per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

giovedì 7 aprile 2011

Isaia 5:20-21

"Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a quelli che sono saggi ai loro occhi e intelligenti davanti a loro stessi!" (Isaia 5:20-21).

Partendo da questi versi, possiamo individuare tutte quelle realtà nelle quali manifestiamo il male con le nostre azioni, senza neanche rendercene conto.
L'abitudine di lamentarsi fa parte proprio di queste.

L'uomo si crede tanto savio da poter comprendere da solo cosa è bene e cosa è male: Adamo ed Eva furono vinti da questo desiderio di essere intelligenti, conoscitori del bene e del male come suggerito loro dal tentatore in Eden.
In quanto esseri umani vogliamo la nostra indipendenza, ci sentiamo capaci di valutare ogni cosa e crediamo fermamente che il nostro metro di misura sia quello perfetto, il punto di riferimento anche di coloro che sono intorno a noi. Di conseguenza, se qualcosa non va sono gli altri che sbagliano e mai noi stessi.
L'etica e la morale della maggior parte degli uomini porta a considerare come "male" l'omicidio, gli abusi sessuali, il rubare e cose simili a queste, ma non si pensa che anche il parlar male degli altri è peccato per l'uomo davanti a Dio.

Si tende ad associare l'attitudine a lamentarsi degli altri a una popolazione o a un gruppo di persone ma, leggendo nella Bibbia, sono convinto che è piuttosto un'opera della carnalità che ogni uomo ha dentro sé (Galati 5:20, 1 Pietro 2:1). Essere italiano, russo, musulmano, indiano, americano o di qualsiasi altra nazionalità o etnia non è il motivo del nostro comportamento, il lamentarsi è tipico di qualsiasi uomo.
Nella Parola di Dio troviamo riscontro di questa debolezza umana: il popolo di Israele si è lamentato tantissime volte con Dio perché non voleva ubbidire ai suoi comandamenti né vivere nelle circostanze in cui Dio lo provava; allo stesso modo nel Nuovo Testamento ci sono molte esortazioni nelle epistole alla Chiesa a non lamentarsi delle autorità secolari (i governanti), dei ministri e degli anziani nella Chiesa, ma di pregare per loro perché ogni autorità viene da Dio.

Nella persecuzione che porta all'esasperazione si può arrivare alla lamentela, ma molte volte le nostre lagnanze o quelle alle quali assistiamo sono dettate da motivi futili e vani. Soffermiamoci a riflettere su questo punto: quando la Chiesa è nata, era perseguitata dalle autorità e più passava il tempo, più la persecuzione aumentava. Secondo l'umano, i credenti avrebbero avuto tutto il diritto di lamentarsi e parlare male di chi infliggeva dolore o anche morte, ma l'insegnamento era ed è di pregare per i nemici, per la salvezza delle loro anime, senza lamentarsi del loro comportamento.
Negli ambienti sociali dove viviamo, invece, è normalissimo mettere in evidenza o additare i difetti degli altri, per indicare il colpevole secondo il proprio personale punto di vista per poi nascondere se stessi dall'aver commesso errori simili, se non più gravi.
Quante volte i colleghi di lavoro parlano male dei propri colleghi? Quante volte si colpevolizza alle spalle l'atteggiamento dei nostri superiori, perché non se ne condividono le scelte? Quante volte si ripete la stessa circostanza tra vicini di casa, compagni di scuola, o all'interno della Chiesa stessa?
Innumerevoli volte, dobbiamo rispondere: quotidianamente si assiste a situazioni analoghe e spesso siamo coinvolti sia direttamente che indirettamente.
Se sul posto di lavoro ci comportiamo come fa la maggior parte, che luce dell'Evangelo vedranno in noi i mondani?

È certo che se usiamo il nostro metro di misura, riterremo inaccusabili le nostre conclusioni alle quali tutti devono rifarsi per essere nel giusto, ma grazie a Dio che solo Lui sa discernere cosa è bene e male realmente. Il Signore ha rivelato all'umanità questa differenza attraverso la Bibbia e ha messo nella coscienza di ogni uomo cos'è il bene e cos'è il male.
Spesso però l'uomo non ubbidisce neanche alla propria coscienza e, ancor più spesso, vive nell'ignoranza non sapendo cosa è peccato nella propria vita. Per questo dobbiamo costantemente studiare e ricercare nella Bibbia la volontà di Dio ed Egli opererà nella nostra esistenza facendosi conoscere sempre di più.

Inoltre, dobbiamo imparare a governare la nostra lingua com'è scritto in Giacomo 3; troppe volte sottovalutiamo il fatto che un organo così piccolo può condurre tutto il nostro essere a peccare.
Allo stesso modo riteniamo le nostre considerazioni piccole o inoffensive, quando invece fanno del male al prossimo e a noi stessi in molti modi.
Comportiamoci come figli di luce per rendere testimonianza della Verità, il Signore Gesù Cristo che ci ha salvati. Il parlar male è opera della carne: se ci comportiamo così viviamo ancora nella carne in queste opere! Chiediamo a Dio grazia di comprendere la sua volontà e la forza di metterla a frutto nella nostra vita, per mezzo dello Spirito Santo che ancora opera in noi.


da Cammino Cristiano
 

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