parlò ancora ad Acaz: "Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto". Ma Acaz rispose: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore". Allora Isaia disse: "Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
Salmi 24(23),1-2.3-4.5-6.
Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 1,1-7.
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture, riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome; e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo. A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 1,18-24.
Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,
Traduzione liturgica della Bibbia
sabato 18 dicembre 2010
Amici virtuali
In questo angolo del mondo digitale, Signore,
ci sono centinaia di nomi, appiccicati alle pareti di una casa
che esiste solo sullo schermo e nella mia fantasia.
Li chiamo "amici", ma molti di loro li conosco poco,
altri solo di vista, altri ancora sono poco più che volti
(a volte nemmeno quelli!).
Qualcuno non l'ho incontrato, qualcun altro vive dall'altra parte del mondo;
con qualcuno condivido molto con altri poco o nulla.
Alcuni li ho scelti. Altri hanno scelto me.
E ora sono qui, sulla mia home come sorelle e fratelli,
posti sulla mia rotta virtuale.
Te li affido, Signore, uno per uno.
Ti affido le loro speranze, le loro paure, i loro progetti di felicità.
Rendimi, per loro, immagine - sia pur sbiadita!-
del tuo amore paziente e misericordioso.
Rendimi amico vero, pronto ad ascoltare, a condividere, a esserci.
Rendimi apostolo, capace di annunciare,
anche sul Web il tuo Vangelo di salvezza.
Ti ringrazio, Signore, per questo spazio immenso,
per questa vita a colori, per questi incontri che forse non sono così casuali.
Tuttavia, Signore,
di chiedo di non lasciarmi affogare in questo mare di finta compagnia:
risveglia in me il desiderio di uscire là fuori, di ascoltare voci reali,
di abbracciare persone autentiche e stringere amicizie vere.
Amen.
Patrizio Righero (Pastorale Giovanile Diocesi Pinerolo)
ci sono centinaia di nomi, appiccicati alle pareti di una casa
che esiste solo sullo schermo e nella mia fantasia.
Li chiamo "amici", ma molti di loro li conosco poco,
altri solo di vista, altri ancora sono poco più che volti
(a volte nemmeno quelli!).
Qualcuno non l'ho incontrato, qualcun altro vive dall'altra parte del mondo;
con qualcuno condivido molto con altri poco o nulla.
Alcuni li ho scelti. Altri hanno scelto me.
E ora sono qui, sulla mia home come sorelle e fratelli,
posti sulla mia rotta virtuale.
Te li affido, Signore, uno per uno.
Ti affido le loro speranze, le loro paure, i loro progetti di felicità.
Rendimi, per loro, immagine - sia pur sbiadita!-
del tuo amore paziente e misericordioso.
Rendimi amico vero, pronto ad ascoltare, a condividere, a esserci.
Rendimi apostolo, capace di annunciare,
anche sul Web il tuo Vangelo di salvezza.
Ti ringrazio, Signore, per questo spazio immenso,
per questa vita a colori, per questi incontri che forse non sono così casuali.
Tuttavia, Signore,
di chiedo di non lasciarmi affogare in questo mare di finta compagnia:
risveglia in me il desiderio di uscire là fuori, di ascoltare voci reali,
di abbracciare persone autentiche e stringere amicizie vere.
Amen.
Patrizio Righero (Pastorale Giovanile Diocesi Pinerolo)
Signora si chiude (racconto).
Era la Vigilia di Natale e la commessa non vedeva l'ora di andarsene. Pensava in continuazione alla festa che l'attendeva appena finito il lavoro. Sentiva già i mormorii di ammirazione che l'avrebbero accompagnata mentre entrava vestita con l'abito da sera di velluto, con il cavaliere che la scortava... Quando arrivò l'ultima cliente. Mancavano solo cinque minuti alla chiusura. “Non è possibile che venga proprio al mio banco” pensò. Finse di non sentire quando quella si schiarì la voce e disse piano: “Signorina, signorina quanto costano quelle calze?”. “Credo che sul cartellino ci sia scritto 6.000 lire” rispose brusca. “Non ne avete di meno care?”. “Tremila e cinque” scattò guardando l'orologio. “Mi faccia vedere quelle meno care”. “Spiacente signora, stasera chiudiamo alle 18,30 perché, se non lo sa, oggi è la Vigilia di Natale”. Siccome non apriva bocca si decise a guardarla. Era pallida, aveva l'aria affaticata, le occhiaie profonde… non doveva avere neanche 30 anni. “Ma i miei figli non hanno neanche un regalo” disse alla fine tutta d'un fiato. “Fino a stasera non avevo soldi”. “Mi dispiace per lei signora” disse la commessa e se ne andò. Non giunse fino al fondo del banco. La donna non aveva detto una parola ma non le riuscì di fare un passo in più. Quando si voltò notò nei suoi occhi l'espressione più triste che avesse mai visto. Si ritrovò dietro al banco: “D'accordo, signora, ma faccia presto”. Un sorriso le illuminò il volto, e si mise a correre dai calzini ai nastri poi ai giradischi portatili. Alla commessa quei pochi minuti sembravano lunghi come l'eternità. Finalmente si decise per alcune paia di calze, per dei nastri colorati, un giradischi portatile e due dischi di fiabe natalizie. La commessa gettò gli acquisti in un sacchetto e le diede il resto delle 50.000 lire. Ormai non c'era più nessuno. Andò di corsa negli spogliatoi e si infilò in fretta il vestito e corse fuori dal negozio incontro al suo “cavaliere” che l'attendeva in macchina, con il motore acceso. Fu al terzo semaforo rosso che vide la donna del negozio: camminava in fretta tenendo stretto contro il suo esile corpo il pacco dei doni per i suoi figli. Il suo volto, che aveva perduto la patina di stanchezza, era ancora illuminato dal sorriso. In quel breve istante qualcosa avvenne dentro di lei. Non vide solo una donna: vide i suoi quattro bambini che, il mattino dopo, si sarebbero infilati felici le calze nuove, messi i nastri nei capelli e avrebbero ascoltato le favole natalizie sul giradischi nuovo.
Sovente basta poco per fare felice chi ci sta accanto.
Sovente basta poco per fare felice chi ci sta accanto.
venerdì 17 dicembre 2010
III settimana d'Avvento
INNO
Le voci dei profeti
annunziano il Signore,
che reca a tutti gli uomini
il dono della pace.
Ecco una luce nuova
s'accende nel mattino,
una voce risuona:
viene il re della gloria.
Nel suo primo avvento,
Cristo venne a salvarci,
a guarir le ferite
del corpo e dello spirito.
Alla fine dei tempi,
tornerà come giudice;
darà il regno promesso
ai suoi servi fedeli.
LETTURA BREVE 2Cor 12,9b-10
Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perchè dimori in me la potenza di Cristo.
Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
ORAZIONE
Donaci, o Padre buono, di godere sempre della presenza del Figlio tuo, perchè seguendo Lui, nostro pastore e guida, progrediamo nella via dei tuoi comandamenti.
Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Le voci dei profeti
annunziano il Signore,
che reca a tutti gli uomini
il dono della pace.
Ecco una luce nuova
s'accende nel mattino,
una voce risuona:
viene il re della gloria.
Nel suo primo avvento,
Cristo venne a salvarci,
a guarir le ferite
del corpo e dello spirito.
Alla fine dei tempi,
tornerà come giudice;
darà il regno promesso
ai suoi servi fedeli.
LETTURA BREVE 2Cor 12,9b-10
Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perchè dimori in me la potenza di Cristo.
Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
ORAZIONE
Donaci, o Padre buono, di godere sempre della presenza del Figlio tuo, perchè seguendo Lui, nostro pastore e guida, progrediamo nella via dei tuoi comandamenti.
Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Il silenzio
" I Padri latini avevano detto: “Verbo crescente, verba deficiunt”.
Ossia, a mano a mano che la Sua Parola si impossessa del tuo essere,
le parole vengono meno.
Potremmo parafrasare così:
la preghiera “cresce” dentro di te in maniera inversamente proporzionale alle parole.
O, se preferiamo, il progresso nella preghiera è parallelo al progredire nel silenzio.
L’acqua che cade in una brocca vuota fa molto rumore.
Quando però il livello dell’acqua aumenta, il rumore si attenua sempre più,
fino a sparire del tutto allorché il vaso è colmo.
Il silenzio è pienezza.
Il silenzio è la lingua del mistero.
Non ci può essere adorazione senza silenzio.
Il silenzio è rivelazione.
Il silenzio è il linguaggio della profondità.
Direi che il silenzio non rappresenta tanto l’altra faccia della Parola,
ma è Parola esso stesso.
Dopo aver parlato, Dio tace, ed esige da noi il silenzio,
non perché la comunicazione sia terminata,
ma perché restano altre cose da dire, altre confidenze,
che possono essere espresse unicamente dal silenzio.
Le realtà più segrete vengono affidate al silenzio.
Il silenzio è il linguaggio dell’amore.
“Quando l’amante parla all’amata, l’amata da più ascolto al silenzio che alla parola:
“Taci”, sembra sussurrare, “taci perché possa udirti”
(Max Picard)
Ossia, a mano a mano che la Sua Parola si impossessa del tuo essere,
le parole vengono meno.
Potremmo parafrasare così:
la preghiera “cresce” dentro di te in maniera inversamente proporzionale alle parole.
O, se preferiamo, il progresso nella preghiera è parallelo al progredire nel silenzio.
L’acqua che cade in una brocca vuota fa molto rumore.
Quando però il livello dell’acqua aumenta, il rumore si attenua sempre più,
fino a sparire del tutto allorché il vaso è colmo.
Il silenzio è pienezza.
Il silenzio è la lingua del mistero.
Non ci può essere adorazione senza silenzio.
Il silenzio è rivelazione.
Il silenzio è il linguaggio della profondità.
Direi che il silenzio non rappresenta tanto l’altra faccia della Parola,
ma è Parola esso stesso.
Dopo aver parlato, Dio tace, ed esige da noi il silenzio,
non perché la comunicazione sia terminata,
ma perché restano altre cose da dire, altre confidenze,
che possono essere espresse unicamente dal silenzio.
Le realtà più segrete vengono affidate al silenzio.
Il silenzio è il linguaggio dell’amore.
“Quando l’amante parla all’amata, l’amata da più ascolto al silenzio che alla parola:
“Taci”, sembra sussurrare, “taci perché possa udirti”
(Max Picard)
giovedì 16 dicembre 2010
Testi di ascetica e mistica della Chiesa orientale
a cura di Giovanni Vannucci
Al Padre Raffaello Taucci che nello smarrimento dei tempi ha conservato l'immagine del monaco vero
PADRI DEL DESERTO
ABBA EVAGRIO IL MONACO Ad Anatolio: Testi sulla vita ascetica.
Istruzioni ai Cenobiti e agli altri: Sui pensieri malvagi
27. Gli spiriti del male non conoscono il nostro cuore, come qualcuno è portato a pensare. Il nostro cuore è compreso solo da Colui che capisce «la mente dell’uomo » (Giob. 7, 20) e ne «formò il cuore » (Salmo 32, 15).
Però sia dalle parole, sia dai movimenti del corpo, gli spiriti del male intuiscono i sentimenti del nostro cuore.
Supponiamo ché, conversando, qualcuno dica male di uno che ha sparlato di noi; il demonio da questo deduce l’ostilità che abbiamo verso questo tale; così cadiamo sotto il giogo del malo spirito del risentimento che ci spinge a pensieri di vendetta.
Per questo lo Spirito Santo ci accusa con le parole: «Ti sei assiso ed hai parlato contro tuo fratello, ed hai diffamato il figlio di tua madre » (Salmo, 49, 20). Cioè, tu hai aperto l’uscio ai pensieri di risentimento e la tua mente è confusa durante la preghiera, immaginando costantemente il viso del tuo avversario e così fai di lui il tuo dio.
Perché l’oggetto che la mente ha di continuo presente durante la preghiera può essere considerato giustamente come il suo dio.
Evitando il male dei discorsi maligni, non avremo il ricordo di ostilità con nessuno, né un ostile ricordo dei fratelli.
Gli spiriti del male accuratamente spiano ogni nostro movimento e non si lasciano sfuggire nulla che possa venir usato contro di noi, sia il nostro riposo, come il nostro alzarci; il nostro cammino, come la nostra sosta; le nostre parole, come i nostri sguardi.
Son sempre attenti con il desiderio di nuocerci in ogni tempo, per tendere tranelli durante la preghiera alla mente umile ed estinguere la benefica luce.
continua...
Al Padre Raffaello Taucci che nello smarrimento dei tempi ha conservato l'immagine del monaco vero
PADRI DEL DESERTO
ABBA EVAGRIO IL MONACO Ad Anatolio: Testi sulla vita ascetica.
Istruzioni ai Cenobiti e agli altri: Sui pensieri malvagi
27. Gli spiriti del male non conoscono il nostro cuore, come qualcuno è portato a pensare. Il nostro cuore è compreso solo da Colui che capisce «la mente dell’uomo » (Giob. 7, 20) e ne «formò il cuore » (Salmo 32, 15).
Però sia dalle parole, sia dai movimenti del corpo, gli spiriti del male intuiscono i sentimenti del nostro cuore.
Supponiamo ché, conversando, qualcuno dica male di uno che ha sparlato di noi; il demonio da questo deduce l’ostilità che abbiamo verso questo tale; così cadiamo sotto il giogo del malo spirito del risentimento che ci spinge a pensieri di vendetta.
Per questo lo Spirito Santo ci accusa con le parole: «Ti sei assiso ed hai parlato contro tuo fratello, ed hai diffamato il figlio di tua madre » (Salmo, 49, 20). Cioè, tu hai aperto l’uscio ai pensieri di risentimento e la tua mente è confusa durante la preghiera, immaginando costantemente il viso del tuo avversario e così fai di lui il tuo dio.
Perché l’oggetto che la mente ha di continuo presente durante la preghiera può essere considerato giustamente come il suo dio.
Evitando il male dei discorsi maligni, non avremo il ricordo di ostilità con nessuno, né un ostile ricordo dei fratelli.
Gli spiriti del male accuratamente spiano ogni nostro movimento e non si lasciano sfuggire nulla che possa venir usato contro di noi, sia il nostro riposo, come il nostro alzarci; il nostro cammino, come la nostra sosta; le nostre parole, come i nostri sguardi.
Son sempre attenti con il desiderio di nuocerci in ogni tempo, per tendere tranelli durante la preghiera alla mente umile ed estinguere la benefica luce.
continua...
mercoledì 15 dicembre 2010
L'AIUTO DIVINO
Se da uomini coraggiosi ci sforzassimo di tener duro nella battaglia, senza dubbio vedremmo venire su di noi l'aiuto del Signore.
Egli è pronto a soccorrere chi combatte e ha fiducia nella sua grazia; è Lui che ci procura le occasioni di lottare affinchè vinciamo.
Ma se facciamo consistere l'essenza della religione in alcune pratiche esteriori, la nostra devozione finirà presto.
Poniamo la scure alla radice e così, liberi dalle passioni, possediamo la pace dello spirito.
Egli è pronto a soccorrere chi combatte e ha fiducia nella sua grazia; è Lui che ci procura le occasioni di lottare affinchè vinciamo.
Ma se facciamo consistere l'essenza della religione in alcune pratiche esteriori, la nostra devozione finirà presto.
Poniamo la scure alla radice e così, liberi dalle passioni, possediamo la pace dello spirito.
martedì 14 dicembre 2010
La tragicità della storia del Natale
Presto sarà Natale. Le luci dell'albero di Natale e le vecchie canzoni che risuonano davanti al presepio o alla radio, vi ricorderanno la storia indimenticabile di Maria e Giuseppe, i quali, per il capriccio di un imperatore, attraverso strade impraticabili, si recarono d'inverno a Betlemme, dove per loro non ci fu posto nelle locande. In questo modo è cominciata la storia della nostra salvezza.
La nostra salvezza è stata pagata cara, non soltanto sul Golgota, ma anche a Betlemme. Il canto degli angeli, la bontà dei pastori e la fede dei Magi non devono farci mai dimenticare la tragicità che ci è tramandata dal racconto natalizio. La tragicità delle porte e dei cuori sbarrati. Lo scandalo della inospitabilità e della stalla nella quale è nato il Signore. L'odio di Erode che nel Bambino indifeso scorgeva un pericolo per il suo potere. La paura di Maria e Giuseppe quando appresero all'improvviso che dovevano fuggire a rotta di collo, di notte, da un nascondiglio all'altro, oltre confine, mentre dietro di loro cresceva il rantolo dei bambini innocenti moribondi e il pianto disperato che le loro madri innalzavano al cielo. Il resto ce lo possiamo immaginare: l'arrivo in Egitto, il faticoso avvio in una terra straniera, le difficoltà con la lingua, gli interrogatori della polizia, la diffidenza, la lunga strada da un ufficio all'altro e da un funzionario all'altro, le formalità per il permesso di soggiorno e di lavoro...Chi assume volentieri un lavoratore straniero, che ha passato illegalmente il confine con la moglie e il figlio?
Gesù, Maria e Giuseppe sono stati i primi profughi dell'era cristiana. Innumerevoli altri hanno dovuto, più tardi, condividere la loro sorte. Dalla notte, nella quale l'angelo svegliò Giuseppe e gli ordinò di fuggire in Egitto con il bambino e sua madre, il mondo è pieno di profughi e di perseguitati, nei quali Cristo implora amore e assistenza. E come allora i pastori portano al Bambino Gesù formaggio o latte o il caldo vello di una pecora, e come lungo la strada verso l'Egitto ci furono persone di buon cuore che aiutarono la Sacra Famiglia, così noi abbiamo il dovere di assistere il Cristo perseguitato dei nostri giorni dappertutto dove Egli soffre nei più piccoli dei suoi fratelli.
Il Natale è più di una festa di famiglia con l'albero, le candele, la schiera degli angeli e il tacchino arrosto sulla tavola.
E' la venuta di Cristo in un mondo freddo, scuro ed irredento. Senza dubbio non ci è proibito di celebrare con la gioia dei redenti l'incarnazione di Dio anche mediante un banchetto. Ma non dobbiamo dimenticare l'essenziale: che Cristo vuole diventare nuovamente uomo nella sua Chiesa e in ciascuno di noi, affinché noi facciamo risplendere il suo volto, la sua bontà, la sua misericordia e la sua premura nelle tenebre del nostro tempo.
(Werenfried Van Straaten)
La nostra salvezza è stata pagata cara, non soltanto sul Golgota, ma anche a Betlemme. Il canto degli angeli, la bontà dei pastori e la fede dei Magi non devono farci mai dimenticare la tragicità che ci è tramandata dal racconto natalizio. La tragicità delle porte e dei cuori sbarrati. Lo scandalo della inospitabilità e della stalla nella quale è nato il Signore. L'odio di Erode che nel Bambino indifeso scorgeva un pericolo per il suo potere. La paura di Maria e Giuseppe quando appresero all'improvviso che dovevano fuggire a rotta di collo, di notte, da un nascondiglio all'altro, oltre confine, mentre dietro di loro cresceva il rantolo dei bambini innocenti moribondi e il pianto disperato che le loro madri innalzavano al cielo. Il resto ce lo possiamo immaginare: l'arrivo in Egitto, il faticoso avvio in una terra straniera, le difficoltà con la lingua, gli interrogatori della polizia, la diffidenza, la lunga strada da un ufficio all'altro e da un funzionario all'altro, le formalità per il permesso di soggiorno e di lavoro...Chi assume volentieri un lavoratore straniero, che ha passato illegalmente il confine con la moglie e il figlio?
Gesù, Maria e Giuseppe sono stati i primi profughi dell'era cristiana. Innumerevoli altri hanno dovuto, più tardi, condividere la loro sorte. Dalla notte, nella quale l'angelo svegliò Giuseppe e gli ordinò di fuggire in Egitto con il bambino e sua madre, il mondo è pieno di profughi e di perseguitati, nei quali Cristo implora amore e assistenza. E come allora i pastori portano al Bambino Gesù formaggio o latte o il caldo vello di una pecora, e come lungo la strada verso l'Egitto ci furono persone di buon cuore che aiutarono la Sacra Famiglia, così noi abbiamo il dovere di assistere il Cristo perseguitato dei nostri giorni dappertutto dove Egli soffre nei più piccoli dei suoi fratelli.
Il Natale è più di una festa di famiglia con l'albero, le candele, la schiera degli angeli e il tacchino arrosto sulla tavola.
E' la venuta di Cristo in un mondo freddo, scuro ed irredento. Senza dubbio non ci è proibito di celebrare con la gioia dei redenti l'incarnazione di Dio anche mediante un banchetto. Ma non dobbiamo dimenticare l'essenziale: che Cristo vuole diventare nuovamente uomo nella sua Chiesa e in ciascuno di noi, affinché noi facciamo risplendere il suo volto, la sua bontà, la sua misericordia e la sua premura nelle tenebre del nostro tempo.
(Werenfried Van Straaten)
domenica 12 dicembre 2010
Lo stupore di Maria
Maria, dopo l'evento straordinario della nascita del Figlio di Dio fattosi uomo nel suo grembo verginale, trovò alloggio in una casa di Betlemme: una casa di amici o di parenti; certamente una casa povera, una casa di povera gente, una casa per pura carità.
Il testo dell'evangelista Matteo, infatti, quando riferisce l'episodio del Magi, parla esplicitamente di una casa: "Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre".
Come visse Maria questo straordinario incontro con gente sconosciuta, che veniva da paesi lontani anch'essi sconosciuti?
Possiamo affermare con sicurezza che Maria visse ancora una volta l'esperienza dello stupore: lo stupore dell'anima limpida, lo stupore del cuore semplice e umile.
Betlemme dista pochissimi chilometri da Gerusalemme e, pertanto, la notizia dell'arrivo di "alcuni Magi provenienti dall'Oriente in cerca di un bambino destinato ad essere il Re dei Giudei", non poteva non arrivare agli orecchi di Maria e di Giuseppe.
Maria ascolta e stringe forte al petto il suo bambino: è Lui; e lei lo sà!
Maria, forse, venne a sapere anche la risposta data dai sommi sacerdoti e dagli scribi.
I sapienti della città avevano informato i Magi sul luogo in cui doveva nascere il Messia ed erano ricorsi alla famosa profezia di Michea: "E tu, Betlemme, terra di Giudea, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giudea; da te infatti uscirà un capo che pascerà il mio popolo Israele".
Orientati decisamente da questa profezia, i Magi mossero i loro passi verso Betlemme:
Chissà quanti curiosi si accalcarono attorno ai cammelli elegantemente ornati di velluti preziosi e di drappi colorati!
"Dove andranno?", tutti si chiesero.
E andarono verso la casa, dove abitava Maria e il Bambino.
L'incontro fù un momento incantevole di devozione e di adorazione: gli uomini venuti da lontano si prostrarono fino a terra davanti al Bambino, mentre gli occhi di Maria brillavano di vivo stupore e quelli di Giuseppe si inumidivano di pianto per l'emozione.
I Magi offrirono i loro doni, che si riveleranno manna preziosa per la povera famiglia, che, ancora ignara, aveva davanti s è una nuova pagina di prova e di disagio e di sofferenza.
Maria, intanto, custodiva nel suo cuore ogni parola e ogni avvenimento e forse si interrogava sul come si potevano conciliare le parole terribili di Simeone con lo splendore dei Magi.
La risposta venne presto, ma il cuore di Maria era già pronto a un nuovo atto di fede.
di Angelo Comastri
Il testo dell'evangelista Matteo, infatti, quando riferisce l'episodio del Magi, parla esplicitamente di una casa: "Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre".
Come visse Maria questo straordinario incontro con gente sconosciuta, che veniva da paesi lontani anch'essi sconosciuti?
Possiamo affermare con sicurezza che Maria visse ancora una volta l'esperienza dello stupore: lo stupore dell'anima limpida, lo stupore del cuore semplice e umile.
Betlemme dista pochissimi chilometri da Gerusalemme e, pertanto, la notizia dell'arrivo di "alcuni Magi provenienti dall'Oriente in cerca di un bambino destinato ad essere il Re dei Giudei", non poteva non arrivare agli orecchi di Maria e di Giuseppe.
Maria ascolta e stringe forte al petto il suo bambino: è Lui; e lei lo sà!
Maria, forse, venne a sapere anche la risposta data dai sommi sacerdoti e dagli scribi.
I sapienti della città avevano informato i Magi sul luogo in cui doveva nascere il Messia ed erano ricorsi alla famosa profezia di Michea: "E tu, Betlemme, terra di Giudea, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giudea; da te infatti uscirà un capo che pascerà il mio popolo Israele".
Orientati decisamente da questa profezia, i Magi mossero i loro passi verso Betlemme:
Chissà quanti curiosi si accalcarono attorno ai cammelli elegantemente ornati di velluti preziosi e di drappi colorati!
"Dove andranno?", tutti si chiesero.
E andarono verso la casa, dove abitava Maria e il Bambino.
L'incontro fù un momento incantevole di devozione e di adorazione: gli uomini venuti da lontano si prostrarono fino a terra davanti al Bambino, mentre gli occhi di Maria brillavano di vivo stupore e quelli di Giuseppe si inumidivano di pianto per l'emozione.
I Magi offrirono i loro doni, che si riveleranno manna preziosa per la povera famiglia, che, ancora ignara, aveva davanti s è una nuova pagina di prova e di disagio e di sofferenza.
Maria, intanto, custodiva nel suo cuore ogni parola e ogni avvenimento e forse si interrogava sul come si potevano conciliare le parole terribili di Simeone con lo splendore dei Magi.
La risposta venne presto, ma il cuore di Maria era già pronto a un nuovo atto di fede.
di Angelo Comastri
"Lo presero con sé, così com'era, nella barca".
Lectio_riflettendo
Mc 4,36
Gli apostoli prendono Gesù nella loro barca. Perché?
E' Gesù che dice loro di passare all'altra riva...ma se Gesù non avrebbe detto loro di andare all'altra riva, Lo avrebbero preso lo stesso nella barca?
E' Gesù che propone, gli apostoli hanno accolto l'invito. Perché?
Forse perché le parole che hanno ascoltato durante il giorno li hanno attratti, sono rimasti colpiti dai Suoi insegnamenti...
E io, prendo Gesù, accolgo le Sue parole, anche se Lui non me lo chiede?
Dire: "Eccomi" è facile con le parole, ma il difficile è prendere Gesù nella propria barca,così com'è con tutti gli insegnamenti ascoltati e con la difficoltà nel metterli in pratica.
Molte volte mi immagino Gesù vicino a me, lo vedo sereno, sorridente, perché vuole che io sia sereno e sorridente. Lo vedo accanto a me, interessato a me...
La vita non è sempre un mare calmo, un cielo sereno...e quando capitano le difficoltà invece di pensare che Gesù è vicino a me, mi arrabbio perché le cose non vanno come voglio io, perché chi mi sta vicino non si comporta come voglio io.
Allora divento triste, scontroso, mi chiudo in me stesso, giudico, rifiuto gli altri e Gesù, mi agito.
Il mare si ingrossa, la barca inizia a prendere acqua, sta per affondare, ma a volte l'orgoglio non mi fa chiedere aiuto, altre volte invece è la paura di non essere capito, la paura di far vedere le debolezze, le fragilità.
Mi dimeno perché cerco di risolvere io le situazioni, ma di solito peggiorano!
Ma se Gesù è sulla mia barca, è perché io l'ho preso, e allora Lui può farmi morire?
Lui trova sempre il modo più giusto per farmi ragionare, mi aiuta attraverso le persone che mi ha messo accanto, mi ridona la calma, la serenità, la gioia di vivere insieme a Lui, con Lui...
così com'è...accettando di vivere anche i giorni tempestosi (a volte necessari per crescere).
Se Gesù dorme è solo perché è sicuro che, se io accetto e offro anche la tempesta, non mi può succedere niente.
Gesù mi chiede di prendere sulla barca della mia vita tutte le mie paure di donarmi completamente, mi chiede di vivere, di ammettere queste paure, non di soffocarle, con il desiderio di scappare da Lui.
Gesù mi dice: "Vieni con Me, andiamo sull'altra riva, andiamo avanti, non ci fermiamo qui, dobbiamo lavorare tanto insieme, non avere paura, nel mare si possono incontrare strane correnti, onde anomale, ma non badarci più del necessario, sei insieme a Me, tu mi hai detto "Eccomi", Io non ti abbandonerò mai".
Mc 4,36
Gli apostoli prendono Gesù nella loro barca. Perché?
E' Gesù che dice loro di passare all'altra riva...ma se Gesù non avrebbe detto loro di andare all'altra riva, Lo avrebbero preso lo stesso nella barca?
E' Gesù che propone, gli apostoli hanno accolto l'invito. Perché?
Forse perché le parole che hanno ascoltato durante il giorno li hanno attratti, sono rimasti colpiti dai Suoi insegnamenti...
E io, prendo Gesù, accolgo le Sue parole, anche se Lui non me lo chiede?
Dire: "Eccomi" è facile con le parole, ma il difficile è prendere Gesù nella propria barca,così com'è con tutti gli insegnamenti ascoltati e con la difficoltà nel metterli in pratica.
Molte volte mi immagino Gesù vicino a me, lo vedo sereno, sorridente, perché vuole che io sia sereno e sorridente. Lo vedo accanto a me, interessato a me...
La vita non è sempre un mare calmo, un cielo sereno...e quando capitano le difficoltà invece di pensare che Gesù è vicino a me, mi arrabbio perché le cose non vanno come voglio io, perché chi mi sta vicino non si comporta come voglio io.
Allora divento triste, scontroso, mi chiudo in me stesso, giudico, rifiuto gli altri e Gesù, mi agito.
Il mare si ingrossa, la barca inizia a prendere acqua, sta per affondare, ma a volte l'orgoglio non mi fa chiedere aiuto, altre volte invece è la paura di non essere capito, la paura di far vedere le debolezze, le fragilità.
Mi dimeno perché cerco di risolvere io le situazioni, ma di solito peggiorano!
Ma se Gesù è sulla mia barca, è perché io l'ho preso, e allora Lui può farmi morire?
Lui trova sempre il modo più giusto per farmi ragionare, mi aiuta attraverso le persone che mi ha messo accanto, mi ridona la calma, la serenità, la gioia di vivere insieme a Lui, con Lui...
così com'è...accettando di vivere anche i giorni tempestosi (a volte necessari per crescere).
Se Gesù dorme è solo perché è sicuro che, se io accetto e offro anche la tempesta, non mi può succedere niente.
Gesù mi chiede di prendere sulla barca della mia vita tutte le mie paure di donarmi completamente, mi chiede di vivere, di ammettere queste paure, non di soffocarle, con il desiderio di scappare da Lui.
Gesù mi dice: "Vieni con Me, andiamo sull'altra riva, andiamo avanti, non ci fermiamo qui, dobbiamo lavorare tanto insieme, non avere paura, nel mare si possono incontrare strane correnti, onde anomale, ma non badarci più del necessario, sei insieme a Me, tu mi hai detto "Eccomi", Io non ti abbandonerò mai".
sabato 11 dicembre 2010
Una spada che ferisce
Basta guardare una mamma che stringe al petto il suo bambino per capire quanto sia forte l'istinto materno di protezione: la mamma esiste per il figlio e ogni sua emozione si costruisce in rapporto alla vita del figlio.
Stà quì il mistero e il fascino della madre!
Proviamo, a questo punto, a seguire Maria e Giuseppe nel viaggio verso il Tempio di Gerusalemme all'alba del quarantesimo giorno dalla nascita di Gesù.
La giovane coppia lasciò il piccolo villaggio in un paio d'ore, percorse i quasi 10 chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme.
Quel mattino Maria esultava come nel giorno del Magnificat, ma nessuno poteva sentire la melodia della sua anima: tutto era semplice e povero come nella grotta di Betlemme!
Per la Purificazione si doveva offrire un agnello di un anno e una colomba.
Ma, se la famiglia era povera, la legge consentiva di offrire una seconda colomba al posto dell'agnello.
Maria e Giuseppe erano poveri e, pertanto, offrirono "una coppia di tortore o di giovani colombi".
La Presentazione al Signore del figlio primogenito comportava il versamento di 5 sicli d'argento come prezzo del riscatto: era un gesto simbolico che ricordava che il figlio è Dio!
Tuttavia, la somma era rilevante e non c'erano eccezioni per i poveri, i quali spesso, per tale motivo, omettevano questo atto imposto dalla legge ed erano disprezzati come peccatori.
Maria e Giuseppe erano poveri, ma erano troppo osservanti per omettere questo atto: forse furono aiutati dai parenti di Giuseppe...!
Immaginiamo Maria che sale amozionata i 18 gradini di forma semicircolare che introducono nel cortile delle donne.
Forse nel suo cuore risuonavano le parole luminose dei salmi delle ascensioni.
Gli occhi di Maria! Osservavano tutto attentamente.
Le coppie di sposi passavano davanti al sacerdote di turno e poi ognuno riprendeva il suo viaggio nella vita, stringendo al petto il figlio primogenito.
Ma, a un certo punto, si fece avanti un anziano signore di nome Simeone, che allungò le braccia verso il bambino di Maria: ella fù sorpresa, ma rassicurata dal volto buono dell'uomo e gli consegnò docilmente il proprio figlio.
L'uomo allora, illuminato dallo Spirito Santo, pronunciò parole dense e misteriose:
"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
Immaginiamo lo stupore di Maria: ella fù attraversata da un brivido di materna soddisfazione e sentì il cuore trasalire perchè una madre vive totalmente la sorte del proprio figlio.
Ma, improvvisamente, Simeone si fece serio e guardando Maria, esclamò: "Egli è qì per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perchè siano svelati i pensieri di molti cuori".
Certamente le parole di Simeone erano misteriose: annunciavano che Gesù entrava nella storia come il Signore, come lo Spartiacque dell'umanità!
Ma egli aveva ancora una cosa da dire a Maria.
La fissò con lo sguardo del profeta e disse: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima!".
Anche a te!
Perchè una spada era riservata per la Madre?
E, allora, cosa era riservato per il Figlio?
Maria comprese che la missione di Gesù equivaleva ad una Passione; comprese anche che, nella Passione del Figlio, ella sarebbe stata intimamente coinvolta.
Maria intanto riprese il bambino dalle braccia di Simeone, lo strinse al cuore e, sotto voce, gli sussurrò: "Figlio mio, sarò con te sempre...fino alla Croce!".
di Angelo Comastri
Stà quì il mistero e il fascino della madre!
Proviamo, a questo punto, a seguire Maria e Giuseppe nel viaggio verso il Tempio di Gerusalemme all'alba del quarantesimo giorno dalla nascita di Gesù.
La giovane coppia lasciò il piccolo villaggio in un paio d'ore, percorse i quasi 10 chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme.
Quel mattino Maria esultava come nel giorno del Magnificat, ma nessuno poteva sentire la melodia della sua anima: tutto era semplice e povero come nella grotta di Betlemme!
Per la Purificazione si doveva offrire un agnello di un anno e una colomba.
Ma, se la famiglia era povera, la legge consentiva di offrire una seconda colomba al posto dell'agnello.
Maria e Giuseppe erano poveri e, pertanto, offrirono "una coppia di tortore o di giovani colombi".
La Presentazione al Signore del figlio primogenito comportava il versamento di 5 sicli d'argento come prezzo del riscatto: era un gesto simbolico che ricordava che il figlio è Dio!
Tuttavia, la somma era rilevante e non c'erano eccezioni per i poveri, i quali spesso, per tale motivo, omettevano questo atto imposto dalla legge ed erano disprezzati come peccatori.
Maria e Giuseppe erano poveri, ma erano troppo osservanti per omettere questo atto: forse furono aiutati dai parenti di Giuseppe...!
Immaginiamo Maria che sale amozionata i 18 gradini di forma semicircolare che introducono nel cortile delle donne.
Forse nel suo cuore risuonavano le parole luminose dei salmi delle ascensioni.
Gli occhi di Maria! Osservavano tutto attentamente.
Le coppie di sposi passavano davanti al sacerdote di turno e poi ognuno riprendeva il suo viaggio nella vita, stringendo al petto il figlio primogenito.
Ma, a un certo punto, si fece avanti un anziano signore di nome Simeone, che allungò le braccia verso il bambino di Maria: ella fù sorpresa, ma rassicurata dal volto buono dell'uomo e gli consegnò docilmente il proprio figlio.
L'uomo allora, illuminato dallo Spirito Santo, pronunciò parole dense e misteriose:
"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perchè i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
Immaginiamo lo stupore di Maria: ella fù attraversata da un brivido di materna soddisfazione e sentì il cuore trasalire perchè una madre vive totalmente la sorte del proprio figlio.
Ma, improvvisamente, Simeone si fece serio e guardando Maria, esclamò: "Egli è qì per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perchè siano svelati i pensieri di molti cuori".
Certamente le parole di Simeone erano misteriose: annunciavano che Gesù entrava nella storia come il Signore, come lo Spartiacque dell'umanità!
Ma egli aveva ancora una cosa da dire a Maria.
La fissò con lo sguardo del profeta e disse: "E anche a te una spada trafiggerà l'anima!".
Anche a te!
Perchè una spada era riservata per la Madre?
E, allora, cosa era riservato per il Figlio?
Maria comprese che la missione di Gesù equivaleva ad una Passione; comprese anche che, nella Passione del Figlio, ella sarebbe stata intimamente coinvolta.
Maria intanto riprese il bambino dalle braccia di Simeone, lo strinse al cuore e, sotto voce, gli sussurrò: "Figlio mio, sarò con te sempre...fino alla Croce!".
di Angelo Comastri
Dice Dio "Io amo i bambini"
Io amo i bambini, dice Dio.
Voglio che rassomigliate loro
Non amo i vecchi, dice Dio,
a meno che siano ancora dei bambini.
Così non voglio che bambini nel mio Regno;
è stabilito dall’eternità
Bambini storpi, bambini gobbi,
bambini rugosi, bambini dalla barba bianca,
ogni specie di bimbi che credete,
ma bambini, solo bambini.
Non c’è da discutere; è decretato,
non v’è posto per gli altri.
Amo i bambini piccoli, dice Dio,
perché la mia immagine in essi
non è ancora offuscata.
Non hanno sabotato la mia somiglianza,
sono nuovi, puri,
senza cancellatura, senza raschiatura.
Così, quando dolcemente mi chino su loro,
mi ritrovo in essi.
Amo i bambini perché stanno ancora crescendo,
perché stanno ancora formandosi.
Sono per strada, sulla strada.
Dai grandi invece, dice Dio,
non si può più cavar nulla.
Non cresceranno più, non si formeranno più.
Sono bloccati.
Sono un disastro i grandi, dice Dio,
si credono degli arrivati.
Amo i bambini alti, dice Dio,
perché stanno ancora lottando,
perché commettono ancora peccati.
Non perché li commettono, dice Dio, mi capite,
ma perché sanno di commetterli, e lo dicono,
e si sforzano di non commetterli più.
Ma i grandi, dice Dio, non li amo,
non hanno mai fatto male ad alcuno,
non hanno nulla da rimproverarsi.
Non posso perdonare loro nulla,
non hanno nulla da farsi perdonare.
È penoso, dice Dio.
Penoso perché non è vero.
Ma soprattutto, dice Dio,
soprattutto amo i bambini per il loro sguardo.
Lì leggo la loro età.
Nel mio cielo non vi saranno
che occhi di cinque anni,
perché non conosco nulla di più bello
di uno sguardo puro di bimbo.
Non deve stupire, dice Dio.
Io abito in essi
e io mi affaccio alle finestre della loro anima.
Quando vi trovate dinanzi a uno sguardo puro di bimbo,
io vi sorrido attraverso la materia.
Invece, dice Dio, non conosco nulla di più triste
di occhi spenti
in una figura di bimbo.
Le finestre sono aperte, ma la casa è vuota.
Restano due fori neri, ma non più luce;
due occhi, ma non più sguardo
E io sto triste alla porta,
e ho freddo, attendo e busso.
Ho fretta di entrare.
E l’altro è solo: il bimbo.
Si ottunde, si irrigidisce, si dissecca, invecchia.
Povero vecchio, dice Dio!
Alleluia, Alleluia, dice Dio,
aprite tutti, piccoli vecchi.
Il vostro Dio, l’Eterno risorto
viene a risuscitare in voi il bimbo!
Affrettatevi, è tempo,
sono pronto a rifarvi un bel viso di bimbo,
un sereno sguardo di bimbo!
Infatti, io amo i bambini, dice Dio,
e voglio che rassomigliate loro.
(Michel Quoist)
Voglio che rassomigliate loro
Non amo i vecchi, dice Dio,
a meno che siano ancora dei bambini.
Così non voglio che bambini nel mio Regno;
è stabilito dall’eternità
Bambini storpi, bambini gobbi,
bambini rugosi, bambini dalla barba bianca,
ogni specie di bimbi che credete,
ma bambini, solo bambini.
Non c’è da discutere; è decretato,
non v’è posto per gli altri.
Amo i bambini piccoli, dice Dio,
perché la mia immagine in essi
non è ancora offuscata.
Non hanno sabotato la mia somiglianza,
sono nuovi, puri,
senza cancellatura, senza raschiatura.
Così, quando dolcemente mi chino su loro,
mi ritrovo in essi.
Amo i bambini perché stanno ancora crescendo,
perché stanno ancora formandosi.
Sono per strada, sulla strada.
Dai grandi invece, dice Dio,
non si può più cavar nulla.
Non cresceranno più, non si formeranno più.
Sono bloccati.
Sono un disastro i grandi, dice Dio,
si credono degli arrivati.
Amo i bambini alti, dice Dio,
perché stanno ancora lottando,
perché commettono ancora peccati.
Non perché li commettono, dice Dio, mi capite,
ma perché sanno di commetterli, e lo dicono,
e si sforzano di non commetterli più.
Ma i grandi, dice Dio, non li amo,
non hanno mai fatto male ad alcuno,
non hanno nulla da rimproverarsi.
Non posso perdonare loro nulla,
non hanno nulla da farsi perdonare.
È penoso, dice Dio.
Penoso perché non è vero.
Ma soprattutto, dice Dio,
soprattutto amo i bambini per il loro sguardo.
Lì leggo la loro età.
Nel mio cielo non vi saranno
che occhi di cinque anni,
perché non conosco nulla di più bello
di uno sguardo puro di bimbo.
Non deve stupire, dice Dio.
Io abito in essi
e io mi affaccio alle finestre della loro anima.
Quando vi trovate dinanzi a uno sguardo puro di bimbo,
io vi sorrido attraverso la materia.
Invece, dice Dio, non conosco nulla di più triste
di occhi spenti
in una figura di bimbo.
Le finestre sono aperte, ma la casa è vuota.
Restano due fori neri, ma non più luce;
due occhi, ma non più sguardo
E io sto triste alla porta,
e ho freddo, attendo e busso.
Ho fretta di entrare.
E l’altro è solo: il bimbo.
Si ottunde, si irrigidisce, si dissecca, invecchia.
Povero vecchio, dice Dio!
Alleluia, Alleluia, dice Dio,
aprite tutti, piccoli vecchi.
Il vostro Dio, l’Eterno risorto
viene a risuscitare in voi il bimbo!
Affrettatevi, è tempo,
sono pronto a rifarvi un bel viso di bimbo,
un sereno sguardo di bimbo!
Infatti, io amo i bambini, dice Dio,
e voglio che rassomigliate loro.
(Michel Quoist)
E disse sì alla povertà
Seguendo il percorso semplice e luminoso della vita della Madonna, siamo giunti a Betlemme.
Quì dobbiamo fare una sosta impegnativa.
Innanzitutto dobbiamo purificare il modo comune di immaginare Betlemme.
Betlemme non fù un momento facile, non fù una pagina poetica, non fù un gesto del tutto scontato.
Betlemme fù una tappa decisiva della fede eroica di Maria!
Per capire il senso e il suo messaggio, può aiutarci una pagina polemica di Curzio Malaparte.
Davanti alla strumentalizzazione commerciale e davanti alla frenesia godereccia che spesso si scatena all'avvicinarsi del Natale, lo scrittore toscano reagì così:
"Vorrei che il giorno di Natale il panettone diventasse carne dolente sotto il nostro coltello e il vino diventasse sangue e avessimo tutti, per un istante, l'orrore del mondo in bocca.
Vorrei che il giorno di Natale i nostri bambini ci apparissero all'improvviso come saranno domani, frà alcuni anni, se non oseremo ribellarci contro il male che ci minaccia: poveri corpi straziati, abbandonati nel fango rosso di un campo di battaglia".
Sono parole forti, graffianti, parole...unilaterali: eppure meritano di essere meditate, perchè ci costringono a scavare dentro il mistero grande e sconvolgente che si è compiuto nel silenzio e nella povertà di Betlemme.
Povertà? Sì, povertà!
A Betlemme Dio si è presentato povero, ma ha abbracciato la povertà: decisamente!
Perchè? Perchè Dio è Amore e l'Amore è Dono: Dono infinito di sè, Altruismo infinito senza ombra di egoismo, Generosità illimitata senza riserve nascoste di interesse personale.
E Maria? Pensate che fù semplice per una mamma andare verso una povera grotta per vivere lì il momento più atteso e più emozionante della Sua vita?
Pensate che tutto fù facile e tutto fù tranquillo nel cuore della Madre?
No! Maria, a Betlemme, ridisse il SI' eroico dell'Annunciazione: disse il SI' alla "povertà" di Dio e così i suoi passi presero la direzione della Croce.
Maria a Betlemme, condivise la Povertà scelta da Dio e il Suo cuore fù la prima culla e la prima mangiatoia dove fù accolto il Verbo Incarnato: per questo Maria è "benedetta frà tutte le donne e tutte le generazioni la proclamano beata".
Quì dobbiamo fare una sosta impegnativa.
Innanzitutto dobbiamo purificare il modo comune di immaginare Betlemme.
Betlemme non fù un momento facile, non fù una pagina poetica, non fù un gesto del tutto scontato.
Betlemme fù una tappa decisiva della fede eroica di Maria!
Per capire il senso e il suo messaggio, può aiutarci una pagina polemica di Curzio Malaparte.
Davanti alla strumentalizzazione commerciale e davanti alla frenesia godereccia che spesso si scatena all'avvicinarsi del Natale, lo scrittore toscano reagì così:
"Vorrei che il giorno di Natale il panettone diventasse carne dolente sotto il nostro coltello e il vino diventasse sangue e avessimo tutti, per un istante, l'orrore del mondo in bocca.
Vorrei che il giorno di Natale i nostri bambini ci apparissero all'improvviso come saranno domani, frà alcuni anni, se non oseremo ribellarci contro il male che ci minaccia: poveri corpi straziati, abbandonati nel fango rosso di un campo di battaglia".
Sono parole forti, graffianti, parole...unilaterali: eppure meritano di essere meditate, perchè ci costringono a scavare dentro il mistero grande e sconvolgente che si è compiuto nel silenzio e nella povertà di Betlemme.
Povertà? Sì, povertà!
A Betlemme Dio si è presentato povero, ma ha abbracciato la povertà: decisamente!
Perchè? Perchè Dio è Amore e l'Amore è Dono: Dono infinito di sè, Altruismo infinito senza ombra di egoismo, Generosità illimitata senza riserve nascoste di interesse personale.
E Maria? Pensate che fù semplice per una mamma andare verso una povera grotta per vivere lì il momento più atteso e più emozionante della Sua vita?
Pensate che tutto fù facile e tutto fù tranquillo nel cuore della Madre?
No! Maria, a Betlemme, ridisse il SI' eroico dell'Annunciazione: disse il SI' alla "povertà" di Dio e così i suoi passi presero la direzione della Croce.
Maria a Betlemme, condivise la Povertà scelta da Dio e il Suo cuore fù la prima culla e la prima mangiatoia dove fù accolto il Verbo Incarnato: per questo Maria è "benedetta frà tutte le donne e tutte le generazioni la proclamano beata".
venerdì 10 dicembre 2010
LA VOLONTA'
La volontà è la facoltà regina; per mezzo di essa si deve tendere al vero bene, che è Dio. Prerogativa della volontà è la libertà.
Essere liberi vuol dire potersi decidere ad una cosa o ad un'altra, appigliarsi al bene oppure al male. La libertà è necessaria, diversamente non si potrebbe meritare né il Paradiso né l'inferno. Iddio non violenta la libertà ad alcuno; dà la sua legge, dà i mezzi per osservarla,prospetta il premio ed il castigo e poi ascia che ognuno cooperi alla propria salvezza eterna. Se manca la cooperazione individuale, non ci si può salvare. Sant'Agostino dice: Chi ti ha creato senza il tuo concorso, non ti salverà senza il tuo concorso. -
Come si vede, la volontà libera è un talento preziosissimo, ma pericoloso assai. Guai ad abusarne!
Per fare il bene, per decidersi anche alla più piccola opera buona, è necessario l'atto della volontà; e poichè la natura umana è rimasta ferita dalla colpa originale, il fare il bene costa sacrificio. Intanto è necessario sforzarsi per reprimere le voglie della guasta natura ed agire conforme alla retta ragione. Dice Gesù Cristo: Il regno dei Cieli richiede violenza e soltanto i violenti lo rapiscono. -
Tutti, uomini e donne, rispettano il talento della libertà? Purtroppo no; il sacrificio ripugna e ci si lascia trascinare dal piacere. La volontà, se non agisce fortemente, è trascinata dalle passioni e presto o tardi diventerà schiava delle cattive voglie.
Quelli che dicono: Io sono libero e faccio quello che voglio! - meditino bene che dovranno rispondere a Dio di ogni atto umano che compiono.
Essere liberi vuol dire potersi decidere ad una cosa o ad un'altra, appigliarsi al bene oppure al male. La libertà è necessaria, diversamente non si potrebbe meritare né il Paradiso né l'inferno. Iddio non violenta la libertà ad alcuno; dà la sua legge, dà i mezzi per osservarla,prospetta il premio ed il castigo e poi ascia che ognuno cooperi alla propria salvezza eterna. Se manca la cooperazione individuale, non ci si può salvare. Sant'Agostino dice: Chi ti ha creato senza il tuo concorso, non ti salverà senza il tuo concorso. -
Come si vede, la volontà libera è un talento preziosissimo, ma pericoloso assai. Guai ad abusarne!
Per fare il bene, per decidersi anche alla più piccola opera buona, è necessario l'atto della volontà; e poichè la natura umana è rimasta ferita dalla colpa originale, il fare il bene costa sacrificio. Intanto è necessario sforzarsi per reprimere le voglie della guasta natura ed agire conforme alla retta ragione. Dice Gesù Cristo: Il regno dei Cieli richiede violenza e soltanto i violenti lo rapiscono. -
Tutti, uomini e donne, rispettano il talento della libertà? Purtroppo no; il sacrificio ripugna e ci si lascia trascinare dal piacere. La volontà, se non agisce fortemente, è trascinata dalle passioni e presto o tardi diventerà schiava delle cattive voglie.
Quelli che dicono: Io sono libero e faccio quello che voglio! - meditino bene che dovranno rispondere a Dio di ogni atto umano che compiono.
giovedì 9 dicembre 2010
Inno
Chiara una voce dal cielo
si diffonde nella notte:
fuggano i sogni e le angosce,
splende la luce di Cristo.
Si desti il cuore dal sonno,
non più turbato dal male;
un astro nuovo rifulge,
frà le tenebre del mondo.
Ecco l'Agnello di Dio,
prezzo del nostro riscatto:
con fede viva imploriamo
il suo perdono e la pace.
Quando alla fine dei tempi
Cristo verrà nella gloria,
dal suo tremendo giudizio
ci liberi la sua grazia.
Sia lode a Cristo Signore,
al Padre e al Santo Spirito,
com'era nel principio
ora e nei secoli eterni.
Amen
LETTURA BREVE Rm 14,17-19
Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.
Diamoci, dunque alle opere della pace e della edificazione vicendevole.
ORAZIONE
O Padre, vera luce e sorgente della luce, ascolta la nostra preghiera del mattino e fà che meditando con perseveranza la tua legge, viviamo sempre illuminati dallo splendore della tua verità.
Per il nostro Signore.
Lilly
si diffonde nella notte:
fuggano i sogni e le angosce,
splende la luce di Cristo.
Si desti il cuore dal sonno,
non più turbato dal male;
un astro nuovo rifulge,
frà le tenebre del mondo.
Ecco l'Agnello di Dio,
prezzo del nostro riscatto:
con fede viva imploriamo
il suo perdono e la pace.
Quando alla fine dei tempi
Cristo verrà nella gloria,
dal suo tremendo giudizio
ci liberi la sua grazia.
Sia lode a Cristo Signore,
al Padre e al Santo Spirito,
com'era nel principio
ora e nei secoli eterni.
Amen
LETTURA BREVE Rm 14,17-19
Il regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.
Diamoci, dunque alle opere della pace e della edificazione vicendevole.
ORAZIONE
O Padre, vera luce e sorgente della luce, ascolta la nostra preghiera del mattino e fà che meditando con perseveranza la tua legge, viviamo sempre illuminati dallo splendore della tua verità.
Per il nostro Signore.
Lilly
mercoledì 8 dicembre 2010
Testi di vita ascetica
Sui pensieri malvagi-
2). Ogni pensiero che viene dai demoni porta nell'anima delle immagini di oggetti sensibili, la mente una volta ricevutele, le rumina.
Così dall'oggetto predominante nei pensieri possiamo sapere se il demone si è introdotto in noi.
Per esempio, il ripetersi dell'immagine di qualcuno che mi ha amareggiato o offeso indica che il demone del risentimento mi ha sfiorato; se il pensiero del denaro o di qualche ghiottoneria torna di frequente, so subito chi è che mi importuna... Non voglio dire con questo che ogni ricordo di tali cose venga dal demonio, la mente stessa riproduce a volontà le immagini di eventi passati.
Dagli spiriti del male vengono solo in quei ricordi che provocano eccitazione e desiderio.
Sotto il potere di tali turbamenti la mente commette adulteri e risse, e perde la capacità di conservare in sé stessa il pensiero di Dio che è il suo legislatore.
La chiarità della mente è ferma nel pensiero costante di Dio, appare quando, nella preghiera, i pensieri che nascono dalle realtà esteriori sono aboliti.
continua...
Abba Evacrio il Monaco
2). Ogni pensiero che viene dai demoni porta nell'anima delle immagini di oggetti sensibili, la mente una volta ricevutele, le rumina.
Così dall'oggetto predominante nei pensieri possiamo sapere se il demone si è introdotto in noi.
Per esempio, il ripetersi dell'immagine di qualcuno che mi ha amareggiato o offeso indica che il demone del risentimento mi ha sfiorato; se il pensiero del denaro o di qualche ghiottoneria torna di frequente, so subito chi è che mi importuna... Non voglio dire con questo che ogni ricordo di tali cose venga dal demonio, la mente stessa riproduce a volontà le immagini di eventi passati.
Dagli spiriti del male vengono solo in quei ricordi che provocano eccitazione e desiderio.
Sotto il potere di tali turbamenti la mente commette adulteri e risse, e perde la capacità di conservare in sé stessa il pensiero di Dio che è il suo legislatore.
La chiarità della mente è ferma nel pensiero costante di Dio, appare quando, nella preghiera, i pensieri che nascono dalle realtà esteriori sono aboliti.
continua...
Abba Evacrio il Monaco
Libro della Genesi 3,9-15.20.
Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi.
Testi sulla vita ascetica
ABBA EVAGRIO IL MONACO -Testi sulla vita ascetica
Istruzioni ai Cenobiti e agli altri -
Sui pensieri malvagi
1) Tra gli spiriti del male che contrastano la vita ascetica, ce ne sono alcuni che assalgono frontalmente e sono i collaboratori dell'incontinenza e delle bramosie della gola quelli che piantano in noi l'amore del denaro e stimolano l'ambizione.
Tutti gli altri vizi vengono dopo e invadono chi è già stato ferito dai tre sunnominati.
E’ impossibile divenir preda dell'incontinenza se prima non si è commesso peccato di gola; ugualmente non è vittima dell'ira chi non è avido di cibo, di denaro e di gloria mondana.
Il demone della tristezza non abiterà nel cuore di chi mai è stato ferito dai suddetti peccati.
L'uomo che ha sradicato da sé‚ stesso l'amore del denaro - radice di tutti i peccati - sarà libero dall'orgoglio, come dice il saggio Salomone “ la povertà mantiene l'uomo nell'umiltà “ (Prov. 10, 4)...
Il tentatore suggerì al Signore quei suddetti tre malvagi pensieri;
-il primo quando lo istigò a trasformare le pietre in pani;
-il secondo con la promessa di dargli tutti i reami della Terra, purché‚ lo adorasse;
-il terzo dicendogli che non avrebbe patito ingiuria e avrebbe avuto gran plauso se si fosse gettato giù dal pinnacolo del Tempio.
Il Signore, che è al di sopra di tutte queste cose, ingiunse al demonio di andarsene, mostrando chiaramente a noi che è impossibile mettere al bando il peccato se non disprezziamo questi tre pensieri.
continua...
Istruzioni ai Cenobiti e agli altri -
Sui pensieri malvagi
1) Tra gli spiriti del male che contrastano la vita ascetica, ce ne sono alcuni che assalgono frontalmente e sono i collaboratori dell'incontinenza e delle bramosie della gola quelli che piantano in noi l'amore del denaro e stimolano l'ambizione.
Tutti gli altri vizi vengono dopo e invadono chi è già stato ferito dai tre sunnominati.
E’ impossibile divenir preda dell'incontinenza se prima non si è commesso peccato di gola; ugualmente non è vittima dell'ira chi non è avido di cibo, di denaro e di gloria mondana.
Il demone della tristezza non abiterà nel cuore di chi mai è stato ferito dai suddetti peccati.
L'uomo che ha sradicato da sé‚ stesso l'amore del denaro - radice di tutti i peccati - sarà libero dall'orgoglio, come dice il saggio Salomone “ la povertà mantiene l'uomo nell'umiltà “ (Prov. 10, 4)...
Il tentatore suggerì al Signore quei suddetti tre malvagi pensieri;
-il primo quando lo istigò a trasformare le pietre in pani;
-il secondo con la promessa di dargli tutti i reami della Terra, purché‚ lo adorasse;
-il terzo dicendogli che non avrebbe patito ingiuria e avrebbe avuto gran plauso se si fosse gettato giù dal pinnacolo del Tempio.
Il Signore, che è al di sopra di tutte queste cose, ingiunse al demonio di andarsene, mostrando chiaramente a noi che è impossibile mettere al bando il peccato se non disprezziamo questi tre pensieri.
continua...
martedì 7 dicembre 2010
Signore non capisco più niente!
Signore mio Dio
non ho alcuna idea dove io stia andando.
Non vedo il cammino davanti a me.
Non posso sapere di sicuro dove andrà a finire.
E neppure conosco veramente me stesso,
e il fatto che io pensi stia seguendo la tua volontà
non significa che io lo stia veramente facendo.
Ma credo che il desiderio di farti piacere davvero ti piaccia.
E spero di avere questo desiderio in ogni mia azione.
Spero di non fare mai nulla al di fuori di questo desiderio.
E so che, se agirò così, tu mi guiderai per il giusto cammino,
anche se posso non saperne nulla.
Per questo avrò fiducia in te sempre
anche se potrà sembrarmi di essermi perso
e di trovarmi nell'ombra della morte.
Non avrò timore perché tu sei sempre con me,
e non mi lascerai mai solo di fronte ai miei pericoli.
Thomas Merton
non ho alcuna idea dove io stia andando.
Non vedo il cammino davanti a me.
Non posso sapere di sicuro dove andrà a finire.
E neppure conosco veramente me stesso,
e il fatto che io pensi stia seguendo la tua volontà
non significa che io lo stia veramente facendo.
Ma credo che il desiderio di farti piacere davvero ti piaccia.
E spero di avere questo desiderio in ogni mia azione.
Spero di non fare mai nulla al di fuori di questo desiderio.
E so che, se agirò così, tu mi guiderai per il giusto cammino,
anche se posso non saperne nulla.
Per questo avrò fiducia in te sempre
anche se potrà sembrarmi di essermi perso
e di trovarmi nell'ombra della morte.
Non avrò timore perché tu sei sempre con me,
e non mi lascerai mai solo di fronte ai miei pericoli.
Thomas Merton
lunedì 6 dicembre 2010
“Implora la misericordia divina”
”
Per ciascuno di noi, come per Lazzaro, fu proprio un “veni foras” — vieni fuori, a metterci in movimento. — Come fanno pena quelli che ancora permangono morti, e non conoscono il potere della misericordia di Dio! — Rinnova la tua santa gioia perché, di fronte all'uomo che si decompone senza Cristo, si alza l'uomo che è risorto con Lui. (Forgia, 476)
E' cosa buona considerare le insidie di questi nemici dell'anima: il disordine della sensualità e della leggerezza superficiale; l'insipienza della ragione che si oppone al Signore; la presunzione altèra che rende sterile l'amore a Dio e alle creature. Tali situazioni dello spirito sono ostacoli evidenti, e il loro potere perturbatore è grande. Per questo la liturgia ci porta nell'introito ad implorare la misericordia divina: A te, Signore. elevo l'anima mia. Dio mio, in te, confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici. Nell'antifona dell'offertorio ripeteremo: Confido in te, che io non sia confuso!
Ora che il tempo della salvezza è vicino, è consolante ascoltare dalle parole di san Paolo che quando si manifestarono la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia.
Scorrendo la Sacra Scrittura scoprirete costantemente la presenza della misericordia di Dio: essa riempie la terra e si estende a tutti i suoi figli, super omnem carne: ci circonda, ci previene, si moltiplica, per venirci in aiuto, e costantemente viene riconfermata. Dio, venendoci incontro come Padre amoroso, ci accoglie nella sua misericordia: una misericordia soave, buona come le nuvole apportatrici di pioggia.
Gesù completa e ricapitola tutta la storia della misericordia divina: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia; e Ancora: Siate misericordiosi, come e misericordioso il vostro Padre Celeste. (E' Gesù che passa, 7)
don Pino
Per ciascuno di noi, come per Lazzaro, fu proprio un “veni foras” — vieni fuori, a metterci in movimento. — Come fanno pena quelli che ancora permangono morti, e non conoscono il potere della misericordia di Dio! — Rinnova la tua santa gioia perché, di fronte all'uomo che si decompone senza Cristo, si alza l'uomo che è risorto con Lui. (Forgia, 476)
E' cosa buona considerare le insidie di questi nemici dell'anima: il disordine della sensualità e della leggerezza superficiale; l'insipienza della ragione che si oppone al Signore; la presunzione altèra che rende sterile l'amore a Dio e alle creature. Tali situazioni dello spirito sono ostacoli evidenti, e il loro potere perturbatore è grande. Per questo la liturgia ci porta nell'introito ad implorare la misericordia divina: A te, Signore. elevo l'anima mia. Dio mio, in te, confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici. Nell'antifona dell'offertorio ripeteremo: Confido in te, che io non sia confuso!
Ora che il tempo della salvezza è vicino, è consolante ascoltare dalle parole di san Paolo che quando si manifestarono la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per la sua misericordia.
Scorrendo la Sacra Scrittura scoprirete costantemente la presenza della misericordia di Dio: essa riempie la terra e si estende a tutti i suoi figli, super omnem carne: ci circonda, ci previene, si moltiplica, per venirci in aiuto, e costantemente viene riconfermata. Dio, venendoci incontro come Padre amoroso, ci accoglie nella sua misericordia: una misericordia soave, buona come le nuvole apportatrici di pioggia.
Gesù completa e ricapitola tutta la storia della misericordia divina: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia; e Ancora: Siate misericordiosi, come e misericordioso il vostro Padre Celeste. (E' Gesù che passa, 7)
don Pino
Libro di Isaia 35,1-10
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi". Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa; nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà, vi cammineranno i redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.
Salmi 85(84),9-10.11-12.13-14.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 5,17-26.
Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Chiamata di Levi
Traduzione liturgica della Bibbia
Salmi 85(84),9-10.11-12.13-14.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 5,17-26.
Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Che cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Chiamata di Levi
Traduzione liturgica della Bibbia
Al Padre
Salga a te, o Padre, la preghiera del tuo popolo,
perché nell’attesa fervida e operosa
si prepari a celebrare con vera fede
il grande mistero
dell’incarnazione del tuo unico Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te
per tutti i secoli dei secoli....
Amen
perché nell’attesa fervida e operosa
si prepari a celebrare con vera fede
il grande mistero
dell’incarnazione del tuo unico Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te
per tutti i secoli dei secoli....
Amen
domenica 5 dicembre 2010
Ma tu stai alla mia porta
Ma se io, Signore,
tendo l'orecchio ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola di sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell'abbandono nelle mani del Padre.
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d'intesa
per assaporarne la Bellezza.
(Carlo Maria Martini)
tendo l'orecchio ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.
Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio,
la parola di sapienza e della promessa,
la preghiera del ringraziamento
e dell'abbandono nelle mani del Padre.
E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare,
io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d'intesa
per assaporarne la Bellezza.
(Carlo Maria Martini)
Preghiera semplice
Signore, fa' di me
uno strumento della tua Pace:
dove è odio, fa' ch'io porti l'Amore,
dove è offesa, ch'io porti il Perdono,
dove è discordia, ch'io porti l'Unione,
dove è dubbio, ch'io porti la Fede,
dove è errore, ch'io porti la Verità,
dove è disperazione, ch'io porti la Speranza,
dove è tristezza, ch'io porti la Gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
Maestro, fa' che io non cerchi tanto
ad esser consolato, quanto a consolare;
ad essere compreso, quanto a comprendere;
ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è:
dando, che si riceve;
perdonando, che si è perdonati;
morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
San Francesco d'Assisi
uno strumento della tua Pace:
dove è odio, fa' ch'io porti l'Amore,
dove è offesa, ch'io porti il Perdono,
dove è discordia, ch'io porti l'Unione,
dove è dubbio, ch'io porti la Fede,
dove è errore, ch'io porti la Verità,
dove è disperazione, ch'io porti la Speranza,
dove è tristezza, ch'io porti la Gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
Maestro, fa' che io non cerchi tanto
ad esser consolato, quanto a consolare;
ad essere compreso, quanto a comprendere;
ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è:
dando, che si riceve;
perdonando, che si è perdonati;
morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
San Francesco d'Assisi
SALMO (Sal 71)
SALMO (Sal 71)
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
sabato 4 dicembre 2010
Signore aspettami!
Signore, aspettami!
Non andare così in fretta...
Io non posso seguirti.
Tu vai troppo forte per me.
Aspettami, lasciati raggiungere.
Signore, però non devi fermarti,
né rallentare il tuo passo.
Signore, voglio percorrere
la strada verso la tua casa.
Signore, non preoccuparti
di venire verso di me.
Io mi affretto verso di te.
Potremo parlarci lungo la strada,
fare una sosta.
Signore, non sono degno
di accoglierti sotto il mio tetto!
Però tu hai già aperto la porta
e varcato la soglia: Signore,
non ho nulla di pronto,
non ho preparato niente per riceverti!
Ma già l'Amore senza limiti
è entrato nella mia stanza e mi dice:
«Mettiti a tavola, voglio cenare con te».
Lisa
Non andare così in fretta...
Io non posso seguirti.
Tu vai troppo forte per me.
Aspettami, lasciati raggiungere.
Signore, però non devi fermarti,
né rallentare il tuo passo.
Signore, voglio percorrere
la strada verso la tua casa.
Signore, non preoccuparti
di venire verso di me.
Io mi affretto verso di te.
Potremo parlarci lungo la strada,
fare una sosta.
Signore, non sono degno
di accoglierti sotto il mio tetto!
Però tu hai già aperto la porta
e varcato la soglia: Signore,
non ho nulla di pronto,
non ho preparato niente per riceverti!
Ma già l'Amore senza limiti
è entrato nella mia stanza e mi dice:
«Mettiti a tavola, voglio cenare con te».
Lisa
Fondarsi su Dio
Vano è chi pone la sua speranza negli uomini o nelle creature.
Non vergognarti di servire agli altri per amore di Gesù Cristo e di vivere povero in questo mondo.
Non fare affidamento su te stesso, ma fissa la tua speranza in Dio.
Fà quello che stà in te e Dio aiuterà la tua buona volontà.
Non confidare nella tua scienza o nell'accortezza di qualsiasi persona, bensì nella grazia di Dio, che aiuta gli umile e umilia i presuntuosi.
Non vergognarti di servire agli altri per amore di Gesù Cristo e di vivere povero in questo mondo.
Non fare affidamento su te stesso, ma fissa la tua speranza in Dio.
Fà quello che stà in te e Dio aiuterà la tua buona volontà.
Non confidare nella tua scienza o nell'accortezza di qualsiasi persona, bensì nella grazia di Dio, che aiuta gli umile e umilia i presuntuosi.
venerdì 3 dicembre 2010
Resistere alle passioni
Se uno ottiene quel che brama, subito lo punge il rimorso della coscienza; perchè ha seguito la passione, la quale non conferisce certamente alla pace che andava cercando.
Resistendo dunque alle passioni si trova la vera pace del cuore e non già assecondandole.
Non vi è pacee nel cuore dell'uomo carnale, nè in chi è tutto dedito alle cose esteriori, bensì in colui che è spirituale e fervente.
Lilly
Resistendo dunque alle passioni si trova la vera pace del cuore e non già assecondandole.
Non vi è pacee nel cuore dell'uomo carnale, nè in chi è tutto dedito alle cose esteriori, bensì in colui che è spirituale e fervente.
Lilly
giovedì 2 dicembre 2010
I paletti e l'argine
Ci sono sempre dei paletti nella vita: messi da noi o da altri, o da circostanze magari non volute.
I paletti, tuttavia, segnano in qualche modo gli argini del cammino. In certe zone del Nord, lungo le strade ci sono dei paletti piuttosto alti che segnano i confini della strada quando nevica, in modo che chi viaggia non corra il rischio di cadere nei fossati a causa della neve che copre ogni traccia di cammino.
Senza paletti si rischierebbe di perdersi nelle miriadi di sentieri, senza imboccare la strada principale. Ma i paletti dovrebbero essere un po' come le antiche pietre miliari: segnare il cammino.., e non essere dei limiti costrittivi. Purtroppo, succede spesso che i paletti «segna-confine » diventino paletti di un recinto chiuso che
mortifica la vita.
Davina
I paletti, tuttavia, segnano in qualche modo gli argini del cammino. In certe zone del Nord, lungo le strade ci sono dei paletti piuttosto alti che segnano i confini della strada quando nevica, in modo che chi viaggia non corra il rischio di cadere nei fossati a causa della neve che copre ogni traccia di cammino.
Senza paletti si rischierebbe di perdersi nelle miriadi di sentieri, senza imboccare la strada principale. Ma i paletti dovrebbero essere un po' come le antiche pietre miliari: segnare il cammino.., e non essere dei limiti costrittivi. Purtroppo, succede spesso che i paletti «segna-confine » diventino paletti di un recinto chiuso che
mortifica la vita.
Davina
Testi sulla vita ascetica
Al Padre Raffaello Taucci che nello smarrimento dei tempi ha conservato l'immagine del monaco vero
PADRI DEL DESERTO
ABBA EVAGRIO IL MONACO
Ad Anatolio: sulle otto radici dell'agitato pensare
20. L'uomo saggio che offre a Dio onore e adorazione è conosciuto da Lui.
Non è per niente turbato se rimane ignoto agli uomini.
Il compito del giusto discernimento è di indirizzare il centro, dove risiede l'irascibilità, a impegnare la guerra interiore. Il compito della sapienza è di
spingere la mente ad una vigilanza ininterrotta e attenta.
La rettitudine indirizza il centro emotivo dell'essere umano verso il raggiungimento della bontà e di Dio.
Il coraggio aiuta al dominio dei cinque sensi perché‚ l'uomo interiore, lo spirito, e l'uomo esteriore, il corpo, non siano, tramite essi, inquinati.
21. L'anima é una sostanza vivente, semplice, immateriale, invisibile, immortale e dotata di una parte mentale e di una razionale. Ciò che l'occhio e per il corpo, la mente lo è per l'anima.
23. Il male non è una sostanza esistente in atto, è l'assenza del bene; come la tenebra e mancanza di luce.
24. La pura semplicità non conosce accorgimenti o cautele, l'uomo innocente è incapace di sospetti maligni.
PADRI DEL DESERTO
ABBA EVAGRIO IL MONACO
Ad Anatolio: sulle otto radici dell'agitato pensare
20. L'uomo saggio che offre a Dio onore e adorazione è conosciuto da Lui.
Non è per niente turbato se rimane ignoto agli uomini.
Il compito del giusto discernimento è di indirizzare il centro, dove risiede l'irascibilità, a impegnare la guerra interiore. Il compito della sapienza è di
spingere la mente ad una vigilanza ininterrotta e attenta.
La rettitudine indirizza il centro emotivo dell'essere umano verso il raggiungimento della bontà e di Dio.
Il coraggio aiuta al dominio dei cinque sensi perché‚ l'uomo interiore, lo spirito, e l'uomo esteriore, il corpo, non siano, tramite essi, inquinati.
21. L'anima é una sostanza vivente, semplice, immateriale, invisibile, immortale e dotata di una parte mentale e di una razionale. Ciò che l'occhio e per il corpo, la mente lo è per l'anima.
23. Il male non è una sostanza esistente in atto, è l'assenza del bene; come la tenebra e mancanza di luce.
24. La pura semplicità non conosce accorgimenti o cautele, l'uomo innocente è incapace di sospetti maligni.
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ciao
per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere