per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

lunedì 10 gennaio 2011

L'azione del demonio sulle creature di Dio ha un limite

1. che esistano fatti strani è indubitabile, a meno che non si vogliano mettere in discussine tante vicende legate alla vita di molti santi, come ad esempio quella del Santo Curato d’Ars.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28)” (CCC 395).

2. Possiamo pensare che Dio permetta tali cose per istruirci e richiamarci sulla necessità di essere vigilanti e di vivere in grazia.
Se si vive in grazia non si ha nulla da temere, dal momento che Dio stesso ha detto per bocca di san Giacomo: “Sottomettevi a Dio, resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Gc 4,7).

3. Il peccato è una tacita alleanza con il nostro avversario che “come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” (l Pt 5,8).
Per non rimanerne vittime è necessario “resistergli saldi nella fede” (l Pt 5,8).
Commettere peccato è la stessa cosa che aprirgli le porte e le finestre della nostra vita perché possa fare le sue incursioni

4. Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia ricorda il legame tra il diavolo e il peccato quando afferma che il peccato è in se stesso un mistero, perché in esso interagiscono “fattori per i quali esso si situa al di là dell’umano, nella zona di confine dove la coscienza, la volontà e la sensibilità dell’uomo sono in contatto con forze oscure che, secondo S. Paolo (Rm 7,7-25; Ef 2,2; 6,12) agiscono nel mondo fin quasi a signoreggiarlo” (RP 14).
Sicché sembrerebbe che l’uomo, quando pecca, non sia mai solo, ma cooperi con un mondo ostile a Dio.
S. Paolo parla di mistero dell’iniquità (2 Ts 2,7).

5. A questo legame allude S. Giovanni quando in maniera secca dice: “Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin da principio” (1 Gv 3,8), ed è figlio del diavolo: “Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello” (1 Gv 3,10). Gesù stesso dice: “Voi avete per padre il diavolo” (Gv 8,44).
Evidentemente si viene dal diavolo non per generazione, ma per imitazione.

6. Come vedi, non solo i Santi sono tormentati dal diavolo. Ma molto più, sebbene non se ne accorgano, coloro che commettono il peccato.
La schiavitù del peccato è la stessa cosa che la schiavitù del diavolo. E Gesù ha detto: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34).

7. Mi chiedi se l’azione del diavolo abbia un limite.
La risposta è chiara: senza dubbio.
Il diavolo non è un anti-Dio, un principio co-eterno a Dio.
No, è una creatura di Dio: non in quanto diavolo, evidentemente, ma in quanto angelo.
Dio potrebbe ridurlo al nulla da cui lo ha tratto. Se gli lascia una certa libertà d’azione, gliela lascia solo nei limiti da Lui stesso stabiliti e sempre, infine, per una Sua maggior gloria.
Dice Sant’Agostino: “Il diavolo vorrebbe molto spesso nuocere, ma non può, Perché il suo potere è sottomesso a un altro potere. Se il diavolo potesse nuocere a suo piacimento, non rimarrebbero più giusti sulla terra” (Enarrationes in Psalmos, Salmo 8).

don Angelo

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