per capirci

GIACOMO 1, 2-4

Fratelli, considerate come motivo di gaudio perfetto le diverse prove alle quali voi potete essere esposti, sapendo che la fede messa
alla prova produce la pazienza. E' necessario però che la pazienza compia perfettamente l'opera sua, affinché voi siate pure perfetti ed
integri, senza mancare in niente.(Giacomo 1; 2-4)

Emmanuel

sabato 15 gennaio 2011

La creazione vista in analogia al mistero trinitario

In rapporto alla terra, Dio la creò prima ancora di ornarla, prima di mettere a nudo la sua bellezza. «Essa era invisibile e incomposta, e le tenebre ricoprivano l’abisso ».

Vi erano tenebre perché la luce non c’era. Infatti la luce non era ancora stata fatta.

« Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2), lui pure creatore, non disgiunto dal Padre e dal Verbo unigenito.

Ed ecco, se prestiamo attenzione, ci è presentata la Trinità. Dove infatti è detto: «In principio creò» (Gn 1,1), va intesa la sostanza. Del Padre e dei Figlio: Dio Padre nel Figlio principio. Rimane lo Spirito perché la Trinità sia completa: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

E Dio disse» (Gn 1,2-3). A chi si rivolse Dio? Prima che la creatura esistesse, vi era chi lo udisse? C’era, si dice.

Domando: chi c’era? Lo stesso Figlio di Dio. Dunque Dio parlò ai Figlio. Con quale verbo ha parlato al Verbo? Se infatti già era Figlio, ii che nessun cristiano mette in dubbio, egli era anche Verbo. II Figlio era il Verbo e il Padre parlava al Verbo.


Agostino d’Ippona

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