per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

lunedì 24 gennaio 2011

LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO

(Folgorato sulla via di Damasco)



Ricorre il 25 di gennaio il ricordo della conversione di San Paolo, un episodio della storia della religione cattolica tanto famoso da essere divenuto proverbiale. Anche ai giorni nostri è rimasta infatti in uso l’espressione “folgorato sulla via di Damasco” senza una chiara idea di ciò che significhi veramente.

Forse è giusto ricordare questo episodio in modo che non resti un misero modo di dire.

Era Saulo - Paolo- uno dei più agguerriti avversari della religione cristiana appena sorta. Egli perseguitava i seguaci di Cristo in modo assiduo ed il viaggio che aveva intrapreso per Damasco aveva appunto lo scopo di smascherare e imprigionare gli adepti della nuova fede.

Proprio mentre si stava recando in questa città fu avvolto da una luce ed udì una voce che gli disse “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti!”.

La voce era quella di Gesù che si domandava il perché di tanto accanimento.

Saulo si accasciò a terra quando si rialzò ed aprì gli occhi, si rese conto di essere diventato cieco.

La voce gli aveva anche intimato di proseguire verso la città. Così Saulo fece: si recò a Damasco dove rimase per tre giorni.

Allora il Signore andò in sogno ad Anania, un cristiano che viveva in città, e gli disse di andare da Saulo e di guarirlo dalla sua cecità.

Anania conoscendo l’ostilità di quell’uomo per i cristiani chiese a Gesù perché avrebbe dovuto salvarlo ed egli gli rispose “Va, perché io ho scelto quest’uomo. Egli sarà utile per farmi conoscere agli stranieri, ai re e ai figli di Israele. Io stesso gli mostrerò quanto dovrà soffrire per me.”

Anania così obbedì al suo Dio e si recò da Saulo, impose le mani sui suoi occhi ed egli recuperò la vista.

Riprese le forze e fu battezzato alla religione di Gesù con il nome di Paolo.





La conversione di Paolo, che siamo chiamati a celebrare e a vivere,

esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il

peccato (cfr. Rm 5, 20). La svolta decisiva della sua vita si compie

sulla via di Damasco, dove egli scopre il mistero della passione di

Cristo, che si rinnova nelle sue membra (cfr. At 22, 8). Egli stesso

perseguitato per Cristo dirà: «Completo nella mia carne quello che

manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa»

(Col 1, 24). Questa celebrazione, già presente in Italia nel secolo VIII,

entrò nel calendario romano sul finire del secolo X. Conclude in

modo significativo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,

ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione.

(cfr.Conc. Vat. II, Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, 7).



"Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?" (At 22,3-16)

Non c'è conversione che nasca dalla sola iniziativa dell'uomo.

Il primo a convertirsi, a volgersi con tutto se stesso verso di noi è Dio.

Gesù arriva a farsi "peccato", per stare tra i peccatori.

Accetta la persecuzione,per stare con il persecutore.

Anche con te, più che darti appuntamento su un alto monte, ti cerca dove sei più lontano.Forse nell'angolo di buio che più affligge la tua vita.

Ti puoi convertire- credici-perchè Lui si converte a te.










Chi si converte non solo opera un miracolo in sè, ma anche opera dei miracoli attorno a sè. proprio come lo è stato per San Paolo.

La salvezza dalla confusione, dalla paura, dalla solitudine sono i primi miracoli; il non essere contagiati dai veleni del mondo, dalla logica delle tenebre, il parlare lingue nuove nello Spirito, il guarire le malattie morali, eccone altri.

Il mondo è pieno di miracoli, laddove la conversione attua un modo di vedere e analizzare le cose dal punto di vista dello Spirito.
Ecco che allora la tenebra è trasformata in luce, il peccato in grazia, il limite in risorsa, e tutto quanto era di ostacolo diventa aiuto e sostegno nel cammino.

L'apostolo, come Paolo, trova il suo riferimento nell'atto della grazia posto sul suo cammino di conversione, laddove la luce si fa densa di energia rinnovante dello Spirito, e la creatura nuova appare nel suo splendore.

Essere segni di luce è opera e testimonianza della conversione, del cambiamento dentro e fuori la persona che si è incontrata misteriosamente e prodigiosamente con il Mistero della vita.

La conversione dell'Apostolo è ora illuminante anche per noi, richiamandoci il percorso di Dio, che scende sempre nella nostra storia.

don Luciano Sanvito

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