Prego per voi, perché possiate conservare nei vostri cuori la gioia di amare Dio, la gioia dell'amore e della bontà, e di condividere questa gioia con tutti quelli con i quali vi trovate, con le persone che lavorano al vostro fianco, davanti a tutti i membri della vostra stessa famiglia.
Quello che importa non è la quantità del dono, bensì l'intensità dell'amore con cui lo diamo.
C'è qualcosa in più di cui vi posso parlare: della mia esperienza con i Poveri più poveri.
Devo ancora trovare la prima donna Povera disposta ad abortire.
Senza dubbio darà alla luce suo figlio.
È possibile che abbandoni la sua creatura sulla strada, ma non sarà lei a eliminare suo figlio.
È un qualcosa che dobbiamo imparare dai Poveri: la grandezza del loro amore per il figlio.
Preghiamo:
Chiediamo a nostro Signore che non si allontani dal nostro fianco nel momento della tentazione.
Perché allo stesso modo in cui fu tentato Gesù, il diavolo tenterà anche noi.
Non dobbiamo aver paura, perché Dio è amore.
Se Dio ci ama, dal momento che lui è Padre amoroso, non smetterà di aiutarci.
Quando ci rendiamo conto di aver commesso un errore, andiamo da lui e diciamogli:
« Dio mio, mi spiace! Sono pentito! ».
madre Teresa di Calcutta
Portale di impronta cristiana.Messaggi da Gesù. Preghiere,video,pensieri e ricerche sulla Parola di Dio
per capirci
Pagine
GIACOMO 1, 2-4
Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)
Emmanuel
lunedì 31 gennaio 2011
Benediciamo tutti
Non rendere male per male ,ne ingiuria per ingiuria ,ma al contrario, rispondete benedicendo perchè é questo che siamo chiamati a fare
O signore ti presento ogni creatura con la quale ho qualiasi tipi di rapporto e con te li Benedico, Benedico chi mi perseguita benedico i miei antenati Benedico tutti coloro
che sono stati e saranno sul mio cammino BENEDICO tutta L'UMANITA
O signore ti presento ogni creatura con la quale ho qualiasi tipi di rapporto e con te li Benedico, Benedico chi mi perseguita benedico i miei antenati Benedico tutti coloro
che sono stati e saranno sul mio cammino BENEDICO tutta L'UMANITA
domenica 30 gennaio 2011
« Di essi è il regno di Dio »
« Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli ».
Sì, beati coloro che rigettano i fardelli senza valore, pur pesantissimi, di questo mondo ; coloro che non vogliono più diventare ricchi, se non per possedere il Creatore del mondo, e lui solo, per lui solo ; coloro che sono come la gente che non ha nulla e invece in lui possiedono tutto (2 Cor 6,10). Non possiedono forse tutto coloro che possiedono colui che tutto contiene e tutto dispone, coloro la cui « parte e il cui possesso » è Dio (Num 18,20) ? « Nulla manca a coloro che lo temono » (Sal 33,10). A loro, Dio dà quanto sa che è loro necessario ; verrà un giorno in cui darà loro se stesso, perché siano nella gioia... Gloriamoci, fratelli, di essere poveri per Cristo, ma cerchiamo di essere umili con Cristo. Non c'è niente di più odioso del povero superbo, niente di più miserabile...
« Il regno di Dio, non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo » (Rm 14,17). Se dunque sentiamo così nel nostro intimo, perché non proclamiamo con fiducia che il Regno di Dio è dentro di noi (Lc 17,21) ? Ciò che è dentro di noi, è veramente nostro, perché nessuno può rapircelo contro la nostra volontà. Per questo motivo, quando proclama la beatitudine dei poveri, a ragione il Signore non dice : « Di essi sarà il Regno dei cieli », bensì « di essi è ». È loro non soltanto a motivo di un diritto saldamente stabilito, ma anche a motivo di un pegno assolutamente sicuro, di un'esperienza già fatta della beatitudine perfetta.
Non soltanto perché il Regno è stato preparato per loro fin dalla fondazione del mondo (Mt 25,34), ma anche perché sono già entrati in suo possesso. Possiedono già il tesoro celeste in vasi di creta (2 Cor 4,7) ; portano già Dio nel loro corpo e nel loro cuore.
Sì, beati coloro che rigettano i fardelli senza valore, pur pesantissimi, di questo mondo ; coloro che non vogliono più diventare ricchi, se non per possedere il Creatore del mondo, e lui solo, per lui solo ; coloro che sono come la gente che non ha nulla e invece in lui possiedono tutto (2 Cor 6,10). Non possiedono forse tutto coloro che possiedono colui che tutto contiene e tutto dispone, coloro la cui « parte e il cui possesso » è Dio (Num 18,20) ? « Nulla manca a coloro che lo temono » (Sal 33,10). A loro, Dio dà quanto sa che è loro necessario ; verrà un giorno in cui darà loro se stesso, perché siano nella gioia... Gloriamoci, fratelli, di essere poveri per Cristo, ma cerchiamo di essere umili con Cristo. Non c'è niente di più odioso del povero superbo, niente di più miserabile...
« Il regno di Dio, non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo » (Rm 14,17). Se dunque sentiamo così nel nostro intimo, perché non proclamiamo con fiducia che il Regno di Dio è dentro di noi (Lc 17,21) ? Ciò che è dentro di noi, è veramente nostro, perché nessuno può rapircelo contro la nostra volontà. Per questo motivo, quando proclama la beatitudine dei poveri, a ragione il Signore non dice : « Di essi sarà il Regno dei cieli », bensì « di essi è ». È loro non soltanto a motivo di un diritto saldamente stabilito, ma anche a motivo di un pegno assolutamente sicuro, di un'esperienza già fatta della beatitudine perfetta.
Non soltanto perché il Regno è stato preparato per loro fin dalla fondazione del mondo (Mt 25,34), ma anche perché sono già entrati in suo possesso. Possiedono già il tesoro celeste in vasi di creta (2 Cor 4,7) ; portano già Dio nel loro corpo e nel loro cuore.
sabato 29 gennaio 2011
Perchè avete paura?
VANGELO DEL GIORNO
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Lettera agli Ebrei 11,1-2.8-19.
La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città. Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.
Lc 1,68-75.
«Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore,
in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 4,35-41.
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Traduzione liturgica della Bibbia
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Lettera agli Ebrei 11,1-2.8-19.
La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città. Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.
Lc 1,68-75.
«Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo,
come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore,
in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 4,35-41.
In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Traduzione liturgica della Bibbia
giovedì 27 gennaio 2011
Simon Pietro, il primo fra i "Dodici apostoli"...
Quando Gesù chiese ai discepoli: “Chi credete che io sia?”, Pietro rispose per tutti: “Tu sei il Cristo, il figlio d’Iddio il vivente!”. Allora Gesù rispose: “Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perchè non la carne e il sangue, ma il Padre mio dei cieli ti ha rivelato ciò”.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. (Mt 16, 13-19)
Ma Pietro era un uomo, e nel momento della prova, nell’ora in cui Gesù veniva condannato, lo rinnegò. Ebbe paura, e solo quando Gesù, dopo il terzo rinnegamento, gli passò vicino e lo guardò, Pietro comprese, ricordò la predizione di Gesù, scoperse la sua profonda vigliaccheria e scoppiò in pianto. Fu l’inizio della sua conversione definitiva. La fede che lo sosteneva, anche grazie alla preghiera del suo Maestro, sarebbe rimasta salda. Era necessario che lo fosse perchè con essa doveva confermare e dirigere quella degli altri.
San Pietro apostolo come Cristo
Pietro, come Cristo, è il punto di riferimento della prima comunità cristiana.
Nella Chiesa appena nata, Pietro diventa il punto di riferimento: è lui che amministra il battesimo ai nuovi cristiani, annuncia il Vangelo a uomini di ogni paese, opera miracoli. E cosa più importante è lui che parla quando occorre decidere qualcosa.
Nel momento in cui viene portato in carcere la Chiesa intera si raccoglie in preghiera. Durante il sonno, Pietro viene liberato dalla prigione in modo soprannaturale.
Dagli atti degli apostoli la figura di Pietro emerge come il protagonista e il responsabile principale della Chiesa-madre di Gerusalemme. La fede delle prime chiese si fonda principalmente sulla predicazione e sui “segni” che egli compie.
__._,_.___
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. (Mt 16, 13-19)
Ma Pietro era un uomo, e nel momento della prova, nell’ora in cui Gesù veniva condannato, lo rinnegò. Ebbe paura, e solo quando Gesù, dopo il terzo rinnegamento, gli passò vicino e lo guardò, Pietro comprese, ricordò la predizione di Gesù, scoperse la sua profonda vigliaccheria e scoppiò in pianto. Fu l’inizio della sua conversione definitiva. La fede che lo sosteneva, anche grazie alla preghiera del suo Maestro, sarebbe rimasta salda. Era necessario che lo fosse perchè con essa doveva confermare e dirigere quella degli altri.
San Pietro apostolo come Cristo
Pietro, come Cristo, è il punto di riferimento della prima comunità cristiana.
Nella Chiesa appena nata, Pietro diventa il punto di riferimento: è lui che amministra il battesimo ai nuovi cristiani, annuncia il Vangelo a uomini di ogni paese, opera miracoli. E cosa più importante è lui che parla quando occorre decidere qualcosa.
Nel momento in cui viene portato in carcere la Chiesa intera si raccoglie in preghiera. Durante il sonno, Pietro viene liberato dalla prigione in modo soprannaturale.
Dagli atti degli apostoli la figura di Pietro emerge come il protagonista e il responsabile principale della Chiesa-madre di Gerusalemme. La fede delle prime chiese si fonda principalmente sulla predicazione e sui “segni” che egli compie.
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NEL CIELO APPARVE UN SEGNO GRANDIOSO
"Non dobbiamo dimenticare che l'evento cristianamente inteso, non è solo un traguardo posto nel futuro, ma è una realtà già iniziata con la venuta storica di Cristo.
La Sua Passione, la Sua morte e la Sua resurrezione, costituiscono l'avvenimento supremo della storia dell'umanità" (Giovanni Paolo II9).
Come sono consolanti queste parole! Ci ricordano che il futuro del mondo è già iniziato in Gesù Crocifisso e Risorto, anche se non è ancora concluso.
Noi abbiamo la certezza che il mondo resterà sempre così come noi oggi lo vediamo: il mondo, infatti, cammina verso un salto in Alto, che avverrà al ritorno e con il ritorno di Cristo.
Questo movimento verso l'Alto, presente dentro la storia come un impero irresistibile, riescono a vederlo soltanto coloro che credono, cioè coloro che sanno che Gesù ritornerà.
Sì, Gesù ritornerà: la Chiesa, fragile barca sballottata dalle onde agitate della storia, è tutta protesa verso questo "ritorno" ed è rasserenata soltanto dall'attesa di questo "ritorno".
Gesù ritornerà! Cioè: la storia avrà una conclusione nella quale Dio dirà l'ultima e definitiva parola, attraverso la quale ognuno sarà pesato non sulla bilancia della giustizia, ma sulla bilancia dell'amore.
Angelo Comastri
La Sua Passione, la Sua morte e la Sua resurrezione, costituiscono l'avvenimento supremo della storia dell'umanità" (Giovanni Paolo II9).
Come sono consolanti queste parole! Ci ricordano che il futuro del mondo è già iniziato in Gesù Crocifisso e Risorto, anche se non è ancora concluso.
Noi abbiamo la certezza che il mondo resterà sempre così come noi oggi lo vediamo: il mondo, infatti, cammina verso un salto in Alto, che avverrà al ritorno e con il ritorno di Cristo.
Questo movimento verso l'Alto, presente dentro la storia come un impero irresistibile, riescono a vederlo soltanto coloro che credono, cioè coloro che sanno che Gesù ritornerà.
Sì, Gesù ritornerà: la Chiesa, fragile barca sballottata dalle onde agitate della storia, è tutta protesa verso questo "ritorno" ed è rasserenata soltanto dall'attesa di questo "ritorno".
Gesù ritornerà! Cioè: la storia avrà una conclusione nella quale Dio dirà l'ultima e definitiva parola, attraverso la quale ognuno sarà pesato non sulla bilancia della giustizia, ma sulla bilancia dell'amore.
Angelo Comastri
La lampada sul lucerniere
Lettera agli Ebrei 10,19-25.
Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso. Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.
Salmi 24(23),1-2.3-4.5-6.
Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 4,21-25.
Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
Traduzione liturgica della Bibbia
Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso. Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.
Salmi 24(23),1-2.3-4.5-6.
Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondata sui mari, e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 4,21-25.
Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
Traduzione liturgica della Bibbia
mercoledì 26 gennaio 2011
SII PAZIENTE
Se qualcuno, ammonito una o due volte, non ti dà retta, non ti mettere a questionare con lui, ma lascia fare a Dio, che sà mutare il male in bene, perchè sia fatta la sua volontà.
Procura di essere paziente nel tollerare i difetti altrui e qualunque debolezza, perchè tu pure hai molte cosa che gli altri devono sopportare.
Se non vuoi diventare quale vorresti, come farai a trasformare gli altri come piace a te?
Vorremmo vedere gli altri perfetti, ma intanto non emendiamo i difetti nostri.
Lilly
Procura di essere paziente nel tollerare i difetti altrui e qualunque debolezza, perchè tu pure hai molte cosa che gli altri devono sopportare.
Se non vuoi diventare quale vorresti, come farai a trasformare gli altri come piace a te?
Vorremmo vedere gli altri perfetti, ma intanto non emendiamo i difetti nostri.
Lilly
lunedì 24 gennaio 2011
Ti ascolto
(Tonino Lasconi)
Mio Dio mi hanno detto che Tu molte volte hai parlato ai Tuoi amici:
ad Abramo a Mosè a David, al Tuo figlio Gesù
quando viveva tra noi,
a San Francesco....
Mio Dio mi hanno detto che Tu
parli sempre a chi vuole ascoltarti.
L'universo intero, le creature della terra, le opere dell'uomo i fatti e le persone,
le pagine della Bibbia
sono pieni di te.
Io mi siedo.
Tante voci mi piovono addosso ogni giorno, ogni istante.
I genitori, i professori e gli amici,
i cantanti e i campioni, la televisione e i giornali...
tutti vogliono dirmi la loro.
Io mi siedo con la testa in silenzio ,con il cuore tranquillo ,con il corpo disteso.
Ecco tra mille emittenti voglio sintonizzarmi
con Te.
Sono pronto.
Mio Dio parla.
Io ti ascolto.
Mio Dio mi hanno detto che Tu molte volte hai parlato ai Tuoi amici:
ad Abramo a Mosè a David, al Tuo figlio Gesù
quando viveva tra noi,
a San Francesco....
Mio Dio mi hanno detto che Tu
parli sempre a chi vuole ascoltarti.
L'universo intero, le creature della terra, le opere dell'uomo i fatti e le persone,
le pagine della Bibbia
sono pieni di te.
Io mi siedo.
Tante voci mi piovono addosso ogni giorno, ogni istante.
I genitori, i professori e gli amici,
i cantanti e i campioni, la televisione e i giornali...
tutti vogliono dirmi la loro.
Io mi siedo con la testa in silenzio ,con il cuore tranquillo ,con il corpo disteso.
Ecco tra mille emittenti voglio sintonizzarmi
con Te.
Sono pronto.
Mio Dio parla.
Io ti ascolto.
LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO
(Folgorato sulla via di Damasco)
Ricorre il 25 di gennaio il ricordo della conversione di San Paolo, un episodio della storia della religione cattolica tanto famoso da essere divenuto proverbiale. Anche ai giorni nostri è rimasta infatti in uso l’espressione “folgorato sulla via di Damasco” senza una chiara idea di ciò che significhi veramente.
Forse è giusto ricordare questo episodio in modo che non resti un misero modo di dire.
Era Saulo - Paolo- uno dei più agguerriti avversari della religione cristiana appena sorta. Egli perseguitava i seguaci di Cristo in modo assiduo ed il viaggio che aveva intrapreso per Damasco aveva appunto lo scopo di smascherare e imprigionare gli adepti della nuova fede.
Proprio mentre si stava recando in questa città fu avvolto da una luce ed udì una voce che gli disse “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti!”.
La voce era quella di Gesù che si domandava il perché di tanto accanimento.
Saulo si accasciò a terra quando si rialzò ed aprì gli occhi, si rese conto di essere diventato cieco.
La voce gli aveva anche intimato di proseguire verso la città. Così Saulo fece: si recò a Damasco dove rimase per tre giorni.
Allora il Signore andò in sogno ad Anania, un cristiano che viveva in città, e gli disse di andare da Saulo e di guarirlo dalla sua cecità.
Anania conoscendo l’ostilità di quell’uomo per i cristiani chiese a Gesù perché avrebbe dovuto salvarlo ed egli gli rispose “Va, perché io ho scelto quest’uomo. Egli sarà utile per farmi conoscere agli stranieri, ai re e ai figli di Israele. Io stesso gli mostrerò quanto dovrà soffrire per me.”
Anania così obbedì al suo Dio e si recò da Saulo, impose le mani sui suoi occhi ed egli recuperò la vista.
Riprese le forze e fu battezzato alla religione di Gesù con il nome di Paolo.
La conversione di Paolo, che siamo chiamati a celebrare e a vivere,
esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il
peccato (cfr. Rm 5, 20). La svolta decisiva della sua vita si compie
sulla via di Damasco, dove egli scopre il mistero della passione di
Cristo, che si rinnova nelle sue membra (cfr. At 22, 8). Egli stesso
perseguitato per Cristo dirà: «Completo nella mia carne quello che
manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa»
(Col 1, 24). Questa celebrazione, già presente in Italia nel secolo VIII,
entrò nel calendario romano sul finire del secolo X. Conclude in
modo significativo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,
ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione.
(cfr.Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, 7).
"Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?" (At 22,3-16)
Non c'è conversione che nasca dalla sola iniziativa dell'uomo.
Il primo a convertirsi, a volgersi con tutto se stesso verso di noi è Dio.
Gesù arriva a farsi "peccato", per stare tra i peccatori.
Accetta la persecuzione,per stare con il persecutore.
Anche con te, più che darti appuntamento su un alto monte, ti cerca dove sei più lontano.Forse nell'angolo di buio che più affligge la tua vita.
Ti puoi convertire- credici-perchè Lui si converte a te.
Chi si converte non solo opera un miracolo in sè, ma anche opera dei miracoli attorno a sè. proprio come lo è stato per San Paolo.
La salvezza dalla confusione, dalla paura, dalla solitudine sono i primi miracoli; il non essere contagiati dai veleni del mondo, dalla logica delle tenebre, il parlare lingue nuove nello Spirito, il guarire le malattie morali, eccone altri.
Il mondo è pieno di miracoli, laddove la conversione attua un modo di vedere e analizzare le cose dal punto di vista dello Spirito.
Ecco che allora la tenebra è trasformata in luce, il peccato in grazia, il limite in risorsa, e tutto quanto era di ostacolo diventa aiuto e sostegno nel cammino.
L'apostolo, come Paolo, trova il suo riferimento nell'atto della grazia posto sul suo cammino di conversione, laddove la luce si fa densa di energia rinnovante dello Spirito, e la creatura nuova appare nel suo splendore.
Essere segni di luce è opera e testimonianza della conversione, del cambiamento dentro e fuori la persona che si è incontrata misteriosamente e prodigiosamente con il Mistero della vita.
La conversione dell'Apostolo è ora illuminante anche per noi, richiamandoci il percorso di Dio, che scende sempre nella nostra storia.
don Luciano Sanvito
Ricorre il 25 di gennaio il ricordo della conversione di San Paolo, un episodio della storia della religione cattolica tanto famoso da essere divenuto proverbiale. Anche ai giorni nostri è rimasta infatti in uso l’espressione “folgorato sulla via di Damasco” senza una chiara idea di ciò che significhi veramente.
Forse è giusto ricordare questo episodio in modo che non resti un misero modo di dire.
Era Saulo - Paolo- uno dei più agguerriti avversari della religione cristiana appena sorta. Egli perseguitava i seguaci di Cristo in modo assiduo ed il viaggio che aveva intrapreso per Damasco aveva appunto lo scopo di smascherare e imprigionare gli adepti della nuova fede.
Proprio mentre si stava recando in questa città fu avvolto da una luce ed udì una voce che gli disse “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti!”.
La voce era quella di Gesù che si domandava il perché di tanto accanimento.
Saulo si accasciò a terra quando si rialzò ed aprì gli occhi, si rese conto di essere diventato cieco.
La voce gli aveva anche intimato di proseguire verso la città. Così Saulo fece: si recò a Damasco dove rimase per tre giorni.
Allora il Signore andò in sogno ad Anania, un cristiano che viveva in città, e gli disse di andare da Saulo e di guarirlo dalla sua cecità.
Anania conoscendo l’ostilità di quell’uomo per i cristiani chiese a Gesù perché avrebbe dovuto salvarlo ed egli gli rispose “Va, perché io ho scelto quest’uomo. Egli sarà utile per farmi conoscere agli stranieri, ai re e ai figli di Israele. Io stesso gli mostrerò quanto dovrà soffrire per me.”
Anania così obbedì al suo Dio e si recò da Saulo, impose le mani sui suoi occhi ed egli recuperò la vista.
Riprese le forze e fu battezzato alla religione di Gesù con il nome di Paolo.
La conversione di Paolo, che siamo chiamati a celebrare e a vivere,
esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il
peccato (cfr. Rm 5, 20). La svolta decisiva della sua vita si compie
sulla via di Damasco, dove egli scopre il mistero della passione di
Cristo, che si rinnova nelle sue membra (cfr. At 22, 8). Egli stesso
perseguitato per Cristo dirà: «Completo nella mia carne quello che
manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa»
(Col 1, 24). Questa celebrazione, già presente in Italia nel secolo VIII,
entrò nel calendario romano sul finire del secolo X. Conclude in
modo significativo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,
ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione.
(cfr.Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, 7).
"Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?" (At 22,3-16)
Non c'è conversione che nasca dalla sola iniziativa dell'uomo.
Il primo a convertirsi, a volgersi con tutto se stesso verso di noi è Dio.
Gesù arriva a farsi "peccato", per stare tra i peccatori.
Accetta la persecuzione,per stare con il persecutore.
Anche con te, più che darti appuntamento su un alto monte, ti cerca dove sei più lontano.Forse nell'angolo di buio che più affligge la tua vita.
Ti puoi convertire- credici-perchè Lui si converte a te.
Chi si converte non solo opera un miracolo in sè, ma anche opera dei miracoli attorno a sè. proprio come lo è stato per San Paolo.
La salvezza dalla confusione, dalla paura, dalla solitudine sono i primi miracoli; il non essere contagiati dai veleni del mondo, dalla logica delle tenebre, il parlare lingue nuove nello Spirito, il guarire le malattie morali, eccone altri.
Il mondo è pieno di miracoli, laddove la conversione attua un modo di vedere e analizzare le cose dal punto di vista dello Spirito.
Ecco che allora la tenebra è trasformata in luce, il peccato in grazia, il limite in risorsa, e tutto quanto era di ostacolo diventa aiuto e sostegno nel cammino.
L'apostolo, come Paolo, trova il suo riferimento nell'atto della grazia posto sul suo cammino di conversione, laddove la luce si fa densa di energia rinnovante dello Spirito, e la creatura nuova appare nel suo splendore.
Essere segni di luce è opera e testimonianza della conversione, del cambiamento dentro e fuori la persona che si è incontrata misteriosamente e prodigiosamente con il Mistero della vita.
La conversione dell'Apostolo è ora illuminante anche per noi, richiamandoci il percorso di Dio, che scende sempre nella nostra storia.
don Luciano Sanvito
domenica 23 gennaio 2011
III domenica del tempo ordinario
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo..
Oppure:
O Dio, che hai fondato la tua Chiesa
sulla fede degli apostoli,
fa’ che le nostre comunità,
illuminate dalla tua parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
L’evangelista Matteo, riprendendo un’immagine del libro di Isaia, ci dice quello che è Gesù per noi: la luce. Nella nostra vita, vediamo spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano davanti a noi come un’enorme montagna, problemi con i figli, o gli amici, con la solitudine, il lavoro non gradito...
È tra tutte queste esperienze penose che ci raggiunge la buona parola: non vedete solo le tenebre, guardate anche la luce con cui Dio rischiara la vostra vita.
Egli ha mandato Gesù per condividere con voi le vostre pene.
Voi potete contare su di lui che è al vostro fianco, luce nell’oscurità.
Non siamo noi che diamo alla nostra vita il suo senso ultimo. È lui. Non è né il nostro lavoro, né il nostro sapere, né il nostro successo. È lui, e la luce che ci distribuisce. Perché il valore della nostra vita non si basa su quello che facciamo, né sulla considerazione o l’influenza che acquistiamo. Essa prende tutto il suo valore perché Dio ci guarda, si volta verso di noi, senza condizioni, e qualsiasi sia il nostro merito. La sua luce penetra nelle nostre tenebre più profonde, anche là dove ci sentiamo radicalmente rimessi in causa, essa penetra nel nostro errore. Possiamo fidarci proprio quando sentiamo i limiti della nostra vita, quando questa ci pesa e il suo senso sembra sfuggirci. Il popolo immenso nelle tenebre ha visto una luce luminosa; una luce è apparsa a coloro che erano nel buio regno della morte!
Dio onnipotente ed eterno,
guida i nostri atti secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo..
Oppure:
O Dio, che hai fondato la tua Chiesa
sulla fede degli apostoli,
fa’ che le nostre comunità,
illuminate dalla tua parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
L’evangelista Matteo, riprendendo un’immagine del libro di Isaia, ci dice quello che è Gesù per noi: la luce. Nella nostra vita, vediamo spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano davanti a noi come un’enorme montagna, problemi con i figli, o gli amici, con la solitudine, il lavoro non gradito...
È tra tutte queste esperienze penose che ci raggiunge la buona parola: non vedete solo le tenebre, guardate anche la luce con cui Dio rischiara la vostra vita.
Egli ha mandato Gesù per condividere con voi le vostre pene.
Voi potete contare su di lui che è al vostro fianco, luce nell’oscurità.
Non siamo noi che diamo alla nostra vita il suo senso ultimo. È lui. Non è né il nostro lavoro, né il nostro sapere, né il nostro successo. È lui, e la luce che ci distribuisce. Perché il valore della nostra vita non si basa su quello che facciamo, né sulla considerazione o l’influenza che acquistiamo. Essa prende tutto il suo valore perché Dio ci guarda, si volta verso di noi, senza condizioni, e qualsiasi sia il nostro merito. La sua luce penetra nelle nostre tenebre più profonde, anche là dove ci sentiamo radicalmente rimessi in causa, essa penetra nel nostro errore. Possiamo fidarci proprio quando sentiamo i limiti della nostra vita, quando questa ci pesa e il suo senso sembra sfuggirci. Il popolo immenso nelle tenebre ha visto una luce luminosa; una luce è apparsa a coloro che erano nel buio regno della morte!
«Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1)
Fratelli, nessuno ignora che tutti siamo nati nelle tenebre e vi siamo vissuti per un tempo.
Facciamo però in modo di non rimanervi, ora che è sorto per noi il sole di giustizia (Ml 3, 20)...
Cristo è venuto « per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace » (Lc1,79). Di quali tenebre parliamo ? Quanto si trova nell'intelligenza, la volontà, la memoria e non è Dio, né ha la sua origine in Dio, cioè quanto in noi non è per la gloria di Dio e fa come uno schermo fra Dio e l'anima, è tenebra... Perciò Cristo avendo in lui la luce, l'ha portata a noi, perché potessimo vedere i nostri peccati e odiare le nostre tenebre.
Veramente, la povertà che egli ha scelta quando non ha trovato posto nell'albergo è proprio per noi la luce nella quale possiamo fin d'ora conoscere la beatitudine dei poveri in spirito, ai quali appartiene il Regno di Dio (Mt 5,3).
L'amore che Cristo ha dimostrato consacrandosi alla nostra istruzione e esponendosi a sopportare per noi le prove, l'esilio, la persecuzione, le ferite e la morte di croce, quell'amore che infine l'ha condotto a pregare per i suoi carnefici, è per noi la luce per mezzo della quale possiamo imparare anche noi ad amare i nostri nemici.
Il certosino
Facciamo però in modo di non rimanervi, ora che è sorto per noi il sole di giustizia (Ml 3, 20)...
Cristo è venuto « per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace » (Lc1,79). Di quali tenebre parliamo ? Quanto si trova nell'intelligenza, la volontà, la memoria e non è Dio, né ha la sua origine in Dio, cioè quanto in noi non è per la gloria di Dio e fa come uno schermo fra Dio e l'anima, è tenebra... Perciò Cristo avendo in lui la luce, l'ha portata a noi, perché potessimo vedere i nostri peccati e odiare le nostre tenebre.
Veramente, la povertà che egli ha scelta quando non ha trovato posto nell'albergo è proprio per noi la luce nella quale possiamo fin d'ora conoscere la beatitudine dei poveri in spirito, ai quali appartiene il Regno di Dio (Mt 5,3).
L'amore che Cristo ha dimostrato consacrandosi alla nostra istruzione e esponendosi a sopportare per noi le prove, l'esilio, la persecuzione, le ferite e la morte di croce, quell'amore che infine l'ha condotto a pregare per i suoi carnefici, è per noi la luce per mezzo della quale possiamo imparare anche noi ad amare i nostri nemici.
Il certosino
venerdì 21 gennaio 2011
Vangelo del giorno
Lettera agli Ebrei 8,6-13.
Ora invece egli ha ottenuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse. Se la prima infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un'altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: Ecco vengono giorni, dice il Signore, quando io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un'alleanza nuova; non come l'alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto; poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati. Dicendo però alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire.
Salmi 85,8.10.11-12.13-14.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 3,13-19.
Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
Traduzione liturgica della Bibbia
Ora invece egli ha ottenuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore, essendo questa fondata su migliori promesse. Se la prima infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un'altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: Ecco vengono giorni, dice il Signore, quando io stipulerò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un'alleanza nuova; non come l'alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto; poiché essi non son rimasti fedeli alla mia alleanza, anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati. Dicendo però alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a sparire.
Salmi 85,8.10.11-12.13-14.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 3,13-19.
Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
Traduzione liturgica della Bibbia
giovedì 20 gennaio 2011
« venite a me voi tutti »
Dio non ha creato l'uomo perché si perdesse, bensì perché vivesse in eterno ; questo disegno rimane immutabile... Infatti, « Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm 2, 4). Questa è la volontà del Padre vostro celeste, dice Gesù, « che non si perda neanche uno solo di questi piccoli » (Mt 18, 14).
E altrove sta scritto : « Dio non vuole che alcuna anima perisca ; usa pazienza affinché tutti abbiano modo si pentirsi » (2 Sm 14, 14 ; 2 Pt 3, 9).
Dio è veritiero ; non mentisce quando dichiara sotto giuramento : « Com'è vero ch'io vivo, io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva » (Ez 33, 11).
Possiamo allora pensare, senza commettere un sacrilegio enorme, che egli voglia la salvezza soltanto di alcuni, e non di tutti in generale ? Chiunque si perda, si perde contro la volontà di Dio.
Ogni giorno egli grida verso di lui : « Convertitevi dalla vostra condotta perversa ! Perché volete perire, o casa d'Iraele ? » (Ez 33, 11).
E di nuovo, insiste : « Perché allora questo popolo si ribella con continua ribellione ? Hanno indurito la faccia più di una rupe, non vogliono convertirsi » (Ger 8, 5 ; 5, 3).
Quindi la grazia di Cristo è sempre a vostra disposizione.
Poiché egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, li chiama tutti, nessuno escluso. « Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò » (Mt 11, 28).
E altrove sta scritto : « Dio non vuole che alcuna anima perisca ; usa pazienza affinché tutti abbiano modo si pentirsi » (2 Sm 14, 14 ; 2 Pt 3, 9).
Dio è veritiero ; non mentisce quando dichiara sotto giuramento : « Com'è vero ch'io vivo, io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva » (Ez 33, 11).
Possiamo allora pensare, senza commettere un sacrilegio enorme, che egli voglia la salvezza soltanto di alcuni, e non di tutti in generale ? Chiunque si perda, si perde contro la volontà di Dio.
Ogni giorno egli grida verso di lui : « Convertitevi dalla vostra condotta perversa ! Perché volete perire, o casa d'Iraele ? » (Ez 33, 11).
E di nuovo, insiste : « Perché allora questo popolo si ribella con continua ribellione ? Hanno indurito la faccia più di una rupe, non vogliono convertirsi » (Ger 8, 5 ; 5, 3).
Quindi la grazia di Cristo è sempre a vostra disposizione.
Poiché egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, li chiama tutti, nessuno escluso. « Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò » (Mt 11, 28).
mercoledì 19 gennaio 2011
L’evangelista Luca (2, 41-52) così ci racconta.
Gesù tra i dottori
[41]I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. [42]Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; [43]ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. [44]Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; [45]non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. [46]Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. [47]E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. [48]Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». [49]Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». [50]Ma essi non compresero le sue parole.
[51]Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. [52]E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Da quello che ne sappiamo dunque, egli cresceva in sapienza, età e grazia. Ma in fin dei conti non credo sia molto importante sapere di più, ciò che ci interessa è la sua missione, lo scopo della sua venuta tra noi. E la missione ha inizio con il suo battesimo:
[13]In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. [14]Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». [15]Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. [16]Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. [17]Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
Appena ricevuto il battesimo, Gesù non fa ritorno a Nazareth. Egli va alla ricerca di qualcuno che gli stia vicino, qualcuno che lo possa aiutare a diffondere la Buona Novella. I primi che egli chiama sono dei pescatori. Sono due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni.
Gesù li scorge vicino alle loro barche, pronti a prendere il largo per andare a pesca, e dice loro:”«Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
Nel Vangelo così leggiamo:
“Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”.
“Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”. Il Vangelo mette in risalto il fatto che i primi apostoli di Gesù “subito”, lo seguirono, non si sono messi li a pensare, a chiedere chiarimenti, a fare trattative. Sono quattro uomini che senza pensarci sopra, abbandonano tutto, rompono con la vita di prima per incominciarne un’altra tutta diversa.
Pietro: il suo nome è Simone, ma Gesù lo chiama Cefa (Pietro, in aramaico), con lui Gesù stabilisce rapporti più stretti e preferenziali. Per lui compie il miracolo della pesca:
« Un giorno mentre le turbe si affollavano intorno a Lui per ascoltare la parola di Dio ed Egli se ne stava presso il lago di Genesaret, vide due barche ferme in riva al lago, dalle quali erano scesi i pescatori per lavare le reti. E, salito su di una barca che era quella di Simone, lo pregò di allontanarsi un poco da terra. E stando a sedere si mise ad ammaestrare le turbe dalla barca. E finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e calate le vostre reti per la pesca». E Simone gli rispose: «Maestro, pur avendo lavorato tutta la notte, non abbiamo preso nulla; però sulla tua parola getterò la rete». E fatto che ebbero questo, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero segno ai compagni che erano in altra barca che venissero ad aiutarli. E vennero, e riempirono tutte e due le barche, al punto che quasi affondavano. Veduto ciò Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Allontanati da me, Signore, perché io sono uomo peccatore». Egli, infatti, e quanti si trovavano con lui erano rimasti stupefatti per la pesca dei pesci che avevano fatta, e lo stesso era avvenuto a Giacomo ed a Giovanni, figliuoli di Zebedeo, compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: «Non temere, da ora innanzi sarai pescatore di uomini». E tirate a riva le barche, abbandonata ogni cosa, lo seguirono. »
(Lc 5,1-11)
(pesca miracolosa)
Nella casa di Pietro, Gesù guarisce prima la suocera di lui, quindi i malati di ogni genere che vi sono condotti, e sempre nella casa Pietro, Gesù rimane ospite per mangiare e dormire. Egli è inoltre uno dei tre testimoni della resurrezione della figlia di Giairo, della Trasfigurazione e dell’agonia del Getsemani. La fede di quest’uomo viene rafforzata ancora dal miracolo della tempesta sedata, Gesù con una sola parola seda una violenta tempesta sul lago mentre gli uomini sono a pesca, chi è costui che ha il potere sulla natura?
[41]I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. [42]Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l’usanza; [43]ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. [44]Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; [45]non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. [46]Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. [47]E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. [48]Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». [49]Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». [50]Ma essi non compresero le sue parole.
[51]Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. [52]E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Da quello che ne sappiamo dunque, egli cresceva in sapienza, età e grazia. Ma in fin dei conti non credo sia molto importante sapere di più, ciò che ci interessa è la sua missione, lo scopo della sua venuta tra noi. E la missione ha inizio con il suo battesimo:
[13]In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. [14]Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». [15]Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. [16]Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. [17]Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
Appena ricevuto il battesimo, Gesù non fa ritorno a Nazareth. Egli va alla ricerca di qualcuno che gli stia vicino, qualcuno che lo possa aiutare a diffondere la Buona Novella. I primi che egli chiama sono dei pescatori. Sono due coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni.
Gesù li scorge vicino alle loro barche, pronti a prendere il largo per andare a pesca, e dice loro:”«Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
Nel Vangelo così leggiamo:
“Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”.
“Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”. Il Vangelo mette in risalto il fatto che i primi apostoli di Gesù “subito”, lo seguirono, non si sono messi li a pensare, a chiedere chiarimenti, a fare trattative. Sono quattro uomini che senza pensarci sopra, abbandonano tutto, rompono con la vita di prima per incominciarne un’altra tutta diversa.
Pietro: il suo nome è Simone, ma Gesù lo chiama Cefa (Pietro, in aramaico), con lui Gesù stabilisce rapporti più stretti e preferenziali. Per lui compie il miracolo della pesca:
« Un giorno mentre le turbe si affollavano intorno a Lui per ascoltare la parola di Dio ed Egli se ne stava presso il lago di Genesaret, vide due barche ferme in riva al lago, dalle quali erano scesi i pescatori per lavare le reti. E, salito su di una barca che era quella di Simone, lo pregò di allontanarsi un poco da terra. E stando a sedere si mise ad ammaestrare le turbe dalla barca. E finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e calate le vostre reti per la pesca». E Simone gli rispose: «Maestro, pur avendo lavorato tutta la notte, non abbiamo preso nulla; però sulla tua parola getterò la rete». E fatto che ebbero questo, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero segno ai compagni che erano in altra barca che venissero ad aiutarli. E vennero, e riempirono tutte e due le barche, al punto che quasi affondavano. Veduto ciò Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Allontanati da me, Signore, perché io sono uomo peccatore». Egli, infatti, e quanti si trovavano con lui erano rimasti stupefatti per la pesca dei pesci che avevano fatta, e lo stesso era avvenuto a Giacomo ed a Giovanni, figliuoli di Zebedeo, compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: «Non temere, da ora innanzi sarai pescatore di uomini». E tirate a riva le barche, abbandonata ogni cosa, lo seguirono. »
(Lc 5,1-11)
(pesca miracolosa)
Nella casa di Pietro, Gesù guarisce prima la suocera di lui, quindi i malati di ogni genere che vi sono condotti, e sempre nella casa Pietro, Gesù rimane ospite per mangiare e dormire. Egli è inoltre uno dei tre testimoni della resurrezione della figlia di Giairo, della Trasfigurazione e dell’agonia del Getsemani. La fede di quest’uomo viene rafforzata ancora dal miracolo della tempesta sedata, Gesù con una sola parola seda una violenta tempesta sul lago mentre gli uomini sono a pesca, chi è costui che ha il potere sulla natura?
“Il comandamento nuovo dell'amore”
19 gennaio 2011
Gesù nostro Signore ha tanto amato gli uomini, che si è incarnato, ha preso la nostra natura ed è vissuto in contatto quotidiano con poveri e ricchi, con giusti e peccatori, con giovani e vecchi, con gentili e giudei. Ha dialogato costantemente con tutti: con quelli che gli volevano bene e con quelli che cercavano solo il modo di travisare le sue parole, per condannarlo. — Cerca di comportarti anche tu come il Signore. (Forgia, 558)
Si comprendono benissimo l'impazienza, l'ansia, i desideri inquieti di coloro che, con un'anima naturalmente cristiana, non si rassegnano di fronte all'ingiustizia personale e sociale che il cuore umano è capace di creare. Sono tanti i secoli della convivenza degli uomini, e tanto è ancora l'odio, tante le distruzioni, tanto il fanatismo accumulato in occhi che non vogliono vedere e in cuori che non vogliono amare.
Vediamo i beni della terra divisi tra pochi e i beni della cultura chiusi in cenacoli ristretti. Fuori, c'è fame di pane e di dottrina; e le vite umane, che sono sante perché vengono da Dio, sono trattate come cose, come numeri statistici. Comprendo e condivido questa impazienza: essa mi spinge a guardare a Cristo che continua a invitarci a mettere in pratica il comandamento nuovo dell'amore.
Occorre riconoscere Cristo che ci viene incontro negli uomini, nostri fratelli. Nessuna vita umana è isolata; ogni vita si intreccia con altre vite. Nessuna persona è un verso a sé: tutti facciamo parte dello stesso poema divino che Dio scrive con il concorso della nostra libertà.
(E' Gesù che passa, 111)
don Pino
Gesù nostro Signore ha tanto amato gli uomini, che si è incarnato, ha preso la nostra natura ed è vissuto in contatto quotidiano con poveri e ricchi, con giusti e peccatori, con giovani e vecchi, con gentili e giudei. Ha dialogato costantemente con tutti: con quelli che gli volevano bene e con quelli che cercavano solo il modo di travisare le sue parole, per condannarlo. — Cerca di comportarti anche tu come il Signore. (Forgia, 558)
Si comprendono benissimo l'impazienza, l'ansia, i desideri inquieti di coloro che, con un'anima naturalmente cristiana, non si rassegnano di fronte all'ingiustizia personale e sociale che il cuore umano è capace di creare. Sono tanti i secoli della convivenza degli uomini, e tanto è ancora l'odio, tante le distruzioni, tanto il fanatismo accumulato in occhi che non vogliono vedere e in cuori che non vogliono amare.
Vediamo i beni della terra divisi tra pochi e i beni della cultura chiusi in cenacoli ristretti. Fuori, c'è fame di pane e di dottrina; e le vite umane, che sono sante perché vengono da Dio, sono trattate come cose, come numeri statistici. Comprendo e condivido questa impazienza: essa mi spinge a guardare a Cristo che continua a invitarci a mettere in pratica il comandamento nuovo dell'amore.
Occorre riconoscere Cristo che ci viene incontro negli uomini, nostri fratelli. Nessuna vita umana è isolata; ogni vita si intreccia con altre vite. Nessuna persona è un verso a sé: tutti facciamo parte dello stesso poema divino che Dio scrive con il concorso della nostra libertà.
(E' Gesù che passa, 111)
don Pino
lunedì 17 gennaio 2011
“Noi figli di Dio dobbiamo essere contemplativi”
Non condividerò mai — anche se la rispetto — l'opinione di chi separa l'orazione dalla vita attiva, come se fossero incompatibili. Noi figli di Dio dobbiamo essere contemplativi: persone che, in mezzo al frastuono della folla, sanno trovare il silenzio dell'anima in dialogo permanente con il Signore; e sanno guardarlo come si guarda un Padre, come si guarda un Amico, che si ama alla follia. (Forgia, 738)
Siatene pur certi, figli miei: qualsiasi specie di evasione dalle realtà oneste di tutti i giorni significa per voi uomini e donne del mondo, il contrario della volontà di Dio.
Dovete invece comprendere adesso - con una luce tutta nuova - che Dio vi chiama per servirlo nei compiti eattraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c'è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire.
A quegli universitari e a quegli operai che mi seguivano verso gli anni trenta, io solevo dire che dovevano sapermaterializzare la vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione - così frequente allora, e anche oggi - di condurre una specie di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene.
No, figli miei! Non ci può essere una doppia vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev'essere - nell'anima e nel corpo - santa e piena di Dio: questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali.
Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai. Per questo vi posso dire che la nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che sembrano più comuni, il loro nobile senso originario, metterle al servizio del Regno di Dio, spiritualizzarle, facendone mezzo e occasione del nostro incontro continuo con Gesù Cristo.
(Colloqui con Monsignor Escrivá, n. 114)
don Pino
Siatene pur certi, figli miei: qualsiasi specie di evasione dalle realtà oneste di tutti i giorni significa per voi uomini e donne del mondo, il contrario della volontà di Dio.
Dovete invece comprendere adesso - con una luce tutta nuova - che Dio vi chiama per servirlo nei compiti eattraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c'è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire.
A quegli universitari e a quegli operai che mi seguivano verso gli anni trenta, io solevo dire che dovevano sapermaterializzare la vita spirituale. Volevo allontanarli in questo modo dalla tentazione - così frequente allora, e anche oggi - di condurre una specie di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa e separata, la vita famigliare, professionale e sociale, fatta tutta di piccole realtà terrene.
No, figli miei! Non ci può essere una doppia vita, non possiamo essere come degli schizofrenici, se vogliamo essere cristiani: vi è una sola vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev'essere - nell'anima e nel corpo - santa e piena di Dio: questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali.
Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai. Per questo vi posso dire che la nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che sembrano più comuni, il loro nobile senso originario, metterle al servizio del Regno di Dio, spiritualizzarle, facendone mezzo e occasione del nostro incontro continuo con Gesù Cristo.
(Colloqui con Monsignor Escrivá, n. 114)
don Pino
La mia vita invoca Dio
Sono irritato con me;
vorrei e non vorrei;
desidero e non desidero;
prometto e non mantengo;
prego e non ho fiducia;
credo in Cristo
e lo temo... oh, sì!
Io porto in me lo stimolo del mondo!
L’universo intero
mi tormenta e mi esalta:
il mistero della storia
mi scarnifica e mi stupisce;
l’aldilà mi spaventa e mi attrae...
La mia vita
non è che un’ombra scialba
che invoca Dio.
NICOLINO SARALE
vorrei e non vorrei;
desidero e non desidero;
prometto e non mantengo;
prego e non ho fiducia;
credo in Cristo
e lo temo... oh, sì!
Io porto in me lo stimolo del mondo!
L’universo intero
mi tormenta e mi esalta:
il mistero della storia
mi scarnifica e mi stupisce;
l’aldilà mi spaventa e mi attrae...
La mia vita
non è che un’ombra scialba
che invoca Dio.
NICOLINO SARALE
Spirito d'Amore vieni in me
O Spirito d'amore, scendi sopra di me: rendi la mia anima una immagine vivente di Gesù, perché Egli possa rinnovarvi tutto il suo mistero.
E Tu, o Padre, chinati su questa tua piccola creatura, coprila con l'ombra del tuo Spirito e guarda in lei unicamente il figlio tuo prediletto, nel quale hai riposto tutte le tue compiacenze.
O mio Dio Trinità, mio tutto, mia beatitudine, immensità in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda.
Immergetevi in me perché io mi immerga in voi, in attesa di venire a contemplare, nella vostra luce, l'abisso delle vostre grandezze.
Amen.
Elisabetta della Trinità
E Tu, o Padre, chinati su questa tua piccola creatura, coprila con l'ombra del tuo Spirito e guarda in lei unicamente il figlio tuo prediletto, nel quale hai riposto tutte le tue compiacenze.
O mio Dio Trinità, mio tutto, mia beatitudine, immensità in cui mi perdo, mi consegno a voi come una preda.
Immergetevi in me perché io mi immerga in voi, in attesa di venire a contemplare, nella vostra luce, l'abisso delle vostre grandezze.
Amen.
Elisabetta della Trinità
domenica 16 gennaio 2011
Il Dio della sofferenza
Il Dio che viene ad incontrarci nella Bibbia non regna, indifferente alla sofferenza umana, in una lontananza beata. E' un Dio che, al contrario, si prende a cuore tutta questa sofferenza. Lui la conosce (Es 3,7). La notizia di Dio che si fa uomo in Gesù non ci lascia di sasso: Dio viene nel cuore della nostra vita, si lascia toccare dalla nostra sofferenza umana, si pone con noi le nostre domande, si compenetra della nostra disperazione: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34). Giovanni Battista dice di Gesù: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. Ecco questo Dio che si lascia ferire dalla cattiveria dell’uomo, che si lascia commuovere dalla sofferenza di questa terra.
Egli ha voluto avvicinarsi il più possibile a noi, è nel seno della nostra vita, con i suoi dolori e le sue contraddizioni, le sue falle e i suoi abissi.
È in questo che la nostra fede cristiana si distingue da qualsiasi altra religione. Gesù sulla croce - Dio nel mezzo della sofferenza umana: questa notizia è per noi un’incredibile consolazione. È vicino al mio dolore, egli mi capisce, sa come mi sento. Questa notizia implica allo stesso tempo un’esistenza scomoda: impegnati per coloro che, nel nostro mondo, stanno affondando, che naufragano nell’anonimato, che sono torturati, che vengono assassinati, che muoiono di fame o deperiscono... Sono tutti tuoi fratelli e tue sorelle!
Egli ha voluto avvicinarsi il più possibile a noi, è nel seno della nostra vita, con i suoi dolori e le sue contraddizioni, le sue falle e i suoi abissi.
È in questo che la nostra fede cristiana si distingue da qualsiasi altra religione. Gesù sulla croce - Dio nel mezzo della sofferenza umana: questa notizia è per noi un’incredibile consolazione. È vicino al mio dolore, egli mi capisce, sa come mi sento. Questa notizia implica allo stesso tempo un’esistenza scomoda: impegnati per coloro che, nel nostro mondo, stanno affondando, che naufragano nell’anonimato, che sono torturati, che vengono assassinati, che muoiono di fame o deperiscono... Sono tutti tuoi fratelli e tue sorelle!
In Comunione
Fa', o Padre, che una positività totale guidi il mio animo, in qualsiasi condizione mi trovi, qualunque rimorso abbia, qualunque ingiustizia senta pesare su di me, qualunque oscurità mi circondi, qualunque inimicizia, qualunque morte mi assalga, perché Tu che hai fatto tutti gli esseri sei per il bene. Tu sei l'ipotesi positiva su tutto ciò che io vivo.
[Giussani]
[Giussani]
sabato 15 gennaio 2011
VANGELO DEL GIORNO
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Sabato 15 Gennaio 2011
Sabato della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Santo(i) del giorno : B. NICOLA GROSS, Martire del nazismo
Meditazione del giorno
Sant'Agostino : « Egli, alzatosi, lo seguì »
Lettera agli Ebrei 4,12-16.
Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto. Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
Salmi 19,8.9.10.15.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice.
Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi.
Il timore del Signore è puro, dura sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 2,13-17.
Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».
Traduzione liturgica della Bibbia
Sabato 15 Gennaio 2011
Sabato della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Santo(i) del giorno : B. NICOLA GROSS, Martire del nazismo
Meditazione del giorno
Sant'Agostino : « Egli, alzatosi, lo seguì »
Lettera agli Ebrei 4,12-16.
Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto. Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
Salmi 19,8.9.10.15.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice.
Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi.
Il timore del Signore è puro, dura sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 2,13-17.
Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?». Avendo udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori».
Traduzione liturgica della Bibbia
La creazione vista in analogia al mistero trinitario
In rapporto alla terra, Dio la creò prima ancora di ornarla, prima di mettere a nudo la sua bellezza. «Essa era invisibile e incomposta, e le tenebre ricoprivano l’abisso ».
Vi erano tenebre perché la luce non c’era. Infatti la luce non era ancora stata fatta.
« Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2), lui pure creatore, non disgiunto dal Padre e dal Verbo unigenito.
Ed ecco, se prestiamo attenzione, ci è presentata la Trinità. Dove infatti è detto: «In principio creò» (Gn 1,1), va intesa la sostanza. Del Padre e dei Figlio: Dio Padre nel Figlio principio. Rimane lo Spirito perché la Trinità sia completa: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.
E Dio disse» (Gn 1,2-3). A chi si rivolse Dio? Prima che la creatura esistesse, vi era chi lo udisse? C’era, si dice.
Domando: chi c’era? Lo stesso Figlio di Dio. Dunque Dio parlò ai Figlio. Con quale verbo ha parlato al Verbo? Se infatti già era Figlio, ii che nessun cristiano mette in dubbio, egli era anche Verbo. II Figlio era il Verbo e il Padre parlava al Verbo.
Agostino d’Ippona
Vi erano tenebre perché la luce non c’era. Infatti la luce non era ancora stata fatta.
« Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2), lui pure creatore, non disgiunto dal Padre e dal Verbo unigenito.
Ed ecco, se prestiamo attenzione, ci è presentata la Trinità. Dove infatti è detto: «In principio creò» (Gn 1,1), va intesa la sostanza. Del Padre e dei Figlio: Dio Padre nel Figlio principio. Rimane lo Spirito perché la Trinità sia completa: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.
E Dio disse» (Gn 1,2-3). A chi si rivolse Dio? Prima che la creatura esistesse, vi era chi lo udisse? C’era, si dice.
Domando: chi c’era? Lo stesso Figlio di Dio. Dunque Dio parlò ai Figlio. Con quale verbo ha parlato al Verbo? Se infatti già era Figlio, ii che nessun cristiano mette in dubbio, egli era anche Verbo. II Figlio era il Verbo e il Padre parlava al Verbo.
Agostino d’Ippona
venerdì 14 gennaio 2011
IL FRUTTO DEL SILENZIO E’ LA PREGHIERA.
Comincio sempre la mia preghiera in silenzio, perché è nel silenzio del cuore che Dio parla. Dio è amico del silenzio: dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta non è quello che diciamo noi, ma quello che Egli dice a noi e attraverso di noi.
La preghiera alimenta l’anima: essa sta all’anima come il sangue sta al corpo, e porta più vicini a Dio. Dona inoltre un cuore limpido e puro. Un cuore limpido può vedere Dio, può parlare a Dio e può vedere l’amore di Dio negli altri. Quando hai un cuore limpido, vuol dire che sei aperto e onesto con Dio, che non Gli stai nascondendo nulla, e ciò consente a Lui di prendere da te quello che vuole. […]
Esiste un solo Dio ed Egli è il Dio di tutti. E’ importante, dunque, che ognuno venga considerato uguale davanti a Lui. Ho sempre detto che dovremmo aiutare un hindu a diventare un hindu migliore, un musulmano migliore, un cattolico a diventare un cattolico migliore.
m.Teresa di Calcutta
La preghiera alimenta l’anima: essa sta all’anima come il sangue sta al corpo, e porta più vicini a Dio. Dona inoltre un cuore limpido e puro. Un cuore limpido può vedere Dio, può parlare a Dio e può vedere l’amore di Dio negli altri. Quando hai un cuore limpido, vuol dire che sei aperto e onesto con Dio, che non Gli stai nascondendo nulla, e ciò consente a Lui di prendere da te quello che vuole. […]
Esiste un solo Dio ed Egli è il Dio di tutti. E’ importante, dunque, che ognuno venga considerato uguale davanti a Lui. Ho sempre detto che dovremmo aiutare un hindu a diventare un hindu migliore, un musulmano migliore, un cattolico a diventare un cattolico migliore.
m.Teresa di Calcutta
Nell’amore del prossimo c’è Dio
“Che vi sappiate perdonare”
Con quanta insistenza l'Apostolo San Giovanni predicava il “mandatum novum”! — “Amatevi gli uni gli altri!”. — Mi metterei in ginocchio, senza far scena — me lo grida il cuore —, per chiedervi per amor di Dio di volervi bene, di aiutarvi, di darvi la mano, di sapervi perdonare. — Pertanto, respingete la superbia, siate compassionevoli, abbiate carità; prestatevi mutuamente l'aiuto della preghiera e dell'amicizia sincera. (Forgia, 454)
Gesù Cristo, Signore nostro, si è incarnato e ha assunto la nostra natura per proporsi all'umanità come modello di tutte le virtù. Imparate da me — è l'invito — che sono mite e umile di cuore [Mt 11, 29].
In seguito, quando spiega agli Apostoli il segno da cui saranno riconosciuti come cristiani, non dice: «Perché siete umili». Egli è la purezza più sublime, l'Agnello immacolato. Nulla poteva macchiare la sua santità perfetta, senza ombra [Cfr Gv 8, 46]. Eppure non dice: «Capiranno che siete miei discepoli perché siete casti e puri». Ha camminato per il mondo nel più completo distacco dai beni della terra Egli era il Creatore e il Signore dell'universo, e non aveva neppure dove posare il capo [Cfr Mt 8, 20]. Ma non dice: «Vi riconosceranno come miei, perché non vi siete attaccati alle ricchezze». Rimane per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, digiunando rigorosamente [Cfr Mt 4, 2], prima di dedicarsi alla predicazione del Vangelo. E, ancora, non dice ai suoi: «Capiranno che servite il Signore perché non siete mangioni né beoni». La caratteristica distintiva degli Apostoli, dei veri cristiani di ogni tempo, l'abbiamo ascoltata: Da questo — proprio da questo — tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri [Gv 13, 35].
Trovo perfettamente logico che i figli di Dio siano sempre rimasti colpiti — anche tu e io lo siamo, in questo momento — da quel modo di insistere del Maestro. Il Signore non stabilisce, come prova della fedeltà dei suoi discepoli, i prodigi e i miracoli strepitosi, benché abbia loro conferito il potere di compierli, nello Spirito Santo. Che cosa dice loro? Capiranno che siete miei discepoli se vi amerete reciprocamente [San Basilio, Regulae fusius tractatae, 3, 1].
don Pino
Con quanta insistenza l'Apostolo San Giovanni predicava il “mandatum novum”! — “Amatevi gli uni gli altri!”. — Mi metterei in ginocchio, senza far scena — me lo grida il cuore —, per chiedervi per amor di Dio di volervi bene, di aiutarvi, di darvi la mano, di sapervi perdonare. — Pertanto, respingete la superbia, siate compassionevoli, abbiate carità; prestatevi mutuamente l'aiuto della preghiera e dell'amicizia sincera. (Forgia, 454)
Gesù Cristo, Signore nostro, si è incarnato e ha assunto la nostra natura per proporsi all'umanità come modello di tutte le virtù. Imparate da me — è l'invito — che sono mite e umile di cuore [Mt 11, 29].
In seguito, quando spiega agli Apostoli il segno da cui saranno riconosciuti come cristiani, non dice: «Perché siete umili». Egli è la purezza più sublime, l'Agnello immacolato. Nulla poteva macchiare la sua santità perfetta, senza ombra [Cfr Gv 8, 46]. Eppure non dice: «Capiranno che siete miei discepoli perché siete casti e puri». Ha camminato per il mondo nel più completo distacco dai beni della terra Egli era il Creatore e il Signore dell'universo, e non aveva neppure dove posare il capo [Cfr Mt 8, 20]. Ma non dice: «Vi riconosceranno come miei, perché non vi siete attaccati alle ricchezze». Rimane per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto, digiunando rigorosamente [Cfr Mt 4, 2], prima di dedicarsi alla predicazione del Vangelo. E, ancora, non dice ai suoi: «Capiranno che servite il Signore perché non siete mangioni né beoni». La caratteristica distintiva degli Apostoli, dei veri cristiani di ogni tempo, l'abbiamo ascoltata: Da questo — proprio da questo — tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri [Gv 13, 35].
Trovo perfettamente logico che i figli di Dio siano sempre rimasti colpiti — anche tu e io lo siamo, in questo momento — da quel modo di insistere del Maestro. Il Signore non stabilisce, come prova della fedeltà dei suoi discepoli, i prodigi e i miracoli strepitosi, benché abbia loro conferito il potere di compierli, nello Spirito Santo. Che cosa dice loro? Capiranno che siete miei discepoli se vi amerete reciprocamente [San Basilio, Regulae fusius tractatae, 3, 1].
don Pino
La Parola del giorno
Lettera agli Ebrei 4,1-5.11.
Dobbiamo dunque temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato. Infatti noi che abbiamo creduto possiamo entrare in quel riposo, secondo ciò che egli ha detto: Sicché ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo! Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in qualche luogo a proposito del settimo giorno: E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le opere sue. E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.
Salmi 78,3.4.6-7.8.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato,
non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto.
perché le sappia la generazione futura, i figli che nasceranno. Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma osservino i suoi comandi.
Non siano come i loro padri, generazione ribelle e ostinata, generazione dal cuore incostante e dallo spirito infedele a Dio.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 2,1-12.
Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Traduzione liturgica della Bibbia
Dobbiamo dunque temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al pari di quelli, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però ad essi la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti nella fede a quelli che avevano ascoltato. Infatti noi che abbiamo creduto possiamo entrare in quel riposo, secondo ciò che egli ha detto: Sicché ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo! Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in qualche luogo a proposito del settimo giorno: E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le opere sue. E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.
Salmi 78,3.4.6-7.8.
Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato,
non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto.
perché le sappia la generazione futura, i figli che nasceranno. Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma osservino i suoi comandi.
Non siano come i loro padri, generazione ribelle e ostinata, generazione dal cuore incostante e dallo spirito infedele a Dio.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 2,1-12.
Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Traduzione liturgica della Bibbia
giovedì 13 gennaio 2011
Tacere
Tacere nell’offesa
è saper conservare
le proprie forze.
Tacere nella preghiera
è l’estasi della preghiera:
quando si ama molto
non lo si sa esprimere.
Tacere nella sofferenza
è adorazione, abbandono cieco
di se stessi all’Amore.
Tacere nel lavoro
è abitare anticipatamente nei cieli,
perché l’unica occupazione dei beati
è di amare in silenzio.
Tacere di se stessi
è sapersi dimenticare.
Tacere nelle contraddizioni
è umiltà.
Tacere con se stessi
è vivere in Dio,
nella solitudine infinita
in cui egli abita.
SUOR MARIA TERESA DELL’EUCARESTIA
è saper conservare
le proprie forze.
Tacere nella preghiera
è l’estasi della preghiera:
quando si ama molto
non lo si sa esprimere.
Tacere nella sofferenza
è adorazione, abbandono cieco
di se stessi all’Amore.
Tacere nel lavoro
è abitare anticipatamente nei cieli,
perché l’unica occupazione dei beati
è di amare in silenzio.
Tacere di se stessi
è sapersi dimenticare.
Tacere nelle contraddizioni
è umiltà.
Tacere con se stessi
è vivere in Dio,
nella solitudine infinita
in cui egli abita.
SUOR MARIA TERESA DELL’EUCARESTIA
" Che Cristo abiti per la fede nel nostro cuore!"
Ho potuto provare l’amore immenso di Dio che tocca l’anima quando preghi con fede e ti concentri nel Signore in silenzio riflettendo sul suo amore. L’amore di Dio mi faceva andare oltre le sofferenze, le angosce e paure. Ho sperimentato, spero che non sia stata solo impressione, ma credo che sia impossibile perche sentivo una pace intima inspiegabile e non volevo più andarmene via dal Tabernacolo. Ho capito che Cristo è nella mia vita, molto di più di quello che pensavo, il Cristo dei miracoli, dei segni, delle beatitudini. Ho scoperto, spero di non dimenticarlo mai più, che la dimensione del mio amore per Cristo, e la voglia di voler per lui, fare del bene sempre a coloro che lui mi mette davanti, si è fatta presente e sembrava che la toccavo. E’ vero allora che l’amore “vero” per Cristo, quello che dimentica l’interesse, ricostruisce dentro di noi la sua abitazione. Ravviva la certezza che siamo niente di meno che “tempio dello Spirito Santo”.
Egli è l’amato della mia anima. È questo amore che mi da forza per sopportare le tribolazioni della vita, e della mia vita di sacerdote. Amarlo ci fa bene! Guardate, se l’andiamo a trovare egli si fa trovare, facciamola diventare un abitudine giornaliera. Gesù ha un ordine per noi: amarlo senza aspettare il domani e l’impossibile in lui si farà sempre possibile. Che Cristo abiti per la fede nel nostro cuore!
Gesù, io confido in te!
Don Tonino Lima.
Egli è l’amato della mia anima. È questo amore che mi da forza per sopportare le tribolazioni della vita, e della mia vita di sacerdote. Amarlo ci fa bene! Guardate, se l’andiamo a trovare egli si fa trovare, facciamola diventare un abitudine giornaliera. Gesù ha un ordine per noi: amarlo senza aspettare il domani e l’impossibile in lui si farà sempre possibile. Che Cristo abiti per la fede nel nostro cuore!
Gesù, io confido in te!
Don Tonino Lima.
mercoledì 12 gennaio 2011
" La Grazia necessaria! " .
Vedi come Gesù, il Signore, esercita il suo comando sui suoi servi: quando Egli ci consegna una missione piccola o grande che sia, per la nostra vita, quando ci sono situazioni difficili, apparentemente non risolvibili, quello che fa è inviare di forma nuova lo Spirito Santo perche i suoi servi possano affrontare la situazione e vincere con Lui. Ad ogni situazione nuova, ad ogni missione, ad ogni calvario, ad ogni “impossibile” il Signore invia una nuova effusione dello Spirito Santo. Quest’invio è forte, molto presente, ci prende in pieno. Basta volerlo, basta lasciarlo agire nella sua discrezione nella nostra anima. E qui possiamo chiamare nuova presenza dello Spirito Santo di Dio in noi.
E’ una grazia straordinaria e necessaria per te, per riuscire a saltare le difficoltà della vita! Per affrontare le situazioni, le sofferenze, come Stefano, Paolo, Pietro, Giacomo … nella chiesa primitiva, nei primi cristiani.
Il Signore sta facendo in modo che noi cristiani ritorniamo a vivere sotto l’azione del suo Spirito. Il contrario può essere rischioso, ci limitiamo al necessario e quando arrivano le situazioni da vivere, rischiamo appunto di perderci. Non facciamo passare la grazia del suo amore che ci vuole amare. Lasciamoci amare da Lui! Per questo non impedirlo. Al contrario, apriti alla grazia, alla presenza di Dio in te!
Gesù, io confidoi in te!
don Tonino Lima.
Signore fammi vivere sempre nella tua Grazia !
E’ una grazia straordinaria e necessaria per te, per riuscire a saltare le difficoltà della vita! Per affrontare le situazioni, le sofferenze, come Stefano, Paolo, Pietro, Giacomo … nella chiesa primitiva, nei primi cristiani.
Il Signore sta facendo in modo che noi cristiani ritorniamo a vivere sotto l’azione del suo Spirito. Il contrario può essere rischioso, ci limitiamo al necessario e quando arrivano le situazioni da vivere, rischiamo appunto di perderci. Non facciamo passare la grazia del suo amore che ci vuole amare. Lasciamoci amare da Lui! Per questo non impedirlo. Al contrario, apriti alla grazia, alla presenza di Dio in te!
Gesù, io confidoi in te!
don Tonino Lima.
Signore fammi vivere sempre nella tua Grazia !
VANGELO DEL GIORNO
Mercoledì 12 Gennaio 2011
Mercoledì della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Santo(i) del giorno : S. ANTONIO MARIA PUCCI, Sacerdote
Meditazione del giorno
Omelia del 5o secolo sulla preghiera : « Si ritirò in un luogo deserto e là pregava »
Lettera agli Ebrei 2,14-18.
Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Salmi 105(104),1-9.
Alleluia. Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio, su tutta la terra i suoi giudizi.
Ricorda sempre la sua alleanza: parola data per mille generazioni,
l'alleanza stretta con Abramo e il suo giuramento ad Isacco.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,29-39.
E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Traduzione liturgica della Bibbia
Mercoledì della I settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Santo(i) del giorno : S. ANTONIO MARIA PUCCI, Sacerdote
Meditazione del giorno
Omelia del 5o secolo sulla preghiera : « Si ritirò in un luogo deserto e là pregava »
Lettera agli Ebrei 2,14-18.
Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Salmi 105(104),1-9.
Alleluia. Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi.
Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiute, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
voi stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio, su tutta la terra i suoi giudizi.
Ricorda sempre la sua alleanza: parola data per mille generazioni,
l'alleanza stretta con Abramo e il suo giuramento ad Isacco.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,29-39.
E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Traduzione liturgica della Bibbia
martedì 11 gennaio 2011
Donna, ecco tuo figlio...
L'evangelista Giovanni, come testimone oculare, racconta un episodio che lascia con il fiato sospeso.
Riferisce che "stavano presso la Croce di Gesù Sua Madre, la sorella di Sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala".
Lo sguardo di Gesù, in questo momento, è appannato, la mente è lacerata dal dolore dei chiodi che trafiggono al vivo le mani e i pieedi, il respiro è soffocato dalla terribile posizione imposta dal patibolo...ma Gesù è Dio!
Egli scruta il cuore di Maria, egli conosce i suoi sentimenti, egli sà che Maria è lì accanto alla Croce nell'umiltà della fede.
Gesù legge nell'anima limpida di Sua Madre e vede che, in mezzo alla bufera del Calvario, ella resta incrollabilmente appoggiata alla certezza che Dio è amore: Maria lo vede questo amore, lo osserva con l'occhio appassionato della Madre, lo vede inchiodato alla Croce questo Amore e...ripete il Suo SI', fresco come nel giorno dell'Annunciazione.
E Gesù, che stà vivendo l'ora della massima manifestazione di Dio-Amore così come Giovanni ha ricordato all'inizio del racocnto della Passione, pronuncia alcune parole che vanno obbligatoriamente lette nella logica dell'ORA: l'ora, cioè, in cui Gesù ama fino al compimento!
In quest'ora "Gesù, vedendo la Madre e lì accanto a lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".
Poi disse al discepolo: "Ecco la tua Madre!". E da quell momento il discepolo la prese nella sua casa.
Lilly
Angelo Comastri
Riferisce che "stavano presso la Croce di Gesù Sua Madre, la sorella di Sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala".
Lo sguardo di Gesù, in questo momento, è appannato, la mente è lacerata dal dolore dei chiodi che trafiggono al vivo le mani e i pieedi, il respiro è soffocato dalla terribile posizione imposta dal patibolo...ma Gesù è Dio!
Egli scruta il cuore di Maria, egli conosce i suoi sentimenti, egli sà che Maria è lì accanto alla Croce nell'umiltà della fede.
Gesù legge nell'anima limpida di Sua Madre e vede che, in mezzo alla bufera del Calvario, ella resta incrollabilmente appoggiata alla certezza che Dio è amore: Maria lo vede questo amore, lo osserva con l'occhio appassionato della Madre, lo vede inchiodato alla Croce questo Amore e...ripete il Suo SI', fresco come nel giorno dell'Annunciazione.
E Gesù, che stà vivendo l'ora della massima manifestazione di Dio-Amore così come Giovanni ha ricordato all'inizio del racocnto della Passione, pronuncia alcune parole che vanno obbligatoriamente lette nella logica dell'ORA: l'ora, cioè, in cui Gesù ama fino al compimento!
In quest'ora "Gesù, vedendo la Madre e lì accanto a lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".
Poi disse al discepolo: "Ecco la tua Madre!". E da quell momento il discepolo la prese nella sua casa.
Lilly
Angelo Comastri
lunedì 10 gennaio 2011
« Il tempo è compiuto... Seguitemi » (meditazione).
Il bambino del presepio è il Re dei re, colui che regge la vita e la morte. Egli dice: «Seguimi» e chi non è con lui è contro di lui (Lc 11,23). Questo egli disse anche per noi e ci colloca di fronte alla scelta fra luce e tenebre. Ignoriamo dove il divino Bambino vuole condurci su questa terra, e non conviene domandarlo prima che sia il tempo. Sappiamo invece che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28), e che la strada tracciata dal Signore conduce aldilà di questa terra.
Assumendo un corpo, il Creatore del genere umano ci offre la sua divinità. Dio si è fatto uomo perché gli uomini possano diventare figli di Dio. «O meraviglioso scambio!» Al fine di questa opera il Salvatore è venuto nel mondo. Uno di noi aveva rotto il legame della nostra filiazione con Dio. Uno di noi doveva riannodarlo ed espiare la colpa. Nessun germoglio dell'antica stirpe, malata e degenere poteva farlo. Occorreva che su questo tronco fosse innestata una pianta nuova, sana e nobile. Egli è divenuto uno di noi, e contemporaneamente più di questo: una sola cosa con noi. Proprio questo nel genere umano è meraviglioso: che cioè siamo tutti una sola cosa... Egli è venuto per formare con noi un corpo misterioso: essendo lui il Capo, e noi le sue membra (Ef 5,23-30).
Se accettiamo di mettere le mani nelle mani del divino Bambino, se rispondiamo «Sì» al suo «Seguimi», allora siamo suoi e la via è libera perché passi in noi la sua vita divina. Tale è l'inizio della vita eterna in noi. Non è ancora la visione beatifica nella luce della gloria, è ancora l'oscurità della fede; ma non è più l'oscurità di questo mondo – e questo è essere già nel Regno di Dio
S.Benedetta della Croce
Assumendo un corpo, il Creatore del genere umano ci offre la sua divinità. Dio si è fatto uomo perché gli uomini possano diventare figli di Dio. «O meraviglioso scambio!» Al fine di questa opera il Salvatore è venuto nel mondo. Uno di noi aveva rotto il legame della nostra filiazione con Dio. Uno di noi doveva riannodarlo ed espiare la colpa. Nessun germoglio dell'antica stirpe, malata e degenere poteva farlo. Occorreva che su questo tronco fosse innestata una pianta nuova, sana e nobile. Egli è divenuto uno di noi, e contemporaneamente più di questo: una sola cosa con noi. Proprio questo nel genere umano è meraviglioso: che cioè siamo tutti una sola cosa... Egli è venuto per formare con noi un corpo misterioso: essendo lui il Capo, e noi le sue membra (Ef 5,23-30).
Se accettiamo di mettere le mani nelle mani del divino Bambino, se rispondiamo «Sì» al suo «Seguimi», allora siamo suoi e la via è libera perché passi in noi la sua vita divina. Tale è l'inizio della vita eterna in noi. Non è ancora la visione beatifica nella luce della gloria, è ancora l'oscurità della fede; ma non è più l'oscurità di questo mondo – e questo è essere già nel Regno di Dio
S.Benedetta della Croce
L'azione del demonio sulle creature di Dio ha un limite
1. che esistano fatti strani è indubitabile, a meno che non si vogliano mettere in discussine tante vicende legate alla vita di molti santi, come ad esempio quella del Santo Curato d’Ars.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28)” (CCC 395).
2. Possiamo pensare che Dio permetta tali cose per istruirci e richiamarci sulla necessità di essere vigilanti e di vivere in grazia.
Se si vive in grazia non si ha nulla da temere, dal momento che Dio stesso ha detto per bocca di san Giacomo: “Sottomettevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gc 4,7).
3. Il peccato è una tacita alleanza con il nostro avversario che “come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” (l Pt 5,8).
Per non rimanerne vittime è necessario “resistergli saldi nella fede” (l Pt 5,8).
Commettere peccato è la stessa cosa che aprirgli le porte e le finestre della nostra vita perché possa fare le sue incursioni
4. Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia ricorda il legame tra il diavolo e il peccato quando afferma che il peccato è in se stesso un mistero, perché in esso interagiscono “fattori per i quali esso si situa al di là dell’umano, nella zona di confine dove la coscienza, la volontà e la sensibilità dell’uomo sono in contatto con forze oscure che, secondo S. Paolo (Rm 7,7-25; Ef 2,2; 6,12) agiscono nel mondo fin quasi a signoreggiarlo” (RP 14).
Sicché sembrerebbe che l’uomo, quando pecca, non sia mai solo, ma cooperi con un mondo ostile a Dio.
S. Paolo parla di mistero dell’iniquità (2 Ts 2,7).
5. A questo legame allude S. Giovanni quando in maniera secca dice: “Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin da principio” (1 Gv 3,8), ed è figlio del diavolo: “Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello” (1 Gv 3,10). Gesù stesso dice: “Voi avete per padre il diavolo” (Gv 8,44).
Evidentemente si viene dal diavolo non per generazione, ma per imitazione.
6. Come vedi, non solo i Santi sono tormentati dal diavolo. Ma molto più, sebbene non se ne accorgano, coloro che commettono il peccato.
La schiavitù del peccato è la stessa cosa che la schiavitù del diavolo. E Gesù ha detto: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).
7. Mi chiedi se l’azione del diavolo abbia un limite.
La risposta è chiara: senza dubbio.
Il diavolo non è un anti-Dio, un principio co-eterno a Dio.
No, è una creatura di Dio: non in quanto diavolo, evidentemente, ma in quanto angelo.
Dio potrebbe ridurlo al nulla da cui lo ha tratto. Se gli lascia una certa libertà d’azione, gliela lascia solo nei limiti da Lui stesso stabiliti e sempre, infine, per una Sua maggior gloria.
Dice Sant’Agostino: “Il diavolo vorrebbe molto spesso nuocere, ma non può, Perché il suo potere è sottomesso a un altro potere. Se il diavolo potesse nuocere a suo piacimento, non rimarrebbero più giusti sulla terra” (Enarrationes in Psalmos, Salmo 8).
don Angelo
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28)” (CCC 395).
2. Possiamo pensare che Dio permetta tali cose per istruirci e richiamarci sulla necessità di essere vigilanti e di vivere in grazia.
Se si vive in grazia non si ha nulla da temere, dal momento che Dio stesso ha detto per bocca di san Giacomo: “Sottomettevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gc 4,7).
3. Il peccato è una tacita alleanza con il nostro avversario che “come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” (l Pt 5,8).
Per non rimanerne vittime è necessario “resistergli saldi nella fede” (l Pt 5,8).
Commettere peccato è la stessa cosa che aprirgli le porte e le finestre della nostra vita perché possa fare le sue incursioni
4. Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia ricorda il legame tra il diavolo e il peccato quando afferma che il peccato è in se stesso un mistero, perché in esso interagiscono “fattori per i quali esso si situa al di là dell’umano, nella zona di confine dove la coscienza, la volontà e la sensibilità dell’uomo sono in contatto con forze oscure che, secondo S. Paolo (Rm 7,7-25; Ef 2,2; 6,12) agiscono nel mondo fin quasi a signoreggiarlo” (RP 14).
Sicché sembrerebbe che l’uomo, quando pecca, non sia mai solo, ma cooperi con un mondo ostile a Dio.
S. Paolo parla di mistero dell’iniquità (2 Ts 2,7).
5. A questo legame allude S. Giovanni quando in maniera secca dice: “Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin da principio” (1 Gv 3,8), ed è figlio del diavolo: “Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello” (1 Gv 3,10). Gesù stesso dice: “Voi avete per padre il diavolo” (Gv 8,44).
Evidentemente si viene dal diavolo non per generazione, ma per imitazione.
6. Come vedi, non solo i Santi sono tormentati dal diavolo. Ma molto più, sebbene non se ne accorgano, coloro che commettono il peccato.
La schiavitù del peccato è la stessa cosa che la schiavitù del diavolo. E Gesù ha detto: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).
7. Mi chiedi se l’azione del diavolo abbia un limite.
La risposta è chiara: senza dubbio.
Il diavolo non è un anti-Dio, un principio co-eterno a Dio.
No, è una creatura di Dio: non in quanto diavolo, evidentemente, ma in quanto angelo.
Dio potrebbe ridurlo al nulla da cui lo ha tratto. Se gli lascia una certa libertà d’azione, gliela lascia solo nei limiti da Lui stesso stabiliti e sempre, infine, per una Sua maggior gloria.
Dice Sant’Agostino: “Il diavolo vorrebbe molto spesso nuocere, ma non può, Perché il suo potere è sottomesso a un altro potere. Se il diavolo potesse nuocere a suo piacimento, non rimarrebbero più giusti sulla terra” (Enarrationes in Psalmos, Salmo 8).
don Angelo
domenica 9 gennaio 2011
Ditelo prima
Lui era un omone robusto, dalla voce tonante e i modi bruschi.
Lei era una donna dolce e delicata. Si erano sposati. Lui non le faceva mancare nulla, lei accudiva la casa ed educava i figli. Loro crebbero, si sposarono, se ne andarono.
Una storia come tante.
Ma quando tutti i figli furono sistemati, la donna perse il sorriso, divenne sempre più esile, non riusciva più a mangiare e in breve non si alzò più dal letto.
Preoccupato, il marito la fece ricoverare in ospedale.
Vennero al suo capezzale medici e specialisti famosi. Nessuno riusciva a scoprire il genere di malattia.
Scuotevano la testa e dicevano: "Mah!".
L'ultimo specialista prese da parte l'omone e gli disse: "Direi semplicemente che sua moglie non ha più voglia di vivere!".
Senza dire una parola, l'omone si sedette accanto al letto della moglie e le prese la mano. Una manina sottile che scomparve nella manona dell'uomo.
Poi, con la sua voce tonante, disse deciso: "Tu non morirai!".
"Perchè?", chiese lei, in un soffio lieve.
"Perchè io ho bisogno di te!".
"E perchè non me l'hai mai detto prima?".
Da quel momento la donna cominciò a migliorare. E oggi stà benissimo.
Mentre medici e specialisti continuano a chiedersi che razza di malattia avesse e quale straordinaria medicina l'avesse fatta guarire così in fretta.
Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l'ami. Fallo subito. Non pensare: "Ma mia madre, mia moglie, mio figlio lo sanno già".
Forse lo sanno, ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere? Non guardare l'ora, prendi il telefono: "Sono io, voglio dirti che ti voglio bene".
Stringi la mano della persona che ami e dillo: "Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene".
L'amore è la vita. Vi è una terradei morti e una terra dei vivi.
Chi li distingue è l'amore.
Lilly
Lei era una donna dolce e delicata. Si erano sposati. Lui non le faceva mancare nulla, lei accudiva la casa ed educava i figli. Loro crebbero, si sposarono, se ne andarono.
Una storia come tante.
Ma quando tutti i figli furono sistemati, la donna perse il sorriso, divenne sempre più esile, non riusciva più a mangiare e in breve non si alzò più dal letto.
Preoccupato, il marito la fece ricoverare in ospedale.
Vennero al suo capezzale medici e specialisti famosi. Nessuno riusciva a scoprire il genere di malattia.
Scuotevano la testa e dicevano: "Mah!".
L'ultimo specialista prese da parte l'omone e gli disse: "Direi semplicemente che sua moglie non ha più voglia di vivere!".
Senza dire una parola, l'omone si sedette accanto al letto della moglie e le prese la mano. Una manina sottile che scomparve nella manona dell'uomo.
Poi, con la sua voce tonante, disse deciso: "Tu non morirai!".
"Perchè?", chiese lei, in un soffio lieve.
"Perchè io ho bisogno di te!".
"E perchè non me l'hai mai detto prima?".
Da quel momento la donna cominciò a migliorare. E oggi stà benissimo.
Mentre medici e specialisti continuano a chiedersi che razza di malattia avesse e quale straordinaria medicina l'avesse fatta guarire così in fretta.
Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l'ami. Fallo subito. Non pensare: "Ma mia madre, mia moglie, mio figlio lo sanno già".
Forse lo sanno, ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere? Non guardare l'ora, prendi il telefono: "Sono io, voglio dirti che ti voglio bene".
Stringi la mano della persona che ami e dillo: "Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene".
L'amore è la vita. Vi è una terradei morti e una terra dei vivi.
Chi li distingue è l'amore.
Lilly
sabato 8 gennaio 2011
Salmo 119,105
La Tua parola sia lampada ai miei passi
e luce sul mio cammino,Signore,
sia il faro che orienta le mie scelte,
oggi, incontro alla Tua volontà di bene,
perché la casa della mia vita sia
costruita sulla roccia sicura.
Marana thà, vieni Signore Gesù !
e luce sul mio cammino,Signore,
sia il faro che orienta le mie scelte,
oggi, incontro alla Tua volontà di bene,
perché la casa della mia vita sia
costruita sulla roccia sicura.
Marana thà, vieni Signore Gesù !
Sabato dopo l'Epifania
VANGELO DEL GIORNO
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Sabato 08 Gennaio 2011
Santo(i) del giorno : S. LORENZO Giustiniani, Vescovo
Prima lettera di san Giovanni apostolo 4,7-10.
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Salmi 72(71),1-4.7-8.
Di Salomone. Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l'oppressore.
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna.
E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,34-44.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Traduzione liturgica della Bibbia
Signore, da chi andremo ? Tu hai parole di vita eterna Gv 6, 68
Sabato 08 Gennaio 2011
Santo(i) del giorno : S. LORENZO Giustiniani, Vescovo
Prima lettera di san Giovanni apostolo 4,7-10.
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Salmi 72(71),1-4.7-8.
Di Salomone. Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia;
regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l'oppressore.
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna.
E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,34-44.
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Traduzione liturgica della Bibbia
“Gesù Cristo vive!, oggi come ieri”
08 gennaio 2011
Vivi assieme a Cristo! Devi essere, nel Vangelo, come uno dei personaggi, che vive con Pietro, con Giovanni, con Andrea..., perché Cristo vive anche adesso: “Iesus Christus, heri et hodie, ipse et in saecula!” — Gesù Cristo vive!, oggi come ieri: Egli è lo stesso, nei secoli dei secoli. (Forgia, 8)
È questo l'amore di Cristo, che ciascuno di noi deve sforzarsi di realizzare nella propria vita. Ma per essere ipse Christus bisogna rispecchiarsi in Lui. Non è sufficiente avere un'idea generica dello spirito di Gesù; bisogna imparare da Lui dettagli e atteggiamenti. E, soprattutto, bisogna contemplare il suo passaggio sulla terra, le sue orme, per trarne forza, luce, serenità, pace.
Quando si ama una persona si desidera sapere anche i minimi particolari della sua esistenza, del suo carattere, per avvicinarsi il più possibile a lei. Per questo dobbiamo meditare la storia di Cristo, dalla nascita nel presepio fino alla morte e alla risurrezione. Nei primi anni del mio lavoro sacerdotale, regalavo spesso il Vangelo o libri in cui si narrava la vita di Gesù: perché è necessario conoscerla bene, averla ben presente nella mente e nel cuore, in modo che, in ogni momento, senza più bisogno di libri, chiudendo gli occhi, possiamo contemplarla come in un film e, quando dobbiamo decidere come comportarci, possiamo richiamare alla mente le parole e i gesti del Signore.
Allora ci sentiremo innestati nella sua vita. Non si tratta solo di pensare a Gesù, di rappresentarci quelle scene: dobbiamo prendervi parte, esserne attori, seguire Cristo standogli accanto come la Madonna, come i primi dodici, come le sante donne, come le moltitudini che si affollavano intorno a Lui. (E' Gesù che passa, 107)
don Pino
Vivi assieme a Cristo! Devi essere, nel Vangelo, come uno dei personaggi, che vive con Pietro, con Giovanni, con Andrea..., perché Cristo vive anche adesso: “Iesus Christus, heri et hodie, ipse et in saecula!” — Gesù Cristo vive!, oggi come ieri: Egli è lo stesso, nei secoli dei secoli. (Forgia, 8)
È questo l'amore di Cristo, che ciascuno di noi deve sforzarsi di realizzare nella propria vita. Ma per essere ipse Christus bisogna rispecchiarsi in Lui. Non è sufficiente avere un'idea generica dello spirito di Gesù; bisogna imparare da Lui dettagli e atteggiamenti. E, soprattutto, bisogna contemplare il suo passaggio sulla terra, le sue orme, per trarne forza, luce, serenità, pace.
Quando si ama una persona si desidera sapere anche i minimi particolari della sua esistenza, del suo carattere, per avvicinarsi il più possibile a lei. Per questo dobbiamo meditare la storia di Cristo, dalla nascita nel presepio fino alla morte e alla risurrezione. Nei primi anni del mio lavoro sacerdotale, regalavo spesso il Vangelo o libri in cui si narrava la vita di Gesù: perché è necessario conoscerla bene, averla ben presente nella mente e nel cuore, in modo che, in ogni momento, senza più bisogno di libri, chiudendo gli occhi, possiamo contemplarla come in un film e, quando dobbiamo decidere come comportarci, possiamo richiamare alla mente le parole e i gesti del Signore.
Allora ci sentiremo innestati nella sua vita. Non si tratta solo di pensare a Gesù, di rappresentarci quelle scene: dobbiamo prendervi parte, esserne attori, seguire Cristo standogli accanto come la Madonna, come i primi dodici, come le sante donne, come le moltitudini che si affollavano intorno a Lui. (E' Gesù che passa, 107)
don Pino
Non avrai altro Dio all’infuori di me!
1.
È facile trattare il Padre non come Dio,
ma come servo,
o come padrone,
o come cieco,
o come sordo
o come muto!
Facile avere altri dei:
denaro, dominio sugli altri, divertimento,
(tre d come diavolo!)
e ricorrere a forme magiche per non adoperare la fede!
Chi si fida dell’uomo invece che di Dio
si affida in realtà a Satana, il Nemico!
Non voglio fare come se Dio non ci fosse per vivere come mi pare e piace!
Cerco la parola di Dio! Non mi rivolgo alle stelle, ai pendoli, a chi dice di leggere o di vedere bene e male o futuro o colpe in carte o cristalli!
Non cerco i medium, chi interroga i morti e chi seduce con parole e locuzioni che non si possono verificare!
è peccato... >>>
Tu sei il mio Signore,
eccomi, fa’ di me ciò che vuoi!
1. Non avrai altro Dio all’infuori di me!
È peccato
Ritenere qualche persona più importante di Dio Padre
Ascoltare con maggior attenzione gli uomini invece di Dio
Avere qualche cosa per cui impegnarsi anche a costo di disubbidire a Dio
Ritenere Dio come servo dei propri bisogni ed istinti
Ritenere Dio padrone cattivo e interessato
Evitare la Parola di Dio o non cercarla
Non pregare Dio con fiducia
Non pregare o pregare solo per domandare
Aver vergogna di farsi vedere a pregare o di pregare insieme in famiglia o alla comunità cristiana
Deridere coloro che, volontariamente o a fatica, pregano
Distogliere i figli o altri dalla preghiera e dall’ascolto del Vangelo
Ribellarsi alla volontà di Dio
Continuare a piangere o rimpiangere il passato
Non affidare a Dio il proprio futuro, ma volerlo scoprire interrogando le carte, (cartomanti), le mani (chiromanti), astrologi, cristalli, pendoli, medium, morti, sedute spiritiche: peccato grave e pericoloso
Voler intervenire sulla propria vita o su quella altrui tramite magie
Chiedere a maghi o streghe di fare qualcosa per legare a sé delle persone, o per farle ammalare o morire o per farle guarire: equivale a chiedere aiuto al diavolo, che chiederà molto in cambio
Vivere come se Dio non esistesse, come se non fosse capace di parlare
Arrabbiarsi
Tenere nel cuore pensieri superbi o di orgoglio, oppure manifestarli con atteggiamenti o azioni di superiorità
Adorare uomini (es. Sai Baba), piante, animali, cose..
Portare amuleti o portafortuna
Aderire ad altre religioni, sette, movimenti religiosi alternativi, sette sataniche
Accettare iniziazioni a società segrete (massoneria ecc.), partecipare a Messe nere
Ascoltare musiche inneggianti a Satana, ecc.
Rinnegare la propria fede cristiana.
Lilly
È facile trattare il Padre non come Dio,
ma come servo,
o come padrone,
o come cieco,
o come sordo
o come muto!
Facile avere altri dei:
denaro, dominio sugli altri, divertimento,
(tre d come diavolo!)
e ricorrere a forme magiche per non adoperare la fede!
Chi si fida dell’uomo invece che di Dio
si affida in realtà a Satana, il Nemico!
Non voglio fare come se Dio non ci fosse per vivere come mi pare e piace!
Cerco la parola di Dio! Non mi rivolgo alle stelle, ai pendoli, a chi dice di leggere o di vedere bene e male o futuro o colpe in carte o cristalli!
Non cerco i medium, chi interroga i morti e chi seduce con parole e locuzioni che non si possono verificare!
è peccato... >>>
Tu sei il mio Signore,
eccomi, fa’ di me ciò che vuoi!
1. Non avrai altro Dio all’infuori di me!
È peccato
Ritenere qualche persona più importante di Dio Padre
Ascoltare con maggior attenzione gli uomini invece di Dio
Avere qualche cosa per cui impegnarsi anche a costo di disubbidire a Dio
Ritenere Dio come servo dei propri bisogni ed istinti
Ritenere Dio padrone cattivo e interessato
Evitare la Parola di Dio o non cercarla
Non pregare Dio con fiducia
Non pregare o pregare solo per domandare
Aver vergogna di farsi vedere a pregare o di pregare insieme in famiglia o alla comunità cristiana
Deridere coloro che, volontariamente o a fatica, pregano
Distogliere i figli o altri dalla preghiera e dall’ascolto del Vangelo
Ribellarsi alla volontà di Dio
Continuare a piangere o rimpiangere il passato
Non affidare a Dio il proprio futuro, ma volerlo scoprire interrogando le carte, (cartomanti), le mani (chiromanti), astrologi, cristalli, pendoli, medium, morti, sedute spiritiche: peccato grave e pericoloso
Voler intervenire sulla propria vita o su quella altrui tramite magie
Chiedere a maghi o streghe di fare qualcosa per legare a sé delle persone, o per farle ammalare o morire o per farle guarire: equivale a chiedere aiuto al diavolo, che chiederà molto in cambio
Vivere come se Dio non esistesse, come se non fosse capace di parlare
Arrabbiarsi
Tenere nel cuore pensieri superbi o di orgoglio, oppure manifestarli con atteggiamenti o azioni di superiorità
Adorare uomini (es. Sai Baba), piante, animali, cose..
Portare amuleti o portafortuna
Aderire ad altre religioni, sette, movimenti religiosi alternativi, sette sataniche
Accettare iniziazioni a società segrete (massoneria ecc.), partecipare a Messe nere
Ascoltare musiche inneggianti a Satana, ecc.
Rinnegare la propria fede cristiana.
Lilly
venerdì 7 gennaio 2011
Solo per oggi
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
Papa Giovanni XXIII
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
Papa Giovanni XXIII
giovedì 6 gennaio 2011
La preghiera
126. Prega veramente chi non cessa di far fruttificare per Iddio la sorgente prima di ogni pensiero.
141. Finché non sarai del tutto libero dagli impulsi passionali e la tua mente resisterà alla virtù e alla verità, non sentirai salire dal tuo profondo il soave incenso della preghiera.
151. La bontà della preghiera non è nel]a quantità, ma nella qualità. Ne testimoniano quei due che salirono al tempio a pregare (Luca 18, 10) e anche le parole: «non moltiplicate le parole nelle vostre preghiere » (Matt. 6, 7).
152. Finché metterai attenzione soltanto alla posizione del corpo e la tua mente sarà fissa sulla bellezza esteriore del tabernacolo, sappi che ancora non hai veduto il luogo della preghiera e che sei lontano dalla via benedetta che ad esso conduce.
Termina SAN NILO DEL SINAI.
141. Finché non sarai del tutto libero dagli impulsi passionali e la tua mente resisterà alla virtù e alla verità, non sentirai salire dal tuo profondo il soave incenso della preghiera.
151. La bontà della preghiera non è nel]a quantità, ma nella qualità. Ne testimoniano quei due che salirono al tempio a pregare (Luca 18, 10) e anche le parole: «non moltiplicate le parole nelle vostre preghiere » (Matt. 6, 7).
152. Finché metterai attenzione soltanto alla posizione del corpo e la tua mente sarà fissa sulla bellezza esteriore del tabernacolo, sappi che ancora non hai veduto il luogo della preghiera e che sei lontano dalla via benedetta che ad esso conduce.
Termina SAN NILO DEL SINAI.
«La vedi la tua stella?»
E' davvero una grande solennità l'Epifania, per noi sopratutto che non apparteniamo al popolo eletto. Si riteneva che il Messia, ossia Dio, avrebbe ristretto il suo amore solo ad una piccola porzione di umanità che si era scelto e con cui aveva raccontato e preparato il suo amore per tutto il Vecchio Testamento...fino a che venne il gran giorno che Dio scese tra di noi, come a ridonare quel paradiso rifiutato e quindi farci figli davvero e per sempre.
Dovrebbe essere, e per tanti lo è, la grande festa di vedersi spalancate le porte del cielo. La grande festa in cui Dio ci invita ad andare a Lui, come fece con i Magi, guidati da una stella.
Così esprime la sua gioia il profeta Isaia: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché, ecco le tenebre ricoprono la terra; nebbia fitta avvolge le nazioni, ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60, 1-6).
Vi è il racconto stupendo dell'evangelista Matteo sulla ricerca che i Magi, partendo dall'oriente, fanno di Qualcuno che sentivano essere davvero il "solo che conta sulla terra e nella vita", pur non sapendo chi fosse. Certamente deve essere stato lo Spirito di Dio a suggerire a quegli uomini onesti, apertissimi alla ricerca dell'Altissimo, che non conoscevano, di muoverai da tanto lontano. Suscita profonda commozione quel loro fare un lungo cammino, con una certezza che avrebbero trovato, non sapevano dove, quello che loro chiamavano "Re dei Giudei" ed erano venuti ad adorarLo. Vorremmo avere tutti il cuore aperto alla fede che avevano i Magi, questi che avrebbero rappresentato tutti i popoli della terra, di qualunque nazione o razza. Non sapevano che quel desiderio, che avevano nel cuore, era la "grande chiamata del Padre a tornare a casa, perché Lui voleva tornare ad essere pienamente Padre". Per tutti.
Avevano come guida una stella, che era come la "mano divina invisibile", che li conduceva sicuri a Betlemme. Una stella che scompare quando i Magi cercano Gesù nella città degli uomini, dove non si voleva altro re che l'uomo della terra, l'impossibile e pericoloso re. E, riprendendo il cammino, arrivano a Betlemme. "La stella che avevano visto nel suo sorgere e che si era come eclissata in Gerusalemme, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono: oro, incenso e mirra". Dio si era così non solo manifestato, ma si donava a tutti noi, e ci chiamava tutti a fare parte del suo amore. L'uomo così, senza eccezione, tornava ad essere quello che era prima del peccato originale.
Da allora Dio "chiama tutti", perché ognuno si metta in cammino, come i Magi, per trovarLo. Lui si fa trovare sempre. Lo sanno quanti l'hanno cercato di vero cuore e Lo cercano. Come quei Magi erano certi che trovare Gesù era come trovare "il tesoro nascosto" evangelico, tutti, ma proprio tutti, siamo invitati. Ma abbiamo "la passione" dei Magi, che pongono come primo interesse della loro vita trovare Gesù, affrontando un cammino lungo, faticoso? "Ne vale la pena?", dicono tanti. Ed allora, ignorando l'amore e la chiamata del Padre, affrontano altre strade, per raggiungere altri "re", che sono il benessere, la gloria, il potere, ogni soddisfazione...che alla fine lasciano il disgusto, perché nulla e nessuno può prendere il posto di Dio nella vita. Ed è un "morire dentro", a volte, quando, dopo tante fatiche, ci si accorge che tutto è davvero nulla.
Il cuore di noi uomini non e fatto per coltivare "sogni di mondi", ma per camminare verso la sola luce, che è Dio. Inutile dirci bugie dannose: sarebbe come nascondere la testa sotto la terra, come fanno gli struzzi. Questa è la verità per tutti. Come non c'è proprio nulla che sia capace di donare tanta gioia immensa, come sa darla l'amore di Dio che si fa trovare a chi lo cerca...
E' vero, abbiamo bisogno tutti di una stella che ci faccia strada: la stella della fede; la stella della passione di cercare Dio nella sua Parola; la stella di andare oltre l'oscurità del mondo; la stella che ci fa osare l'incredibile. Ma la verità è che è Dio che alla fine si manifesta.
"Ho lavorato una vita come un dannato, mi diceva un signore che aveva curato solo i suoi interessi, per crearsi un benessere. Non ho conosciuto sosta. Non ho gustato né famiglia, né amicizia. Ho cercato solo benessere e ora mi trovo stanco, solo, svuotato di tutto, senza un perché, come avessi gettato via il bello della vita. Hanno ragione quelle persone che invece hanno dato tempo per coltivare l'amore, l'onestà, la famiglia, la fede. Ora sono felici".
E piangeva disperatamente come chi si trova davanti ad un fallimento dei sogni. Non ci rimane allora che guardare dentro il cielo dell'anima, dove sicuramente Dio fa brillare la sua stella che ci guida: e seguirla. Dio ci attende nella semplicità dell'amore immenso, che è nella povertà della grotta.
Vorrei "cantare" con Paolo VI la gioia della Epifania: "A Cristo, il giorno dell'Epifania, con l'anima assorta, nel suo duplice, immenso significato di manifestazione di Dio e di vocazione dei popoli alla fede, noi esprimiamo l'umile, trepidante ma piena e gaudiosa professione della nostra fede, delle nostre speranze, e del nostro amore. Noi ripetiamo a Lui, come nostra, la confessione di Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Noi gli diciamo ancora come Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Facciamo nostra l'esclamazione piena di rimorso ma anche piena di sincerità, di Pietro: Signore Tu sai ogni cosa. Tu sai che noi ti amiamo.
A Lui, come un giorno i Magi, portiamo doni simbolici per riconoscere in Lui il Verbo di Dio fatto carne, in Lui, l'uomo Figlio di Maria la Vergine santissima, in Lui nostro fratello, primogenito della umanità, in Lui il Messia, il Cristo, il Mediatore, unico e indispensabile fra Dio e l'uomo, il Sacerdote, il Maestro, il Re, Colui che era e che è" (6 Gennaio 1964).
E, stando davanti al tabernacolo, ho pensato a tutti voi, nessuno escluso, come compagni di viaggio verso Betlemme, in cerca del "Re dei Giudei", guidati dalla nostra stella, senza mai perderci...e se qualcuno ha difficoltà, pronti a dargli una mano...Ma tutti insieme verso la Grotta.
di mons. Antonio Riboldi
E' davvero una grande solennità l'Epifania, per noi sopratutto che non apparteniamo al popolo eletto. Si riteneva che il Messia, ossia Dio, avrebbe ristretto il suo amore solo ad una piccola porzione di umanità che si era scelto e con cui aveva raccontato e preparato il suo amore per tutto il Vecchio Testamento...fino a che venne il gran giorno che Dio scese tra di noi, come a ridonare quel paradiso rifiutato e quindi farci figli davvero e per sempre.
Dovrebbe essere, e per tanti lo è, la grande festa di vedersi spalancate le porte del cielo. La grande festa in cui Dio ci invita ad andare a Lui, come fece con i Magi, guidati da una stella.
Così esprime la sua gioia il profeta Isaia: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché, ecco le tenebre ricoprono la terra; nebbia fitta avvolge le nazioni, ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60, 1-6).
Vi è il racconto stupendo dell'evangelista Matteo sulla ricerca che i Magi, partendo dall'oriente, fanno di Qualcuno che sentivano essere davvero il "solo che conta sulla terra e nella vita", pur non sapendo chi fosse. Certamente deve essere stato lo Spirito di Dio a suggerire a quegli uomini onesti, apertissimi alla ricerca dell'Altissimo, che non conoscevano, di muoverai da tanto lontano. Suscita profonda commozione quel loro fare un lungo cammino, con una certezza che avrebbero trovato, non sapevano dove, quello che loro chiamavano "Re dei Giudei" ed erano venuti ad adorarLo. Vorremmo avere tutti il cuore aperto alla fede che avevano i Magi, questi che avrebbero rappresentato tutti i popoli della terra, di qualunque nazione o razza. Non sapevano che quel desiderio, che avevano nel cuore, era la "grande chiamata del Padre a tornare a casa, perché Lui voleva tornare ad essere pienamente Padre". Per tutti.
Avevano come guida una stella, che era come la "mano divina invisibile", che li conduceva sicuri a Betlemme. Una stella che scompare quando i Magi cercano Gesù nella città degli uomini, dove non si voleva altro re che l'uomo della terra, l'impossibile e pericoloso re. E, riprendendo il cammino, arrivano a Betlemme. "La stella che avevano visto nel suo sorgere e che si era come eclissata in Gerusalemme, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono: oro, incenso e mirra". Dio si era così non solo manifestato, ma si donava a tutti noi, e ci chiamava tutti a fare parte del suo amore. L'uomo così, senza eccezione, tornava ad essere quello che era prima del peccato originale.
Da allora Dio "chiama tutti", perché ognuno si metta in cammino, come i Magi, per trovarLo. Lui si fa trovare sempre. Lo sanno quanti l'hanno cercato di vero cuore e Lo cercano. Come quei Magi erano certi che trovare Gesù era come trovare "il tesoro nascosto" evangelico, tutti, ma proprio tutti, siamo invitati. Ma abbiamo "la passione" dei Magi, che pongono come primo interesse della loro vita trovare Gesù, affrontando un cammino lungo, faticoso? "Ne vale la pena?", dicono tanti. Ed allora, ignorando l'amore e la chiamata del Padre, affrontano altre strade, per raggiungere altri "re", che sono il benessere, la gloria, il potere, ogni soddisfazione...che alla fine lasciano il disgusto, perché nulla e nessuno può prendere il posto di Dio nella vita. Ed è un "morire dentro", a volte, quando, dopo tante fatiche, ci si accorge che tutto è davvero nulla.
Il cuore di noi uomini non e fatto per coltivare "sogni di mondi", ma per camminare verso la sola luce, che è Dio. Inutile dirci bugie dannose: sarebbe come nascondere la testa sotto la terra, come fanno gli struzzi. Questa è la verità per tutti. Come non c'è proprio nulla che sia capace di donare tanta gioia immensa, come sa darla l'amore di Dio che si fa trovare a chi lo cerca...
E' vero, abbiamo bisogno tutti di una stella che ci faccia strada: la stella della fede; la stella della passione di cercare Dio nella sua Parola; la stella di andare oltre l'oscurità del mondo; la stella che ci fa osare l'incredibile. Ma la verità è che è Dio che alla fine si manifesta.
"Ho lavorato una vita come un dannato, mi diceva un signore che aveva curato solo i suoi interessi, per crearsi un benessere. Non ho conosciuto sosta. Non ho gustato né famiglia, né amicizia. Ho cercato solo benessere e ora mi trovo stanco, solo, svuotato di tutto, senza un perché, come avessi gettato via il bello della vita. Hanno ragione quelle persone che invece hanno dato tempo per coltivare l'amore, l'onestà, la famiglia, la fede. Ora sono felici".
E piangeva disperatamente come chi si trova davanti ad un fallimento dei sogni. Non ci rimane allora che guardare dentro il cielo dell'anima, dove sicuramente Dio fa brillare la sua stella che ci guida: e seguirla. Dio ci attende nella semplicità dell'amore immenso, che è nella povertà della grotta.
Vorrei "cantare" con Paolo VI la gioia della Epifania: "A Cristo, il giorno dell'Epifania, con l'anima assorta, nel suo duplice, immenso significato di manifestazione di Dio e di vocazione dei popoli alla fede, noi esprimiamo l'umile, trepidante ma piena e gaudiosa professione della nostra fede, delle nostre speranze, e del nostro amore. Noi ripetiamo a Lui, come nostra, la confessione di Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Noi gli diciamo ancora come Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Facciamo nostra l'esclamazione piena di rimorso ma anche piena di sincerità, di Pietro: Signore Tu sai ogni cosa. Tu sai che noi ti amiamo.
A Lui, come un giorno i Magi, portiamo doni simbolici per riconoscere in Lui il Verbo di Dio fatto carne, in Lui, l'uomo Figlio di Maria la Vergine santissima, in Lui nostro fratello, primogenito della umanità, in Lui il Messia, il Cristo, il Mediatore, unico e indispensabile fra Dio e l'uomo, il Sacerdote, il Maestro, il Re, Colui che era e che è" (6 Gennaio 1964).
E, stando davanti al tabernacolo, ho pensato a tutti voi, nessuno escluso, come compagni di viaggio verso Betlemme, in cerca del "Re dei Giudei", guidati dalla nostra stella, senza mai perderci...e se qualcuno ha difficoltà, pronti a dargli una mano...Ma tutti insieme verso la Grotta.
di mons. Antonio Riboldi
Signore non ci capisco più niente
Signore mio Dio
non ho alcuna idea dove io stia andando.
Non vedo il cammino davanti a me.
Non posso sapere di sicuro dove andrà a finire.
E neppure conosco veramente me stesso,
e il fatto che io pensi stia seguendo la tua volontà
non significa che io lo stia veramente facendo.
Ma credo che il desiderio di farti piacere davvero ti piaccia.
E spero di avere questo desiderio in ogni mia azione.
Spero di non fare mai nulla al di fuori di questo desiderio.
E so che, se agirò così, tu mi guiderai per il giusto cammino,
anche se posso non saperne nulla.
Per questo avrò fiducia in te sempre
anche se potrà sembrarmi di essermi perso
e di trovarmi nell'ombra della morte.
Non avrò timore perché tu sei sempre con me,
e non mi lascerai mai solo di fronte ai miei pericoli.
Amen
(Thomas Merton)
non ho alcuna idea dove io stia andando.
Non vedo il cammino davanti a me.
Non posso sapere di sicuro dove andrà a finire.
E neppure conosco veramente me stesso,
e il fatto che io pensi stia seguendo la tua volontà
non significa che io lo stia veramente facendo.
Ma credo che il desiderio di farti piacere davvero ti piaccia.
E spero di avere questo desiderio in ogni mia azione.
Spero di non fare mai nulla al di fuori di questo desiderio.
E so che, se agirò così, tu mi guiderai per il giusto cammino,
anche se posso non saperne nulla.
Per questo avrò fiducia in te sempre
anche se potrà sembrarmi di essermi perso
e di trovarmi nell'ombra della morte.
Non avrò timore perché tu sei sempre con me,
e non mi lascerai mai solo di fronte ai miei pericoli.
Amen
(Thomas Merton)
mercoledì 5 gennaio 2011
“Se tu conoscessi il dono di Dio!”
Il tuo talento, la tua simpatia, le tue attitudini... si perdono: non ti si consente di metterle a frutto. —Medita bene queste parole di un autore spirituale: “Non si perde l'incenso che si offre a Dio. —Il Signore è più onorato con il sacrificio dei tuoi talenti che con il vano impiego di essi”. (Cammino, 684)
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Fermiamoci un po' e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. Come è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? Dice la scrittura: Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto. L'uomo non riesce neppure a scoprire pienamente la profondità e la bellezza dei doni del Signore: Se tu conoscessi il dono di Dio!, dice Gesù alla samaritana. Gesù ci ha insegnato ad attendere tutto dal Padre, a cercare prima di ogni cosa il regno di Dio e la sua giustizia, perché tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù, ed Egli sa bene di che cosa abbiamo bisogno.
Nell'economia della salvezza, il Padre nostro dei Cieli si prende cura di ogni anima con amorosa delicatezza: Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Sembrerebbe pertanto inutile preoccuparsi di presentare al Signore qualcosa di cui Egli possa aver bisogno; dalla situazione di debitori che non hanno di che pagare, i nostri doni sarebbero simili a quelli dell'Antica Legge, che Dio ormai non accetta più: Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la Legge.
Ma il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli stesso ci indica che cosa desidera da noi. Non gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell'aria, perché tutto è suo; vuole qualcosa di intimo che gli dobbiamo offrire con libertà: Figlio mio, dammi il tuo cuore. Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore.
(E' Gesù che passa, 35)
don Pino
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Fermiamoci un po' e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. Come è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? Dice la scrittura: Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto. L'uomo non riesce neppure a scoprire pienamente la profondità e la bellezza dei doni del Signore: Se tu conoscessi il dono di Dio!, dice Gesù alla samaritana. Gesù ci ha insegnato ad attendere tutto dal Padre, a cercare prima di ogni cosa il regno di Dio e la sua giustizia, perché tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù, ed Egli sa bene di che cosa abbiamo bisogno.
Nell'economia della salvezza, il Padre nostro dei Cieli si prende cura di ogni anima con amorosa delicatezza: Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Sembrerebbe pertanto inutile preoccuparsi di presentare al Signore qualcosa di cui Egli possa aver bisogno; dalla situazione di debitori che non hanno di che pagare, i nostri doni sarebbero simili a quelli dell'Antica Legge, che Dio ormai non accetta più: Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la Legge.
Ma il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli stesso ci indica che cosa desidera da noi. Non gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell'aria, perché tutto è suo; vuole qualcosa di intimo che gli dobbiamo offrire con libertà: Figlio mio, dammi il tuo cuore. Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore.
(E' Gesù che passa, 35)
don Pino
lunedì 3 gennaio 2011
La luce di Dio
Gesu’ dice: Io sono la luce del mondo. In proporzione alla tua adesione a me, tu sei luce per i tuoi figli, per i tuoi alunni, per tuo marito o per tua moglie, per i tuoi amici.
Noi siamo luce solo se siamo in comunione con Cristo Gesù. Noi siamo come la luna: non abbiamo luce propria. Ricordiamoci fratelli che la luce e’ una. La luna riceve la luce e la proietta. Allo stesso modo se tu vuoi essere una buona mamma apriti a Gesù. Prega Gesù papa’ che mi ascolti. Vuoi essere un buon papa’? Apriti a Gesù. Incontrati più spesso possibile con Lui, riceverai la luce e sarai un ottimo padre di famiglia, sarai un buon marito. Tu insegnante vuoi essere un buon insegnante, vuoi guidare bene i tuoi alunni? Apriti a Gesù, prega e Lui ti illuminerà. Con questa luce saprai essere equilibrato, saprai dare i consigli giusti, saprai ben fare il tuo difficile lavoro.
Ricordiamoci, fratelli, che la luce penetra. Solo se abbiamo la luce di Gesù, con le nostre parole potremo penetrare i cuori dei fratelli, sapremo guidare i figli, gli alunni.
Gesù dice: Voi siete la luce del mondo! Ma senza Gesù io sono una lampada spenta.
Questo concetto semplicissimo non lo vogliamo capire perchè siamo orgogliosi, superbi e pieni di noi stessi. La superbia del mondo d'oggi è qualcosa di incredibile: nel mondo politico, nel mondo della scienza, nella vita di tutti i giorni. Non si riesce a capire che senza la luce di Dio siamo lampade spente. Se io sacerdote riesco a fare un poco di bene, non sono io a farlo, è Gesù che passa attraverso le mie parole e vi tocca il cuore. Se non c'è questa luce, le mie parole rimangono come le parole scritte su un foglio, restano morte. Così le tue parole, cara mamma, sono efficaci se ti incontri con Gesù, se tu sei illuminata da Gesù.
Ecco, quindi, cosa significa la frase di Gesù:
“ Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
In noi si debbono vedere le cose buone. Spesso di noi che andiamo in chiesa si dice che siamo duri, che critichiamo tutto e tutti, che non perdoniamo. Se è vero quello che la gente dice, vuol dire che non siamo luce. Riflettiamo su questo fratelli: se vogliamo essere buoni cristiani, dobbiamo essere luce.
Noi siamo chiamati ad essere luce e per essere luce dobbiamo essere innestati in Cristo Gesù.
Briciole di santità.
Spunti di riflessione tratti dalle catechesi di padre Badami S.J.
Noi siamo luce solo se siamo in comunione con Cristo Gesù. Noi siamo come la luna: non abbiamo luce propria. Ricordiamoci fratelli che la luce e’ una. La luna riceve la luce e la proietta. Allo stesso modo se tu vuoi essere una buona mamma apriti a Gesù. Prega Gesù papa’ che mi ascolti. Vuoi essere un buon papa’? Apriti a Gesù. Incontrati più spesso possibile con Lui, riceverai la luce e sarai un ottimo padre di famiglia, sarai un buon marito. Tu insegnante vuoi essere un buon insegnante, vuoi guidare bene i tuoi alunni? Apriti a Gesù, prega e Lui ti illuminerà. Con questa luce saprai essere equilibrato, saprai dare i consigli giusti, saprai ben fare il tuo difficile lavoro.
Ricordiamoci, fratelli, che la luce penetra. Solo se abbiamo la luce di Gesù, con le nostre parole potremo penetrare i cuori dei fratelli, sapremo guidare i figli, gli alunni.
Gesù dice: Voi siete la luce del mondo! Ma senza Gesù io sono una lampada spenta.
Questo concetto semplicissimo non lo vogliamo capire perchè siamo orgogliosi, superbi e pieni di noi stessi. La superbia del mondo d'oggi è qualcosa di incredibile: nel mondo politico, nel mondo della scienza, nella vita di tutti i giorni. Non si riesce a capire che senza la luce di Dio siamo lampade spente. Se io sacerdote riesco a fare un poco di bene, non sono io a farlo, è Gesù che passa attraverso le mie parole e vi tocca il cuore. Se non c'è questa luce, le mie parole rimangono come le parole scritte su un foglio, restano morte. Così le tue parole, cara mamma, sono efficaci se ti incontri con Gesù, se tu sei illuminata da Gesù.
Ecco, quindi, cosa significa la frase di Gesù:
“ Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.
In noi si debbono vedere le cose buone. Spesso di noi che andiamo in chiesa si dice che siamo duri, che critichiamo tutto e tutti, che non perdoniamo. Se è vero quello che la gente dice, vuol dire che non siamo luce. Riflettiamo su questo fratelli: se vogliamo essere buoni cristiani, dobbiamo essere luce.
Noi siamo chiamati ad essere luce e per essere luce dobbiamo essere innestati in Cristo Gesù.
Briciole di santità.
Spunti di riflessione tratti dalle catechesi di padre Badami S.J.
Dio ci chiama alla collaborazione
03 gennaio 2011
“L'Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini”
Devozione del Natale. —Non sorrido nel vederti comporre le montagne di sughero del presepio e collocare le ingenue figure di creta intorno alla grotta. —Non mi sei mai apparso tanto uomo come in questo momento, in cui sembri un bambino. (Cammino, 557)
Quando giunge il tempo natalizio mi piace contemplare le immagini di Gesù Bambino. Quelle figure che rappresentano il Signore nel suo annientamento mi ricordano che Dio ci chiama, che l'Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini. Dalla culla di Betlemme Gesù dice a me e a te che ha bisogno di noi; ci sollecita a una vita cristiana senza compromessi, a una vita di donazione, di lavoro, di gioia.
Non raggiungeremo mai la vera serenità se non imitiamo davvero Gesù Cristo, se non lo seguiamo nell'umiltà. Lasciatemelo dire di nuovo: avete visto dove si nasconde la grandezza di Dio? In una mangiatoia, con le fasce di un neonato, dentro una grotta. La forza redentrice della nostra vita sarà efficace pertanto solo se c'è umiltà, solo quando smetteremo di pensare a noi stessi e sentiremo la responsabilità di aiutare gli altri.
Non è infrequente che anche anime buone si provochino conflitti personali tali da suscitare serie preoccupazioni ma che in realtà sono privi di ogni base oggettiva. Nascono da una conoscenza di se stessi tanto inadeguata da scatenare la superbia: il bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione e della stima degli altri, la preoccupazione di fare bella figura, il non rassegnarsi a fare il bene senza farlo vedere, l'ansia per la propria sicurezza.. In tal modo, molte anime che potrebbero godere di una pace meravigliosa e gustare una gioia incomparabile finiscono — per orgoglio e presunzione — per essere infelici e infeconde.
Cristo fu umile di cuore. In tutta la sua vita non volle per sé nulla di singolare, nessun privilegio. (E' Gesù che passa, 18)
don Pino
“L'Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini”
Devozione del Natale. —Non sorrido nel vederti comporre le montagne di sughero del presepio e collocare le ingenue figure di creta intorno alla grotta. —Non mi sei mai apparso tanto uomo come in questo momento, in cui sembri un bambino. (Cammino, 557)
Quando giunge il tempo natalizio mi piace contemplare le immagini di Gesù Bambino. Quelle figure che rappresentano il Signore nel suo annientamento mi ricordano che Dio ci chiama, che l'Onnipotente ha voluto presentarsi a noi indifeso e come bisognoso degli uomini. Dalla culla di Betlemme Gesù dice a me e a te che ha bisogno di noi; ci sollecita a una vita cristiana senza compromessi, a una vita di donazione, di lavoro, di gioia.
Non raggiungeremo mai la vera serenità se non imitiamo davvero Gesù Cristo, se non lo seguiamo nell'umiltà. Lasciatemelo dire di nuovo: avete visto dove si nasconde la grandezza di Dio? In una mangiatoia, con le fasce di un neonato, dentro una grotta. La forza redentrice della nostra vita sarà efficace pertanto solo se c'è umiltà, solo quando smetteremo di pensare a noi stessi e sentiremo la responsabilità di aiutare gli altri.
Non è infrequente che anche anime buone si provochino conflitti personali tali da suscitare serie preoccupazioni ma che in realtà sono privi di ogni base oggettiva. Nascono da una conoscenza di se stessi tanto inadeguata da scatenare la superbia: il bisogno di sentirsi al centro dell'attenzione e della stima degli altri, la preoccupazione di fare bella figura, il non rassegnarsi a fare il bene senza farlo vedere, l'ansia per la propria sicurezza.. In tal modo, molte anime che potrebbero godere di una pace meravigliosa e gustare una gioia incomparabile finiscono — per orgoglio e presunzione — per essere infelici e infeconde.
Cristo fu umile di cuore. In tutta la sua vita non volle per sé nulla di singolare, nessun privilegio. (E' Gesù che passa, 18)
don Pino
Ecco l'Agnello di Dio...
Nel brano del vangelo di ieri, si è visto Giovanni Battista farsi testimone di una persona, una persona non ancora nota, ma che ben presto sarebbe stata riconosciuta.
Nel brano di oggi, si vede il messaggero di Dio riconoscere Gesù nascosto tra la folla. Giovanni Battista, facendo segno col braccio alzato profeticamente, lo indica e grida:
“Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!...
Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto:
L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
Giovanni Battista dà questa decisa testimonianza per convincere gli uomini che Gesù è colui che “era prima”, il Servo sofferente di Isaia, la realizzazione dell’attesa apocalittica degli ebrei simbolizzata dall’Agnello Pasquale.
Nel brano di oggi, si vede il messaggero di Dio riconoscere Gesù nascosto tra la folla. Giovanni Battista, facendo segno col braccio alzato profeticamente, lo indica e grida:
“Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!...
Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.
Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto:
L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
Giovanni Battista dà questa decisa testimonianza per convincere gli uomini che Gesù è colui che “era prima”, il Servo sofferente di Isaia, la realizzazione dell’attesa apocalittica degli ebrei simbolizzata dall’Agnello Pasquale.
domenica 2 gennaio 2011
Le mani tese di Dio verso gli uomini.
— Dice Gesù: «Non voglio punire l'umanità che soffre. La mia mano impugna mal volentieri la spada della giustizia. Prima del giorno del giudizio, invio il giorno della misericordia. Tutta l'umanità conosca che infinita è la mia pura bontà nei suoi confronti. Questa conoscenza e questa fede sono il segno dell'era finale. Seguirà il giorno del giudizio. Finché è tempo, ricorrano tutti alle sorgenti della mia misericordia; aprano l'anima loro al sangue e all'acqua, che, sulla croce, per tutti è scaturito!».
Santa Faustina
Santa Faustina
Testi sulla preghiera.
Testi di ascetica e mistica della Chiesa orientale
a cura di Giovanni Vannucci
Al Padre Raffaello Taucci che nello smarrimento dei tempi ha conservato l'immagine del monaco vero
PADRI DEL DESERTO
SAN NILO DEL SINAI
73. Quando la mente è giunta, finalmente, alla realtà della preghiera pura e serena, il demonio l’assale con immagini che attinge non dalla parte tenebrosa, ma da quella luminosa dell’essere. Le presenta delle apparenze della chiarità divina, e delle immagini gradevoli alla sensibilità, come se avesse di già raggiunto la completezza dello stato di preghiera.
Un saggio asserisce che la scaturigine di queste suggestioni è la vanagloria, unita all’azione dello spirito del male che opera, sovreccitandola, su una particolare sezione del cervello.
74. Penso che, operando su questa sezione del cervello, lo spirito del male, a suo arbitrio, riesca a trasmutare la luce che è attorno alla mente di colui che prega.
In seguito a questa azione demoniaca, la vanagloria invade ogni pensiero, forzando la mente ad attribuire a se stessa la conoscenza sostanziale propria di Dio.
In tal modo l’orante, non sentendosi esposto a turbamenti impuri e inferiori, anzi, consapevole del grado raggiunto nella purezza della preghiera, mai immagina di esser sotto l’azione del nemico.
Stima l’effetto dell’opera demoniaca, che trasmuta la luce della sua mente, essere qualcosa che proviene da Dio.
75. Giunte a questo punto le cose, solo un atto di misericordia divina può liberare l’orante dall’illusione.
Se vicino a lui accorre l’angelo di Dio che, con la sua parola, tronca l’azione del nemico e riporta l’energia illuminata della mente ad operare senza illusione.
continua...
a cura di Giovanni Vannucci
Al Padre Raffaello Taucci che nello smarrimento dei tempi ha conservato l'immagine del monaco vero
PADRI DEL DESERTO
SAN NILO DEL SINAI
73. Quando la mente è giunta, finalmente, alla realtà della preghiera pura e serena, il demonio l’assale con immagini che attinge non dalla parte tenebrosa, ma da quella luminosa dell’essere. Le presenta delle apparenze della chiarità divina, e delle immagini gradevoli alla sensibilità, come se avesse di già raggiunto la completezza dello stato di preghiera.
Un saggio asserisce che la scaturigine di queste suggestioni è la vanagloria, unita all’azione dello spirito del male che opera, sovreccitandola, su una particolare sezione del cervello.
74. Penso che, operando su questa sezione del cervello, lo spirito del male, a suo arbitrio, riesca a trasmutare la luce che è attorno alla mente di colui che prega.
In seguito a questa azione demoniaca, la vanagloria invade ogni pensiero, forzando la mente ad attribuire a se stessa la conoscenza sostanziale propria di Dio.
In tal modo l’orante, non sentendosi esposto a turbamenti impuri e inferiori, anzi, consapevole del grado raggiunto nella purezza della preghiera, mai immagina di esser sotto l’azione del nemico.
Stima l’effetto dell’opera demoniaca, che trasmuta la luce della sua mente, essere qualcosa che proviene da Dio.
75. Giunte a questo punto le cose, solo un atto di misericordia divina può liberare l’orante dall’illusione.
Se vicino a lui accorre l’angelo di Dio che, con la sua parola, tronca l’azione del nemico e riporta l’energia illuminata della mente ad operare senza illusione.
continua...
sabato 1 gennaio 2011
« Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo »
« Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, il tuo Verbo onnipotente dal cielo si lanciò... » (Sap 18, 14-15). Si tratta oggi di questo Verbo... Che luogo è dunque questo, dove Dio viene a pronunciare la sua Parola e generare suo Figlio ? Il cuore dove sta per compiersi tale nascita deve mantenersi in una grande purezza, vivere di una vita interiore intensa, in una profonda unione con Dio. Se non si disperde fuori ma rimane raccolto, unito a Dio nel più profondo del suo essere, là Dio sceglie di dimorare.
Come possiamo cooperare a questa nascita, a questa misteriosa ispirazione del Verbo ? Come meritare che essa si adempia in noi ? Occorre forse applicarsi mediante immagini o pensieri su Dio ? Possiamo noi affrettare questa nuova nascita di Dio in noi ? Forse è preferibile, al contrario, vuotarsi di ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, ogni immagine e stare davanti a Dio nel silenzio totale, per lasciare che egli agisca in noi ? ... La Parola stessa ha risposto : « Il silenzio... e una voce mi si fece sentire » (Gb 4, 16).
Raccogli dunque te stesso, se puoi ; dimentica tutto nella tua preghiera ; liberati dalle immagini di cui sei pieno. Quanto più dimenticherai il resto, tanto più sarai capace di ricevere questa Parola che rimane per te così misteriosa... Fuggi dunque l'attività e i pensieri che ti agitano, perché impediscono la pace interiore. Perché Dio parli il suo Verbo in noi, bisogna che noi siamo nella pace e nel silenzio. Allora può farci udire la sua Parola ; lui, in persona parla in noi.
Come possiamo cooperare a questa nascita, a questa misteriosa ispirazione del Verbo ? Come meritare che essa si adempia in noi ? Occorre forse applicarsi mediante immagini o pensieri su Dio ? Possiamo noi affrettare questa nuova nascita di Dio in noi ? Forse è preferibile, al contrario, vuotarsi di ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, ogni immagine e stare davanti a Dio nel silenzio totale, per lasciare che egli agisca in noi ? ... La Parola stessa ha risposto : « Il silenzio... e una voce mi si fece sentire » (Gb 4, 16).
Raccogli dunque te stesso, se puoi ; dimentica tutto nella tua preghiera ; liberati dalle immagini di cui sei pieno. Quanto più dimenticherai il resto, tanto più sarai capace di ricevere questa Parola che rimane per te così misteriosa... Fuggi dunque l'attività e i pensieri che ti agitano, perché impediscono la pace interiore. Perché Dio parli il suo Verbo in noi, bisogna che noi siamo nella pace e nel silenzio. Allora può farci udire la sua Parola ; lui, in persona parla in noi.
Pace
ogni anno offre alla cristianità
e a tutti gli uomini di buona volontà
per promuovere la pace.
Un nuovo anno è iniziato, Padre,
e ancora ci doni spazio di esistenza e di vita.
Da duemila anni il tuo Figlio si è legato a noi
da solidarietà indissolubile.
In lui ci hai resi tuoi figli, e ci hai donato il tuo Spirito,
perché diventiamo costruttori di pace.
Nel nome di Gesù ti preghiamo:
Dio abbia pietà di noi e ci benedica
–Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7
e a tutti gli uomini di buona volontà
per promuovere la pace.
Un nuovo anno è iniziato, Padre,
e ancora ci doni spazio di esistenza e di vita.
Da duemila anni il tuo Figlio si è legato a noi
da solidarietà indissolubile.
In lui ci hai resi tuoi figli, e ci hai donato il tuo Spirito,
perché diventiamo costruttori di pace.
Nel nome di Gesù ti preghiamo:
Dio abbia pietà di noi e ci benedica
–Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7
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ciao
per tutti coloro che mi vogliono bene un invito a riflettere