A un tratto, come egli usciva
dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di lui come una
colomba. Una voce venne dai cieli: «Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono
compiaciuto».
Vangelo secondo Marco 1:10,11
1.LO
SPIRITO SANTO: TERZA PERSONA DELLA TRINITA'
Nei primi
cinque secoli del cristianesimo, i padri della Chiesa hanno contribuito con le loro riflessioni
ed i loro insegnamenti alla sistematizzazione dottrinale del pensiero cristiano.
Fin da subito, i libri di quello che sarebbe stato considerato Antico Testamento
vennero riconosciuti come Parola di Dio, ma con il tempo questa considerazione
incluse anche i Vangeli, le Lettere e l'Apocalisse che tutti noi possiamo
trovare nel Nuovo Testamento, in qualsiasi Bibbia. Il processo di definizione del canone neotestamentario è durato centinaia di
anni, svolgendosi parallelamente al processo di definizione della relazione esistente tra Dio Padre, e suo Figlio
Gesù. Lo Spirito di Dio, ottenne in questi tempi una minore riflessione
teologica: al Concilio di Nicea del 325 sarà protagonista all'interno del
Credo qui formulato solamente della frase "crediamo nello Spirito Santo".
Soltanto cinquantasei anni più tardi, tuttavia, per contrastare gli insegnamenti
di Macedonio di
Costantinopoli (che negava la divinità dello Spirito Santo, rielaborando le
concezioni subordinazioniste ariane) il Concilio di Costantinopoli riprenderà in
mano il precedente Credo aggiungendo una nuova sezione dedicata proprio allo
Spirito Santo:
Credo
nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre. Con il
Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei
profeti.1Questa
definizione traccerà definitivamente la linea di ortodossia su questo argomento,
confermando la divinità dello Spirito, e portando l'intera Chiesa cristiana a
fare un ulteriore passo in avanti verso il riconoscimento del Dio Uno e Trino
rivelato nelle Sacre Scritture.
2.BEATI I
POVERI IN SPIRITO
Gesù,
vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si
accostarono a lui, ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di
loro è il regno dei cieli.
Matteo
5:1-3
La prima
frase di Gesù in quello che è conosciuto come "sermone sul monte", parla della
beatitudine dei "poveri in spirito". I diretti ascoltatori potevano comprendere
immediatamente quello a cui Gesù si riferiva, in quanto era già ben conosciuto
il tema veterotestamentario dei "mansueti", ossia di coloro che umilmente si
affidano a Dio anche quando questo affidamento porta all'oppressione e
all'essere svantaggiati.2 Ne parlano in abbondanza i profeti e gli
scritti con il termine ebraico 'anav, che significa appunto: povero, debole, afflitto,
bisognoso. I
mansueti saranno coloro che potranno stare al sicuro nel giorno escatologico del
Signore:
Cercate
il SIGNORE, voi tutti umili della terra,
che mettete in pratica i suoi
precetti!
Cercate la giustizia, cercate l'umiltà!
Forse sarete messi al
sicuro nel giorno dell'ira del SIGNORE.Sofonia 2:3
I
mansueti sono i principali destinatari del messaggio e del ministero di Gesù
Cristo:
Lo
spirito del Signore, di DIO, è su di me,
perché il SIGNORE mi ha unto per
recare una buona notizia agli umili;
mi ha inviato per fasciare
quelli che hanno il cuore
spezzato,
per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi,
l'apertura
del carcere ai prigionieri,
per
proclamare l'anno di grazia del SIGNORE,
il giorno di vendetta del nostro
Dio;
per consolare tutti quelli che sono afflitti;
per
mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere,
olio
di gioia invece di dolore,
il mantello di lode invece di uno spirito
abbattuto,
affinché siano chiamati querce di giustizia,
la piantagione del
SIGNORE per mostrare la sua gloria.
Isaia
61:1-3 (cfr. Lc 4:16-20)
I
mansueti sono coloro che prendono coscienza di non essere autosufficienti e si
pongono davanti al Signore per chiedere l'intervento della sua provvidenza in
ogni ambito della vita:
Riponi
la tua sorte nel SIGNORE;
confida in lui, ed egli
agirà.
Salmi
37:5
I
mansueti, infine, compaiono anche negli scritti giudaici più tardi, nei Salmi di
Salomone e nella letteratura di Qumran, identificando ancora una volta il popolo
di Dio fedele e perseguitato, che alla fine sarà vendicato dal
Signore.3
Il regno
dei cieli dunque appartiene ai poveri in spirito, ai mansueti, perché essi sono
il popolo di Dio: sono coloro che vivono con una fede sincera, genuina e
coerente con la loro condotta e la loro vita quotidiana. Essere poveri in
spirito non significa aderire a un determinato codice morale oppure adempiere a
determinati rituali religiosi, ma piuttosto coltivare una sincera devozione
personale verso il Signore e preservarla in ogni momento della vita. Questa è la
"vera Chiesa", una assemblea di persona chiamate da Dio che trovano in lui il
centro della propria vita presente, e, di conseguenza, che riceveranno il futuro
regno dei cieli. Essi sono beati, ossia così felici da essere invidiati, perché
il loro premio è eterno, e il regno che gli appartiene non avrà mai
fine.
Sebbene questa descrizione possa apparire ad alcuni
molto semplice, se non addirittura scontata, in realtà non è così. E non è stato
così neanche per le prime generazioni di cristiani, che hanno vissuto con i
racconti diretti della testimonianza dei dodici apostoli, e con le persone che
loro stessi avevano stabilito come successori e responsabili nelle varie
comunità. Abbiamo un esempio proprio nel Nuovo Testamento, all'interno
dell'Apocalisse di Giovanni:
All'angelo della chiesa di Laodicea
scrivi:
Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il
principio della creazione di Dio:
"Io conosco le tue opere: tu non sei né
freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido
e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho
bisogno di niente!' Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti,
miserabile, povero, cieco e nudo. Perciò io ti consiglio di comperare da me
dell'oro purificato dal fuoco, per arricchirti; e delle vesti bianche per
vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità; e del collirio per
ungerti gli occhi e vedere. Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo;
sii dunque zelante e ravvediti. Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno
ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli
con me.
Apocalisse 3:14-20
Questo
messaggio di riprensione, è per noi qualcosa di incredibilmente prezioso.
Immaginiamo di incamminarci per un sentiero di montagna, cercando di arrivare
alla cima dove possiamo godere del bel panorama. Ebbene ad un certo punto dal
sentiero principale si forma un bivio, dove nasce un sentiero secondario che
sembra una scorciatoia per raggiungere più velocemente la nostra meta. Ecco, in
questa immagine il presente brano si potrebbe raffigurare come un grosso
cartello posto nel sentiero secondario che dice "PERICOLO DI MORTE, IL SENTIERO
E' FRANOSO". Cambiando il nostro percorso verso questa strada alternativa,
saremmo morti, precipitando a valle. Ma questo cartello ci ha avvisato che il
sentiero che apparentemente è più agevole in realtà mette in pericolo di vita
tutti coloro che lo percorrono. E così, con questa indicazione, possiamo restare
nel sentiero principale e continuare la nostra faticosa - ma sicura -
passeggiata verso la cima della montagna. Non
dobbiamo sottovalutare i pericolosi pensieri che prima o poi sorgono in ciascuno
di noi: "ora che abbiamo un bel locale, per la vita della chiesa è tutto in
discesa!", o "ho studiato per vent'anni e ora non ho più nulla da imparare
spiritualmente", oppure "il Signore mi ha dato un ministero benedetto ed ora lo
devo solo esercitare, non ho bisogno di null'altro", o ancora "è tutta la vita
che la domenica vengo in chiesa, cosa mai potrà accadere di nuovo questa
settimana?". Il Signore Gesù, nel suo messaggio alla chiesa di Laodicea, è
straordinariamente lucido nel citare pensieri e frasi di questo tipo e
denunciarli come ragionamenti deleteri e mortali. Quando una chiesa nel suo
insieme crede di essersi arricchita, di non avere bisogno di nulla, ebbene
questo è il momento in cui in realtà è miserabile, povera, cieca e nuda. E'
l'opposto degli umili del regno dei cieli, è diventata così vanagloriosa e
superba da allontanarsi dal resto del popolo di Dio in un autoisolamento che può
portare soltanto alla cancrena e successivamente alla morte. Nella sua
misericordia, il Signore ordina alla chiesa di ravvedersi e tornare a lui per
comperare nuovamente ciò che è veramente importante: tornare, cioè, ad un
sentimento di mansuetudine e di santa dipendenza da Dio! Tanto la ricchezza
materiale quanto l'orgoglio travestito da ricchezza spirituale sono il banco di
prova più duro per i santi del Signore. Quando è costantemente sazio, l'essere
umano si insuperbisce innalzandosi sopra le altre persone e circostanze, sia
consciamente che inconsciamente. Salomone, nella sua saggezza, ha trattato il
tema con questa preghiera scritta:
Io ti ho
chiesto due cose;
non me le rifiutare, prima che io
muoia;
allontana da me vanità e parola
bugiarda;
non darmi né povertà né ricchezze,
cibami del pane che mi è
necessario,
perché io, una volta sazio, non ti rinneghi
e dica: «Chi è il
SIGNORE?»
oppure, diventato povero, non rubi,
e profani il nome del mio
Dio.
Proverbi 30:7-9
L'uomo
spirituale vive in modo sobrio ed equilibrato, è consapevole del grande inganno
dell'orgoglio e combatte contro di esso per tutta la sua vita. Ma, in questo
combattimento non è solo. Alla vigilia della passione di Cristo, il Signore
rivolge queste parole particolari ai suoi discepoli, delle parole che hanno un
enorme importanza per ciascuno di noi:
«Se voi
mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed Egli vi
darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della
verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi
lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi.
Giovanni
14:15-17
Come
abbiamo letto precedentemente, il ministero terreno di Gesù si è svolto con lo
scopo di portare una buona notizia agli umili, fasciare quelli che hanno il
cuore spezzato, liberare i prigionieri e consolare gli afflitti. Ma dopo aver
ricevuto questa notizia, dopo essere stati fasciati, liberati e consolati, cosa
devono fare i mansueti? Come devono vivere i figli di Dio, ora che il Signore
Gesù è asceso alla destra del Padre? Sono forse stati restaurati da Cristo e poi
lasciati a loro stessi? Siamo forse orfani anche ora, che siamo stati
adottati dal Padre? No, non è così. I poveri in spirito sono stati
consolati dall'opera di Cristo, esortati ad osservare i suoi comandamenti, ma
sono sostenuti continuamente dallo Spirito di verità, dallo Spirito di
Dio. Il Nuovo Testamento insegna innumerevoli aspetti del ministero dello
Spirito Santo, e sono tutte realtà molto importanti da conoscere e vivere per
ogni cristiano. Solo questo tema richiederebbe anni interi per essere affrontato
nel modo dovuto. In questo limitato contesto però, ho scelto di approfondire
prevalentemente tre particolari significati dell'azione dello Spirito Santo,
presenti in una sequenza naturale e fisiologica nella magnifica esposizione che
l'apostolo Paolo presenta nella sua lettera ai Romani, all'ottavo
capitolo.
3.LO
SPIRITO DELLA VITA
Non
c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, perché la legge dello Spirito della vita in Cristo
Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti, ciò
che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha
fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo
del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento
della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma
secondo lo Spirito.
Romani 8:1-4
[...]
Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia
morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della
giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti
abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i
vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in
voi.
Romani 8:10-11
In questo
prezioso capitolo della Scrittura, l'apostolo Paolo parla dello Spirito di Dio
prima di tutto con il nome di "Spirito di vita", proprio per sottolineare questo
aspetto principale della sua azione nella vita dei credenti. Il sacrificio di
Gesù Cristo ha provveduto una giustificazione forense a tutti i cristiani, e proprio in
virtù di questa giustificazione si realizza la salvezza dei figli di Dio, che
possono con questo presupposto essere vivificati dallo Spirito della vita, lo
stesso Spirito che ha resuscitato Gesù dai morti. Il corpo attuale degli uomini
e delle donne di Dio è ancora soggetto al peccato, alla malattia e alla morte,
ma lo Spirito della vita è colui che può intervenire per offrire la liberazione
dalla legge del peccato, portando ad una progressiva santificazione realizzata
non per giustizia umana ma per azione divina. Lo Spirito Santo, aleggiava sulla
superficie delle acque quando la terra era informe e vuota, come un'aquila che
volteggia sopra i suoi piccini.4 Similmente, al presente lo Spirito
Santo è la persona della divinità che abita nella Chiesa, offrendo la sua vita
in modo continuo e costante, per rendere possibile l'impossibile. Se Gesù è la
vite, il Padre è il vignaiolo e noi siamo i tralci (cfr. Gv 15), lo Spirito
Santo può essere rappresentato dai rami di unione e dalla linfa che collega
tutte le estremità della pianta facendo in modo che possa essere un unica realtà
e non l'unione di più grappoli scollegati tra di loro, e di conseguenza morti.
Per questo motivo, al Concilio di Calcedonia i vescovi presenti si sono
accordati per esplicitare nella nuova formula del Credo l'espressione
"Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la
vita". Lo Spirito Santo è Dio e dà la vita, poiché egli è lo Spirito della
vita. Senza lo Spirito Santo tutti i poveri in spirito rimarrebbero nella loro
condizione di necessità, e non potrebbero essere invece soddisfatti con la
potenza sovrannaturale della vita di Dio, in modo continuo e
quotidiano.
4.LO
SPIRITO DI ADOZIONE
Così
dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne;
perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate
morire le opere del corpo, voi vivrete; infatti tutti quelli che sono guidati
dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito di
servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale
gridiamo: «Abbà! Padre!» Lo Spirito
stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se
siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente
soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui.
Romani
8:12-17
Dopo aver
presentato lo Spirito Santo come lo Spirito della vita, l'apostolo Paolo passa
velocemente ad un altro aspetto della sua azione, parlando in questo caso dello
Spirito di adozione. Lo Spirito di Dio trasmette la vita in Cristo Gesù,
permettendo la vittoria sulla legge del peccato e della morte, ma compie anche
un'ulteriore opera strettamente legata a questa. Insieme alla vivificazione
infatti, lo Spirito attesta agli uomini di essere diventati figli di Dio. Con la
conversione il credente riceve la vita in Cristo attraverso lo Spirito, e per lo
stesso Spirito riceve anche la consapevolezza nella propria coscienza di essere
diventato un figlio di Dio, esattamente come Gesù. Grazie a
questo secondo aspetto iniziamo a riconoscere un disegno e uno scopo ben
preciso, una sequenza di interventi dello Spirito Santo atta a portare ogni
singolo cristiano da una situazione di empietà, attraverso la conversione e la
sua vita di fede fino ad una piena somiglianza con Gesù Cristo. Sappiamo infatti
che la vita dei credenti ha lo scopo di arrivare alla perfetta statura di Cristo
(Ef 4:13), e questo è possibile proprio camminando con lo Spirito Santo. Ecco
quindi come ciascuno di noi per grazia immeritata può ricevere la vita
spirituale necessaria per essere liberati dal peccato e la certezza
sovrannaturale dell'essere figli di Dio proprio come Gesù Cristo è Figlio di
Dio. La vita di Cristo e la figliolanza di Cristo vengono trasmessi ai credenti
in modo sovrannaturale, come espressione della sovrana volontà di Dio di
acquistarsi figli adottivi, un popolo consacrato formato da persone di ogni
lingua, tribù e nazione. L'uomo naturale è separato da Dio e destinato alla
morte, ma l'intervento del Signore con la rigenerazione spirituale porta alla
condizione di mansuetudine necessaria per ricevere e vivere la sua vita e la sua
paternità. E' un processo completo, è un processo spirituale, è un processo che
l'uomo non si può procurare ma può solamente ricevere dalla grazia di Dio.
5.LO
SPIRITO CHE INTERCEDE
Allo
stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non
sappiamo pregare come si conviene; ma lo
Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che
esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede
per i santi secondo il volere di Dio.
Romani
8:26,27
Oltre
alla vita e alla figliolanza, il cristiano riceve però ancora qualcosa in più
dallo Spirito Santo: riceve infatti anche l'intercessione. Il teologo
riformato Karl Barth commenta questi versetti nel seguente
modo:
Noi
aspettiamo, ma soltanto perché aspettiamo Dio la nostra attesa non è vana. Noi
guardiamo fuori, ma soltanto il fatto che siamo stati guardati prima ci
distingue da coloro che guardano nel vuoto. Noi parliamo, ma soltanto il fatto
che le nostre parole dicono quello che noi non possiamo dire distingue le nostre
parole dalle vane ciance. E così noi preghiamo, ma il fatto che lo Spirito
stesso intercede per noi con sospiri che rimangono inespressi sulle nostre
labbra, perché tradotti nel nostro linguaggio dovrebbero essere inni di giubilo
dei quali non siamo capaci, distingue la nostra preghiera, i nostri sospiri, dai
sospiri che non sono altro che debolezza.5
Nello stesso modo in cui viviamo le altre realtà grazie
allo Spirito, siamo aiutati nella nostra debolezza grazie all'intercessione
dello Spirito Santo, che ancora una volta rende possibile e realizzato nella
vita cristiana un ulteriore aspetto dell'identità e della statura di Cristo. La
sua vita, la sua figliolanza e la sua fervente e incessante preghiera si
realizza in questo modo in ciascuno di noi, rendendoci giorno dopo giorno sempre
più simili a Gesù. Pochi versetti dopo infatti leggiamo:
Chi li condannerà? Cristo Gesù è
colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche
intercede per
noi.Romani 8:34
Cristo Gesù è alla destra del Padre e intercede per
noi, mentre lo Spirito Santo intercede anch'egli in accordo, portando i figli di
Dio a esprimere l'inesprimibile e unirsi spiritualmente con la pienezza dei
pensieri e dei desideri di Dio. Lo scopo
ultimo dei credenti di ogni tempo, è racchiuso in quella che viene conosciuta
come preghiera sacerdotale di Gesù, nel vangelo secondo
Giovanni:Non prego
soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro
parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te,
anch'essi siano in noi: affinché
il mondo creda che tu mi hai mandato. Giovanni
17:20,21
"Anch'essi siano in noi": questa è la meta, la
direzione, il senso della vita! Essere grazie a Cristo con Dio, uniti nella
liberazione dal peccato, nella figliolanza, negli stessi desideri espressi
incessantemente in preghiera.
6.CONCLUSIONE
I poveri
in spirito, i mansueti, sono beati perché è loro il regno dei
cieli. La vita eterna appartiene a tutti coloro che hanno
accettato la salvezza di Gesù Cristo per grazia mediante la fede, e così facendo
sono stati resi simili al Figlio dallo Spirito Santo. La vita, la figliolanza e
l'intercessione del Cristo sono portati ai credenti per opera dello Spirito
Santo, in virtù della giustificazione forense acquisita grazie al suo
sacrificio. Nei pensieri del Signore, infatti, lo scopo della Chiesa militante è
quello di crescere individualmente e collettivamente fino alla piena conoscenza
(intellettuale ed esperienziale) di lui, ed essere finalmente quel popolo che
Dio ha tanto desiderato per sé. Un popolo di figli, dove il Signore possa
ravvisare una somiglianza in santità, in umiltà, in ubbidienza, in amore, in
giustizia. La pienezza di Dio nella persona del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, si manifesta appieno proprio in questo processo di salvezza, in
questo disegno che prende l'uomo nella sua miseria e nella sua ribellione per
renderlo figlio adottivo e per condurlo attraverso l'esperienza fino ad una
completa affinità con Gesù. Un'amore infinito, un'adozione esclusiva, una grazia
unica, un desiderio di comunione che si estende da prima che il tempo fosse fino
a quando il tempo non sarà più. Una testimonianza vivente ed eterna dell'immensa
gloria dell'Onnipotente Dio. [...] per
mettere, per dare agli afflitti di Sion
un diadema invece di cenere,
olio
di gioia invece di dolore,
il mantello di lode invece di uno spirito
abbattuto,
affinché siano chiamati querce di giustizia,
la piantagione del
SIGNORE per mostrare la sua gloria.Isaia
61:3
da Davide Galliani. com