per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

giovedì 6 gennaio 2011

«La vedi la tua stella?»





E' davvero una grande solennità l'Epifania, per noi sopratutto che non apparteniamo al popolo eletto. Si riteneva che il Messia, ossia Dio, avrebbe ristretto il suo amore solo ad una piccola porzione di umanità che si era scelto e con cui aveva raccontato e preparato il suo amore per tutto il Vecchio Testamento...fino a che venne il gran giorno che Dio scese tra di noi, come a ridonare quel paradiso rifiutato e quindi farci figli davvero e per sempre.

Dovrebbe essere, e per tanti lo è, la grande festa di vedersi spalancate le porte del cielo. La grande festa in cui Dio ci invita ad andare a Lui, come fece con i Magi, guidati da una stella.

Così esprime la sua gioia il profeta Isaia: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché, ecco le tenebre ricoprono la terra; nebbia fitta avvolge le nazioni, ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60, 1-6).

Vi è il racconto stupendo dell'evangelista Matteo sulla ricerca che i Magi, partendo dall'oriente, fanno di Qualcuno che sentivano essere davvero il "solo che conta sulla terra e nella vita", pur non sapendo chi fosse. Certamente deve essere stato lo Spirito di Dio a suggerire a quegli uomini onesti, apertissimi alla ricerca dell'Altissimo, che non conoscevano, di muoverai da tanto lontano. Suscita profonda commozione quel loro fare un lungo cammino, con una certezza che avrebbero trovato, non sapevano dove, quello che loro chiamavano "Re dei Giudei" ed erano venuti ad adorarLo. Vorremmo avere tutti il cuore aperto alla fede che avevano i Magi, questi che avrebbero rappresentato tutti i popoli della terra, di qualunque nazione o razza. Non sapevano che quel desiderio, che avevano nel cuore, era la "grande chiamata del Padre a tornare a casa, perché Lui voleva tornare ad essere pienamente Padre". Per tutti.

Avevano come guida una stella, che era come la "mano divina invisibile", che li conduceva sicuri a Betlemme. Una stella che scompare quando i Magi cercano Gesù nella città degli uomini, dove non si voleva altro re che l'uomo della terra, l'impossibile e pericoloso re. E, riprendendo il cammino, arrivano a Betlemme. "La stella che avevano visto nel suo sorgere e che si era come eclissata in Gerusalemme, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il Bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono: oro, incenso e mirra". Dio si era così non solo manifestato, ma si donava a tutti noi, e ci chiamava tutti a fare parte del suo amore. L'uomo così, senza eccezione, tornava ad essere quello che era prima del peccato originale.

Da allora Dio "chiama tutti", perché ognuno si metta in cammino, come i Magi, per trovarLo. Lui si fa trovare sempre. Lo sanno quanti l'hanno cercato di vero cuore e Lo cercano. Come quei Magi erano certi che trovare Gesù era come trovare "il tesoro nascosto" evangelico, tutti, ma proprio tutti, siamo invitati. Ma abbiamo "la passione" dei Magi, che pongono come primo interesse della loro vita trovare Gesù, affrontando un cammino lungo, faticoso? "Ne vale la pena?", dicono tanti. Ed allora, ignorando l'amore e la chiamata del Padre, affrontano altre strade, per raggiungere altri "re", che sono il benessere, la gloria, il potere, ogni soddisfazione...che alla fine lasciano il disgusto, perché nulla e nessuno può prendere il posto di Dio nella vita. Ed è un "morire dentro", a volte, quando, dopo tante fatiche, ci si accorge che tutto è davvero nulla.

Il cuore di noi uomini non e fatto per coltivare "sogni di mondi", ma per camminare verso la sola luce, che è Dio. Inutile dirci bugie dannose: sarebbe come nascondere la testa sotto la terra, come fanno gli struzzi. Questa è la verità per tutti. Come non c'è proprio nulla che sia capace di donare tanta gioia immensa, come sa darla l'amore di Dio che si fa trovare a chi lo cerca...

E' vero, abbiamo bisogno tutti di una stella che ci faccia strada: la stella della fede; la stella della passione di cercare Dio nella sua Parola; la stella di andare oltre l'oscurità del mondo; la stella che ci fa osare l'incredibile. Ma la verità è che è Dio che alla fine si manifesta.

"Ho lavorato una vita come un dannato, mi diceva un signore che aveva curato solo i suoi interessi, per crearsi un benessere. Non ho conosciuto sosta. Non ho gustato né famiglia, né amicizia. Ho cercato solo benessere e ora mi trovo stanco, solo, svuotato di tutto, senza un perché, come avessi gettato via il bello della vita. Hanno ragione quelle persone che invece hanno dato tempo per coltivare l'amore, l'onestà, la famiglia, la fede. Ora sono felici".

E piangeva disperatamente come chi si trova davanti ad un fallimento dei sogni. Non ci rimane allora che guardare dentro il cielo dell'anima, dove sicuramente Dio fa brillare la sua stella che ci guida: e seguirla. Dio ci attende nella semplicità dell'amore immenso, che è nella povertà della grotta.

Vorrei "cantare" con Paolo VI la gioia della Epifania: "A Cristo, il giorno dell'Epifania, con l'anima assorta, nel suo duplice, immenso significato di manifestazione di Dio e di vocazione dei popoli alla fede, noi esprimiamo l'umile, trepidante ma piena e gaudiosa professione della nostra fede, delle nostre speranze, e del nostro amore. Noi ripetiamo a Lui, come nostra, la confessione di Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Noi gli diciamo ancora come Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. Facciamo nostra l'esclamazione piena di rimorso ma anche piena di sincerità, di Pietro: Signore Tu sai ogni cosa. Tu sai che noi ti amiamo.

A Lui, come un giorno i Magi, portiamo doni simbolici per riconoscere in Lui il Verbo di Dio fatto carne, in Lui, l'uomo Figlio di Maria la Vergine santissima, in Lui nostro fratello, primogenito della umanità, in Lui il Messia, il Cristo, il Mediatore, unico e indispensabile fra Dio e l'uomo, il Sacerdote, il Maestro, il Re, Colui che era e che è" (6 Gennaio 1964).

E, stando davanti al tabernacolo, ho pensato a tutti voi, nessuno escluso, come compagni di viaggio verso Betlemme, in cerca del "Re dei Giudei", guidati dalla nostra stella, senza mai perderci...e se qualcuno ha difficoltà, pronti a dargli una mano...Ma tutti insieme verso la Grotta.


di mons. Antonio Riboldi

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